Tesi etd-06212012-180441 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
CAMPIDONICO, LUCA
URN
etd-06212012-180441
Titolo
Valutazione delle emissioni enteriche di gas metano da parte degli allevamenti ovini in Toscana
Dipartimento
SCIENZE AGRARIE, ALIMENTARI E AGRO-AMBIENTALI
Corso di studi
PRODUZIONI AGROALIMENTARI E GESTIONE DEGLI AGROECOSISTEMI
Relatori
relatore Prof. Mele, Marcello
Parole chiave
- emissioni ovini toscana
Data inizio appello
09/07/2012
Consultabilità
Completa
Riassunto
L’effetto serra è da sempre il meccanismo grazie al quale il pianeta riesce a mantenere un clima vivibile su praticamente tutta la sua superficie, grazie alla componente di gas che compongono l’atmosfera, che trattengono il 70% della radiazione riflessa dal pianeta impedendone il raffreddamento. Questo meccanismo, che da sempre ha tutelato il pianeta, negli ultimi 25 anni ha iniziato a causare un altro effetto, il riscaldamento globale. Il crescente ampliamento delle attività produttive ha causato infatti un progressivo aumento della produzione di CO2 e CH4 del settore primario e secondari, aumentando così le concentrazioni di questi gas (GHG) nell’atmosfera.
L’Organizzazione delle Nazioni Unite, con la conferenza sui cambiamenti climatici di Rio de Janeiro, diede il via ad una serie di conferenze mondiali, volte a trovare misure per arginare e diminuire questo preoccupate fenomeno. La conferenza di Kyoto, da cui nacque il più famoso protocollo, per la prima volta pose delle scadenze vincolanti per la riduzione del quantitativo dei GHG da parte dei Paesi che parteciparono alle conferenze. In seguito ci furono molte altre conferenze sul clima, fino all’ultima svoltasi a Durban nel 2011 nella quale, dopo molte discordanze di punti di vista delle parti e dopo un faticoso lavoro diplomatico da parte dell’Unione Europea, furono rinnovati gli impegni di Kyoto sulla riduzione delle emissioni, fissando nuove scadenze.
Nel corso delle diverse conferenze sono stati esposti i risultati degli studi effettuati dagli organi tecnico-scientifici preposti (IPCC, GEF e UNEP), che hanno evidenziato il contributo dei diversi settori produttivi all’emissione di gas serra: l’agricoltura risultò come uno dei più incidenti in termini di inquinanti atmosferici. Il settore zootecnico in particolar modo è stato oggetto di numerose critiche per quello che riguarda i livelli di CH4 e N2O derivanti dal metabolismo degli animali, soprattutto a seguito della pubblicazione del documento FAO “Livestock’s long shadow”.
La stima esatta di queste emissioni è valutabile, a livello di singolo allevamento grazie al documento Guidelines For National Greenhause Gas Inventories, dove viene riportato il metodo grazie al quale è possibile stimare sia le emissioni enteriche, sia quelle derivanti dalle deiezioni.
Lo scopo di questa tesi è quello di effettuare una valutazione sulle emissioni di metano derivante dal metabolismo enterico degli ovini in Toscana, essendo questo il comparto zootecnico più sviluppato.
Questa analisi prevede un primo livello relativo all’inventario dei capi presenti sul territorio regionale, e in seguito una stima con le metodologie IPCC utilizzando il primo e il secondo livello di analisi. Il primo metodo (tier1) prevede l’utilizzo di un coefficiente (EF) che, moltiplicato per la consistenza del campione, da una prima stima di massima. Il secondo (tier2) invece si caratterizza per l’impiego di formule più complesse per stimare il coefficiente di emissione attraverso il calcolo della Gross Energy intake (GE), individuando i vari parametri che influenzano il metabolismo in relazione alle classi che compongono il campione.
Il tier1 e il tier2 sono stati applicati a ogni provincia della regione Toscana, evidenziando che l’applicazione del tier 2 consente di ottenere stime più accurate ed inferiori del 15-20% rispetto ai valori di emissione ottenibili con il tier 1.
