Tesi etd-06242013-112342 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
BRACCHI, DEEPA
URN
etd-06242013-112342
Titolo
Il gioco di ruolo come strumento pedagogico e di educazione alla pace
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
SCIENZE PER LA PACE: COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO, MEDIAZIONE E TRASFORMAZIONE DEI CONFLITTI
Relatori
relatore Prof. Valdambrini, Andrea
Parole chiave
- apprendimento interattivo
- attivazione del discente
- debriefing
- educazione bancaria
- educazione problematizzante
- empatia
- esperienza
- gioco di ruolo strutturato e non strutturato
- il ruolo
- modello formativo lineare
- previsione
- scomporre il conflitto
Data inizio appello
18/07/2013
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
18/07/2053
Riassunto
La scelta di concentrare il seguente lavoro sul gioco di ruolo, s’ispira ai percorsi di educazione al conflitto e alla sua gestione nonviolenta che da più di un anno svolgo con l’Associazione per la Pace di Pisa nelle scuole secondarie e primarie del territorio toscano. Il lavoro si basa su una metodologia interattiva, che prevede anche l’utilizzo dei giochi di ruolo e giochi di simulazione. In particolare, il percorso sul macro conflitto permette di concentrarsi su un caso specifico di conflitto storico. Attraverso un gioco di ruolo , gli studenti sono stimolati a coglierne i nodi, gli attori coinvolti, i diversi punti di vista, ma anche le emozioni in gioco, per giungere a un’analisi critica e complessa e riflettere sulle possibili alternative all’uso della violenza per gestire questo conflitto storico, che sussiste da più di un secolo.
Scopo della tesi è dimostrare che il gioco di ruolo è un’esperienza educativa utile come strumento di educazione alla pace: all'interno di uno spazio protetto si possono creare apprendimenti cognitivi e comportamenti empatici, che stimolano a guardare la realtà da molteplici punti vista, interagendo con le differenze in modo cooperativo anziché competitivo. Il carattere esperienziale di questa metodologia formativa permette un’attivazione dell’individuo di fronte alla realtà/conflitto che si vuole indagare e cambiare promuovendo lo sviluppo dello spirito critico. Il conflitto viene disarticolato nei vari elementi (interessi, bisogni, emozioni, valori, incomprensioni,ecc.) per essere sperimentato come un’opportunità dove moltiplicare le opzioni a disposizione e le strategie di gestione, oltre la logica dei vincenti/perdenti.
L’ambito di applicazione qui preso a riferimento è la classe, anche se il gioco dei ruoli può essere usato in altri ambiti come quelli lavorativi e in senso più ampio nella formazione degli adulti.
Nel primo capitolo cercherò di mostrare come il gioco di ruolo non sia affatto una novità, per quanto rimanga scarsamente utilizzato nei contesti scolastici. Lo dimostrano i teorici del gioco e il fatto che l’assunzione di ruolo abbia svolto molteplici funzioni nel tempo: quella terapeutica, quella sociale, quella ludica e formativa. Ripercorrere la tradizione intorno a cui si sviluppa il gioco di ruolo, consentirà di fare delle distinzioni per giungere ad una sua definizione.
Passerò poi nel secondo capitolo a definire quale approccio educativo il suo impiego favorisce: l’apprendimento basato sull’esperienza (J.Dewey) l’educazione come processo di attivazione dell’individuo nella realtà sociale (P. Freire) e l’apprendimento interattivo (J. Bruner). L’analisi prenderà a riferimento anche gli studi sullo sviluppo del bambino (J.Piaget). Sarà così possibile individuare la distinzione tra un modello pedagogico lineare e un processo complesso che attiva il ruolo del discente. Dopo aver dato una definizione di educazione violenta, cercherò di verificare se il gioco di ruolo possa favorire un approccio educativo nonviolento. La mia analisi affronterà anche il rapporto tra educando ed educatore.
Nel terzo capitolo tratterò gli elementi costitutivi del gioco di ruolo (lo scenario, i personaggi, le regole, il facilitatore, gli osservatori); il diverso livello di strutturazione e controllo da parte del facilitatore, permetterà di distinguere tra il gioco di ruolo strutturato e non strutturato. Per una migliore comprensione, l’analisi si estenderà alla sua progettazione per cogliere come già a partire dalla creazione dei ruoli si favoriscano molteplici prospettive e un diverso approccio di gestione dei problemi e conflitti. In particolare mi soffermerò su alcuni caratteri potenziali del gioco: il ruolo, l’impiego di un modello e l’uso della metafora. Tratterò infine di alcuni passaggi del suo svolgimento che possono favorire una riuscita efficace.
Nel quarto capitolo passerò in rassegna alcuni possibili ambiti di applicazione del gioco di ruolo in classe, concentrandomi di seguito ad individuare le potenzialità: l’attivazione dello studente nel processo educativo, la promozione di un atteggiamento cooperativo nel lavoro di gruppo, la sperimentazione del conflitto come opportunità, lo sviluppo dell’empatia e dell’analisi critica sulla realtà. Per questa analisi mi servirò dei risultati dell’osservazione sul campo effettuata da Laura Colucci e Alessandra Maretto, durante la sperimentazione in classe di un gioco di ruolo ambientale. Affronterò anche i profili critici del gioco di ruolo, sia da un punto di vista scolastico sia come metodologia formativa, citando autori (G.Quaglino e P.Reggio) per cui esso non rappresenta una delle migliori strategie didattiche.
