Tesi etd-06242020-123210 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
BUFALO, IRIS
URN
etd-06242020-123210
Titolo
La corruzione nella pubblica amministrazione: quadro normativo e misure di prevenzione
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. Fioritto, Alfredo
Parole chiave
- corruzione amministrativa
Data inizio appello
20/07/2020
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
La corruzione è un problema sociale che accomuna tutti i paesi del mondo. Le teorie sulla natura, gli effetti e le conseguenze del fenomeno sono oggetto di studio di diverse prospettive e aree quali il diritto, la sociologia, le scienze economiche e nessuna delle predette riesce a darne una definizione univoca.
Nel linguaggio giuridico il termine corruzione è associato al fronte penalistico della repressione dei reati, ma l’evolversi delle società ha dimostrato che esiste una accezione più ampia del termine, riconducibile al malcostume e alla maladiministration della pubblica amministrazione.
La presa di coscienza di questa nuova forma di corruzione ha imposto al legislatore di approntare strumenti preventivi del fenomeno, consapevole del fatto che gli strumenti giuridici possono avere una loro utilità, se il problema viene risolto dalla radice e si cerca di porre rimedio agli aspetti dell’ordinamento che maggiormente agevolano i fenomeni corruttivi.
Questo lavoro nasce dalla volontà di riflettere sulla complessità del fenomeno corruttivo nelle pubbliche amministrazioni, sui fattori che contribuiscono alla sua diffusione e sistematicità, fino ad arrivare ad ipotizzare le basi di un'efficace politica di contrasto.
Un contrasto alla corruzione che, come del resto suggerito dai vari organismi internazionali impegnati alla lotta di questo devastante fenomeno, necessita di una strategia integrata, che miri non solo alla repressione ma soprattutto alla prevenzione della corruzione.
L’elaborato parte dall’analisi del concetto di corruzione, nelle sue variegate sfaccettature.
Il primo capitolo si prefigge di trattare il fenomeno corruttivo in una prospettiva socio-economica, prima ancora che giuridica, cercando di dare una definizione capace di comprendere qualsiasi fenomeno di maladministration, di studiare i fattori che ne favoriscono lo sviluppo e gli effetti negativi che inevitabilmente comporta nel tessuto economico e sociale di una nazione, facendo particolare riferimento al caso italiano. Inoltre, viene fatto riferimento alla lotta alla corruzione in ambito internazionale, avendo riguardo alle Convenzioni internazionali che indicano varie misure e principi in materia.
Il secondo capitolo si sofferma sulla c.d. amministrazione anticorruzione, istituita con l’entrata in vigore della Legge anticorruzione, n. 190 del 2012.
La legge disciplina l’organizzazione dell’amministrazione: dall’Autorità nazionale anticorruzione, il suo ruolo nella prevenzione e gli strumenti di cui si serve per combatterla, con particolare riferimento al settore della contrattazione pubblica, dove la corruzione ha più facilità di innescarsi; la pianificazione dell'attività di prevenzione della corruzione tramite i piani nazionali e triennali anticorruzione; il ruolo della figura del Responsabile della prevenzione della corruzione; la rinnovata disciplina sulla trasparenza; la nuova funzione attribuita ai codici di comportamento, strumenti importanti nella prevenzione della corruzione nelle amministrazioni.
Il terzo capitolo esamina il tema, sempre caldo, della prevenzione della corruzione amministrativa tramite uno dei suoi elementi più tralasciati dal dibattito politico e sociale odierno: quello dell’inconferibilità ed incompatibilità agli incarichi amministrativi e alle cariche amministrative di vertice come strumento di garanzia dell’imparzialità soggettiva del pubblico funzionario. Vengono esaminati i principali pregi ma anche le criticità della disciplina (il decreto legislativo 8 Aprile 2013 n. 39, in particolare).
Essa svolge una ricognizione generale sul tema della corruzione, dei conflitti di interesse e sulla legge Severino, allo scopo di dimostrare l’importanza di una attenta disciplina sulla prevenzione della corruzione amministrativa, ben più sfuggente di quella inquadrata dal diritto penale.
Si ripercorre l’evoluzione della normativa riguardante le incompatibilità ed inconferibilità del pubblico funzionario, inteso in tutte le sue accezioni, quali titolare dell’organo politico, funzionario onorario e soprattutto il funzionario professionale, per capire i passi in avanti in materia compiuti negli anni.
Inoltre, in considerazione dell’entità che il fenomeno del conflitto di interessi ha assunto all’interno della vita economica, finanziaria e pubblica e ai nuovi tipi di relazioni che si sono creati tra il settore pubblico e quello privato, potenzialmente capaci di creare nuovi conflitti di interessi, e in grado di compromettere la necessaria separazione tra gli interessi privati e i doveri pubblici dei titolari, viene analizzato il fenomeno del pantouflage, termine con cui nel linguaggio internazionale si indica il passaggio di dipendenti dal settore pubblico a quello privato. E’ questo il caso in cui può concretamente verificarsi un conflitto di interessi.
Particolare attenzione viene data al Whistleblowing, uno strumento di derivazione anglosassone attraverso il quale i dipendenti di una organizzazione, pubblica o privata, segnalano a specifici individui o organismi un illecito o qualunque condotta irregolare, commessa da altri soggetti appartenenti all’organizzazione. I dipendenti, intesi in senso ampio, normalmente sono le prime persone che vengono a conoscenza di eventuali situazioni di rischio e, pertanto, sono anche le prime persone in grado di segnalarle tempestivamente all’organizzazione.
