Tesi etd-06202019-065923 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
PARDINI, LISA
URN
etd-06202019-065923
Titolo
Filippo Barigioni e Alessandro Gregorio Capponi: manoscritti per l'allestimento settecentesco del Palazzo Nuovo in Campidoglio
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA
Relatori
relatore Prof.ssa Maffei, Sonia
Parole chiave
- Alessandro Gregorio Capponi
- Filippo Barigioni
- Musei Capitolini
Data inizio appello
08/07/2019
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
08/07/2089
Riassunto
La tesi prende in esame i manoscritti facenti parte della Biblioteca Cardelli (Miscellanea II serie vol. 79) e quelli afferenti al Fondo Capponi (n. 306 e 300), conservati rispettivamente presso l’Archivio Storico Capitolino e la Biblioteca Apostolica Vaticana. In tali manoscritti vi sono dei disegni redatti nel terzo decennio del Settecento, raffiguranti le statue che erano destinate ad essere esposte presso il Salone del Palazzo Nuovo in Campidoglio (quello che sarà il Museo Capitolino).
In particolare il manoscritto Vaticano riproduce i due lati lunghi del Salone, con le sculture e i relativi piedistalli.
Il manoscritto ASC accoglie invece una serie di carte in cui vi sono delineate le sculture (in genere quattro per ogni carta).
Per lo più in entrambi i codici vi sono le stesse statue: su un totale di 28 sculture riprodotte, ben 21 sono in entrambi.
Si approfondiscono altresì i brevi appunti che caratterizzano in particolare il manoscritto ASC (nomi delle sculture, altezza,…). Si fornisce inoltre una veloce panoramica sulle condizioni di tali codici e le specifiche che li caratterizzano.
Oltre a ciò si esaminano le grafie, facendone un confronto al fine di individuarne l’autore. Fondamentale a tal fine sarà il prestigioso contributo del Prof. Antonino Mastruzzo, docente di Paleografia latina presso codesta Università.
A questo punto si delineano i profili dei due possibili artefici, Alessandro Gregorio Capponi e Filippo Barigioni
Il Capponi, ultimo rappresentante romano della famiglia, collezionista e conoscitore, era furiere maggiore dei Palazzi Apostolici e cameriere segreto di papa Clemente XII. Fu lo stesso pontefice a conferirgli l’incarico di sovrintendere il trasporto e la collocazione delle statue in Campidoglio, dandogli inoltre la facoltà di scegliere collaboratori e aiutanti.
Filippo Barigioni era un architetto che era stato allievo di Alessandro Specchi e si era guadagnato discreta fama a Roma; Capponi ne richiese la collaborazione per portare a compimento il gravoso incarico affidatogli dal papa.
Prezioso al fine di avere conoscenza approfondita sia delle personali valutazioni che delle questioni organizzative, è il diario del Marchese, redatto dal 1733 fino alla sua morte (1746).
Si individuano poi le statue raffigurate nei manoscritti, la loro provenienza, i restauri che hanno subito e come si presentavano allora e la loro descrizione e collocazione, compreso eventuali spostamenti.
Particolare attenzione è rivolta alla collezione Albani, principale provenienza delle statue raffigurate.
Il cardinale Alessandro Albani, vorace collezionista, attraverso scavi e acquisti, aveva messo insieme una pregevole raccolta di pezzi antichi (statue, iscrizioni, sarcofagi, busti, …). L’urgenza di impedire che una tale collezione fosse venduta ad acquirenti stranieri spinse il Capponi ad insistere con Clemente XII per l’acquisto di tutte le opere. Convinto il pontefice, il marchese procedette alla revisione delle opere (alcune sistemate presso lo studio di Carlo Antonio Napolioni per essere restaurate) e dette l’avvio alla macchina organizzativa. Altre statue raffigurate nei codici erano già presenti presso il Palazzo dei Conservatori oppure risultano di incerta provenienza.
È a questo punto che si cerca di pensare alla sistemazione adeguata delle opere all’interno delle sale del Palazzo Nuovo in Campidoglio ( fatto sgombrare da Clemente XII, che in un chirografo del 1733 aveva intimato ai Conservatori di lasciarlo libero).
