Tesi etd-06222023-103137 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
BETTARINI, VITTORIA
URN
etd-06222023-103137
Titolo
Ruolo della Tomografia Computerizzata e della Risonanza Magnetica nella patologia del rachide lombosacrale
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Cosottini, Mirco
Parole chiave
- rachide lombosacrale
- RM
- TC
Data inizio appello
11/07/2023
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
11/07/2093
Riassunto
Riassunto analitico
Background
La lombalgia è oramai una condizione, che a partire da una certa età, accompagna l’essere umano, ed è caratterizzata da ripetuti episodi acuti, che nella maggior parte dei casi, delineano condizioni autolimitanti, ma che a volte possono avere, invece, un decorso recidivante e persino cronico.
Il mal di schiena può essere causato da varie patologie, tra le quali ritroviamo quelle definite come gravi, che rappresentano l’1% dei casi di lombalgia, e corrispondono alle fratture vertebrali, ai tumori, alle infezioni, alle spondiloartriti e alla sindrome della cauda equina; in un altro 2% vengono riconosciute cause viscerali-sistemiche, e nel restante dei casi si tratta soprattutto di processi degenerativi a carico della colonna vertebrale, a livello dei dischi intervertebrali, delle faccette articolari e delle spinose.
Oltre il 95% dei casi di mal di schiena rientrano nella categoria di lombalgia “non specifica”, in quanto l’anamnesi, l’esame obiettivo e la diagnostica strumentale non sono in grado di riconoscerne una causa alla base. Chiaramente la diagnostica strumentale, come la TC e la Risonanza Magnetica, svolge un ruolo importante ed è utile qualora si abbia il sospetto di cause gravi sottostanti.
Scopo della tesi
Stabilire il ruolo della Tomografia Computerizzata e della Risonanza Magnetica nella patologia del rachide lombosacrale.
Materiali e metodi
Sono stati inclusi nello studio retrospettivo 400 pazienti, i quali hanno eseguito entrambi gli esami TC e RM a distanza di un periodo massimo di tre mesi l’uno dall’altro, e su un data base sono state raccolte tutte le patologie di ogni singolo paziente riportate nel referto.
I casi in cui la/e patologia/e era riportata in entrambi i referti delle due metodiche, sono risultati concordanti, mentre i casi in cui la patologia era riportata solamente nel referto di uno dei due esami, sono stati riesaminati insieme ad un neuroradiologo esperto, al fine di definire la causa della discordanza.
Risultati
I tassi di concordanza più elevati si sono verificati, soprattutto, per la patologia malformativa (83%), protrusione discale (99,1%), ernia discale (96,8%), mentre per la scoliosi vertebrale, l’artrosi vertebrale, la stenosi del canale vertebrale, la spondilolistesi e spondilolisi, persistenza di malattia post-chirurgica, la concordanza e la sensibilità è stata del 100% fra TC e RM. Per le restanti patologie, i tassi di concordanza sono risultati inferiori, soprattutto per quanto riguarda le fratture vertebrali acute (65,6%), croniche (59%), patologiche (82,1%), le patologie tumorali, in particolare gli angiomi vertebrali (63,6%) e tumori intradurali extramidollari (0%), e i processi infettivo-infiammatori, per i quali la minor concordanza si è verificata nell’artrite settica (75%) e nella meningoradicolite (25%).
Delle 486 discordanze tra TC e RM rilevate dai referti, dopo la revisione, le vere discordanze legate a differenze intrinseche alla metodica sono state 108 (40 per bassa sensibilità della metodica, 33 per reperto falsamente positivo, 35 per rilevamento di un reperto ma non tipizzato dalla metodica), escludendo i casi di false discordanze, che riguardano 9 casi per mancata copertura del distretto anomico da parte di una delle due metodiche, e 369 casi per mancata descrizione della condizione patologica nel referto, ma visibile all’imaging.
Conclusioni
Dai risultati ottenuti possiamo affermare che l’esame TC è in grado di rilevare il 96,2% dei processi patologici rilevati dall’esame RM.
Nelle patologie in cui la TC e la RM hanno riportato tassi elevati di concordanza (patologia degenerativa osteodiscale, scoliosi vertebrale, complicanze post-chirurgiche, esiti di pregresso intervento chirurgico, permanenza di malattia post-intervento chirurgico, fratture vertebrali patologiche), la TC è sufficiente a mostrare e caratterizzare la patologia.
Per la patologia malformativa, la TC dovrebbe essere approfondita e seguita dall’esame RM quando è presente una associazione con una malformazione delle strutture nervose.
