Tesi etd-06182013-113449 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
GUERRINI, GABRIELE
URN
etd-06182013-113449
Titolo
Microstrutture e segnali geochimici del corallo Cladocora caespitosa e suo utilizzo come archivio climatico del Mar Mediterraneo.
Dipartimento
BIOLOGIA
Corso di studi
BIOLOGIA MARINA
Relatori
relatore Dott. Montagna, Paolo
relatore Prof. Castelli, Alberto
relatore Prof. Castelli, Alberto
Parole chiave
- Cladocora caespitosa
- Mar Mediterraneo
- Microstrutture
- Segnali Geochimici
- Tassi di Crescita
- Temperature
Data inizio appello
18/07/2013
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
18/07/2053
Riassunto
Scopo di questa tesi è stato l’approfondimento del potenziale paleo-climatico offerto dalla madrepora zooxantellata Cladocora Caespitosa come archivio naturale del clima per il Mar Mediterraneo provvisto di un ragguardevole record fossile, già ampiamente utilizzato con successo in campo paleo-climatico. In particolare questo studio ha focalizzato le caratteristiche morfologiche e geochimiche di alcune specie sia viventi che fossili.
Com’è noto in letteratura, attraverso analisi di appropriati elementi in traccia ed isotopi, nello scheletro corallino, è possibile ricostruire importanti parametri ambientali di valenza climatica quali: salinità, pH, temperatura dell’acqua e la dinamica delle acque (McCulloch et al., 1994-1996-1999-2003-2012a-b; Pelejero et al., 2005; Gagan et al., l994-2000) anche se nel Mar Mediterraneo il loro utilizzo è limitato (Montagna et al., 2007; Peirano et al., 2004). Tuttavia, una parte del segnale geochimico nei coralli risente dell’attività biologica dell’organismo che secerne lo scheletro carbonatico (effetto vitale) allontanandosi anche sensibilmente dalla precipitazione inorganica della fase carbonatica. Un ulteriore "rumore" del segnale che può potenzialmente alterare l’interpretazione paleo-climatica è imputabile anche ad eventi diagenetici quali dissoluzione, e/o precipitazione secondaria di aragonite, calcite e/o brucite. Partendo da questi presupposti, il presente studio ha preso in esame la distribuzione a livello microstrutturale degli elementi minori e in tracce nello scheletro di C. caespitosa, in particolar modo, stronzio, uranio, bario, boro, magnesio e litio esaminandone il ruolo come valido proxy di Seawater Surface Temperature (SST). La ricerca si è basata su esemplari sia recenti sia fossili caratterizzati da differenti gradi di alterazione, provenienti da varie aree del bacino del Mar Mediterraneo e da esemplari mantenuti in vasche a temperatura controllata.
L’osservazione al microscopio a scansione elettronica (SEM) ha permesso di caratterizzare le microstrutture primarie dello scheletro (EMZs e fibre), di individuare zone di dissoluzione preferenziale e la presenza di depositi secondari. In seguito, è stato eseguito un confronto tra le diverse componenti microstrutturali (centri e fibre) in base alla loro composizione geochimica, ottenuta attraverso analisi in spettrometria di massa con ablazione laser (LA ICP-MS). Questa tecnica morfologica - geochimica ha consentito di derivare una calibrazione specie-specifica per C. caespitosa in seguito applicata ad una specie fossile dell’Italia meridionale al fine di ricostruire la temperatura stagionale e le sue variazioni durante lo Stadio Isotopico Marino 5e (~125ka) e ad una specie recente al fine di valutare l’attendibilità della calibrazione.
Com’è noto in letteratura, attraverso analisi di appropriati elementi in traccia ed isotopi, nello scheletro corallino, è possibile ricostruire importanti parametri ambientali di valenza climatica quali: salinità, pH, temperatura dell’acqua e la dinamica delle acque (McCulloch et al., 1994-1996-1999-2003-2012a-b; Pelejero et al., 2005; Gagan et al., l994-2000) anche se nel Mar Mediterraneo il loro utilizzo è limitato (Montagna et al., 2007; Peirano et al., 2004). Tuttavia, una parte del segnale geochimico nei coralli risente dell’attività biologica dell’organismo che secerne lo scheletro carbonatico (effetto vitale) allontanandosi anche sensibilmente dalla precipitazione inorganica della fase carbonatica. Un ulteriore "rumore" del segnale che può potenzialmente alterare l’interpretazione paleo-climatica è imputabile anche ad eventi diagenetici quali dissoluzione, e/o precipitazione secondaria di aragonite, calcite e/o brucite. Partendo da questi presupposti, il presente studio ha preso in esame la distribuzione a livello microstrutturale degli elementi minori e in tracce nello scheletro di C. caespitosa, in particolar modo, stronzio, uranio, bario, boro, magnesio e litio esaminandone il ruolo come valido proxy di Seawater Surface Temperature (SST). La ricerca si è basata su esemplari sia recenti sia fossili caratterizzati da differenti gradi di alterazione, provenienti da varie aree del bacino del Mar Mediterraneo e da esemplari mantenuti in vasche a temperatura controllata.
L’osservazione al microscopio a scansione elettronica (SEM) ha permesso di caratterizzare le microstrutture primarie dello scheletro (EMZs e fibre), di individuare zone di dissoluzione preferenziale e la presenza di depositi secondari. In seguito, è stato eseguito un confronto tra le diverse componenti microstrutturali (centri e fibre) in base alla loro composizione geochimica, ottenuta attraverso analisi in spettrometria di massa con ablazione laser (LA ICP-MS). Questa tecnica morfologica - geochimica ha consentito di derivare una calibrazione specie-specifica per C. caespitosa in seguito applicata ad una specie fossile dell’Italia meridionale al fine di ricostruire la temperatura stagionale e le sue variazioni durante lo Stadio Isotopico Marino 5e (~125ka) e ad una specie recente al fine di valutare l’attendibilità della calibrazione.
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