Tesi etd-06192013-171900 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
MASINI, VALENTINA
URN
etd-06192013-171900
Titolo
Migranti e Cittadini: la salute, un diritto di tutti?
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Malfatti, Elena
Parole chiave
- Immigrazione
- Tutela della salute
Data inizio appello
08/07/2013
Consultabilità
Completa
Riassunto
L’approccio scelto per questo lavoro riflette in desiderio di analizzare la situazione degli immigrati nel nostro paese, le loro condizioni di vita e i diritti che sono stati riconosciuti loro dal legislatore, con il primario intento di individuare sia i punti di forza che le aree di maggior criticità, nella speranza che mediate risposte normative e politiche razionali ed equilibrate si possa raggiungere un effettiva tutela della salute nei confronti di tutti gli individui indipendentemente dal possesso o meno della cittadinanza italiana. Nel primo capitolo della tesi, dopo un’ampia panoramica sulle ragioni storiche, politiche e sociali che hanno portato al livello di tutela della salute così come oggi lo conosciamo, si analizzano le norme costituzionali che hanno permesso di riconoscere e attuare i diritti fondamentali, ricostruendo in particolare, il percorso normativo e giurisprudenziale mediante il quale si è giunti all’affermazione del diritto alla salute e all’assistenza sanitaria degli immigrati. Ho cercato di mettere in luce come nel nostro ordinamento l’esame della condizione giuridica e della protezione costituzionale dei diritti fondamentali trovi fondamento in tre articoli della Costituzione: l’art. 10, comma 2, che richiama le norme dei trattati internazionali, l’art. 2 che, introducendo il principio personalista “riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo” a tutti gli individui in quanto tali e l’art. 3 che sancisce il principio di eguaglianza e il riconoscimento della pari dignità personale, economica e sociale.
Il lavoro passa a esaminare la legislazione ordinaria italiana in tema d’immigrazione, integrazione e riconoscimento dei diritti fondamentali, cercando di evidenziare come negli ultimi trenta anni la tutela del diritto alla salute e in generale dei diritti fondamentali e sociali sia stata particolarmente influenzata dal colore politico del Governo in carica. Il percorso legislativo italiano, come si vedrà, è caratterizzato inizialmente da una serie d’interventi disomogenei e improntati alla difesa della pubblica sicurezza e alla repressione di situazioni d’irregolarità, successivamente si sono avute riforme di più ampio respiro volte al riconoscimento della presenza nel Paese della comunità immigrata, sviluppando a tal fine politiche di accoglienza e d’integrazione dello straniero, ed infine, leggi restrittive che hanno notevolmente abbassato il livello di tutela dei diritti degli immigrati, attraverso la velocizzazione delle procedure di espulsione, la negazione della titolarità di alcuni diritti sociali, e la criminalizzazione dell’immigrato entrato irregolarmente nel territorio dello Stato. In questo percorso di graduale riconoscimento del diritto dello straniero a ricevere cure mediche alle stesse condizioni del cittadino, centrale e imprescindibile è stato l’apporto fornito dai giudici della Corte Costituzionali, tema affrontato nel terzo capitolo. In esso ho cercato di individuare quali fossero i principi fondamentali in materia delineati dalla Corte, in particolare in relazione alle esigenze di controllo del territorio e al requisito della cittadinanza. La condizione giuridica dello straniero non regolarmente presente sul territorio, in effetti, costituisce più di ogni altro ambito il banco di prova del bilanciamento tra le esigenze di controllo delle frontiere e la garanzia dei diritti umani universali in uno Stato costituzionale di diritto. La giurisprudenza costituzionale si è dimostrata attenta nel ribadire la spettanza anche agli stranieri non in regola con le norme di permesso e di soggiorno dei diritti umani fondamentali.
Infine l’ultimo capitolo individua le fonti internazionali che disciplinano e garantiscono la tutela della salute, l’indagine è stata condotta prendendo in esame gli ordinamenti giuridici di talune organizzazioni internazionali, quali ONU, OIL e l’UE.
