Tesi etd-06242013-143432 |
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Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
BONDI, GIULIA
URN
etd-06242013-143432
Titolo
Studio delle variazioni di parametri fisici, chimici, biochimici e chimico-strutturali del suolo sottoposto a pascolamento suino
Settore scientifico disciplinare
AGR/19
Corso di studi
SCIENZE AGRARIE E VETERINARIE
Relatori
tutor Prof. Pistoia, Alessandro
Parole chiave
- carico animale
- degradazione suolo
- qualità del suolo
- sostanza organica
- suolo forestale
Data inizio appello
08/07/2013
Consultabilità
Completa
Riassunto
Negli ultimi anni lo studio dei processi di degradazione della biosfera è al centro del dibattito non solo nel mondo scientifico, ma anche in quello politico ed economico. Una certa salvaguardia è destinata a quelle risorse considerate non rinnovabili, risorse che, una volta esaurite, non potrebbero ricostituirsi se non in un periodo troppo lontano alla scala temporale umana. Il suolo, risorsa non rinnovabile, a causa di disturbi esterni, può subire un processo di degradazione, che provoca sia la regressione da uno stato di qualità più elevato ad uno inferiore e può anche portare, nel caso estremo della desertificazione, al completo annullamento del potenziale biologico e della capacità di resilienza.
Tra le varie cause responsabili del processo di desertificazione, una delle maggiori è l’eccessiva pressione zoogena. Il tipo di disturbo che il pascolamento opera ai danni del terreno è, da una parte, la riduzione della vegetazione, che lo protegge dall’erosione e garantisce un buon livello di sostanza organica, dall’altra la rottura degli aggregati del suolo, effetto conseguente al calpestamento, che lo rende più soggetto all’erosione e, al compattamento potenziandone la vulnerabilità. Entrambe queste cause che concorrono alla formazione del fenomeno, provocano nel suolo una diminuzione della vitalità e della fertilità dello stesso.
L’ambiente agro forestale è stato ultimamente riscoperto e rivalutato per una serie di motivi legati alla salvaguardia di razze in via d’estinzione, alla rivalutazione di aree marginali, al miglioramento della qualità degli alimenti, al benessere animale e alla tutela dell’ambiente. Proprio per queste ragioni da alcuni anni si sta registrando un nuovo interesse nei confronti della pratica di allevamento in ambiente boschivo, specialmente per quanto concerne i suini. Il riuscire a coniugare l’allevamento suino, con la salvaguardia del bosco s’inquadra appieno con gli obiettivi di gestione forestale sostenibile indicati come prioritari nella legislazione forestale toscana.
L’obiettivo di questo lavoro è stato principalmente quello di trovare uno schema metodologico che riuscisse a valutare, attraverso una parametrizzazione scientifica, il degrado del suolo causato dall’allevamento al pascolo del suino in distinte aree boschive del Mediterraneo con caratteristiche geomorfologiche differenti.
La definizione dell’obiettivo si è rivolta all’ individuazione di soglie di criticità per il terreno in funzione di :
1) densità animale e cicli temporali di allevamento (pressione animale) e caratteristiche comportamentali e morfologiche della specie allevata.
2) sensibilità dell'area boschiva utilizzata per l’allevamento al pascolo e sue caratteristiche intrinseche (altimetria, pendenza, clima e caratteristiche pedologiche)
Ciò è stato possibile mediante lo studio delle modifiche dei parametri chimici, biochimici, fisici e chimico-strutturali del terreno, opportuni indicatori del livello di fertilità e di qualità del suolo.
Nelle situazioni dove la pressione animale è più bassa, il leggero pascolamento risulta in grado di mantenere inalterate le proprietà biochimiche del suolo. Questo tipo di tendenza è molto evidente nei trattamenti pianeggianti e con bassa pendenza (5%). Negli orizzonti di suolo inferiori le attività biochimiche risultano invece compromesse.
Il pascolamento leggero su terreno boschivo pianeggiante o a bassa pendenza, probabilmente, contribuisce più degli altri a ricreare uno strato superficiale compatto, isolato rispetto a quelli inferiori, dove viene stoccata la sostanza organica fresca e dove avviene la maggior parte dei processi biochimici. Nonostante il pascolo a bassa densità non influenzi negativamente la vitalità del suolo, per entrambi i siti e per tutti i trattamenti di superficie e profondità, si nota la presenza di evidenti processi di mineralizzazione della sostanza organica in corso. L’intervento di un fattore esterno in grado di indurre un cambiamento drastico nell’equilibrio di un ecosistema forestale, di per se particolarmente stabile, può aver provocato un “flash” che ha riattivato la componente microbiologica del suolo ma che ha dato luogo, contemporaneamente, all’innesco di processi di mineralizzazione della sostanza organica.
