Tesi etd-06242019-230147 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
CAPUANO, ALESSIA
URN
etd-06242019-230147
Titolo
Il contributo delle organizzazioni regionali al mantenimento della pace e sicurezza internazionale: il caso dell'Unione Africana
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. Marinai, Simone
Parole chiave
- mantenimento della pace e sicurezza internazionale
- ONU
- organizzazioni regionali
- Unione Africana
Data inizio appello
12/07/2019
Consultabilità
Completa
Riassunto
L’indagine di cui al presente elaborato prende le mosse, a partire dal primo Capitolo, dall’analisi delle origini del regionalismo e della sua interazione con l’universalismo.
In particolare, è possibile datare sin dal Congresso di Vienna del 1815 e successive conferenze dell’Aia, la nascita delle organizzazioni regionali, nella loro forma primordiale di mere commissioni fluviali e sindacati internazionali, destinate ad assumere la veste di enti giuridici riconosciuti a livello nazionale ed internazionale nel corso del XX secolo, e poi, ancor più in maniera importante, in questi primi anni del XXI secolo.
La nascita delle organizzazioni regionali soggiace, in generale, ad esigenze di determinati luoghi caratterizzati da problematiche interne e/o esterne ovvero da condizioni indigenti, o più in generale da squilibri economico-sociali. Basti ricordare come tale fenomeno abbia avuto luogo inizialmente nelle Americhe e nei paesi arabi e, solo a far data dai tempi più recenti, nel vecchio continente.
Si procede poi alla disamina della controversia relativa alla precisa indicazione del termine stesso “regionalismo”. Infatti, vale la pena evidenziare che le organizzazioni a carattere regionale sorte non fossero espressione necessariamente dei paesi intesi come Stati, bensì quale espressione della regione intesa come territorio popolato, caratterizzato da valori, tradizioni, cultura e sentire comuni.
Sin dall’ufficiale riconoscimento internazionale delle organizzazioni regionali e sub-regionali, si è sviluppato un aspro contrasto, da molteplici punti di vista, con il tema dell’universalismo, inteso come il carattere pregnante di un’organizzazione con aspirazione universale per la membership in grado di riunire, sotto un’unica volta, l’intera pletora mondiale.
Nella Carta ONU, se ad una prima lettura, emerge pregnante il ruolo ed il carattere universale, inteso come l’aspirazione cui la Carta e, più in generale, gli enti coinvolti devono tendere, possiamo comunque notare diversi richiami, nonché concessioni tendenti a riconoscere il ruolo e l’importanza delle organizzazioni regionali, tutelando, tra le altre, le minoranze etniche, culturali e religiose. Tale compromesso tra le istanze di stampo universalista e quelle di impronta regionalista appare evidente nelle disposizioni di cui al Capitolo VIII della Carta ONU, oggetto di indagine del Capitolo II del presente elaborato.
Va da sé che, data la peculiarità di numerose organizzazioni regionali, dell’essere volte alla tutela, protezione e salvaguardia di luoghi e popolazioni, spesso in tumulto, uno dei temi più problematici, su cui la tesi si incentra largamente, riguarda le cause, la legittimazione nonché le problematiche interne ed esterne di cui alle, sfortunatamente sempre più frequenti, operazioni compiute dalle stesse, volte al mantenimento della pace e sicurezza internazionale. In particolare, una delle problematiche che più hanno causato discussioni nel contesto ONU e mondiale in generale, concerne la modalità con cui, legittimamente, le organizzazioni possono attuare tali operazioni, distinguendosi tra autorizzazioni ex ante ed ex post ovvero deleghe.
Infine, nel Capitolo III, senza voler entrare nel dettaglio né anticipare le conclusioni, si può osservare come una delle evoluzioni più interessanti a livello giuridico nonché territoriale ha visto come protagonista l’Unione Africana (UA), la quale, proprio per gli squilibri interni al territorio, sia da un punto di vista politico che militare, suo malgrado, ha dovuto far fronte a numerosissime operazioni volte al mantenimento della pace, intese non solo come mere operazioni di peacekeeping bensì come operazioni altresì volte ad autorizzare l’uso della forza. Vale la pena ricordare come, grazie alla sempre più crescente autonomia delle organizzazioni regionali e sub-regionali, siano state sviluppate, altresì, varie forme di coordinamento e cooperazione con l’ONU per tali operazioni, sebbene non sia stato delineato in maniera chiara e precisa, nemmeno sulla Carta, un modello specifico cui ricondurli.
