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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-06232021-180536


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
SANTORUFO, FRANCESCA
URN
etd-06232021-180536
Titolo
La Petite Malika: proposta di traduzione e commento traduttologico del romanzo di Habiba Mahany e Mabrouck Rachedi
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
LINGUISTICA E TRADUZIONE
Relatori
relatore Prof. Attruia, Francesco
correlatore Prof.ssa Sommovigo, Barbara
Parole chiave
  • letteratura beur
  • traduzione
  • romanzi urbani
  • romanzi della banlieue
  • Habiba Mahany
  • Mabrouck Rachedi
  • La Petite Malika
Data inizio appello
12/07/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
12/07/2091
Riassunto
Oggetto del presente elaborato è la proposta di traduzione dal francese all’italiano de La Petite Malika, romanzo degli scrittori di origini algerine Habiba Mahany e Mabrouck Rachedi, pubblicato da JC Lattès nel 2010. La ricerca ha permesso di evidenziare le problematiche che possono sorgere nella traduzione di un testo scritto in una varietà di francese più o meno codificata, contraddistinto da una marcata oralità, un linguaggio originale ed espressivo in netta contrapposizione con le convenzioni di scrittura letteraria.
Il primo capitolo della tesi si concentra sulle origini, sullo sviluppo e sulle caratteristiche della cosiddetta “letteratura beur”, definizione controversa che spinge numerosi critici alla ricerca di altre categorizzazioni meno stigmatizzanti, come letteratura naturale, letteratura della banlieue, letteratura urbana, ecc. Inoltre, nella prima parte vengono descritti presentati gli autori del romanzo e le caratteristiche tematiche e stilistiche che accomunano la loro opera alla letteratura beur. Il secondo capitolo presenta la traduzione integrale in italiano del romanzo francese, denso di numerosi termini ed espressioni gergali, compreso il verlan, ma anche realia, rimandi intertestuali e giochi di parole. Infine, la terza e ultima parte evidenzia le principali difficoltà incontrate durante la traduzione e le strategie adottate per farvi fronte, differenti a seconda dei casi. Infatti, il compromesso fra un approccio straniante e addomesticante è risultato necessario sia per ricordare al lettore che gli autori del romanzo si inseriscono in un particolare contesto culturale, sia per salvaguardare quell’equivalenza di senso, di stile, ma soprattutto di effetto, che Eugene Nida chiama equivalenza dinamica.
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