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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-06202014-095618


Tipo di tesi
Tesi di specializzazione (5 anni)
Autore
GIALDINI, GINO
URN
etd-06202014-095618
Titolo
Postoperative atrial fibrillation and the long-term risk of ischemic stroke: retrospective analysis of the California State Inpatient Database
Dipartimento
MEDICINA CLINICA E SPERIMENTALE
Corso di studi
NEUROLOGIA
Relatori
relatore Prof. Bonuccelli, Ubaldo
Parole chiave
  • ictus ischemico
  • Fibrillazione atriale
  • cardioembolismo
Data inizio appello
07/07/2014
Consultabilità
Completa
Riassunto
La fibrillazione atriale postoperatoria (POAF) costituisce la piu’ comune aritmia postoperatoria. La sua incidenza varia ampiamente, con reports di incidenza variabile tra lo 0.37 ed il 65%. Sebbene a lungo considerata un’entita’ clinica benigna ed autolimitantesi, numerosi studi hanno mostrato un’ associazione della POAF con l’insorgenza di complicanze quali lunghezza di degenza, costi ospedalieri e mortalita’, specialmente in ambito cardiochirurgico.
Il rischio di ictus ischemico associato a POAF di nuova insorgenza e’ poco definito in letteratura, sebbene vi siano report relativi a casistiche di pazienti sottoposti ad intervento cardiochirurgico che mostrano un’associazione significativa tra le due entita’ cliniche. Il rischio di ictus ischemico a lungo termine di ictus ischemico non e’ pero’ noto con certezza.
Nel nostro studio abbiamo analizzato, facendo ricorso ai dati amministrativi provenienti dal “California Office of Statewide Healthcare Planning and Development”, la possibile associazione tra ictus ischemico e POAF I pazienti analizzati sono stati tutti quelli sottoposti ad intervento chirurgico maggiore (durata degenza superiore a 3 giorni) cardiaco o non cardiaco nello stato della California nel periodo compreso tra Gennaio 2007 e Dicembre 2010.
Sono stati inclusi nello studio 1,212,626 pazienti con un follow-up medio di 2.6 +/- 1.1 anni. 24,828 (2.05%; 95% CI, 2.02-2.07%) hanno sviluppato POAF e 18,378 (1.52%; 95% CI, 1.49-1.54%) hanno presentato ictus ischemico. Dopo regressione mediante metodo Cox, la POAF si è dimostrata predittore indipendente per l’endpoint ictus ischemico sia nella popolazione sottoposta a chirurgia cardiotoracica (Hazard ratio [HR], 1.3; 95% CI, 1.1-1.5), ma soprattutto nella popolazione sottoposta ad altro tipo di chirurgia (HR 2.1; 95% CI, 1.9-2.3). L’associazione si e’ mostrata piu’ forte per il gruppo sottoposto a chirurgia non cardiotoracica (p value per interazione = 0.001). Prendendo in considerazione come parametro di outcome il solo ictus ischemico embolico (codice ICD-9-CM 434.11) si e’ evidenziato un ulteriore incremento del legame tra POAF e ictus ischemico, in particolare nel gruppo sottoposto a chirurgia non cardiotoracica (HR, 5.1; 95% CI, 4.0-6.4 versus HR, 2.1; 95% CI, 1.6-2.8 nei pazienti sottoposti ad intervento cardiotoracico). Nel gruppo di pazienti sottoposti a chirurgia non cardiotoracica si e’ riscontrata un’associazione significativa con ictus ischemico sia nei pazienti con FA postchirurgica (HR, 2.1; 95% CI, 1.9-2.4) che con Flutter atriale postchirurgico (HR, 1.7; 95% CI, 1.3-2.2). Nel gruppo sottoposto a procedura cardiotoracica solo la FA postchirurgica ha mostrato dei valori di HR statisticamente significativi (HR, 1.3; 95% CI, 1.1-1.4).
Sebbene con molti limiti presenti nello studio, e’ possibile sostenere che la POAF e’ associata al rischio a lungo termine di ictus ischemico, e che pertanto episodi anche transitori di questa aritmia nel periodo postoperatorio devono essere considerati attentamente anche nell’ipotesi di intraprendere una terapia anticoagulante, soppesando ovviamente i rischi derivanti dall’elevato rischio di complicanze emorragiche a cui ovviamente, specialmente in acuto, i pazienti sono esposti.


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