Tesi etd-06192015-085823 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
VITTORINI, DANIELE
URN
etd-06192015-085823
Titolo
I fondi pensione nel mercato unico europeo: sviluppi recenti e prospettive future
Dipartimento
ECONOMIA E MANAGEMENT
Corso di studi
BANCA, FINANZA AZIENDALE E MERCATI FINANZIARI
Relatori
relatore Prof. Spataro, Luca
Parole chiave
- complementare
- europea
- fondi
- mercato
- pensione
- previdenza
- unico
- unione
Data inizio appello
06/07/2015
Consultabilità
Completa
Riassunto
Se pur con modalità ed intensità di impatto variabili in relazione allo specifico contesto nazionale, i mutamenti socio-demografici intervenuti nel corso degli ultimi lustri hanno lasciato un solco profondo sul complessivo assetto previdenziale di tutti gli Stati membri dell’Unione europea. Il rapido invecchiamento della popolazione, lungi dal poter essere trattato alla stregua di un mero trend congiunturale, deve essere assunto dai centri di governo nazionali e sovranazionali come un dato ormai consolidato ed incontrovertibile, alimentato da una duplice spinta: da un lato, la diminuzione del tasso di fertilità; dall’altro, l’aumento della speranza di vita alla nascita. L’incombenza del problema risulta accentuata dal fatto che l’onda lunga del fenomeno post-bellico del baby boom è ormai prossima ad esaurire i suoi effetti, in conseguenza del progressivo pensionamento di una coorte di popolazione ben più ampia rispetto alla generazione che l’ha preceduta ed a quella successiva, e della relativa riduzione della popolazione attiva europea. Una simile dinamica rischia di minare alla base la solidità finanziaria degli ampi sistemi pensionistici pubblici a ripartizione, compromettendo tanto la solvibilità degli enti che gestiscono schemi pensionistici a prestazione definita, quanto la capacità degli schemi a contribuzione definita di assicurare ai beneficiari un flusso di redditi adeguato per l’età della pensione. La recente crisi economica e finanziaria ha contribuito ad aggravare ulteriormente il fosco quadro prospettico appena delineato, impattando indirettamente sul risparmio a finalità previdenziale, per via del generale clima di sfiducia verso il settore finanziario e del prolungato contesto di bassi tassi di interesse. Il drastico calo degli occupati, con annessa rarefazione dei contributi versati, ha incrinato l’apparentemente solido equilibrio del “patto intergenerazionale” sul quale poggiano i regimi pensionistici a ripartizione, mentre nei regimi a capitalizzazione la diminuzione del valore degli attivi e dei rendimenti ha fatto emergere tutte le criticità di una gestione troppo spesso intrisa di elementi prociclici. Al fine di alleviare la crescente pressione sui conti pubblici e rispristinare le condizioni di sostenibilità degli assetti previdenziali, negli ultimi 15 anni la maggior parte degli Stati membri ha attuato progetti di riforma dei propri regimi pensionistici, se pur con gradi di urgenza e pervasività diversi, in ragione principalmente del diverso tasso di incidenza delle pensioni sulla spesa pubblica complessiva. In generale, gli interventi legislativi hanno seguito due direttrici: in primo luogo la riforma dei sistemi pensionistici pubblici a ripartizione, finalizzata a posticipare l’età pensionabile; in secondo luogo l’istituzione o il rafforzamento di pilastri a capitalizzazione obbligatoria o quasi-obbligatoria di matrice privata.
Non potendo in alcun modo prescindere da fattori di carattere storico, socio-culturale e demografico, è pacifico che la progettazione e l’implementazione dell’architettura di welfare debbano rientrare a pieno titolo nella sfera di sovranità dei singoli Stati.
