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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-06212022-095509


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
GENOVA, FEDERICA
URN
etd-06212022-095509
Titolo
Aborto e stereotipi di genere: un'analisi comparata
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof.ssa Stradella, Elettra
Parole chiave
  • abortion
  • aborto
  • analisi comparata
  • comparative analysis
  • diritto
  • gender stereotypes
  • right
  • stereotipi di genere
Data inizio appello
11/07/2022
Consultabilità
Completa
Riassunto
L’elaborato, che si sviluppa alla luce dell’ampio dibattito dottrinale, giurisprudenziale e politico sul tema dell’aborto e dell’autonomia riproduttiva, riaccesosi in particolare negli ultimi anni, si pone l’obiettivo di analizzare la regolamentazione dell’interruzione volontaria della gravidanza in particolare in relazione agli stereotipi di genere ed al ruolo della donna nella società.
La trattazione prende le mosse da una disamina storica, che si sofferma in particolare sulle società della Grecia e della Roma antica, sino ad arrivare ad un’analisi comparata della legislazione e delle prassi attuali, con riferimenti ai Paesi in cui la questione sembra aver avuto maggior rilievo.
Partendo dai dati risalenti al mondo greco romano, è possibile delineare il ruolo che la società offre alla donna: madre, compagna, moglie.
L'esclusione della donna dalle questioni sociali e la sua ricorrente relegazione al ruolo materno e di cura delle mura domestiche diviene dato caratterizzante soprattutto dei primi anni di civiltà.
Inoltre, tale stereotipo diviene ancor più penetrante se posto in relazione ai diritti afferenti la dimensione sessuale ed individuale, quale il diritto all’aborto; quest’ultimo appare infatti di difficile ricostruzione con la presenza di lacune normative in merito.
L’unico dato certo sembra essere la forte influenza del pater, quindi un uomo, sulle scelte personali (dal matrimonio alla procreazione) della donna.
L’ingerenza sulla sfera d’intimità del genere femminile si protrae negli anni, sino ad arrivare ai giorni nostri, in cui nonostante l’evoluzione ed il riconoscimento, in forme e modalità differenti, della liceità dell’interruzione volontaria della gravidanza, molte sono le previsioni normative che ne ostacolano l’applicazione, evidenziando gli interessi che ruotano attorno ad un diritto così socialmente e giurisprudenzialmente combattuto.
Conducendo un’analisi comparata, si profilano due approcci metodologici al diritto in questione, che si contrappongono sia per iter di legalizzazione che per ambito di interessi in gioco.
Infatti, se da una parte si ha il riconoscimento del diritto all’aborto come libertà di dimensione strettamente individuale e personale, così come accadeva negli Stati Uniti del 1973; dall’altra la legalizzazione dell’aborto passa attraverso le valutazioni inerenti l’interesse pubblico e collettivo della questione in esame, iter quest’ultimo tipico di alcuni paesi Europei.
Nei casi in cui si assiste ad una vera e propria costituzionalizzazione dell’aborto, essa risulta talvolta operata in via essenzialmente giurisprudenziale, come negli Stati Uniti, in altri casi attraverso il diritto politico, come nel caso dell’Irlanda, dove viene modificata la lettera della carta Costituzionale con l’introduzione di previsioni riguardanti il diritto all’aborto.
Lo studio circa l’evoluzione del diritto all’aborto permette inoltre di approfondire quelli che sono i fattori determinanti nel riconoscimento di un diritto e di analizzare i conflitti sociali e valoriali interni ad ogni paese, che fanno del diritto all’aborto un diritto instabile.
La suddetta instabilità, peraltro ininterrotta negli anni, porta con sé il rischio di backlash, come nel caso degli Stati Uniti, dove sembra essere imminente un overruling all’interno della giurisprudenza americana, con il ribaltamento della simbolica pronuncia di Roe v.Wade del 1973, che per prima aveva riconosciuto la libertà di abortire, ricollegandola a emendamenti presenti in Costituzione.
Al regresso normativo che sembra compiersi in questi ultimi mesi, si contrappongono novità legislative che cercano di ampliare la tutela della sfera intima e sessuale della donna, così come sta avvenendo in Spagna, dove si è approvata una modifica del Codice penale al fine di vietare le molestie o le intimidazioni subite dalle donne, intente a sottoporsi alla pratica abortiva, da parte dei movimenti anti-abortisti.
Tali previsioni non sembrano però diffondersi in tutti i paesi europei infatti, analizzando il caso della Germania e della Polonia, si evidenzia un atteggiamento di chiusura e si conferma il processo di gender backlash di cui l’arretramento in materia di diritti riproduttivi è una delle principali manifestazioni. Parte integrante di tale fenomeno è ancora una volta la cristallizzazione giuridica degli stereotipi di genere.
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