Thesis etd-06242014-162929 |
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Thesis type
Tesi di specializzazione (5 anni)
Author
SISTI, ELEONORA
URN
etd-06242014-162929
Thesis title
SVILUPPO DI DANNO EPATICO ACUTO DURANTE O DOPO LA TERAPIA CON GLUCOCORTICOIDI PER VIE ENDOVENOSA NEI PAZIENTI CON OFTALMOPATIA BASEDOWIANA: STUDIO EPIDEMIOLOGICO SU UN'AMPIA CASISTICA
Department
MEDICINA CLINICA E SPERIMENTALE
Course of study
ENDOCRINOLOGIA E MALATTIE DEL METABOLISMO
Supervisors
relatore Dott. Marinò, Michele
Keywords
- danno epatico acuto
- glucocorticoidi per via endovenosa
Graduation session start date
09/07/2014
Availability
Full
Summary
La terapia con glucocorticoidi (GC) ad alte dosi per via endovenosa (ev), introdotta per il trattamento dell’oftalmopatia Basedowiana (OB) nel 1987, ha sostituito progressivamente la via di somministrazione orale nella gran parte dei Centri di riferimento. Infatti, diversi studi hanno dimostrato una maggiore efficacia dei GCev rispetto ai GC per via orale, così come una minore prevalenza di effetti collaterali comuni. Tuttavia, nel corso del tempo sono stati riportati diversi casi di danno epatico acuto (DEA), alcuni dei quali fatali, durante o dopo il trattamento con GCev. Queste osservazioni hanno sollevato dubbi sulla sicurezza di questa terapia, per cui, nel nostro Centro, sono state adottate diverse misure preventive, tra cui un’accurata valutazione epatologica prima del trattamento, la riduzione della dose di GCev, e, per prevenire il rebound del sistema immunitario (uno dei possibili meccanismi di DEA), l’introduzione della terapia con GC per via orale dopo la terapia ev, ed eventualmente durante la terapia ev nei pazienti con positività per autoanticorpi associati all’epatite autoimmune.
Lo scopo della presente tesi era di valutare retrospettivamente la presenza di DEA in 412 pazienti consecutivi con OB candidati alla terapia con GCev tra il 2008 e il 2012. Di questi, 23 venivano esclusi e 5 venivano persi al follow up. Nei restanti 384 pazienti trattati con GCev venivano misurati gli enzimi epatici ogni due settimane fino a 3 mesi dopo il completamento della terapia, e poi una volta al mese fino a 6 mesi dal termine della terapia. Il DEA , definito dalla presenza di valori sierici di ALT ≥300 U/L, veniva osservato in quattro pazienti, per una morbidità complessiva dell’1,041 %. In tutti questi casi gli enzimi epatici rientravano nella norma spontaneamente o, in tre casi di sospetta epatite autoimmune, dopo terapia con GC per via orale, sempre entro 2-4 mesi dalla prima osservazione. In nessun caso venivano rilevati segni di insufficienza epatica, sia dal punto di vista clinico che biochimico ed i pazienti erano completamente asintomatici. Presumibilmente a causa della bassissima frequenza di DEA, non era possibile stabilire la presenza di eventuali fattori di rischio per lo sviluppo di DEA.
Considerato comunque che prima del 2008 la frequenza stimata di DEA fatale era dello 0,37 %, concludevamo che, presumibilmente grazie alle nuove misure di prevenzione adottate, la mortalità per DEA è di fatto scomparsa, e più in generale, che utilizzando misure di prevenzione idonee, i GCev sono un trattamento relativamente sicuro per quanto riguarda il fegato.
Lo scopo della presente tesi era di valutare retrospettivamente la presenza di DEA in 412 pazienti consecutivi con OB candidati alla terapia con GCev tra il 2008 e il 2012. Di questi, 23 venivano esclusi e 5 venivano persi al follow up. Nei restanti 384 pazienti trattati con GCev venivano misurati gli enzimi epatici ogni due settimane fino a 3 mesi dopo il completamento della terapia, e poi una volta al mese fino a 6 mesi dal termine della terapia. Il DEA , definito dalla presenza di valori sierici di ALT ≥300 U/L, veniva osservato in quattro pazienti, per una morbidità complessiva dell’1,041 %. In tutti questi casi gli enzimi epatici rientravano nella norma spontaneamente o, in tre casi di sospetta epatite autoimmune, dopo terapia con GC per via orale, sempre entro 2-4 mesi dalla prima osservazione. In nessun caso venivano rilevati segni di insufficienza epatica, sia dal punto di vista clinico che biochimico ed i pazienti erano completamente asintomatici. Presumibilmente a causa della bassissima frequenza di DEA, non era possibile stabilire la presenza di eventuali fattori di rischio per lo sviluppo di DEA.
Considerato comunque che prima del 2008 la frequenza stimata di DEA fatale era dello 0,37 %, concludevamo che, presumibilmente grazie alle nuove misure di prevenzione adottate, la mortalità per DEA è di fatto scomparsa, e più in generale, che utilizzando misure di prevenzione idonee, i GCev sono un trattamento relativamente sicuro per quanto riguarda il fegato.
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