Oltre alla stima delle emissioni con metodo IPCC è stata valutata l’influenza della composizione della razione sulla GE e di conseguenza sull’EF, e il riflesso che questa può avere sulla valutazione delle emissioni. Per fare ciò sono state rapportate due razioni nell’ambito di un caso studio rappresentato da un allevamento reale ubicato nel territorio di Manciano (GR). La differenza della composizione nutrizionale delle due razioni ha comportato un incremento considerevole della produzione di latte che, inevitabilmente è andato ad incrementare EF per singolo capo, essendo la quantità di latte prodotto una componente dell’equazione di calcolo. Tuttavia, rapportando la quantità di latte prodotto e il metano emesso nelle due diverse condizioni si è potuto evidenziare che incrementando la produzione, la quantità di metano emessa per singolo litro di è minore (circa il 30%).
L’Organizzazione delle Nazioni Unite, con la conferenza sui cambiamenti climatici di Rio de Janeiro, diede il via ad una serie di conferenze mondiali, volte a trovare misure per arginare e diminuire questo preoccupate fenomeno. La conferenza di Kyoto, da cui nacque il più famoso protocollo, per la prima volta pose delle scadenze vincolanti per la riduzione del quantitativo dei GHG da parte dei Paesi che parteciparono alle conferenze. In seguito ci furono molte altre conferenze sul clima, fino all’ultima svoltasi a Durban nel 2011 nella quale, dopo molte discordanze di punti di vista delle parti e dopo un faticoso lavoro diplomatico da parte dell’Unione Europea, furono rinnovati gli impegni di Kyoto sulla riduzione delle emissioni, fissando nuove scadenze.
Nel corso delle diverse conferenze sono stati esposti i risultati degli studi effettuati dagli organi tecnico-scientifici preposti (IPCC, GEF e UNEP), che hanno evidenziato il contributo dei diversi settori produttivi all’emissione di gas serra: l’agricoltura risultò come uno dei più incidenti in termini di inquinanti atmosferici. Il settore zootecnico in particolar modo è stato oggetto di numerose critiche per quello che riguarda i livelli di CH4 e N2O derivanti dal metabolismo degli animali, soprattutto a seguito della pubblicazione del documento FAO “Livestock’s long shadow”.
La stima esatta di queste emissioni è valutabile, a livello di singolo allevamento grazie al documento Guidelines For National Greenhause Gas Inventories, dove viene riportato il metodo grazie al quale è possibile stimare sia le emissioni enteriche, sia quelle derivanti dalle deiezioni.
Lo scopo di questa tesi è quello di effettuare una valutazione sulle emissioni di metano derivante dal metabolismo enterico degli ovini in Toscana, essendo questo il comparto zootecnico più sviluppato.
Questa analisi prevede un primo livello relativo all’inventario dei capi presenti sul territorio regionale, e in seguito una stima con le metodologie IPCC utilizzando il primo e il secondo livello di analisi. Il primo metodo (tier1) prevede l’utilizzo di un coefficiente (EF) che, moltiplicato per la consistenza del campione, da una prima stima di massima. Il secondo (tier2) invece si caratterizza per l’impiego di formule più complesse per stimare il coefficiente di emissione attraverso il calcolo della Gross Energy intake (GE), individuando i vari parametri che influenzano il metabolismo in relazione alle classi che compongono il campione.
Il tier1 e il tier2 sono stati applicati a ogni provincia della regione Toscana, evidenziando che l’applicazione del tier 2 consente di ottenere stime più accurate ed inferiori del 15-20% rispetto ai valori di emissione ottenibili con il tier 1.
Oltre alla stima delle emissioni con metodo IPCC è stata valutata l’influenza della composizione della razione sulla GE e di conseguenza sull’EF, e il riflesso che questa può avere sulla valutazione delle emissioni. Per fare ciò sono state rapportate due razioni nell’ambito di un caso studio rappresentato da un allevamento reale ubicato nel territorio di Manciano (GR). La differenza della composizione nutrizionale delle due razioni ha comportato un incremento considerevole della produzione di latte che, inevitabilmente è andato ad incrementare EF per singolo capo, essendo la quantità di latte prodotto una componente dell’equazione di calcolo. Tuttavia, rapportando la quantità di latte prodotto e il metano emesso nelle due diverse condizioni si è potuto evidenziare che incrementando la produzione, la quantità di metano emessa per singolo litro di è minore (circa il 30%).
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