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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-06192007-103208


Tipo di tesi
Tesi di laurea vecchio ordinamento
Autore
Fialdini, Monica
URN
etd-06192007-103208
Titolo
Il caso di treponematosi di Roca Vecchia ( Meledugno, Lecce) e le origini della Sifilide venerea in Italia (XV-XVI secolo)
Dipartimento
SCIENZE MATEMATICHE, FISICHE E NATURALI
Corso di studi
SCIENZE BIOLOGICHE
Relatori
Relatore Fornaciari, Gino
Parole chiave
  • Sifilide venerea
  • Treponematosi
Data inizio appello
16/07/2007
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il ritrovamento a Roca Vecchia in Puglia di uno scheletro umano con presunte lesioni sifilitiche e risalente alla fine del XV secolo, ha riportato l’attenzione sul problema delle antiche treponematosi. La storia delle treponematosi e in particolare della variante sessualmente trasmessa, nota come sifilide venerea, continua ad essere una delle questioni più controverse della storia della medicina.
Il dibattito scientifico e accademico si è focalizzato soprattutto sull’origine della sifilide.
Alcuni studiosi sostengono che tale malattia sia stata introdotta nel vecchio mondo da Cristoforo Colombo e dal suo equipaggio di ritorno dalla scoperta dell’America.
Un’altra possibilità è che la sifilide fosse presente nel vecchio mondo già prima della partenza di Colombo e che sia stata diffusa nel nuovo mondo dai conquistatori.
Un’altra opinione, peraltro poco accreditata, è che la sifilide potrebbe essere stata portata nel nuovo mondo dai primi esploratori vichinghi.
Un terzo punto di vista sostiene che la treponematosi esistesse prima del viaggio di Colombo sia nel vecchio che nel nuovo mondo e che, intorno al 1500, una forma non venerea sia mutata diventando sessualmente trasmissibile.
Queste differenti e contrastanti opinioni sono basate su tre fonti diverse, ma che non si escludono necessariamente a vicenda e sono:
1) Documenti storici
2) Reperti patologici
3) Ipotesi basate sulle conoscenze dell’evoluzione e dell’adattamento dell’agente patogeno.
Il problema per risolvere questa controversia è che nessuna delle tre fonti è in grado di fornire prove schiaccianti a favore di una delle tre ipotesi.
Man mano che i vari casi saranno identificati e analizzati, specialmente col metodo del DNA antico, la questione potrebbe essere risolta, ma per ora sono necessarie ulteriori ricerche.
Lo scheletro rinvenuto da Pierfrancesco Fabbri nel 1989, nel cimitero adiacente alla chiesa di Roca Vecchia in Puglia è un caso particolare in quanto presenta i segni post mortem di una malattia particolarmente aggressiva.
Dagli studi effettuati basati su:
1. Analisi e descrizione macroscopica delle lesioni
2. Radiologia
3. Istologia
4. Diagnosi differenziale
5. Ricerche tafonomiche
E’ risultato che l’ individuo 43, così è stato denominato lo scheletro, è un uomo alto circa m 1,60, vissuto a cavallo tra il XV e il XVI secolo; il quadro macroscopico e radiologico risulta compatibile con quello di una treponematosi, fra cui sono state prese in considerazione il Bejel, o sifilide endemica, e la sifilide venerea, come le più probabili.
Il Bejel è stato poi escluso in quanto pur dando lesioni ossee il coinvolgimento del cranio è raro.
L’aspetto delle lesioni dello scheletro in studio depone fortemente per un caso di sifilide venerea, estremamente grave ed aggressiva, quale per altro dovevano necessariamente essere i casi che si manifestarono alla fine del ‘400 primi del ‘500 nella prima fase epidemica della malattia.
Il caso studiato è particolarmente importante in quanto rappresenta l’unico scheletro antico pressoché completo, finora conosciuto, con lesioni ossee chiaramente sifilitiche.
Le future indagini molecolari, da effettuare su questo materiale, potranno essere utili per stabilire l’origine della epidemia di sifilide del Rinascimento.
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