Tutti i trattamenti relativi all’alta pressione animale presentano lo spostamento del naturale equilibrio, tipico dei suoli forestali, dei processi di trasformazione della sostanza organica al suolo, verso processi di mineralizzazione. Tale tendenza è accompagnata in questo caso al peggioramento della componente biochimica, rimasta inalterata per la bassa densità animale. Inoltre è evidente per questo tipo di trattamenti un peggioramento della struttura del suolo e di conseguenza della sua fertilità fisica. Quest’ultimo fattore è meno evidente nei siti ad alta pendenza, che sembrano alterare in maniera più blanda le caratteristiche fisiche. Nei terreni pianeggianti o a bassa pendenza più che nei suoli declivi, gli animali sono in grado di compattare il suolo rompendone gli aggregati e compromettendone l’aerazione; ciò si traduce in un peggioramento della qualità dal punto di vista fisico-strutturale.
Tra le varie cause responsabili del processo di desertificazione, una delle maggiori è l’eccessiva pressione zoogena. Il tipo di disturbo che il pascolamento opera ai danni del terreno è, da una parte, la riduzione della vegetazione, che lo protegge dall’erosione e garantisce un buon livello di sostanza organica, dall’altra la rottura degli aggregati del suolo, effetto conseguente al calpestamento, che lo rende più soggetto all’erosione e, al compattamento potenziandone la vulnerabilità. Entrambe queste cause che concorrono alla formazione del fenomeno, provocano nel suolo una diminuzione della vitalità e della fertilità dello stesso.
L’ambiente agro forestale è stato ultimamente riscoperto e rivalutato per una serie di motivi legati alla salvaguardia di razze in via d’estinzione, alla rivalutazione di aree marginali, al miglioramento della qualità degli alimenti, al benessere animale e alla tutela dell’ambiente. Proprio per queste ragioni da alcuni anni si sta registrando un nuovo interesse nei confronti della pratica di allevamento in ambiente boschivo, specialmente per quanto concerne i suini. Il riuscire a coniugare l’allevamento suino, con la salvaguardia del bosco s’inquadra appieno con gli obiettivi di gestione forestale sostenibile indicati come prioritari nella legislazione forestale toscana.
L’obiettivo di questo lavoro è stato principalmente quello di trovare uno schema metodologico che riuscisse a valutare, attraverso una parametrizzazione scientifica, il degrado del suolo causato dall’allevamento al pascolo del suino in distinte aree boschive del Mediterraneo con caratteristiche geomorfologiche differenti.
La definizione dell’obiettivo si è rivolta all’ individuazione di soglie di criticità per il terreno in funzione di :
1) densità animale e cicli temporali di allevamento (pressione animale) e caratteristiche comportamentali e morfologiche della specie allevata.
2) sensibilità dell'area boschiva utilizzata per l’allevamento al pascolo e sue caratteristiche intrinseche (altimetria, pendenza, clima e caratteristiche pedologiche)
Ciò è stato possibile mediante lo studio delle modifiche dei parametri chimici, biochimici, fisici e chimico-strutturali del terreno, opportuni indicatori del livello di fertilità e di qualità del suolo.
Nelle situazioni dove la pressione animale è più bassa, il leggero pascolamento risulta in grado di mantenere inalterate le proprietà biochimiche del suolo. Questo tipo di tendenza è molto evidente nei trattamenti pianeggianti e con bassa pendenza (5%). Negli orizzonti di suolo inferiori le attività biochimiche risultano invece compromesse.
Il pascolamento leggero su terreno boschivo pianeggiante o a bassa pendenza, probabilmente, contribuisce più degli altri a ricreare uno strato superficiale compatto, isolato rispetto a quelli inferiori, dove viene stoccata la sostanza organica fresca e dove avviene la maggior parte dei processi biochimici. Nonostante il pascolo a bassa densità non influenzi negativamente la vitalità del suolo, per entrambi i siti e per tutti i trattamenti di superficie e profondità, si nota la presenza di evidenti processi di mineralizzazione della sostanza organica in corso. L’intervento di un fattore esterno in grado di indurre un cambiamento drastico nell’equilibrio di un ecosistema forestale, di per se particolarmente stabile, può aver provocato un “flash” che ha riattivato la componente microbiologica del suolo ma che ha dato luogo, contemporaneamente, all’innesco di processi di mineralizzazione della sostanza organica.
Tutti i trattamenti relativi all’alta pressione animale presentano lo spostamento del naturale equilibrio, tipico dei suoli forestali, dei processi di trasformazione della sostanza organica al suolo, verso processi di mineralizzazione. Tale tendenza è accompagnata in questo caso al peggioramento della componente biochimica, rimasta inalterata per la bassa densità animale. Inoltre è evidente per questo tipo di trattamenti un peggioramento della struttura del suolo e di conseguenza della sua fertilità fisica. Quest’ultimo fattore è meno evidente nei siti ad alta pendenza, che sembrano alterare in maniera più blanda le caratteristiche fisiche. Nei terreni pianeggianti o a bassa pendenza più che nei suoli declivi, gli animali sono in grado di compattare il suolo rompendone gli aggregati e compromettendone l’aerazione; ciò si traduce in un peggioramento della qualità dal punto di vista fisico-strutturale.
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