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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-06182020-181524


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
SERAFINI, GIANMARCO
URN
etd-06182020-181524
Titolo
La vittima del reato: ruolo e forme di tutela.
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Venafro, Emma
Parole chiave
  • mediazione
  • giustizia penale riparativa
  • reato
  • vittimologia
  • vittima
  • risarcimento
Data inizio appello
20/07/2020
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
La tesi ha l’obbiettivo di fornire un quadro sulla figura della vittima di reato. Nel primo capitolo, essa viene studiata dal punto di vista criminologico. In particolare, vengono ripercorse le tappe dell’affermazione della vittimologia come scienza, attraverso lo studio del pensiero dei tre autori che hanno contribuito alla sua nascita, Von Henting, Wertham e Mendelsohn e attraverso l’analisi delle fasi storiche. Passato l’excursus storico, vengono approfondite le caratteristiche e le diverse tipologie delle vittime, specie di quelle vulnerabili e il loro rapporto con l’autore del reato, vengono analizzati i modelli di vittimizzazione di Viano e di Monzani e vengono elencate le conseguenze di un episodio criminoso sull’offeso.
Il secondo capitolo è dedicato all’esame dei principali atti riguardanti la vittima, nell’ambito del diritto internazionale e dell’unione europea. Nello specifico, tra gli altri, vengono menzionate la risoluzione n. 40/34 “Dichiarazione dei principi fondamentali di giustizia per le vittime del crimine e dell’abuso di potere” approvata nel 1985 dall’assemblea generale dell’ONU, la raccomandazione del 2006 del Consiglio d’Europa e le convenzioni di Lanzarote e Istanbul dello stesso consiglio, la decisione quadro 2001/220/GAI e la direttiva 2012/29/UE. Sono inoltre citate alcune importanti pronunce delle Corte EDU e della Corte di giustizia dell’Unione europea. Lo scopo di questa trattazione è quello di mostrare l’accrescimento della tutela della vittima nel contesto internazionale ed europeo.
Nel terzo capitolo viene analizzata la figura dell’offeso nel nostro sistema. Innanzitutto, viene presentata una ricostruzione storica dalla quale emerge il passaggio dalla cosiddetta “età dell’oro della vittima”, ovvero l’epoca romana, in cui la reazione tipica al reato era rappresentata dalla violenza privata del soggetto passivo e dei suoi familiari e in cui le sanzioni vengono emanate da organi privati, per risarcire la violazione di interessi personali, alla fase dell’oblio della vittima, nella quale insieme alla nascita dello stato si afferma il monopolio statale della coercizione e la sottrazione del potere di accusa all'offeso in favore del pubblico ministero. In seguito, si assiste alla crisi di quest’ultimo modello e ad una maggiore considerazione della figura della vittima, soprattutto all'interno della scuola positiva che influenza il codice Rocco. Tuttavia, per arrivare a una consapevolezza vittimologica si deve attendere la costituzione e l’affermarsi del diritto eurounitario. A questo punto, vengono approfondite le principali riforme riguardanti la vittima dalle quali si evince che, in realtà, in alcuni casi la valorizzazione di tale soggetto è frutto dell’incapacità dello stato che si avvale di un innalzamento della severità penale per gestire la criminalità, in altri è influenzata dalla necessità di placare la collettività e i mass media, particolarmente sensibili in relazione a certi crimini. Tali fattori inoltre finiscono anche per influenzare i giudici che, talvolta assumono delle forme di “soft paternalismo” verso le vittime, specie se vulnerabili. Dopo viene offerta una panoramica sui diritti processuali della persona offesa e vengono evidenziate le principali problematiche che accompagnano tale soggetto nell'ambito processuale. Infine, dopo aver affrontato questi temi, viene proposta una reale valorizzazione della vittima mediante l’istituto del risarcimento del danno e, più in generale, il modello della giustizia penale riparativa.
Il quarto capitolo è dunque riservato allo studio di quest’ultima, in primis attraverso la definizione della stessa e poi mediante la descrizione della finalità, degli obbiettivi e degli strumenti di tale modello. Vengono inoltre analizzati i rapporti tra la restorative justice e la giustizia tradizionale e quelli tra la medesima e i principi costituzionali. Infine, viene offerto un quadro degli istituti del nostro ordinamento che si ispirano a logiche ristorative, mettendone in evidenza i pregi e i difetti.
Nell’ultimo capitolo vengono evidenziati i vantaggi che la vittima può avere nel prendere parte ad un percorso di mediazione e viene discussa la possibilità di applicare questo meccanismo in relazione a reati di maggiore gravità, in particolare sottolineando le variazioni che lo stesso subisce in base alle caratteristiche dell’offeso e alla diversità degli illeciti in gioco. In chiusura si cerca di ricavare un perimetro per le condotte riparatorie, di modo che le stesse possano tutelare la vittima adeguatamente.
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