Tesi etd-06192017-130126 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
TAMMARO, CRISTINA
URN
etd-06192017-130126
Titolo
Ruolo di Populus alba L. clone Villafranca nella decontaminazione di acque contaminate da ftalati
Dipartimento
SCIENZE DELLA TERRA
Corso di studi
SCIENZE AMBIENTALI
Relatori
relatore Prof. Raffaelli, Andrea
correlatore Prof. Sebastiani, Luca
controrelatore Prof.ssa Giannarelli, Stefania
correlatore Prof. Sebastiani, Luca
controrelatore Prof.ssa Giannarelli, Stefania
Parole chiave
- di-2-etilesilftalato (DEHP)
- ftalati
- phytoremediation
- Populus alba
- uptake
Data inizio appello
14/07/2017
Consultabilità
Completa
Riassunto
In questo lavoro di tesi è stata affrontata la problematica degli ftalati nell’ambiente, con particolare riguardo per il di-2-etilesilftato (DEHP). Gli ftalati sono una classe di composti organici di sintesi ampiamente impiegati nell’industria chimica dal 1930, principalmente utilizzati come importanti additivi in grado di rendere più flessibile, trasparente e durevole la plastica, favorendone anche la lavorazione industriale. Inoltre sono usati in numerosi prodotti quali cosmetici, repellenti per insetti, pesticidi, fertilizzanti, cavi, adesivi, dispositivi medici ecc.
Negli ultimi tempi, il comportamento degli ftalati nell’ambiente ha attirato su di sé una notevole attenzione, infatti, recenti indagini hanno dimostrato che gli ftalati sono presenti in differenti comparti ambientali, rilascianti nell'ambiente durante le fasi di produzione, utilizzo e smaltimento. Una delle cause principale di questo fenomeno risiede nel fatto che gli ftalati non sono chimicamente legati con il polimero di cui sono componenti, per cui sono in grado di migrare dalla superficie del polimero all'ambiente circostante. Gli ftalati sono abbastanza resistenti alla biodegradazione, per cui si accumulano nelle diverse matrici ambientali.
Allo stato di conoscenze attuali, questo è tra i primi studi ad indagare il ruolo di specie arboree nella decontaminazione di acque inquinate da ftalati. Il lavoro condotto si pone l’obiettivo di studiare l’efficacia della phytoremediation, tecnologia emergente che utilizza le piante per la bonifica di varie matrici ambientali contaminate (suolo, sedimenti, acque, aria). Questa tecnica sfrutta la capacità della vegetazione di rimuovere, contenere ed eventualmente degradare sostanze inquinanti.
Piante di Populus alba clone Villafranca sono state ottenute in vitro e successivamente trasferite in vivo e acclimatate per circa 3 settimane in una camera di crescita a condizioni ambientali controllate. Quindi sono state trasferite in vasi di argilla e fatte crescere in condizioni idroponiche, fornendo soluzione Hoagland come nutrimento, rinnovata ogni settimana, e continua-mente arieggiate per mezzo di una pompa.
La prova sperimentale è stata progettata per valutare la capacità delle piante di assorbire il DEHP deuterato marcato con quattro deuteri (D4-DEHP) per poterlo distinguere da eventuali contaminazioni di DEHP naturale; ed eventualmente determinare la formazione del metabolita e/o differenze nella localizzazione dello ftalato e del metabolita nei vari organi della pianta. Sono sta-te scelte due concentrazioni studio rispettivamente di 40 μg/L e 400 μg/L dD-DEHP e due tempi di trattamento differenti: tempo uno (T1), dopo un 24 ore dal trattamento e al tempo due (T2) dopo 21 giorni dall’inizio del trattamento. Ciò per indurre risposte fisiologiche nelle piante di pioppo e valutare l'effettivo uptake nei differenti organi, in tempi differenti. Parametri morfologici e fisiologici sono stati monitorati durante tutto il periodo di trattamento. È stato sviluppato il metodo HLPC-MS/MS per analizzare i campioni di radici, fusto e foglie al fine di valutare l’effettivo uptake di DEHP da parte della pianta e la strategia adottata dalla
stessa.