Tuttavia, poichè i sistemi economici e sociali dei vari Stati membri sono sempre più integrati tra loro, è altrettanto innegabile che le esternalità prodotte dall’attuazione di politiche e riforme pensionistiche a livello nazionale estenderanno la propria influenza ben oltre i confini statali, concorrendo a determinare il successo (o l’insuccesso) delle politiche economiche e sociali in seno all’Unione. Diventa quindi di fondamentale importanza approntare strategie e politiche condivise a livello comunitario, per fronteggiare in modo coeso ed organico le sfide poste dalla crisi economica e demografica attuale. Forte del ruolo di “regista” attribuitole dal trattato sul funzionamento dell’Unione europea nel sostegno e nella verifica delle attività degli Stati membri nel campo della protezione sociale, l’UE è intervenuta in numerose occasioni e con vari strumenti (legislativi, di finanziamento, di coordinamento delle politiche) al fine di promuovere pensioni adeguate, sostenibili e compatibili col mercato interno. Il riconoscimento del mercato unico quale strumento essenziale per garantire l’adeguatezza e la sostenibilità finanziaria delle pensioni poggia sulla consapevolezza che esiste una “perdita secca” di benessere per tutti i cittadini europei, originata dal mancato sfruttamento di economie di scala e di opportunità di diversificazione e innovazione. Tra le priorità individuate dalla Commissione una posizione di rilievo è stata negli ultimi anni assunta dalla necessità di incentivare il risparmio destinato alle pensioni complementari private, come via per integrare le future rendite pensionistiche in un contesto in cui i tassi di sostituzione delle pensioni sono destinati a ridursi progressivamente. La previdenza privata gioca inoltre un ruolo determinante anche sul fronte dello sviluppo e dell’efficienza dei mercati finanziari, alimentando la raccolta di un capitale “paziente”, gestito da investitori istituzionali quali i fondi pensione, con professionalità e competenze specifiche, i quali sono liberi di investirlo in attività a protratta scadenza ed in settori chiave per lo sviluppo economico, in virtù degli stretti vincoli di permanenza imposti ai membri.
Prendendo le mosse dalle suddette considerazioni, il presente lavoro si propone di esaminare i caratteri strutturali e le tendenze evolutive della previdenza complementare privata in Europa, inserendo l’analisi all’interno della cornice regolamentare comune definita a livello comunitario, e cercando di mettere il luce, mediante un raffronto tra gli obiettivi prefissati ed i risultati sinora conseguiti, i margini e le prospettive di sviluppo futuro del settore dei fondi pensione nel mercato unico europeo.
Il primo capitolo approfondisce le dinamiche generali che coinvolgono un sistema previdenziale in un contesto demografico quale quello attuale, tracciando un quadro sintetico della tipica evoluzione seguita dai sistemi pensionistici di molti importanti Stati europei: il passaggio da un regime monopilastro, pubblico e a ripartizione, ad un sistema multipilastro con componenti private a capitalizzazione. Sono quindi analizzate, nel dettaglio, le conseguenze sul piano economico della presenza crescente dei fondi pensione.
Il secondo capitolo espone le caratteristiche strutturali e di funzionamento dei fondi pensione, seguendo la classificazione tassonomica prevalentemente utilizzata in letteratura per la descrizione del fenomeno.
Il terzo ed il quarto capitolo sono dedicati all’analisi delle più importanti iniziative complessivamente attuate dall’Unione, attraverso il proprio l’organo legiferante rappresentato dalla Commissione europea, allo scopo di creare un level playing field per i fondi pensione europei, individuati come risorsa chiave da potenziare ai fini dell’abbattimento delle barriere previdenziali transfrontaliere. In particolare, il quarto capitolo approfondisce il tema dell’operatività cross-border affidata dalla Direttiva europea del 2003 ai cosiddetti “fondi paneuropei”, a proposito dei quali è presentato un focus specifico inerente il progetto, in via di implementazione, di un piano pensionistico transfrontaliero dedicato ai ricercatori.
Il lavoro si conclude con un’analisi cross-country relativa alle caratteristiche istituzionali dei fondi pensione nel contesto del sistema pensionistico presente in cinque grandi realtà europee: Regno Unito, Germania, Francia, Paesi Bassi e Italia.
Non potendo in alcun modo prescindere da fattori di carattere storico, socio-culturale e demografico, è pacifico che la progettazione e l’implementazione dell’architettura di welfare debbano rientrare a pieno titolo nella sfera di sovranità dei singoli Stati.
