Tesi etd-06232021-202319 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
POLITO, ANTONIO
URN
etd-06232021-202319
Titolo
Il capitale delle banche: composizione e nuovo requisito MREL
Dipartimento
ECONOMIA E MANAGEMENT
Corso di studi
BANCA, FINANZA AZIENDALE E MERCATI FINANZIARI
Relatori
relatore Bruno, Elena
Parole chiave
- Basilea
- Capitale banche
- MREL
- TLAC
Data inizio appello
12/07/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
12/07/2091
Riassunto
Il fulcro principale delle riforme che, sin dagli anni ’80, hanno caratterizzato e in parte rivoluzionato il sistema bancario è il capitale delle banche.
Il primo storico accordo del Comitato di Basilea del 1987: “Proposals for international convergence of capital measurement and capital standards” aveva nel suo nome questo fondamentale aggregato del bilancio bancario, da lì in poi oggetto di numerose riforme.
La crescente complessità dei sistemi finanziari mondiali ha aumentato la frequenza e la portata delle crisi finanziarie che inevitabilmente, per il tramite del sistema bancario, si sono tramutate in crisi che hanno colpito l’economia reale.
Tra tutte, abbiamo ancora ben in mente la crisi dei mutui subprime, che ha prodotto effetti dirompenti sul Pil mondiale anche a seguito del fallimento della banca d’affari statunitense Lehman Brothers.
Sempre più nei consessi internazionali è aumentata la consapevolezza che l’aumento della patrimonializzazione degli intermediari bancari avrebbe avuto, come naturale conseguenza, una maggiore stabilità del sistema finanziario ed economico nel suo complesso.
Far sì che le banche si dotassero di capitale in quantità e qualità idonei a superare momenti avversi del ciclo economico, avrebbe portato il sistema economico in un sentiero di crescita sano e sostenibile nel lungo termine.
Il Comitato di Basilea, su spinta dei principali organi di vigilanza bancaria, si è fatto promotore delle principali innovazioni in materia di regole prudenziali, lavorando da sempre per produrre i migliori standard che hanno come obiettivo quello di rafforzare le risorse patrimoniali delle banche internazionali al fine di contribuire a rafforzare la stabilità del sistema bancario internazionale.
In questo lavoro, si vuole evidenziare la dinamica del capitale bancario, come è evoluto e come è cambiato nella composizione, in funzione anche delle diverse disposizioni di vigilanza prudenziali.
Dopo aver passato in rassegna i punti salienti dei diversi accordi sul capitale del Comitato di Basilea: dal primo accordo di Basilea fino a Basilea 3 passando per Basilea 2, nel secondo capitolo si offre una descrizione approfondita di quelli che sono i requisiti patrimoniali tuttora vigenti.
Nel capitolo 2, dopo aver fornito una serie di definizioni sulle diverse accezioni di capitale bancario, si passa ad analizzare la composizione e il calcolo del capitale ai fini regolamentari, esaminando anche alcuni strumenti che ne fanno parte e che la normativa definisce “ibridi”, cioè a metà tra il capitale di rischio e il debito.
Nel terzo capitolo si introduce il tema del processo di controllo prudenziale, ovvero la tematica di “Secondo Pilastro” introdotta dall’accordo di Basilea II.
Le crisi, infatti, hanno dimostrato che molte banche non erano adeguatamente capitalizzate nell’affrontarle e per questo, il Comitato di Basilea, nel perseguire la sua missione di rafforzamento della resilienza del sistema bancario, ha previsto che le banche mettano in atto processi per dotarsi di sistemi avanzati per la valutazione e la gestione dell’adeguatezza patrimoniale (ICAAP).
Sempre in questo ambito si descrive il processo di controllo prudenziale di competenza dell’Autorità di Vigilanza (SREP) che, come vedremo, potrebbe portare le banche a detenere una quota aggiuntiva di capitale regolamentare.
Queste misure, hanno fatto sì che negli ultimi anni dopo la crisi del 2008, il capitale delle banche (il Tier 1 nello specifico), sia quasi raddoppiato nell’area Euro.
Nel quarto e ultimo capitolo, viene presentata una delle principali novità introdotte dalla recente revisione del “pacchetto bancario” del maggio 2019, ovvero la disciplina del requisito MREL. Questo requisito, come vedremo, è stato oggetto delle modifiche della direttiva BRRD e dei regolamenti CRR e SRMR.
Dopo aver introdotto brevemente il tema della risoluzione e fornito i riferimenti normativi, vengono descritti gli sforzi da parte delle autorità di vigilanza di rafforzare e rendere più efficace lo strumento del bail-in. A questo scopo, a livello internazionale viene introdotto lo strumento del TLAC, mentre in ambito di normativa europea, la prima versione della BRRD prevedeva il requisito minimo di fondi propri e passività ammissibili (MREL, minimum requirement of eligible liabilities).
