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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-06172024-182917


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
CHIARELLO, LAURA
Indirizzo email
l.chiarello1@studenti.unipi.it, laurachiarello30@gmail.com
URN
etd-06172024-182917
Titolo
Categoria professionale: donna. Il lavoro nelle miniere delle Colline metallifere nella prima metà del Novecento
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E CIVILTÀ
Relatori
relatore Prof.ssa Fiorino, Vinzia
correlatore Prof. Gallo, Stefano
Parole chiave
  • colline metallifere (metallifere hills)
  • fonti orali (oral sources)
  • lavoro minerario (mining work)
  • storia del lavoro (work history)
  • storia di genere (gender history)
Data inizio appello
05/07/2024
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il lavoro nelle miniere è tradizionalmente associato a un’immagine maschile, data la sua natura fisicamente impegnativa e spesso pericolosa. Tuttavia, una prospettiva storica di genere rivela il ruolo significativo delle donne nella prima metà del Novecento nelle comunità minerarie. Questa tesi si propone di esplorare il contributo delle lavoratrici nel settore minerario nelle Colline Metallifere in Toscana tra gli anni Trenta e Cinquanta, utilizzando le voci dirette delle donne (fonti orali) e i Libri Matricola in cui si attesta la loro presenza (documentazione di archivio). Nella prima parte della tesi è offerta una panoramica sul genere e sul lavoro nell'Italia contemporanea, dal 1861, anno dell'unificazione italiana e delle prime indagini statistiche sul lavoro, fino al 1960, quando fu approvata la legge per la pari retribuzione tra uomini e donne. Durante questo periodo, l'Italia attraversò significativi cambiamenti sociali ed economici che influenzarono profondamente il ruolo delle donne nel mercato del lavoro. Successivamente è analizzata la legislazione che ha progressivamente allontanato le donne dai lavori usuranti, a partire dalla Legge Carcano del 1902. Inoltre, di particolare importanza è vedere sia come la politica fascista abbia cercato di escludere le donne da questi duri lavori, con le leggi di tutela delle lavoratrici del 1934, sia come le donne abbiano continuato ad essere comunque impiegate in lavori usuranti e dequalificanti. E’ possibile notare come l’assunzione delle donne tra gli anni Trenta e Quaranta da parte della Società Montecatini sia stata contemporanea al grande sviluppo delle miniere maremmane e alla mancanza di manodopera maschile al momento della chiamata alle armi. Lo sviluppo industriale della prima metà del Novecento e la necessità di manodopera a basso costo portarono molte donne ad entrare in settori tradizionalmente maschili, tra cui quello minerario. La seconda parte si concentra sullo sviluppo del settore estrattivo in Maremma, in particolare sull'attività della Società Montecatini (sul territorio dal 1899), una delle principali imprese minerarie italiane dell'epoca. Saranno esaminate le condizioni di lavoro e le politiche aziendali che portarono le miniere maremmane ad essere negli anni Trenta i principali produttori di pirite e lignite del paese. Sono ricostruite le dinamiche lavorative e le strategie economiche della Montecatini, mettendo in luce come queste abbiano inciso sulle vite delle lavoratrici. Un ulteriore capitolo è dedicato alla principale storiografia sulle donne nelle miniere all'estero in una prospettiva di lungo periodo, con l’obiettivo di contestualizzare l’esperienza italiana in un quadro più ampio. Sono confrontate le esperienze delle donne nelle miniere italiane con quelle in altri paesi, evidenziando similitudini e differenze nei ruoli, nelle condizioni di lavoro e nell’attività di cura. Infine, la parte centrale della tesi esplora le storie delle donne che lavoravano per la Montecatini, utilizzando fonti orali e documenti di archivio. Le testimonianze dirette delle lavoratrici offrono una visione intima e personale della vita quotidiana nelle miniere, delle sfide affrontate e delle strategie di resistenza adottate. Queste voci, spesso trascurate dalla storiografia ufficiale, permettono di comprendere meglio il contributo femminile alla storia mineraria delle Colline metallifere. A completare il quadro della prospettiva di genere sulle miniere maremmane, saranno analizzati i dati provenienti dai Libri Matricola di Ribolla e Gavorrano (custoditi nell’Archivio minerario di Niccioleta), in modo da mettere in luce la quantità delle donne lavoratrici per la Società Montecatini. Infine, è presentata un’analisi dell’attività di cura e politica delle donne nelle comunità minerarie in Maremma, come l’esperienza
