Thesis etd-06202016-123340 |
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Thesis type
Tesi di specializzazione (5 anni)
Author
ATTEO, ELISABETTA
URN
etd-06202016-123340
Thesis title
Prevalenza della Fibrillazione Atriale nella popolazione geriatrica ricoverata per patologia acuta: studio di confronto tra le UU.OO. di Geriatria dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana e dell’Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni
Department
MEDICINA CLINICA E SPERIMENTALE
Course of study
GERIATRIA
Supervisors
relatore Prof. Monzani, Fabio
Keywords
- durata della degenza
- fibrillazione atriale
- geriatria
- patologia acuta
- trattamento anticoagulante
Graduation session start date
06/07/2016
Availability
Full
Summary
Obiettivo dello studio
Questo studio osservazionale retrospettivo ha l’obiettivo di descrivere la prevalenza di FA nei pazienti anziani (età > 65 anni) ricoverati per patologia medica acuta presso due differenti unità operative di Geriatria del centro Italia: l’Azienda Ospedaliera-Universitaria Pisana (alta intensità di cura) e l’Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni (media intensità di cura). Scopo dello studio è confrontare le caratteristiche e gli outcome clinici delle due Unità, reciprocamente e rispetto ad una analoga popolazione ricoverata nello stesso setting assistenziale in assenza di FA.
Materiali e metodi
Sono stati arruolati 3534 pazienti (M 42.5% F 57.5%): di questi 2535 erano degenti per patologia medica acuta nel reparto di Geriatria presso l’Azienda Ospedaliera Pisana (A.O.U.P.) consecutivamente ricoverati dal Gennaio 2014 al dicembre 2015; 999 erano pazienti ricoverati presso il reparto di Geriatria dell’Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni dal Gennaio al Dicembre 2015.
Risultati
L’età mediana dei pazienti affetti da FA nel reparto di Geriatria dell’A.O.U.P era 86±7 anni così come nel reparto di Geriatria di Terni era di 86±6 anni (p< xx). Analogamente, nella popolazione dei controlli ricoverati in Geriatria presso l’ A.O.U.P la mediana dell’età era di 83±8 anni mentre quella dei pazienti ricoverati presso la Geriatria di Terni era di 85±6 anni (p<xx).
La prevalenza di FA riscontrata nei pazienti ricoverati presso la Geriatria dell’A.O.U.P. è stata del 32% con una netta prevalenza del sesso femminile (58%) (p<0.05). Nei pazienti degenti presso la Geriatria della A.O. S. Maria di Terni il 33% presentava fibrillazione atriale di cui il 61% di sesso femminile, confermando, anche in questo ambito, una maggiore prevalenza nelle donne (p<0.05).
La fibrillazione atriale era presente in anamnesi nell’84% dei pazienti della Geriatria di Pisa vs l’82% di Terni; la FA era invece insorta durante la degenza nel 16% dei pazienti di Pisa vs il 17% dei degenti di Terni. Non sono state osservate significative differenze in termini percentuali della rappresentazione delle forme differenti forme di FA nelle due coorti a confronto. Nei pazienti della Geriatria di Pisa la percentuale di FA insorta durante il ricovero (15%), era sovrapponibile a quella dell’analoga Unità operativa di terni (12.5 %) (pxxx);
La durata media della degenza dei pazienti con FA presso la Geriatria a Pisa è risultata di 6 giorni (±3) mentre a Terni era di 10 giorni (±6), dato statisticamente significativo (p<0.05).
I fattori che incidevano maggiormente sulla durata della degenza nella popolazione globale con FA, analizzati mediante regressione multivariata backward, sono la presenza di più comorbilità ed il decadimento cognitivo.
Con la regressione multivariata backward è emerso che i due fattori maggiormente correlati alla durata della degenza erano, a Pisa, la ridotta autonomia funzionale (ADL perse) e la presenza comorbilità mentre a Terni erano la comorbilità ed il decadimento cognitivo. E’ emerso inoltre che sebbene la presenza di fibrillazione atriale tout court non risultasse significativamente correlata con la durata della degenza nella popolazione globale con FA, lo era l’insorgenza della FA durante il ricovero con una maggiore forza statistica nella coorte di Pisa.
Al fine di descrivere la prevalenza dei diversi tipi di trattamento della fibrillazione atriale sono stati presi in considerazione quelli che presentavano FA in anamnesi. Di questi, il 13.7% non faceva alcun trattamento di profilassi antitrombotica; il 25.3% era trattato con antiaggreganti; il 28,9% assumeva TAO; il 9,6% NAO; l’11,5% era in terapia con EBPM a dose profilattica e il 4,7% con EBPM a dose terapeutica. L’analisi del trattamento è stata quindi condotta separatamente nelle due coorti.