Come vedremo, la nuova direttiva BRRD 2 e il nuovo regolamento CRR 2 portano alla convergenza tra questi due strumenti molto simili tra di loro e che di fatto sono nati per lo stesso scopo: dare efficacia, credibilità e certezza legale allo strumento del bail-in.
Il primo storico accordo del Comitato di Basilea del 1987: “Proposals for international convergence of capital measurement and capital standards” aveva nel suo nome questo fondamentale aggregato del bilancio bancario, da lì in poi oggetto di numerose riforme.
La crescente complessità dei sistemi finanziari mondiali ha aumentato la frequenza e la portata delle crisi finanziarie che inevitabilmente, per il tramite del sistema bancario, si sono tramutate in crisi che hanno colpito l’economia reale.
Tra tutte, abbiamo ancora ben in mente la crisi dei mutui subprime, che ha prodotto effetti dirompenti sul Pil mondiale anche a seguito del fallimento della banca d’affari statunitense Lehman Brothers.
Sempre più nei consessi internazionali è aumentata la consapevolezza che l’aumento della patrimonializzazione degli intermediari bancari avrebbe avuto, come naturale conseguenza, una maggiore stabilità del sistema finanziario ed economico nel suo complesso.
Far sì che le banche si dotassero di capitale in quantità e qualità idonei a superare momenti avversi del ciclo economico, avrebbe portato il sistema economico in un sentiero di crescita sano e sostenibile nel lungo termine.
Il Comitato di Basilea, su spinta dei principali organi di vigilanza bancaria, si è fatto promotore delle principali innovazioni in materia di regole prudenziali, lavorando da sempre per produrre i migliori standard che hanno come obiettivo quello di rafforzare le risorse patrimoniali delle banche internazionali al fine di contribuire a rafforzare la stabilità del sistema bancario internazionale.
In questo lavoro, si vuole evidenziare la dinamica del capitale bancario, come è evoluto e come è cambiato nella composizione, in funzione anche delle diverse disposizioni di vigilanza prudenziali.
Dopo aver passato in rassegna i punti salienti dei diversi accordi sul capitale del Comitato di Basilea: dal primo accordo di Basilea fino a Basilea 3 passando per Basilea 2, nel secondo capitolo si offre una descrizione approfondita di quelli che sono i requisiti patrimoniali tuttora vigenti.
Nel capitolo 2, dopo aver fornito una serie di definizioni sulle diverse accezioni di capitale bancario, si passa ad analizzare la composizione e il calcolo del capitale ai fini regolamentari, esaminando anche alcuni strumenti che ne fanno parte e che la normativa definisce “ibridi”, cioè a metà tra il capitale di rischio e il debito.
Nel terzo capitolo si introduce il tema del processo di controllo prudenziale, ovvero la tematica di “Secondo Pilastro” introdotta dall’accordo di Basilea II.
Le crisi, infatti, hanno dimostrato che molte banche non erano adeguatamente capitalizzate nell’affrontarle e per questo, il Comitato di Basilea, nel perseguire la sua missione di rafforzamento della resilienza del sistema bancario, ha previsto che le banche mettano in atto processi per dotarsi di sistemi avanzati per la valutazione e la gestione dell’adeguatezza patrimoniale (ICAAP).
Sempre in questo ambito si descrive il processo di controllo prudenziale di competenza dell’Autorità di Vigilanza (SREP) che, come vedremo, potrebbe portare le banche a detenere una quota aggiuntiva di capitale regolamentare.
Queste misure, hanno fatto sì che negli ultimi anni dopo la crisi del 2008, il capitale delle banche (il Tier 1 nello specifico), sia quasi raddoppiato nell’area Euro.
Nel quarto e ultimo capitolo, viene presentata una delle principali novità introdotte dalla recente revisione del “pacchetto bancario” del maggio 2019, ovvero la disciplina del requisito MREL. Questo requisito, come vedremo, è stato oggetto delle modifiche della direttiva BRRD e dei regolamenti CRR e SRMR.
Dopo aver introdotto brevemente il tema della risoluzione e fornito i riferimenti normativi, vengono descritti gli sforzi da parte delle autorità di vigilanza di rafforzare e rendere più efficace lo strumento del bail-in. A questo scopo, a livello internazionale viene introdotto lo strumento del TLAC, mentre in ambito di normativa europea, la prima versione della BRRD prevedeva il requisito minimo di fondi propri e passività ammissibili (MREL, minimum requirement of eligible liabilities).
Come vedremo, la nuova direttiva BRRD 2 e il nuovo regolamento CRR 2 portano alla convergenza tra questi due strumenti molto simili tra di loro e che di fatto sono nati per lo stesso scopo: dare efficacia, credibilità e certezza legale allo strumento del bail-in.
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