Tesi etd-06242020-140647 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
BELVISO, FABIANA
URN
etd-06242020-140647
Titolo
Approccio fast track ai pazienti sottoposti ad impianto transcatetere di valvola aortica: studio retrospettivo multicentrico
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof.ssa Petronio, Anna Sonia
correlatore Dott. Angelillis, Marco
correlatore Dott. Angelillis, Marco
Parole chiave
- approccio Fast Track
- degenza
- impianto transcatetere di valvola aortica
- stenosi aortica
Data inizio appello
20/07/2020
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
20/07/2090
Riassunto
INTRODUZIONE
La stenosi aortica è la più comune patologia primitiva della valvola aortica, caratterizzata dal restringimento della valvola e dall’ostruzione all’efflusso ventricolare sinistro. Per decenni, l’unica terapia risolutiva per i pazienti con stenosi aortica severa (gradiente pressorio medio ≥ 40 mmHg) era rappresentata dalla sostituzione valvolare chirurgica. Negli ultimi anni l’impianto transcatetere di valvola aortica (TAVI) è divenuto una valida e promettente alternativa, inizialmente solo per i pazienti considerati inoperabili o ad alto rischio chirurgico. Grazie alla evoluzione tecnologica dei dispositivi procedurali, al progresso nell’imaging pre-procedurale e procedurale, ma anche al miglioramento della tecnica stessa, si è potuto estendere la TAVI anche a pazienti a rischio chirurgico intermedio e basso. In considerazione del trattamento di pazienti sempre più giovani, è emersa la necessità di ridurre al minimo i tempi di degenza ospedaliera, adottando quello che viene definito “approccio fast track”, che non compromette affatto la sicurezza e il successo della procedura stessa.
SCOPO DELLO STUDIO
Scopo dello studio è analizzare in maniera retrospettiva l’esperienza di 19 centri italiani, con l’intento di osservare le caratteristiche cliniche, basali e procedurali, le complicanze procedurali e post-procedurali e gli outcome clinici a 30 giorni dei pazienti, suddivisi in base alla durata della degenza ospedaliera.
MATERIALI E METODI
I pazienti sottoposti a TAVI sono stati suddivisi in due gruppi: Fast Track definito come durata di degenza ≤ 3 giorni e Slow Track con degenza > 3 giorni. Sono stati raccolti i dati relativi alle caratteristiche demografiche, cliniche, ecocardiografiche ed elettrocardiografiche basali, alle caratteristiche e complicanze procedurali, ma anche le complicanze post-procedurali e gli outcome a 30 giorni.
RISULTATI
Sono stati arruolati 2763 pazienti sottoposti a TAVI. Dall’analisi effettuata, è stato osservato che i pazienti appartenenti al gruppo Slow Track, presentano un rischio chirurgico più elevato (13.1% vs. 17.4%, p<0.001 per il Logistic Euroscore e 5.4% vs. 7%, p<0.001 per l’STS score).
Inoltre, nel gruppo Slow Track è stata evidenziata una maggiore incidenza di utilizzo di anestesia generale (5.9% vs. 15.9%, p<0.001). Per quanto riguarda il tipo di device utilizzato, nel gruppo Fast Track è stato dimostrato un uso più frequente di device di seconda generazione, come la Evolut R (51.6% vs. 39.1%, p<0.001).
Tra le complicanze peri-procedurali è stata evidenziata una riduzione significativa di complicanze vascolari maggiori (0.8% vs. 3.2%, p=0.021), di sanguinamenti maggiori (2.6% vs. 5.5%, p=0.047) e di ricorso a trasfusioni nel gruppo Fast Track (0% vs. 2.6%, p=0.002).
La complicanza post-procedurale che ha impattato maggiormente sulla durata della degenza è risultata la comparsa di disturbi di conduzione di ogni genere (15.9% vs 27.8%, p<0.001) e la necessità di impianto di pacemaker, la cui incidenza è doppia nel gruppo Slow Track (11.2% vs. 27.5%, p<0.001).