Conclusioni
Lo studio osservazionale retrospettivo condotto, ha riguardato due popolazioni sostanzialmente sovrapponibili. Dall’analisi dei dati demografici emerge infatti un’omogeneità nell’età media delle due coorti e nella prevalenza del sesso femminile tanto nella popolazione affetta da FA quanto nei controlli. La prevalenza di FA (33%) rilevata in questo studio, nell’ambito dei pazienti delle due UU.OO. Geriatria è in linea con il valore del 36% emerso dallo studio Euro Heart Survey on atrial Fibrillation condotto dalla ESC.
Riguardo alle diverse tipologie di FA riscontrate nei due setting, è emerso che nella popolazione dei pazienti di entrambe le Strutture, si osservano all’anamnesi più casi di FA permanente rispetto alla FA parossistica; nelle forme di FA incidente prevale la FA insorta durante la degenza rispetto alla FA motivo del ricovero.
Variabili associate alla durata della degenza sono risultate essere: comorbidità, autonomia funzionale, decadimento cognitivo, ed anche l’insorgenza di fibrillazione atriale durante la degenza, mentre non è stata rilevata correlazione significativa per la presenza o meno di fibrillazione atriale in anamnesi; i fattori più influenti sulla durata della degenza sono proprio la disabilità e l’insorgenza di FA durante la degenza.
Dall’analisi del trattamento, emerge che, tra i pazienti con anamnesi di fibrillazione atriale nelle due coorti, un paziente su sei circa non faceva alcun trattamento di profilassi antitrombotica. Un trattamento realmente anticoagulante era presente nel circa 50 % dei pazienti con FA. Il resto dei pazienti veniva trattato inadeguatamente con antiaggreganti o EBPM a dose profilattica. Considerando le due coorti separatamente, a Pisa risulta in trattamento anticoagulante (TAO, NAO, EBPM a dosaggio terapeutico) 47% vs il 58% a Terni. Da tale quadro risulta evidente come, seppur in minor misura a Terni, ancora oggi sia ampia la popolazione di pazienti con età > 65 anni non adeguatamente trattata per il rischio tromboembolico sebbene diversi studi abbiano evidenziato ampiamente i benefici del trattamento anticoagulante in particolare nella prevenzione dell’ictus. Anche se dal 2012 le linee guida ESC per la gestione della FA hanno escluso l’utilizzo dell’aspirina nella prevenzione dello stroke, a Pisa nello specifico appare .
Benché i benefici della terapia anticoagulante nella FA siano universalmente riconosciuti, nei pazienti grandi anziani, come quelli presi in considerazione in questo studio, esiste una sostanziale inappropriatezza prescrittiva non giustificabile in base alle evidenze scientifiche disponibili. Tuttavia, possiamo auspicare che maggiori studi sulla sicurezza e efficacia dei farmaci anticoagulanti di nuova generazione siano intrapresi nel paziente anziano e grande anziano fragile in modo da favorire il bilanciamento dei rischi e benefici nella scelta terapeutica.
Questo studio osservazionale retrospettivo ha l’obiettivo di descrivere la prevalenza di FA nei pazienti anziani (età > 65 anni) ricoverati per patologia medica acuta presso due differenti unità operative di Geriatria del centro Italia: l’Azienda Ospedaliera-Universitaria Pisana (alta intensità di cura) e l’Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni (media intensità di cura). Scopo dello studio è confrontare le caratteristiche e gli outcome clinici delle due Unità, reciprocamente e rispetto ad una analoga popolazione ricoverata nello stesso setting assistenziale in assenza di FA.
Materiali e metodi
Sono stati arruolati 3534 pazienti (M 42.5% F 57.5%): di questi 2535 erano degenti per patologia medica acuta nel reparto di Geriatria presso l’Azienda Ospedaliera Pisana (A.O.U.P.) consecutivamente ricoverati dal Gennaio 2014 al dicembre 2015; 999 erano pazienti ricoverati presso il reparto di Geriatria dell’Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni dal Gennaio al Dicembre 2015.
Risultati
L’età mediana dei pazienti affetti da FA nel reparto di Geriatria dell’A.O.U.P era 86±7 anni così come nel reparto di Geriatria di Terni era di 86±6 anni (p< xx). Analogamente, nella popolazione dei controlli ricoverati in Geriatria presso l’ A.O.U.P la mediana dell’età era di 83±8 anni mentre quella dei pazienti ricoverati presso la Geriatria di Terni era di 85±6 anni (p<xx).
La prevalenza di FA riscontrata nei pazienti ricoverati presso la Geriatria dell’A.O.U.P. è stata del 32% con una netta prevalenza del sesso femminile (58%) (p<0.05). Nei pazienti degenti presso la Geriatria della A.O. S. Maria di Terni il 33% presentava fibrillazione atriale di cui il 61% di sesso femminile, confermando, anche in questo ambito, una maggiore prevalenza nelle donne (p<0.05).
