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Questo lavoro di tesi si interroga sulla persistenza e sulla trasformazione dei confini in un periodo di crisi pandemica legata alla diffusione del Covid-19. La pandemia e la sua portata globale ha provocato un forte shock per tutta la comunità internazionale. Prima del virus, eravamo abituati a vivere e a godere dei vantaggi perseguiti grazie all’abbattimento di molte barriere. Si apprezzava la libertà di viaggiare, di muoverci, di studiare o lavorare all’estero, di importare o esportare una quantità ingente di prodotti. Tutto questo faceva ormai parte del nostro consueto modo di vivere. La dichiarazione dello stato di pandemia ha minato le basi dell’intero assetto globale, cosicché la logica separatista è tornata pervasiva. Il percorso conoscitivo proposto è suddiviso in tre capitoli. Il primo esamina il processo di globalizzazione, dai suoi primi sviluppi fino ad arrivare alla deriva neoliberista e al ruolo giocato nella diffusione del virus. Il secondo capitolo propone uno studio sulla genealogia del confine, sulle diverse tipologie al fine di comprendere la sua importanza nel “mettere alle strette” la pandemia. Il terzo ed ultimo capitolo si fonda su due quesiti fondamentali: Cosa ne sarà del processo di globalizzazione? C’è da attendersi una definitiva inversione di tendenza, caratterizzata da una “rivalsa dei confini”, oppure ci si avvia verso una nuova fase di globalizzazione? Alcuni ritengono che la globalizzazione sia così radicata nella struttura organizzativa della nostra società da non poter sparire dall’oggi al domani. Tuttavia, una rivalsa delle politiche di confine potrebbe costituire un mondo diviso, incapace di dialogare ed anche di trovare una soluzione a quelle questioni globali che solo una solida cooperazione internazionale potrà risolvere.