Nel caso di patologia neoplastica e infiammatoria la TC ha una sensibilità nettamente inferiore alla RM, pertanto qualora permanga il sospetto clinico, l’approfondimento con l’esame RM incrementa la possibilità di porre diagnosi di malattia.
Background
La lombalgia è oramai una condizione, che a partire da una certa età, accompagna l’essere umano, ed è caratterizzata da ripetuti episodi acuti, che nella maggior parte dei casi, delineano condizioni autolimitanti, ma che a volte possono avere, invece, un decorso recidivante e persino cronico.
Il mal di schiena può essere causato da varie patologie, tra le quali ritroviamo quelle definite come gravi, che rappresentano l’1% dei casi di lombalgia, e corrispondono alle fratture vertebrali, ai tumori, alle infezioni, alle spondiloartriti e alla sindrome della cauda equina; in un altro 2% vengono riconosciute cause viscerali-sistemiche, e nel restante dei casi si tratta soprattutto di processi degenerativi a carico della colonna vertebrale, a livello dei dischi intervertebrali, delle faccette articolari e delle spinose.
Oltre il 95% dei casi di mal di schiena rientrano nella categoria di lombalgia “non specifica”, in quanto l’anamnesi, l’esame obiettivo e la diagnostica strumentale non sono in grado di riconoscerne una causa alla base. Chiaramente la diagnostica strumentale, come la TC e la Risonanza Magnetica, svolge un ruolo importante ed è utile qualora si abbia il sospetto di cause gravi sottostanti.
Scopo della tesi
Stabilire il ruolo della Tomografia Computerizzata e della Risonanza Magnetica nella patologia del rachide lombosacrale.
Materiali e metodi
Sono stati inclusi nello studio retrospettivo 400 pazienti, i quali hanno eseguito entrambi gli esami TC e RM a distanza di un periodo massimo di tre mesi l’uno dall’altro, e su un data base sono state raccolte tutte le patologie di ogni singolo paziente riportate nel referto.
I casi in cui la/e patologia/e era riportata in entrambi i referti delle due metodiche, sono risultati concordanti, mentre i casi in cui la patologia era riportata solamente nel referto di uno dei due esami, sono stati riesaminati insieme ad un neuroradiologo esperto, al fine di definire la causa della discordanza.
Risultati
I tassi di concordanza più elevati si sono verificati, soprattutto, per la patologia malformativa (83%), protrusione discale (99,1%), ernia discale (96,8%), mentre per la scoliosi vertebrale, l’artrosi vertebrale, la stenosi del canale vertebrale, la spondilolistesi e spondilolisi, persistenza di malattia post-chirurgica, la concordanza e la sensibilità è stata del 100% fra TC e RM. Per le restanti patologie, i tassi di concordanza sono risultati inferiori, soprattutto per quanto riguarda le fratture vertebrali acute (65,6%), croniche (59%), patologiche (82,1%), le patologie tumorali, in particolare gli angiomi vertebrali (63,6%) e tumori intradurali extramidollari (0%), e i processi infettivo-infiammatori, per i quali la minor concordanza si è verificata nell’artrite settica (75%) e nella meningoradicolite (25%).
Delle 486 discordanze tra TC e RM rilevate dai referti, dopo la revisione, le vere discordanze legate a differenze intrinseche alla metodica sono state 108 (40 per bassa sensibilità della metodica, 33 per reperto falsamente positivo, 35 per rilevamento di un reperto ma non tipizzato dalla metodica), escludendo i casi di false discordanze, che riguardano 9 casi per mancata copertura del distretto anomico da parte di una delle due metodiche, e 369 casi per mancata descrizione della condizione patologica nel referto, ma visibile all’imaging.
Conclusioni
Dai risultati ottenuti possiamo affermare che l’esame TC è in grado di rilevare il 96,2% dei processi patologici rilevati dall’esame RM.
Nelle patologie in cui la TC e la RM hanno riportato tassi elevati di concordanza (patologia degenerativa osteodiscale, scoliosi vertebrale, complicanze post-chirurgiche, esiti di pregresso intervento chirurgico, permanenza di malattia post-intervento chirurgico, fratture vertebrali patologiche), la TC è sufficiente a mostrare e caratterizzare la patologia.
Per la patologia malformativa, la TC dovrebbe essere approfondita e seguita dall’esame RM quando è presente una associazione con una malformazione delle strutture nervose.
Nel caso di patologia neoplastica e infiammatoria la TC ha una sensibilità nettamente inferiore alla RM, pertanto qualora permanga il sospetto clinico, l’approfondimento con l’esame RM incrementa la possibilità di porre diagnosi di malattia.
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