Nel suo diario il Capponi per due volte ci dice che ha affidato al Barigioni il compito di stendere dei disegni che raffigurino un possibile allestimento del Museo; aggiunge però che le sue richieste non sono state soddisfatte e che è stato lui stesso ad occuparsi di questa fase del lavoro.
Dunque l’indagine e il conseguente studio dei disegni e delle vicende che vi ruotano attorno risulta interessante sia per la loro valenza storica, sia per l’approfondimento dei diversi momenti che portarono alla fondazione del Museo Capitolino.
In particolare il manoscritto Vaticano riproduce i due lati lunghi del Salone, con le sculture e i relativi piedistalli.
Il manoscritto ASC accoglie invece una serie di carte in cui vi sono delineate le sculture (in genere quattro per ogni carta).
Per lo più in entrambi i codici vi sono le stesse statue: su un totale di 28 sculture riprodotte, ben 21 sono in entrambi.
Si approfondiscono altresì i brevi appunti che caratterizzano in particolare il manoscritto ASC (nomi delle sculture, altezza,…). Si fornisce inoltre una veloce panoramica sulle condizioni di tali codici e le specifiche che li caratterizzano.
Oltre a ciò si esaminano le grafie, facendone un confronto al fine di individuarne l’autore. Fondamentale a tal fine sarà il prestigioso contributo del Prof. Antonino Mastruzzo, docente di Paleografia latina presso codesta Università.
A questo punto si delineano i profili dei due possibili artefici, Alessandro Gregorio Capponi e Filippo Barigioni
Il Capponi, ultimo rappresentante romano della famiglia, collezionista e conoscitore, era furiere maggiore dei Palazzi Apostolici e cameriere segreto di papa Clemente XII. Fu lo stesso pontefice a conferirgli l’incarico di sovrintendere il trasporto e la collocazione delle statue in Campidoglio, dandogli inoltre la facoltà di scegliere collaboratori e aiutanti.
Filippo Barigioni era un architetto che era stato allievo di Alessandro Specchi e si era guadagnato discreta fama a Roma; Capponi ne richiese la collaborazione per portare a compimento il gravoso incarico affidatogli dal papa.
Prezioso al fine di avere conoscenza approfondita sia delle personali valutazioni che delle questioni organizzative, è il diario del Marchese, redatto dal 1733 fino alla sua morte (1746).
Si individuano poi le statue raffigurate nei manoscritti, la loro provenienza, i restauri che hanno subito e come si presentavano allora e la loro descrizione e collocazione, compreso eventuali spostamenti.
Particolare attenzione è rivolta alla collezione Albani, principale provenienza delle statue raffigurate.
Il cardinale Alessandro Albani, vorace collezionista, attraverso scavi e acquisti, aveva messo insieme una pregevole raccolta di pezzi antichi (statue, iscrizioni, sarcofagi, busti, …). L’urgenza di impedire che una tale collezione fosse venduta ad acquirenti stranieri spinse il Capponi ad insistere con Clemente XII per l’acquisto di tutte le opere. Convinto il pontefice, il marchese procedette alla revisione delle opere (alcune sistemate presso lo studio di Carlo Antonio Napolioni per essere restaurate) e dette l’avvio alla macchina organizzativa. Altre statue raffigurate nei codici erano già presenti presso il Palazzo dei Conservatori oppure risultano di incerta provenienza.
È a questo punto che si cerca di pensare alla sistemazione adeguata delle opere all’interno delle sale del Palazzo Nuovo in Campidoglio ( fatto sgombrare da Clemente XII, che in un chirografo del 1733 aveva intimato ai Conservatori di lasciarlo libero).
Nel suo diario il Capponi per due volte ci dice che ha affidato al Barigioni il compito di stendere dei disegni che raffigurino un possibile allestimento del Museo; aggiunge però che le sue richieste non sono state soddisfatte e che è stato lui stesso ad occuparsi di questa fase del lavoro.
Dunque l’indagine e il conseguente studio dei disegni e delle vicende che vi ruotano attorno risulta interessante sia per la loro valenza storica, sia per l’approfondimento dei diversi momenti che portarono alla fondazione del Museo Capitolino.
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