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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-06212023-112628


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
BIANUCCI, ELENA
URN
etd-06212023-112628
Titolo
Il carcinoma tiroideo differenziato nel bambino/adolescente: analisi retrospettiva di un'ampia casistica monocentrica
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof.ssa Elisei, Rossella
correlatore Dott.ssa Bottici, Valeria
Parole chiave
  • caratteristiche
  • carcinoma tiroideo differenziato
  • età pediatrico-adolescenziale
Data inizio appello
11/07/2023
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
11/07/2093
Riassunto
Introduzione: Il carcinoma tiroideo differenziato è considerata una neoplasia rara in età pediatrica o adolescenziale. Rispetto all’età adulta sono presenti differenze importanti in termini di caratteristiche epidemiologiche, cliniche e patologiche; per questo motivo, recentemente, l’European Thyroid Association ha sviluppato raccomandazioni sulla gestione dei CDT pediatrici, tuttavia la maggior parte delle raccomandazioni si basa su evidenze deboli, con studi retrospettivi e di bassa numerosità e sulla base esclusiva di indicazioni di esperti in varie discipline.

Scopo dello studio: L’obiettivo di questo studio è stato quello di studiare le caratteristiche epidemiologiche, cliniche e patologiche di un’ampia casistica di pazienti con CDT diagnosticato in età pediatrica o adolescenziale tra il 1963 ed il 2022, seguiti presso il Dipartimento di Endocrinologia dell’Università di Pisa.
In particolare, la nostra attenzione è stata focalizzata non solo sulle caratteristiche anatomo-cliniche al momento della diagnosi della neoplasia e dello stato finale di malattia, ma anche e soprattutto sul verificare la presenza di differenze significative in due gruppi suddivisi in base all’età alla diagnosi: Gruppo A, comprendente i bambini di età inferiore ai dieci anni; Gruppo B, comprendente gli adolescenti di età uguale e/o superiore ai dieci anni.
In parallelo sono state valutate anche le complicanze del trattamento chirurgico e radiometabolico e verificate le differenze significative in due gruppi suddivisi in base al tipo di preparazione alla terapia con radioiodio (ipotiroidismo o rhTSH).

Pazienti e metodi: Abbiamo valutato retrospettivamente 441 pazienti, 115 (26.1%) di sesso maschile e 326 (73.9%) di sesso femminile, con diagnosi di CDT effettuata in età inferiore ai 18 anni, afferiti presso il Dipartimento di Endocrinologia dell’Università di Pisa, fra il Gennaio 1963 e il Dicembre 2022 per la patologia neoplastica tiroidea. L’età media alla diagnosi è stata di 13.8±2.8 anni (mediana 15.0 anni; 25°-75° percentile: 12.0-16.0 anni). Tutti i pazienti sono stati sottoposti a intervento chirurgico e, in seguito, a terapia sostitutiva con ormoni tiroidei; inoltre 358 (81.2%) pazienti sono stati trattati con terapia radiometabolica con 131I, in condizioni di ipotiroidismo e/o eutiroidismo dopo stimolo con rhTSH (Tireotropina Alfa, Thyrogen, Genzyme). I pazienti hanno effettuato un regolare follow-up con visite presso il nostro Centro a cadenza semestrale o annuale, con valutazione clinica, biochimica (dosaggio TSH, fT3, fT4, TG e AbTG) e morfologica (ecografia del collo) e, qualora necessario, indagini radiologiche di secondo livello (TC, 18-FDG-PET e RMN). I pazienti sono stati suddivisi in due gruppi in base all’età alla diagnosi di CDT: gruppo A, costituito da bambini di età < 10 anni e gruppo B, costituito da adolescenti di età ≥ 10 anni.

