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Tesi etd-06182014-114726


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
GUTTADAURO, ROBERTA
URN
etd-06182014-114726
Titolo
La Banca del Tempo: oltre l’egemonia degli scambi monetari per un’Economia Civile.
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
SOCIOLOGIA E POLITICHE SOCIALI
Relatori
relatore Balestrino, Alessandro
Parole chiave
  • Servizio Sociale
  • Economia Civile
  • Banca del Tempo
Data inizio appello
01/07/2014
Consultabilità
Completa
Riassunto
ABSTRACT La Banca del Tempo: oltre l’egemonia degli scambi monetari per un’Economia Civile.

Parlando di Banca del Tempo (d’ora in avanti BdT) non si può non fare riferimento in modo automatico a tale ‘sistema’ come a un promotore di una duplice “rivoluzione culturale”.
Tale ‘rivoluzione culturale’ si sostanzia, in primo luogo, nell’epocale seppur lento e graduale passaggio da un sistema economico di scambio basato sulla moneta e sul valore di mercato a uno fondato, invece, sulle relazioni e sul valore di scambio. Il paradigma economico dominante ha cominciato, con la comparsa del paradigma dell’economia civile, a perdere il suo carattere di esclusività, garantendo sempre maggiori spazi a ‘nuovi’ principi economici, primi tra tutti la Reciprocità, che hanno sempre avuto una posizione marginale nella strutturazione concreta dei sistemi economici delle società contemporanee. Con l’Economia civile si struttura, invece, una nuova concezione degli scambi economici per un’economia sostenibile, ovvero fondata su una dimensione Relazionale. Reciprocità, fiducia, beni relazionali, capitale sociale: ecco i concetti che, in un’ottica di integrazione e non di sostituzione, si affiancano alla tradizionale economia di mercato per dare vita a un’economia “irrazionale” della reciprocità basata sugli scambi non monetari e sui processi produttivi generati dall’incontro sociale. Un sistema che allo stesso tempo è alimentato e alimenta rapporti fiduciari e che, di conseguenza, genera capitale sociale, ovvero risorse, in una società globale dove i bisogni si moltiplicano e le risorse si dimezzano sempre più.
La BdT si situa all’interno della Società civile, dove ciascun individuo è al tempo stesso portatore di bisogni e detentore di risorse, ponendosi come obiettivi il soddisfacimento di bisogni non standardizzabili, lo sviluppo della personalità del singolo e la scoperta di capacità personali, l’incremento dell’autostima e della creatività e la promozione delle relazioni sociali attraverso l’incontro relazionale.
Ecco, quindi, delinearsi il secondo aspetto della “rivoluzione culturale”: finalizzata ad un investimento negli assetti relazionali comunitari e ad un impegno di condivisione per la realizzazione di obiettivi di cittadinanza attiva e di inclusione, la BdT si presenta come un meccanismo di democrazia e di sicurezza sociale e societaria , intesa come partecipazione dei singoli attori quali cittadini attivi e capaci di autodeterminarsi, di godere delle libertà positive cui hanno diritto e di affrontare e risolvere le problematiche individuali attraverso risorse provenienti non solo dai singoli individui ma anche dagli assetti societari e comunitari dove queste sempre si originano.
Alla luce di tali considerazioni, verrebbe da chiedersi perché, sebbene tale strumento abbracci pienamente gli obiettivi propri del Servizio Sociale di autodeterminazione e di promozione della relazionalità comunitaria, questo abbia ancora oggi, sul territorio italiano, una diffusione molto contenuta rispetto ad altre realtà nazionali.
Qual è, dunque, lo spazio che il nuovo paradigma dell’economia solidale, in particolare attraverso la BdT, è riuscito a conquistare concretamente nel sistema normativo e applicativo italiano? E più nello specifico, qual è lo spazio che la BdT può concretamente assumere all’interno del paradigma proprio del Work Community definito come lavoro con la Comunità? Quali sono le opportunità offerte da tale meccanismo ma anche le difficoltà e i vincoli strutturali e organizzativi posti per una sua maggiore diffusione? Allargando il campo di analisi oltre i ristretti confini nazionali e guardando a quei paesi che vantano un’esperienza più radicata di quella italiana, è possibile pensare di importare da altri contesti elementi e modalità organizzative innovativi, introducendoli nel contesto italiano e adattandoli opportunamente alle peculiarità e alle risorse di quest’ultimo? Partendo da una riflessione teorica circa le origini e le implicazioni economiche e sociologiche del paradigma dell’economia civile, questo lavoro intende ripercorrere lo sviluppo della BdT in un’ottica analitica comparativa tra realtà nazionali diverse, soffermandosi in modo particolare sull’evoluzione e sulle caratteristiche che tale meccanismo ha assunto nel nostro paese e in particolar modo sul rapporto che esso ha instaurato e/o può instaurare con il Servizio Sociale in un’ottica di promozione della cittadinanza attiva e dell’inclusione sociale.
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