CONCLUSIONI
Un approccio Fast Track risulta proponibile in coloro che hanno un basso rischio chirurgico, che vengono trattati con anestesia locale e device di nuova generazione. Le complicanze che più contribuiscono ad un allungamento della degenza sono quelle vascolari ed aritmiche, tali da necessitare un impianto di pacemaker.
La stenosi aortica è la più comune patologia primitiva della valvola aortica, caratterizzata dal restringimento della valvola e dall’ostruzione all’efflusso ventricolare sinistro. Per decenni, l’unica terapia risolutiva per i pazienti con stenosi aortica severa (gradiente pressorio medio ≥ 40 mmHg) era rappresentata dalla sostituzione valvolare chirurgica. Negli ultimi anni l’impianto transcatetere di valvola aortica (TAVI) è divenuto una valida e promettente alternativa, inizialmente solo per i pazienti considerati inoperabili o ad alto rischio chirurgico. Grazie alla evoluzione tecnologica dei dispositivi procedurali, al progresso nell’imaging pre-procedurale e procedurale, ma anche al miglioramento della tecnica stessa, si è potuto estendere la TAVI anche a pazienti a rischio chirurgico intermedio e basso. In considerazione del trattamento di pazienti sempre più giovani, è emersa la necessità di ridurre al minimo i tempi di degenza ospedaliera, adottando quello che viene definito “approccio fast track”, che non compromette affatto la sicurezza e il successo della procedura stessa.
SCOPO DELLO STUDIO
Scopo dello studio è analizzare in maniera retrospettiva l’esperienza di 19 centri italiani, con l’intento di osservare le caratteristiche cliniche, basali e procedurali, le complicanze procedurali e post-procedurali e gli outcome clinici a 30 giorni dei pazienti, suddivisi in base alla durata della degenza ospedaliera.
MATERIALI E METODI
I pazienti sottoposti a TAVI sono stati suddivisi in due gruppi: Fast Track definito come durata di degenza ≤ 3 giorni e Slow Track con degenza > 3 giorni. Sono stati raccolti i dati relativi alle caratteristiche demografiche, cliniche, ecocardiografiche ed elettrocardiografiche basali, alle caratteristiche e complicanze procedurali, ma anche le complicanze post-procedurali e gli outcome a 30 giorni.
RISULTATI
Sono stati arruolati 2763 pazienti sottoposti a TAVI. Dall’analisi effettuata, è stato osservato che i pazienti appartenenti al gruppo Slow Track, presentano un rischio chirurgico più elevato (13.1% vs. 17.4%, p<0.001 per il Logistic Euroscore e 5.4% vs. 7%, p<0.001 per l’STS score).
Inoltre, nel gruppo Slow Track è stata evidenziata una maggiore incidenza di utilizzo di anestesia generale (5.9% vs. 15.9%, p<0.001). Per quanto riguarda il tipo di device utilizzato, nel gruppo Fast Track è stato dimostrato un uso più frequente di device di seconda generazione, come la Evolut R (51.6% vs. 39.1%, p<0.001).
Tra le complicanze peri-procedurali è stata evidenziata una riduzione significativa di complicanze vascolari maggiori (0.8% vs. 3.2%, p=0.021), di sanguinamenti maggiori (2.6% vs. 5.5%, p=0.047) e di ricorso a trasfusioni nel gruppo Fast Track (0% vs. 2.6%, p=0.002).
La complicanza post-procedurale che ha impattato maggiormente sulla durata della degenza è risultata la comparsa di disturbi di conduzione di ogni genere (15.9% vs 27.8%, p<0.001) e la necessità di impianto di pacemaker, la cui incidenza è doppia nel gruppo Slow Track (11.2% vs. 27.5%, p<0.001).
CONCLUSIONI
Un approccio Fast Track risulta proponibile in coloro che hanno un basso rischio chirurgico, che vengono trattati con anestesia locale e device di nuova generazione. Le complicanze che più contribuiscono ad un allungamento della degenza sono quelle vascolari ed aritmiche, tali da necessitare un impianto di pacemaker.
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