Risultati: I pazienti sono stati seguiti con un follow-up medio di 14.8±12.1 anni (mediana 12.4 anni). Per quanto riguarda la distribuzione in base al sesso, i casi di CDT sono significativamente più frequenti nelle femmine rispetto ai maschi dello stesso gruppo, in particolare nel gruppo B (F: 75.8% vs M: 24.2%; p=0.004).
L’ istotipo maggiormente rappresentato in entrambi i gruppi è il CPT (91.6%), mentre si ha una prevalenza di varianti istologiche aggressive nei pazienti di gruppo A (39.1% vs 18.4% nel gruppo B; p=0.016).
Nel gruppo A il tumore al momento della diagnosi ha estensione maggiore rispetto al gruppo B (stadio T4a: 30.0% dei pazienti di gruppo A vs 3.7% dei pazienti di gruppo B), nei pazienti < 10 anni si ha inoltre maggiore frequenza di metastasi sia linfonodali (N1b: 42.5% gruppo A vs 26.8% gruppo B; p=0.045) che a distanza (M1: 32.5% gruppo A vs 8.3% gruppo B; p<0.001).
In merito ai dati relativi all’intervento chirurgico, si ha una prevalenza di interventi di tiroidectomia associata a dissezione dei linfonodi del collo nel gruppo A (62.5% dei casi nel gruppo A vs 41.1% dei casi nel gruppo B; p=0.037), cui consegue un maggior rischio di sviluppare complicanze post-chirurgiche, prima tra tutte l’ipoparatiroidismo persistente (25.9% dei casi nel gruppo A e 10.1% dei casi nel gruppo B; p=0.014).
I pazienti di gruppo A sono stati sottoposti ad un numero maggiore di trattamenti con 131I (media sedute: 3.8±3.0 gruppo A vs 1.8±1.6 gruppo B; p<0.001) e ad una dose complessiva superiore rispetto ai pazienti di gruppo B (media dose 131I: 345.8±342.9 mCi gruppo A vs 153.3±209.2 mCi gruppo B; p<0.001); le complicanze a seguito della terapia radiometabolica comunque non sono risultate maggiori rispetto a quelle riportate per la popolazione generale. Non sono state riscontrate differenze significative tra i due gruppi per quanto riguarda i tumori secondari, presenti in 11/249 pazienti (4.4%), né per i 9/186 casi di aborti (3.2% si figli - si aborti; 1.6% no figli - si aborti) e i dati riguardanti la fertilità risultano assimilabili a quelli della popolazione generale. Al termine del follow-up non si sono verificate differenze significative tra i due gruppi di pazienti dal punto di vista dello stato di malattia; i pazienti andati incontro a guarigione rappresentano il 77.3% della casistica, la persistenza biochimica si ha nel 18.1% dei casi, la persistenza di malattia locale o a distanza visibile all’imaging rappresenta il 4.6% dei casi e nessun paziente è deceduto a causa del CDT.

Conclusione: Dallo studio emerge che il gruppo di pazienti con CDT insorto in età pediatrica (età inferiore a 10 anni) rispetto al gruppo con CDT insorto in età adolescenziale (età uguale o superiore a 10 anni), ha presentato caratteristiche istologiche del tumore alla diagnosi più aggressive (istologia e variante istologica aggressiva, estensione del tumore maggiore e invasione extratiroidea macroscopica) e una malattia più avanzata alla diagnosi (presenza di metastasi linfonodali e a distanza, AJCC stadio 2 e rischio ATA alto); per tale motivo, è stato necessario ricorrere più frequentemente ad un intervento chirurgico esteso con un maggior rischio di complicanze operatorie e ad un maggior numero di numero di sedute e dose cumulativa di 131I; per quanto riguarda il trattamento radiometabolico, si è dimostrato efficace e sicuro allo stesso modo e con minimo riscontro di reazioni avverse. Nonostante queste differenze tra i due gruppi, entrambi hanno presentato una prognosi ottima dopo un follow-up medio piuttosto lungo (14.8±12.1 anni): all’ultimo controllo, la guarigione è stata ottenuta nel 77.3% dei casi, il 18.1% dei pazienti ha una persistenza biochimica di malattia e il 4.6% ha una persistenza di metastasi clinicamente accertate; inoltre, non è mai stato necessario ricorrere alla terapia sistemica con TKI e nessun paziente è deceduto a causa del CDT.
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