de Le amiche dei minatori (1951-1954), attraverso alcuni documenti di archivio provenienti dall’Archivio della Camera del Lavoro di Grosseto. Il metodo utilizzato in questa tesi è di tipo interdisciplinare e combina approcci qualitativi e
quantitativi per fornire una comprensione completa del ruolo delle donne nelle miniere delle Colline metallifere. È stato necessario il confronto con altre fonti storiografiche straniere al fine di comprendere la metodologia idonea per una ricerca di genere in ambito minerario. L'analisi comparativa effettuata esaminando la storiografia internazionale sul lavoro femminile nelle miniere ha dato modo di contestualizzare l’esperienza delle donne nelle miniere italiane in un quadro globale. Questa ricerca si basa principalmente su fonti archivistiche, come i libri matricola, che offrono una panoramica dettagliata del periodo in cui queste donne vennero assunte, della quantità delle lavoratrici, delle annotazioni in riferimento alle dimissioni. Parallelamente, sono state utilizzate interviste orali, raccolte dallo storico Giovanni Bonaccosi Contini, dalla ricercatrice ISGREC Barbara
Solari e nel documentario intitolato Una storia scomparsa: le donne nelle laverie di Rigagnolo (a cura di Saverio Tommasi e Chiara Bini), mettendo in luce storie a lungo dimenticate. Queste interviste sono state fondamentali per comprendere le esperienze quotidiane delle donne. Un approccio integrato ha permesso di dare più affidabilità ai risultati della ricerca, avendo una quantità minima di fonti tradizionali di archivio.
Le interviste riportate hanno contribuito a completare i dati riscontrati in archivio. Il numero di campi per i quali è possibile un uso dell’intervista è illimitato, ma soprattutto è fondamentale, come indica lo storico Giovanni Contini, «per quelle vaste aree dell’esperienza e dell’attività che non hanno lasciato traccia scritta, per le quali quindi non esiste il tradizionale documento/fonte, o esiste in misura del tutto limitata ed insufficiente». Nelle interviste si può notare la sequenza delle operazioni lavorative che permette di comprendere il mestiere svolto nella sua interezza. Grazie alle fonti orali si rende quindi possibile spiegare i motivi di fenomeni che le fonti tradizionali permettono solo di quantificare. Nelle interviste trovate traspare l’ampio territorio della quotidianità, In questo caso è stato interessante anche notare l’importanza del ruolo della donna come moglie del minatore. Come si può notare, le fonti orali sono ricche di soggettività. Esse costituiscono una documentazione straordinaria per indagare i punti di vista delle persone rispetto alla propria esperienza di vita. Le fonti orali, infatti, ci spiegano i motivi che hanno spinto queste donne a svolgere un lavoro così duro,
raccontandoci le misure di sicurezza che avevano, i rischi che correvano e l’orgoglio di essere una donna lavoratrice. Ci spiegano anche le cause, le conseguenze sociali ed i condizionamenti morali dei licenziamenti attuati verso le donne, riscontrabili solo quantitativamente nei libri matricola. L'obiettivo di questa ricerca è duplice: da un lato, ampliare il quadro storico del lavoro minerario nelle Colline metallifere, mettendo al centro l’esperienza femminile; dall'altro, offrire una riflessione critica sulla percezione del lavoro femminile in contesti tradizionalmente maschili. Attraverso un approccio interdisciplinare, che combina storia del lavoro e studi di genere, questa tesi intende colmare una lacuna nella ricerca storica locale, restituendo voce e visibilità a una componente essenziale ma spesso dimenticata della storia delle Colline Metallifere.
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