In particolare, è possibile datare sin dal Congresso di Vienna del 1815 e successive conferenze dell’Aia, la nascita delle organizzazioni regionali, nella loro forma primordiale di mere commissioni fluviali e sindacati internazionali, destinate ad assumere la veste di enti giuridici riconosciuti a livello nazionale ed internazionale nel corso del XX secolo, e poi, ancor più in maniera importante, in questi primi anni del XXI secolo.
La nascita delle organizzazioni regionali soggiace, in generale, ad esigenze di determinati luoghi caratterizzati da problematiche interne e/o esterne ovvero da condizioni indigenti, o più in generale da squilibri economico-sociali. Basti ricordare come tale fenomeno abbia avuto luogo inizialmente nelle Americhe e nei paesi arabi e, solo a far data dai tempi più recenti, nel vecchio continente.
Si procede poi alla disamina della controversia relativa alla precisa indicazione del termine stesso “regionalismo”. Infatti, vale la pena evidenziare che le organizzazioni a carattere regionale sorte non fossero espressione necessariamente dei paesi intesi come Stati, bensì quale espressione della regione intesa come territorio popolato, caratterizzato da valori, tradizioni, cultura e sentire comuni.
Sin dall’ufficiale riconoscimento internazionale delle organizzazioni regionali e sub-regionali, si è sviluppato un aspro contrasto, da molteplici punti di vista, con il tema dell’universalismo, inteso come il carattere pregnante di un’organizzazione con aspirazione universale per la membership in grado di riunire, sotto un’unica volta, l’intera pletora mondiale.
Nella Carta ONU, se ad una prima lettura, emerge pregnante il ruolo ed il carattere universale, inteso come l’aspirazione cui la Carta e, più in generale, gli enti coinvolti devono tendere, possiamo comunque notare diversi richiami, nonché concessioni tendenti a riconoscere il ruolo e l’importanza delle organizzazioni regionali, tutelando, tra le altre, le minoranze etniche, culturali e religiose. Tale compromesso tra le istanze di stampo universalista e quelle di impronta regionalista appare evidente nelle disposizioni di cui al Capitolo VIII della Carta ONU, oggetto di indagine del Capitolo II del presente elaborato.
Va da sé che, data la peculiarità di numerose organizzazioni regionali, dell’essere volte alla tutela, protezione e salvaguardia di luoghi e popolazioni, spesso in tumulto, uno dei temi più problematici, su cui la tesi si incentra largamente, riguarda le cause, la legittimazione nonché le problematiche interne ed esterne di cui alle, sfortunatamente sempre più frequenti, operazioni compiute dalle stesse, volte al mantenimento della pace e sicurezza internazionale. In particolare, una delle problematiche che più hanno causato discussioni nel contesto ONU e mondiale in generale, concerne la modalità con cui, legittimamente, le organizzazioni possono attuare tali operazioni, distinguendosi tra autorizzazioni ex ante ed ex post ovvero deleghe.
Infine, nel Capitolo III, senza voler entrare nel dettaglio né anticipare le conclusioni, si può osservare come una delle evoluzioni più interessanti a livello giuridico nonché territoriale ha visto come protagonista l’Unione Africana (UA), la quale, proprio per gli squilibri interni al territorio, sia da un punto di vista politico che militare, suo malgrado, ha dovuto far fronte a numerosissime operazioni volte al mantenimento della pace, intese non solo come mere operazioni di peacekeeping bensì come operazioni altresì volte ad autorizzare l’uso della forza. Vale la pena ricordare come, grazie alla sempre più crescente autonomia delle organizzazioni regionali e sub-regionali, siano state sviluppate, altresì, varie forme di coordinamento e cooperazione con l’ONU per tali operazioni, sebbene non sia stato delineato in maniera chiara e precisa, nemmeno sulla Carta, un modello specifico cui ricondurli.
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