Tuttavia, poichè i sistemi economici e sociali dei vari Stati membri sono sempre più integrati tra loro, è altrettanto innegabile che le esternalità prodotte dall’attuazione di politiche e riforme pensionistiche a livello nazionale estenderanno la propria influenza ben oltre i confini statali, concorrendo a determinare il successo (o l’insuccesso) delle politiche economiche e sociali in seno all’Unione. Diventa quindi di fondamentale importanza approntare strategie e politiche condivise a livello comunitario, per fronteggiare in modo coeso ed organico le sfide poste dalla crisi economica e demografica attuale. Forte del ruolo di “regista” attribuitole dal trattato sul funzionamento dell’Unione europea nel sostegno e nella verifica delle attività degli Stati membri nel campo della protezione sociale, l’UE è intervenuta in numerose occasioni e con vari strumenti (legislativi, di finanziamento, di coordinamento delle politiche) al fine di promuovere pensioni adeguate, sostenibili e compatibili col mercato interno. Il riconoscimento del mercato unico quale strumento essenziale per garantire l’adeguatezza e la sostenibilità finanziaria delle pensioni poggia sulla consapevolezza che esiste una “perdita secca” di benessere per tutti i cittadini europei, originata dal mancato sfruttamento di economie di scala e di opportunità di diversificazione e innovazione. Tra le priorità individuate dalla Commissione una posizione di rilievo è stata negli ultimi anni assunta dalla necessità di incentivare il risparmio destinato alle pensioni complementari private, come via per integrare le future rendite pensionistiche in un contesto in cui i tassi di sostituzione delle pensioni sono destinati a ridursi progressivamente. La previdenza privata gioca inoltre un ruolo determinante anche sul fronte dello sviluppo e dell’efficienza dei mercati finanziari, alimentando la raccolta di un capitale “paziente”, gestito da investitori istituzionali quali i fondi pensione, con professionalità e competenze specifiche, i quali sono liberi di investirlo in attività a protratta scadenza ed in settori chiave per lo sviluppo economico, in virtù degli stretti vincoli di permanenza imposti ai membri.
Prendendo le mosse dalle suddette considerazioni, il presente lavoro si propone di esaminare i caratteri strutturali e le tendenze evolutive della previdenza complementare privata in Europa, inserendo l’analisi all’interno della cornice regolamentare comune definita a livello comunitario, e cercando di mettere il luce, mediante un raffronto tra gli obiettivi prefissati ed i risultati sinora conseguiti, i margini e le prospettive di sviluppo futuro del settore dei fondi pensione nel mercato unico europeo.
Il primo capitolo approfondisce le dinamiche generali che coinvolgono un sistema previdenziale in un contesto demografico quale quello attuale, tracciando un quadro sintetico della tipica evoluzione seguita dai sistemi pensionistici di molti importanti Stati europei: il passaggio da un regime monopilastro, pubblico e a ripartizione, ad un sistema multipilastro con componenti private a capitalizzazione. Sono quindi analizzate, nel dettaglio, le conseguenze sul piano economico della presenza crescente dei fondi pensione.
Il secondo capitolo espone le caratteristiche strutturali e di funzionamento dei fondi pensione, seguendo la classificazione tassonomica prevalentemente utilizzata in letteratura per la descrizione del fenomeno.
Il terzo ed il quarto capitolo sono dedicati all’analisi delle più importanti iniziative complessivamente attuate dall’Unione, attraverso il proprio l’organo legiferante rappresentato dalla Commissione europea, allo scopo di creare un level playing field per i fondi pensione europei, individuati come risorsa chiave da potenziare ai fini dell’abbattimento delle barriere previdenziali transfrontaliere. In particolare, il quarto capitolo approfondisce il tema dell’operatività cross-border affidata dalla Direttiva europea del 2003 ai cosiddetti “fondi paneuropei”, a proposito dei quali è presentato un focus specifico inerente il progetto, in via di implementazione, di un piano pensionistico transfrontaliero dedicato ai ricercatori.
Il lavoro si conclude con un’analisi cross-country relativa alle caratteristiche istituzionali dei fondi pensione nel contesto del sistema pensionistico presente in cinque grandi realtà europee: Regno Unito, Germania, Francia, Paesi Bassi e Italia.
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