Per quanto riguarda il sistema delle Nazioni Unite, va osservato che nonostante il notevole incremento delle iniziative promosse negli ultimi quarant’anni dagli organi di tale Organizzazione, in particolare dal WHO, volte sia al rafforzamento della cooperazione multilaterale in materia di migrazioni internazionale sia alla tutela del diritto alla salute, una specifica normativa volta a proteggere e a garantire la tutela della salute degli immigrati è stata introdotta solo di recente con l’adozione nel 2008 della risoluzione “Salute dei Migranti” approvata durante la 61ma Assemblea mondiale della Sanità. Questa è la ragione per la quale si è reso necessario, in via preliminare, inquadrare la tutela di tali soggetti nel più generale sistema di protezione internazionale dei diritti umani prendendo in esame quelle norme inserite nelle varie Convenzioni, Dichiarazioni, e Risoluzioni trattanti la tutela della salute umana.
Successivamente, analizzando il contesto dell’Unione Europea ho cercato di sottolineare come inizialmente le politiche migratorie avessero ad oggetto principalmente la regolamentazione e il controllo delle frontiere, non a caso l’UE ha assunto e continua ad assumere sempre maggiori competenze in materia d’ingresso e di soggiorno dei “cittadini dei paesi terzi”, ma col tempo anche il nesso tra migrazione e salute ha assunto una dimensione europea, pur restando l’organizzazione del sistema sanitario tra le competenze degli Stati nazionali, eventualmente condivise con i governi regionali e locali a seconda degli ordinamenti costituzionali.
In assenza di norme e programmi sistematici dell’Unione Europea in materia del diritto alla salute dei migranti, mi sono proposta di assumere la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo come terreno per reperire gli standard e le risorse normative disponibili a livello continentale. Come avrò modo di mostrare, quello della CEDU è un riferimento tutt’altro che diretto e lineare, ma non per questo meno rilevante, alle questioni della salute in generale e a quella dei migranti in particolare: per quanto particolari, le condizioni entro cui si rendono disponibili le risorse della Convenzione in questa materia non sono di per se limitative, anzi hanno dato luogo nel corse del tempo a un approccio “integrato” alla tutela della salute.
Infine mi preme sottolineare che l’analisi condotta dalla presente tesi ha cercato di tener conto dei problemi determinati dalla crescente esigenza, nei servizi sociosanitari, di una comunicazione interculturale produttiva, nel quadro di una società multiculturale, con un particolare occhio di riguardo nei confronti dei soggetti più vulnerabili, ossia le donne e i minori. Vi sono alcune aree sanitarie che sono più caratterizzate di altre da quest’emergenza interculturale: quella principale è l’area della gravidanza, del parto e della sessualità. La rilevanza di questo ambito non è casuale: uno dei problemi interculturali fondamentali oggi riguarda infatti l’estensione dei diritti personali a tutta la popolazione e le donne sono le principali vittime della mancanza di condizioni di uguaglianza nell’accesso a tali diritti. Ho cercato di individuare le aree di maggior criticità sia a livello nazionale che a livello internazionale, legate le prime principalmente alla difficoltà di accesso ai servizi sanitari nazionali, e le seconde collegate a usanze culturali incompatibili con la società occidentale, ossia le mutilazioni genitali femminili.
Il lavoro passa a esaminare la legislazione ordinaria italiana in tema d’immigrazione, integrazione e riconoscimento dei diritti fondamentali, cercando di evidenziare come negli ultimi trenta anni la tutela del diritto alla salute e in generale dei diritti fondamentali e sociali sia stata particolarmente influenzata dal colore politico del Governo in carica. Il percorso legislativo italiano, come si vedrà, è caratterizzato inizialmente da una serie d’interventi disomogenei e improntati alla difesa della pubblica sicurezza e alla repressione di situazioni d’irregolarità, successivamente si sono avute riforme di più ampio respiro volte al riconoscimento della presenza nel Paese della comunità immigrata, sviluppando a tal fine politiche di accoglienza e d’integrazione dello straniero, ed infine, leggi restrittive che hanno notevolmente abbassato il livello di tutela dei diritti degli immigrati, attraverso la velocizzazione delle procedure di espulsione, la negazione della titolarità di alcuni diritti sociali, e la criminalizzazione dell’immigrato entrato irregolarmente nel territorio dello Stato. In questo percorso di graduale riconoscimento del diritto dello straniero a ricevere cure mediche alle stesse condizioni del cittadino, centrale e imprescindibile è stato l’apporto fornito dai giudici della Corte Costituzionali, tema affrontato nel terzo capitolo. In esso ho cercato di individuare quali fossero i principi fondamentali in materia delineati dalla Corte, in particolare in relazione alle esigenze di controllo del territorio e al requisito della cittadinanza. La condizione giuridica dello straniero non regolarmente presente sul territorio, in effetti, costituisce più di ogni altro ambito il banco di prova del bilanciamento tra le esigenze di controllo delle frontiere e la garanzia dei diritti umani universali in uno Stato costituzionale di diritto. La giurisprudenza costituzionale si è dimostrata attenta nel ribadire la spettanza anche agli stranieri non in regola con le norme di permesso e di soggiorno dei diritti umani fondamentali.
