Tesi etd-06182020-092039 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
ZEO, MARCO
URN
etd-06182020-092039
Titolo
L'economia circolare e lo sviluppo di una nuova idea imprenditoriale: il caso Funghi Espresso
Dipartimento
ECONOMIA E MANAGEMENT
Corso di studi
STRATEGIA, MANAGEMENT E CONTROLLO
Relatori
relatore Prof.ssa Romano, Giulia
Parole chiave
- ambiente
- cambiamenti climatici
- Circular Economy
- cradle to cradle
- economia circolare
- environment
- Funghi Espresso
- sostenibilità
- start up
- sustainability
Data inizio appello
06/07/2020
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
06/07/2060
Riassunto
L'elaborato cerca di fornire una panoramica quanto più esaustiva possibile sul nuovo modello economico chiamato Economia Circolare cercando di dare delle risposte concrete a tre domande: “Cos’è l’Economia Circolare?”, “In che modo può aiutare il nostro Pianeta a sopravvivere?” e “Può essere applicata anche in piccoli contesti socio-economici?”.
È stato necessario analizzare e approfondire decenni di letteratura e di pubblicazioni che hanno permesso di capire il vero significato del termine e l’elevata importanza di una transizione verso tale modello, nel breve ma soprattutto nel lungo periodo.
Diversi sono stati gli autori e gli studiosi che negli anni hanno provato ad aggiungere pezzi al puzzle affinché il modello improntato sul consumismo venisse messo in discussione. Ed è proprio ciò che sta accadendo, finalmente, negli ultimi anni: una messa in discussione del business as usual e una fetta del mondo industriale e delle istituzioni pronta a sviluppare sistemi rigenerativi ad ogni livello. I limiti del modello lineare sono emersi in concomitanza di una situazione ambientale non più sostenibile: interi ecosistemi distrutti, risorse naturali sempre più scarse e un cambiamento climatico ormai al limite della controllabilità umana.
È evidente che molto ancora c’è da fare per raggiungere gli obiettivi di emissioni zero entro il 2050 e l’applicazione su larga scala della circolarità produttiva, ma la strada intrapresa a livello mondiale fa ben sperare. Dalle ricerche effettuate si evince che vale assolutamente la pena incentivare una transizione verso tale modello perché i potenziali impatti economici, ambientali e sociali sarebbero estremamente positivi. I risultati fino ad oggi raggiunti da aziende anche di modeste dimensioni, dimostrano l’assoluta validità della Circular Economy facendo ben sperare per una sua crescente applicazione sistemica negli anni avvenire.
Gli aspetti più importanti da considerare sono rappresentati dalla progettazione di prodotti orientata alla maggior durata, da un’apertura maggiore verso la sostenibilità ambientale da ricercare in particolar modo attraverso processi di simbiosi industriale e dall’esecuzione di funzioni aziendali che permettano una massimizzazione del livello di innovazione circolare.
Quanto studiato nei primi due capitoli ha trovato applicazione nel caso pratico di una piccola realtà che ha saputo ben rispettare i principi circolari anche in una dimensione locale: l’impresa è riuscita a sviluppare il sistema economico seguendo la filosofia Zero Waste ed ha dimostrato che anche in piccoli contesti socio-economici è possibile cambiare un modo di pensare lineare e improntato al mero consumismo.
La circolarità del sistema economico non è “la soluzione” per salvare il Pianeta ma è sicuramente una parte fondamentale di un nuovo pensiero e una nuova filosofia che deve pervadere ogni essere umano: l’impatto che essa può avere a qualsiasi livello, come abbiamo visto, è ingente e i benefici che si possono ottenere sono innumerevoli. Voglio sottolineare che non bisogna però commettere il grosso errore di associare il termine circolarità anche a quelle attività che tali non sono e che invece sfruttano il termine per usi impropri. Sarebbe l’ennesima dimostrazione di un sistema che non vuole davvero cambiare perché continua a perseguire soltanto una massimizzazione della redditività.
La situazione ambientale e sociale odierna rende il periodo storico perfetto per essere coraggiosi: bisogna spingere su un percorso complicato ma senza ombra di dubbi percorribile affinché non si arrivi a un punto di non ritorno dove, ogni nuova azione, sarà vana per la salvezza delle future generazioni. Un cambiamento di paradigma è necessario!
È stato necessario analizzare e approfondire decenni di letteratura e di pubblicazioni che hanno permesso di capire il vero significato del termine e l’elevata importanza di una transizione verso tale modello, nel breve ma soprattutto nel lungo periodo.
Diversi sono stati gli autori e gli studiosi che negli anni hanno provato ad aggiungere pezzi al puzzle affinché il modello improntato sul consumismo venisse messo in discussione. Ed è proprio ciò che sta accadendo, finalmente, negli ultimi anni: una messa in discussione del business as usual e una fetta del mondo industriale e delle istituzioni pronta a sviluppare sistemi rigenerativi ad ogni livello. I limiti del modello lineare sono emersi in concomitanza di una situazione ambientale non più sostenibile: interi ecosistemi distrutti, risorse naturali sempre più scarse e un cambiamento climatico ormai al limite della controllabilità umana.
È evidente che molto ancora c’è da fare per raggiungere gli obiettivi di emissioni zero entro il 2050 e l’applicazione su larga scala della circolarità produttiva, ma la strada intrapresa a livello mondiale fa ben sperare. Dalle ricerche effettuate si evince che vale assolutamente la pena incentivare una transizione verso tale modello perché i potenziali impatti economici, ambientali e sociali sarebbero estremamente positivi. I risultati fino ad oggi raggiunti da aziende anche di modeste dimensioni, dimostrano l’assoluta validità della Circular Economy facendo ben sperare per una sua crescente applicazione sistemica negli anni avvenire.
Gli aspetti più importanti da considerare sono rappresentati dalla progettazione di prodotti orientata alla maggior durata, da un’apertura maggiore verso la sostenibilità ambientale da ricercare in particolar modo attraverso processi di simbiosi industriale e dall’esecuzione di funzioni aziendali che permettano una massimizzazione del livello di innovazione circolare.
Quanto studiato nei primi due capitoli ha trovato applicazione nel caso pratico di una piccola realtà che ha saputo ben rispettare i principi circolari anche in una dimensione locale: l’impresa è riuscita a sviluppare il sistema economico seguendo la filosofia Zero Waste ed ha dimostrato che anche in piccoli contesti socio-economici è possibile cambiare un modo di pensare lineare e improntato al mero consumismo.
La circolarità del sistema economico non è “la soluzione” per salvare il Pianeta ma è sicuramente una parte fondamentale di un nuovo pensiero e una nuova filosofia che deve pervadere ogni essere umano: l’impatto che essa può avere a qualsiasi livello, come abbiamo visto, è ingente e i benefici che si possono ottenere sono innumerevoli. Voglio sottolineare che non bisogna però commettere il grosso errore di associare il termine circolarità anche a quelle attività che tali non sono e che invece sfruttano il termine per usi impropri. Sarebbe l’ennesima dimostrazione di un sistema che non vuole davvero cambiare perché continua a perseguire soltanto una massimizzazione della redditività.
La situazione ambientale e sociale odierna rende il periodo storico perfetto per essere coraggiosi: bisogna spingere su un percorso complicato ma senza ombra di dubbi percorribile affinché non si arrivi a un punto di non ritorno dove, ogni nuova azione, sarà vana per la salvezza delle future generazioni. Un cambiamento di paradigma è necessario!
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