Dedicherò poi un’attenzione particolare, nel quinto capitolo, al debriefing come momento fondamentale per valorizzare l’esperienza vissuta.
Infine descriverò la sperimentazione del gioco di ruolo su un caso di conflitto storico, svolta nelle scuole dall’Associazione per la pace di Pisa, cercando di far emergere le osservazioni critiche sull’esperienza. Il seguente lavoro si concluderà con le mie riflessioni personali.
Scopo della tesi è dimostrare che il gioco di ruolo è un’esperienza educativa utile come strumento di educazione alla pace: all'interno di uno spazio protetto si possono creare apprendimenti cognitivi e comportamenti empatici, che stimolano a guardare la realtà da molteplici punti vista, interagendo con le differenze in modo cooperativo anziché competitivo. Il carattere esperienziale di questa metodologia formativa permette un’attivazione dell’individuo di fronte alla realtà/conflitto che si vuole indagare e cambiare promuovendo lo sviluppo dello spirito critico. Il conflitto viene disarticolato nei vari elementi (interessi, bisogni, emozioni, valori, incomprensioni,ecc.) per essere sperimentato come un’opportunità dove moltiplicare le opzioni a disposizione e le strategie di gestione, oltre la logica dei vincenti/perdenti.
L’ambito di applicazione qui preso a riferimento è la classe, anche se il gioco dei ruoli può essere usato in altri ambiti come quelli lavorativi e in senso più ampio nella formazione degli adulti.
Nel primo capitolo cercherò di mostrare come il gioco di ruolo non sia affatto una novità, per quanto rimanga scarsamente utilizzato nei contesti scolastici. Lo dimostrano i teorici del gioco e il fatto che l’assunzione di ruolo abbia svolto molteplici funzioni nel tempo: quella terapeutica, quella sociale, quella ludica e formativa. Ripercorrere la tradizione intorno a cui si sviluppa il gioco di ruolo, consentirà di fare delle distinzioni per giungere ad una sua definizione.
Passerò poi nel secondo capitolo a definire quale approccio educativo il suo impiego favorisce: l’apprendimento basato sull’esperienza (J.Dewey) l’educazione come processo di attivazione dell’individuo nella realtà sociale (P. Freire) e l’apprendimento interattivo (J. Bruner). L’analisi prenderà a riferimento anche gli studi sullo sviluppo del bambino (J.Piaget). Sarà così possibile individuare la distinzione tra un modello pedagogico lineare e un processo complesso che attiva il ruolo del discente. Dopo aver dato una definizione di educazione violenta, cercherò di verificare se il gioco di ruolo possa favorire un approccio educativo nonviolento. La mia analisi affronterà anche il rapporto tra educando ed educatore.
Nel terzo capitolo tratterò gli elementi costitutivi del gioco di ruolo (lo scenario, i personaggi, le regole, il facilitatore, gli osservatori); il diverso livello di strutturazione e controllo da parte del facilitatore, permetterà di distinguere tra il gioco di ruolo strutturato e non strutturato. Per una migliore comprensione, l’analisi si estenderà alla sua progettazione per cogliere come già a partire dalla creazione dei ruoli si favoriscano molteplici prospettive e un diverso approccio di gestione dei problemi e conflitti. In particolare mi soffermerò su alcuni caratteri potenziali del gioco: il ruolo, l’impiego di un modello e l’uso della metafora. Tratterò infine di alcuni passaggi del suo svolgimento che possono favorire una riuscita efficace.
Nel quarto capitolo passerò in rassegna alcuni possibili ambiti di applicazione del gioco di ruolo in classe, concentrandomi di seguito ad individuare le potenzialità: l’attivazione dello studente nel processo educativo, la promozione di un atteggiamento cooperativo nel lavoro di gruppo, la sperimentazione del conflitto come opportunità, lo sviluppo dell’empatia e dell’analisi critica sulla realtà. Per questa analisi mi servirò dei risultati dell’osservazione sul campo effettuata da Laura Colucci e Alessandra Maretto, durante la sperimentazione in classe di un gioco di ruolo ambientale. Affronterò anche i profili critici del gioco di ruolo, sia da un punto di vista scolastico sia come metodologia formativa, citando autori (G.Quaglino e P.Reggio) per cui esso non rappresenta una delle migliori strategie didattiche.
Dedicherò poi un’attenzione particolare, nel quinto capitolo, al debriefing come momento fondamentale per valorizzare l’esperienza vissuta.
Infine descriverò la sperimentazione del gioco di ruolo su un caso di conflitto storico, svolta nelle scuole dall’Associazione per la pace di Pisa, cercando di far emergere le osservazioni critiche sull’esperienza. Il seguente lavoro si concluderà con le mie riflessioni personali.
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