Infine l’ultimo capitolo individua le fonti internazionali che disciplinano e garantiscono la tutela della salute, l’indagine è stata condotta prendendo in esame gli ordinamenti giuridici di talune organizzazioni internazionali, quali ONU, OIL e l’UE.
Per quanto riguarda il sistema delle Nazioni Unite, va osservato che nonostante il notevole incremento delle iniziative promosse negli ultimi quarant’anni dagli organi di tale Organizzazione, in particolare dal WHO, volte sia al rafforzamento della cooperazione multilaterale in materia di migrazioni internazionale sia alla tutela del diritto alla salute, una specifica normativa volta a proteggere e a garantire la tutela della salute degli immigrati è stata introdotta solo di recente con l’adozione nel 2008 della risoluzione “Salute dei Migranti” approvata durante la 61ma Assemblea mondiale della Sanità. Questa è la ragione per la quale si è reso necessario, in via preliminare, inquadrare la tutela di tali soggetti nel più generale sistema di protezione internazionale dei diritti umani prendendo in esame quelle norme inserite nelle varie Convenzioni, Dichiarazioni, e Risoluzioni trattanti la tutela della salute umana.
Successivamente, analizzando il contesto dell’Unione Europea ho cercato di sottolineare come inizialmente le politiche migratorie avessero ad oggetto principalmente la regolamentazione e il controllo delle frontiere, non a caso l’UE ha assunto e continua ad assumere sempre maggiori competenze in materia d’ingresso e di soggiorno dei “cittadini dei paesi terzi”, ma col tempo anche il nesso tra migrazione e salute ha assunto una dimensione europea, pur restando l’organizzazione del sistema sanitario tra le competenze degli Stati nazionali, eventualmente condivise con i governi regionali e locali a seconda degli ordinamenti costituzionali.
In assenza di norme e programmi sistematici dell’Unione Europea in materia del diritto alla salute dei migranti, mi sono proposta di assumere la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo come terreno per reperire gli standard e le risorse normative disponibili a livello continentale. Come avrò modo di mostrare, quello della CEDU è un riferimento tutt’altro che diretto e lineare, ma non per questo meno rilevante, alle questioni della salute in generale e a quella dei migranti in particolare: per quanto particolari, le condizioni entro cui si rendono disponibili le risorse della Convenzione in questa materia non sono di per se limitative, anzi hanno dato luogo nel corse del tempo a un approccio “integrato” alla tutela della salute.
Infine mi preme sottolineare che l’analisi condotta dalla presente tesi ha cercato di tener conto dei problemi determinati dalla crescente esigenza, nei servizi sociosanitari, di una comunicazione interculturale produttiva, nel quadro di una società multiculturale, con un particolare occhio di riguardo nei confronti dei soggetti più vulnerabili, ossia le donne e i minori. Vi sono alcune aree sanitarie che sono più caratterizzate di altre da quest’emergenza interculturale: quella principale è l’area della gravidanza, del parto e della sessualità. La rilevanza di questo ambito non è casuale: uno dei problemi interculturali fondamentali oggi riguarda infatti l’estensione dei diritti personali a tutta la popolazione e le donne sono le principali vittime della mancanza di condizioni di uguaglianza nell’accesso a tali diritti. Ho cercato di individuare le aree di maggior criticità sia a livello nazionale che a livello internazionale, legate le prime principalmente alla difficoltà di accesso ai servizi sanitari nazionali, e le seconde collegate a usanze culturali incompatibili con la società occidentale, ossia le mutilazioni genitali femminili.
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