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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-06192016-122931


Tipo di tesi
Tesi di specializzazione (5 anni)
Autore
MANNONE, LOREDANA
URN
etd-06192016-122931
Titolo
PREDIZIONE ECOCARDIOGRAFICA DEL RIMODELLAMENTO POST INFARTUALE
Dipartimento
PATOLOGIA CHIRURGICA, MEDICA, MOLECOLARE E DELL'AREA CRITICA
Corso di studi
MALATTIE DELL'APPARATO CARDIOVASCOLARE
Relatori
relatore Prof. Marzilli, Mario
Parole chiave
  • p-PCI
  • ecocardiogramma
  • Danno da ischemia-riperfusione
  • STEMI
  • TIMI.
Data inizio appello
06/07/2016
Consultabilità
Completa
Riassunto
Introduzione - L’aumento precoce dello spessore della parete infartuata dopo riperfusione coronarica ottenuta mediante angioplastica primaria (p-PCI) è un evento noto da tempo ma sul quale è stato a lungo dibattuto. Questo dato è stato interpretato da alcuni Autori come un evento ¬negativo in quanto espressione di edema intramiocardico secondario al danno da ischemia-riperfusione.
Scopo: Valutare, mediante ecocardiogramma transtoracico, se la variazione di spessore della parete infartuata in fine diastole possa essere un parametro indicativo del danno da ischemia-riperfusione in pazienti con infarto miocardico acuto (STEMI) trattato con p-PCI, al fine di stimarne il ruolo predittivo nei confronti dell’outcome funzionale ventricolare e del rimodellamento cardiaco postinfartuale a un mese.
Materiali e metodi – È stato condotto uno studio clinico prospettico nel quale sono stati arruolati 48 pazienti (37 maschi, 11 femmine, età media 62± 13 anni) con STEMI, trattato con p-PCI entro 12 ore dall’insorgenza dei sintomi, e che non avevano infarto pregresso o precedenti interventi di rivascolarizzazione coronarica. I pazienti sono stati sottoposti a ecocardiogramma transtoracico entro 12 ore dall’angioplastica primaria, in pre-dimissione e a un mese di follow-up. Fra i vari parametri ecocardiografici, sono stati in particolare valutati lo spessore telediastolico della parete miocardica infartuata (i-EDWT), lo spessore telediastolico della parete miocardica controlaterale irrorata da un’arteria coronarica angiograficamente indenne (c-EDWT), la frazione di eiezione (FE), il Wall Motion Score Index (WMSI) e il volume telediastolico del ventricolo sinistro (EDV). È stata inoltre rivalutato l’esame coronarografico eseguito in urgenza e sono stati valutati i flussi coronarici secondo il TIMI score.
Risultati - L’i-EDWT è aumentato significativamente in pre-dimissione, rispetto al valore evidenziato entro 12 ore dalla p-PCI (i-delta di 2.4 ± 1.9 mm, p<0,0001), mentre non e stata osservata alcuna variazione dello spessore della parete controlaterale (c-delta 0,17 ± 0,33, p=ns). E’ stata evidenziata una correlazione inversa tra l’idelta e la FE ad 1 mese (p 0,04). Un aumento marcato dell’EDWT (> 3 mm, cut off derivante dalla mediana della distribuzione delle differenze, analizzato in un precedente studio eseguito presso questa UO) si è verificato nel 27% dei pazienti. I pazienti che hanno avuto un aumento di spessore > 3 mm hanno mostrato un valore di EF a 1 mese ridotto rispetto a quelli che non hanno avuto un incremento di spessore. Tra i pazienti con incremento di spessore dell’EDWT> 3 m nel 92% dei casi invece la EF non è variata o si è ridotta. Non è stata trovata una correlazione statisticamente siginficativa tra aumento di spessore della parete infartuata e i flussi coronarici valutati mediante il TIMI score; analizzando però i soggetti che hanno avuto un ispessimento predimissione >3 mm, di questi il 54% aveva un TIMI 3, mentre quelli con un idelta<3 il66% aveva un TIMI 3 e un 34%un timi<3. Al contrario, chi ha un TIMI 3, nel 77% dei casi sviluppa un aumento di spessore in predimissione <3
Conclusioni - Nei pazienti con STEMI trattato con p-PCI, l’aumento di spessore della parete miocardica, rilevato mediante ecocardiografia transtoracica, si realizza soltanto nella regione infartuata, fornendo un semplice, ripetibile e non invasivo biomarker di danno da riperfusione. L’ispessimento marcato (>3 mm) correla con un peggiore outcome ventricolare ad un mese (espresso come ridotta Frazione di Eiezione) e quindi può essere considerato un valido fattore predittivo del recupero funzionale cardiaco post-infartuale.
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