Tesi etd-06212013-182134 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
LOMBARDO, VALENTINA
URN
etd-06212013-182134
Titolo
Preservazione della fertilita nelle pazienti oncologiche: confronto tra induzione dell'ovulazione in fase follicolare vs luteale per la crioconservazione ovocitaria.
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Gadducci, Angiolo
Parole chiave
- criopreservazione
- fertilità femminile
- stimolazione ovarica controllata
Data inizio appello
23/07/2013
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
23/07/2053
Riassunto
Riassunto analitico.
Scopo della tesi: confronto tra i risultati ottenuti con l’impiego di un protocollo di stimolazione ovarica controllata, iniziato in due diversi momenti del ciclo ovarico, follicolare e luteale. La stimolazione è stata effettuata in pazienti oncologiche in attesa di affrontare una terapia antiblastica, al fine di preservarne la fertilità mediante crioconservazione ovocitaria. I parametri analizzati nei due gruppi sono stati il numero di giorni necessari per poter iniziare la procedura, la durata della stimolazione, il dosaggio totale di gonadotropine somministrate, il numero e la qualità degli ovociti recuperati.
Materiali e metodi: è stata condotta un’analisi retrospettiva su 11 cicli effettuati presso il Centro di Fisiopatologia della Riproduzione e Procreazione Assistita dell’Università di Pisa; le pazienti sono state suddivise in due gruppi, omogenei per età, valori di AMH e FSH basali, a seconda della fase del ciclo ovarico nella quale si trovavano al momento del colloquio iniziale (follicolare o luteale). In entrambi i gruppi è stato utilizzato lo stesso protocollo di stimolazione, basato sull’impiego di antagonisti del GnRH e gonadotropine. La somministrazione degli antagonisti nella fase follicolare è stata condotta al fine di ottenere un blocco dell’ovulazione spontanea, mentre il loro impiego nella fase luteale ha consentito di ottenere una luteolisi rapida.
I risultati osservati nei due gruppi sono stati confrontati.
Risultati: in entrambi i gruppi sono state riscontrate situazioni sovrapponibili per parametri quali durata del trattamento con gonadotropine, dosaggio totale di farmaci somministrati per completare la stimolazione ovarica, numero di ovociti recuperati e percentuale di ovociti di buona qualità (per i quali si è proceduto alla crioconservazione). La differenza riscontrata tra i due gruppi è stata il tempo di attesa necessario prima di iniziare la stimolazione: questo è risultato minore nei casi in cui il protocollo è stato iniziato nella fase luteale rispetto a quelli in cui è stato iniziato in fase follicolare.
Conclusioni: la crioconservazione degli ovociti è una tecnica di preservazione della fertilità femminile considerata non più sperimentale ed ormai di comprovata efficacia; l’intervallo di tempo tra l’inizio della stimolazione ovarica e l’accesso alle terapie antiblastiche rappresenta un problema rilevante per le pazienti oncologiche. Il fatto che la stimolazione ovarica per la preservazione della fertilità possa essere iniziata in tempi brevi, sia per le donne che si trovino in fase follicolare, sia in quelle che si presentino in fase luteale al primo colloquio, permette di ridurre in maniera significativa il tempo di attesa prima di poter accedere alle terapie antitumorali
Scopo della tesi: confronto tra i risultati ottenuti con l’impiego di un protocollo di stimolazione ovarica controllata, iniziato in due diversi momenti del ciclo ovarico, follicolare e luteale. La stimolazione è stata effettuata in pazienti oncologiche in attesa di affrontare una terapia antiblastica, al fine di preservarne la fertilità mediante crioconservazione ovocitaria. I parametri analizzati nei due gruppi sono stati il numero di giorni necessari per poter iniziare la procedura, la durata della stimolazione, il dosaggio totale di gonadotropine somministrate, il numero e la qualità degli ovociti recuperati.
Materiali e metodi: è stata condotta un’analisi retrospettiva su 11 cicli effettuati presso il Centro di Fisiopatologia della Riproduzione e Procreazione Assistita dell’Università di Pisa; le pazienti sono state suddivise in due gruppi, omogenei per età, valori di AMH e FSH basali, a seconda della fase del ciclo ovarico nella quale si trovavano al momento del colloquio iniziale (follicolare o luteale). In entrambi i gruppi è stato utilizzato lo stesso protocollo di stimolazione, basato sull’impiego di antagonisti del GnRH e gonadotropine. La somministrazione degli antagonisti nella fase follicolare è stata condotta al fine di ottenere un blocco dell’ovulazione spontanea, mentre il loro impiego nella fase luteale ha consentito di ottenere una luteolisi rapida.
I risultati osservati nei due gruppi sono stati confrontati.
Risultati: in entrambi i gruppi sono state riscontrate situazioni sovrapponibili per parametri quali durata del trattamento con gonadotropine, dosaggio totale di farmaci somministrati per completare la stimolazione ovarica, numero di ovociti recuperati e percentuale di ovociti di buona qualità (per i quali si è proceduto alla crioconservazione). La differenza riscontrata tra i due gruppi è stata il tempo di attesa necessario prima di iniziare la stimolazione: questo è risultato minore nei casi in cui il protocollo è stato iniziato nella fase luteale rispetto a quelli in cui è stato iniziato in fase follicolare.
Conclusioni: la crioconservazione degli ovociti è una tecnica di preservazione della fertilità femminile considerata non più sperimentale ed ormai di comprovata efficacia; l’intervallo di tempo tra l’inizio della stimolazione ovarica e l’accesso alle terapie antiblastiche rappresenta un problema rilevante per le pazienti oncologiche. Il fatto che la stimolazione ovarica per la preservazione della fertilità possa essere iniziata in tempi brevi, sia per le donne che si trovino in fase follicolare, sia in quelle che si presentino in fase luteale al primo colloquio, permette di ridurre in maniera significativa il tempo di attesa prima di poter accedere alle terapie antitumorali
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