La fibrillazione atriale era presente in anamnesi nell’84% dei pazienti della Geriatria di Pisa vs l’82% di Terni; la FA era invece insorta durante la degenza nel 16% dei pazienti di Pisa vs il 17% dei degenti di Terni. Non sono state osservate significative differenze in termini percentuali della rappresentazione delle forme differenti forme di FA nelle due coorti a confronto. Nei pazienti della Geriatria di Pisa la percentuale di FA insorta durante il ricovero (15%), era sovrapponibile a quella dell’analoga Unità operativa di terni (12.5 %) (pxxx);
La durata media della degenza dei pazienti con FA presso la Geriatria a Pisa è risultata di 6 giorni (±3) mentre a Terni era di 10 giorni (±6), dato statisticamente significativo (p<0.05).
I fattori che incidevano maggiormente sulla durata della degenza nella popolazione globale con FA, analizzati mediante regressione multivariata backward, sono la presenza di più comorbilità ed il decadimento cognitivo.
Con la regressione multivariata backward è emerso che i due fattori maggiormente correlati alla durata della degenza erano, a Pisa, la ridotta autonomia funzionale (ADL perse) e la presenza comorbilità mentre a Terni erano la comorbilità ed il decadimento cognitivo. E’ emerso inoltre che sebbene la presenza di fibrillazione atriale tout court non risultasse significativamente correlata con la durata della degenza nella popolazione globale con FA, lo era l’insorgenza della FA durante il ricovero con una maggiore forza statistica nella coorte di Pisa.
Al fine di descrivere la prevalenza dei diversi tipi di trattamento della fibrillazione atriale sono stati presi in considerazione quelli che presentavano FA in anamnesi. Di questi, il 13.7% non faceva alcun trattamento di profilassi antitrombotica; il 25.3% era trattato con antiaggreganti; il 28,9% assumeva TAO; il 9,6% NAO; l’11,5% era in terapia con EBPM a dose profilattica e il 4,7% con EBPM a dose terapeutica. L’analisi del trattamento è stata quindi condotta separatamente nelle due coorti.
Conclusioni
Lo studio osservazionale retrospettivo condotto, ha riguardato due popolazioni sostanzialmente sovrapponibili. Dall’analisi dei dati demografici emerge infatti un’omogeneità nell’età media delle due coorti e nella prevalenza del sesso femminile tanto nella popolazione affetta da FA quanto nei controlli. La prevalenza di FA (33%) rilevata in questo studio, nell’ambito dei pazienti delle due UU.OO. Geriatria è in linea con il valore del 36% emerso dallo studio Euro Heart Survey on atrial Fibrillation condotto dalla ESC.
Riguardo alle diverse tipologie di FA riscontrate nei due setting, è emerso che nella popolazione dei pazienti di entrambe le Strutture, si osservano all’anamnesi più casi di FA permanente rispetto alla FA parossistica; nelle forme di FA incidente prevale la FA insorta durante la degenza rispetto alla FA motivo del ricovero.
Variabili associate alla durata della degenza sono risultate essere: comorbidità, autonomia funzionale, decadimento cognitivo, ed anche l’insorgenza di fibrillazione atriale durante la degenza, mentre non è stata rilevata correlazione significativa per la presenza o meno di fibrillazione atriale in anamnesi; i fattori più influenti sulla durata della degenza sono proprio la disabilità e l’insorgenza di FA durante la degenza.
Dall’analisi del trattamento, emerge che, tra i pazienti con anamnesi di fibrillazione atriale nelle due coorti, un paziente su sei circa non faceva alcun trattamento di profilassi antitrombotica. Un trattamento realmente anticoagulante era presente nel circa 50 % dei pazienti con FA. Il resto dei pazienti veniva trattato inadeguatamente con antiaggreganti o EBPM a dose profilattica. Considerando le due coorti separatamente, a Pisa risulta in trattamento anticoagulante (TAO, NAO, EBPM a dosaggio terapeutico) 47% vs il 58% a Terni. Da tale quadro risulta evidente come, seppur in minor misura a Terni, ancora oggi sia ampia la popolazione di pazienti con età > 65 anni non adeguatamente trattata per il rischio tromboembolico sebbene diversi studi abbiano evidenziato ampiamente i benefici del trattamento anticoagulante in particolare nella prevenzione dell’ictus. Anche se dal 2012 le linee guida ESC per la gestione della FA hanno escluso l’utilizzo dell’aspirina nella prevenzione dello stroke, a Pisa nello specifico appare .
Benché i benefici della terapia anticoagulante nella FA siano universalmente riconosciuti, nei pazienti grandi anziani, come quelli presi in considerazione in questo studio, esiste una sostanziale inappropriatezza prescrittiva non giustificabile in base alle evidenze scientifiche disponibili. Tuttavia, possiamo auspicare che maggiori studi sulla sicurezza e efficacia dei farmaci anticoagulanti di nuova generazione siano intrapresi nel paziente anziano e grande anziano fragile in modo da favorire il bilanciamento dei rischi e benefici nella scelta terapeutica.
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