A tal proposito si esegue una rassegna sull’evoluzione ed interpretazione in tema di whistleblowing e conflitto di interessi, svolta dall’ANAC e dalla giurisprudenza, oltre ad un’elencazione delle possibili modifiche stilata dalla stessa Autorità, permettendosi in questo modo una migliore riflessione e critica personale sulle debolezze di una normazione quanto mai fondamentale per la tutela della Pubblica Amministrazione in un ordinamento democratico quale il nostro.
Nel linguaggio giuridico il termine corruzione è associato al fronte penalistico della repressione dei reati, ma l’evolversi delle società ha dimostrato che esiste una accezione più ampia del termine, riconducibile al malcostume e alla maladiministration della pubblica amministrazione.
La presa di coscienza di questa nuova forma di corruzione ha imposto al legislatore di approntare strumenti preventivi del fenomeno, consapevole del fatto che gli strumenti giuridici possono avere una loro utilità, se il problema viene risolto dalla radice e si cerca di porre rimedio agli aspetti dell’ordinamento che maggiormente agevolano i fenomeni corruttivi.
Questo lavoro nasce dalla volontà di riflettere sulla complessità del fenomeno corruttivo nelle pubbliche amministrazioni, sui fattori che contribuiscono alla sua diffusione e sistematicità, fino ad arrivare ad ipotizzare le basi di un'efficace politica di contrasto.
Un contrasto alla corruzione che, come del resto suggerito dai vari organismi internazionali impegnati alla lotta di questo devastante fenomeno, necessita di una strategia integrata, che miri non solo alla repressione ma soprattutto alla prevenzione della corruzione.
L’elaborato parte dall’analisi del concetto di corruzione, nelle sue variegate sfaccettature.
Il primo capitolo si prefigge di trattare il fenomeno corruttivo in una prospettiva socio-economica, prima ancora che giuridica, cercando di dare una definizione capace di comprendere qualsiasi fenomeno di maladministration, di studiare i fattori che ne favoriscono lo sviluppo e gli effetti negativi che inevitabilmente comporta nel tessuto economico e sociale di una nazione, facendo particolare riferimento al caso italiano. Inoltre, viene fatto riferimento alla lotta alla corruzione in ambito internazionale, avendo riguardo alle Convenzioni internazionali che indicano varie misure e principi in materia.
Il secondo capitolo si sofferma sulla c.d. amministrazione anticorruzione, istituita con l’entrata in vigore della Legge anticorruzione, n. 190 del 2012.
La legge disciplina l’organizzazione dell’amministrazione: dall’Autorità nazionale anticorruzione, il suo ruolo nella prevenzione e gli strumenti di cui si serve per combatterla, con particolare riferimento al settore della contrattazione pubblica, dove la corruzione ha più facilità di innescarsi; la pianificazione dell'attività di prevenzione della corruzione tramite i piani nazionali e triennali anticorruzione; il ruolo della figura del Responsabile della prevenzione della corruzione; la rinnovata disciplina sulla trasparenza; la nuova funzione attribuita ai codici di comportamento, strumenti importanti nella prevenzione della corruzione nelle amministrazioni.
Il terzo capitolo esamina il tema, sempre caldo, della prevenzione della corruzione amministrativa tramite uno dei suoi elementi più tralasciati dal dibattito politico e sociale odierno: quello dell’inconferibilità ed incompatibilità agli incarichi amministrativi e alle cariche amministrative di vertice come strumento di garanzia dell’imparzialità soggettiva del pubblico funzionario. Vengono esaminati i principali pregi ma anche le criticità della disciplina (il decreto legislativo 8 Aprile 2013 n. 39, in particolare).
Essa svolge una ricognizione generale sul tema della corruzione, dei conflitti di interesse e sulla legge Severino, allo scopo di dimostrare l’importanza di una attenta disciplina sulla prevenzione della corruzione amministrativa, ben più sfuggente di quella inquadrata dal diritto penale.
Si ripercorre l’evoluzione della normativa riguardante le incompatibilità ed inconferibilità del pubblico funzionario, inteso in tutte le sue accezioni, quali titolare dell’organo politico, funzionario onorario e soprattutto il funzionario professionale, per capire i passi in avanti in materia compiuti negli anni.
Inoltre, in considerazione dell’entità che il fenomeno del conflitto di interessi ha assunto all’interno della vita economica, finanziaria e pubblica e ai nuovi tipi di relazioni che si sono creati tra il settore pubblico e quello privato, potenzialmente capaci di creare nuovi conflitti di interessi, e in grado di compromettere la necessaria separazione tra gli interessi privati e i doveri pubblici dei titolari, viene analizzato il fenomeno del pantouflage, termine con cui nel linguaggio internazionale si indica il passaggio di dipendenti dal settore pubblico a quello privato. E’ questo il caso in cui può concretamente verificarsi un conflitto di interessi.
Particolare attenzione viene data al Whistleblowing, uno strumento di derivazione anglosassone attraverso il quale i dipendenti di una organizzazione, pubblica o privata, segnalano a specifici individui o organismi un illecito o qualunque condotta irregolare, commessa da altri soggetti appartenenti all’organizzazione. I dipendenti, intesi in senso ampio, normalmente sono le prime persone che vengono a conoscenza di eventuali situazioni di rischio e, pertanto, sono anche le prime persone in grado di segnalarle tempestivamente all’organizzazione.
A tal proposito si esegue una rassegna sull’evoluzione ed interpretazione in tema di whistleblowing e conflitto di interessi, svolta dall’ANAC e dalla giurisprudenza, oltre ad un’elencazione delle possibili modifiche stilata dalla stessa Autorità, permettendosi in questo modo una migliore riflessione e critica personale sulle debolezze di una normazione quanto mai fondamentale per la tutela della Pubblica Amministrazione in un ordinamento democratico quale il nostro.
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