Le piante durante tutta la prova sperimentale non hanno mostrato evidenti segnali di stress. I risultati indicano che l’assorbimento di D4-DEHP da parte di Populus alba clone Villafranca principalmente si ha a livello delle radici con pre-senza, anche se sotto il limite di quantificazione, del metabolita mono-2-etilesilftalato (D4-MEHP). La pianta è in grado perciò, di modificare gli xenobiotici avviando così il processo di detossificazione. Il presente lavoro dimostra che l’assorbimento di ftalati da parte di piante come il pioppo è possibile, e che il di-2-etilesilftalato non ha effetti sulla crescita e la fisiologia di Populus alba clone Villafranca per entrambe le concentrazioni testate, quindi il possibile ruolo di queste piante della detossificazione di acque contaminate da ftalati.
Negli ultimi tempi, il comportamento degli ftalati nell’ambiente ha attirato su di sé una notevole attenzione, infatti, recenti indagini hanno dimostrato che gli ftalati sono presenti in differenti comparti ambientali, rilascianti nell'ambiente durante le fasi di produzione, utilizzo e smaltimento. Una delle cause principale di questo fenomeno risiede nel fatto che gli ftalati non sono chimicamente legati con il polimero di cui sono componenti, per cui sono in grado di migrare dalla superficie del polimero all'ambiente circostante. Gli ftalati sono abbastanza resistenti alla biodegradazione, per cui si accumulano nelle diverse matrici ambientali.
Allo stato di conoscenze attuali, questo è tra i primi studi ad indagare il ruolo di specie arboree nella decontaminazione di acque inquinate da ftalati. Il lavoro condotto si pone l’obiettivo di studiare l’efficacia della phytoremediation, tecnologia emergente che utilizza le piante per la bonifica di varie matrici ambientali contaminate (suolo, sedimenti, acque, aria). Questa tecnica sfrutta la capacità della vegetazione di rimuovere, contenere ed eventualmente degradare sostanze inquinanti.
Piante di Populus alba clone Villafranca sono state ottenute in vitro e successivamente trasferite in vivo e acclimatate per circa 3 settimane in una camera di crescita a condizioni ambientali controllate. Quindi sono state trasferite in vasi di argilla e fatte crescere in condizioni idroponiche, fornendo soluzione Hoagland come nutrimento, rinnovata ogni settimana, e continua-mente arieggiate per mezzo di una pompa.
La prova sperimentale è stata progettata per valutare la capacità delle piante di assorbire il DEHP deuterato marcato con quattro deuteri (D4-DEHP) per poterlo distinguere da eventuali contaminazioni di DEHP naturale; ed eventualmente determinare la formazione del metabolita e/o differenze nella localizzazione dello ftalato e del metabolita nei vari organi della pianta. Sono sta-te scelte due concentrazioni studio rispettivamente di 40 μg/L e 400 μg/L dD-DEHP e due tempi di trattamento differenti: tempo uno (T1), dopo un 24 ore dal trattamento e al tempo due (T2) dopo 21 giorni dall’inizio del trattamento. Ciò per indurre risposte fisiologiche nelle piante di pioppo e valutare l'effettivo uptake nei differenti organi, in tempi differenti. Parametri morfologici e fisiologici sono stati monitorati durante tutto il periodo di trattamento. È stato sviluppato il metodo HLPC-MS/MS per analizzare i campioni di radici, fusto e foglie al fine di valutare l’effettivo uptake di DEHP da parte della pianta e la strategia adottata dalla
stessa.
Le piante durante tutta la prova sperimentale non hanno mostrato evidenti segnali di stress. I risultati indicano che l’assorbimento di D4-DEHP da parte di Populus alba clone Villafranca principalmente si ha a livello delle radici con pre-senza, anche se sotto il limite di quantificazione, del metabolita mono-2-etilesilftalato (D4-MEHP). La pianta è in grado perciò, di modificare gli xenobiotici avviando così il processo di detossificazione. Il presente lavoro dimostra che l’assorbimento di ftalati da parte di piante come il pioppo è possibile, e che il di-2-etilesilftalato non ha effetti sulla crescita e la fisiologia di Populus alba clone Villafranca per entrambe le concentrazioni testate, quindi il possibile ruolo di queste piante della detossificazione di acque contaminate da ftalati.
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