Tesi etd-06162023-223829 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
MARRAZZO, PAOLA
URN
etd-06162023-223829
Titolo
Femminismo islamico: prospettive storiche e percorsi transnazionali.
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
ORIENTALISTICA: EGITTO, VICINO E MEDIO ORIENTE
Relatori
relatore Prof.ssa Pepicelli, Renata
correlatore Dott.ssa Spanò, Giovanna
correlatore Dott.ssa Spanò, Giovanna
Parole chiave
- colonialism
- colonialismo
- ermeneutica coranica
- femminismo islamico
- femminismo laico
- gender perspective
- imperialism
- imperialismo. Islamic feminism
- nationalist and transnational politcs
- politiche nazionaliste e transnazionali
- prospettiva di genere
- Qur'anic hermeneutics
- secular feminism
Data inizio appello
06/07/2023
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
Il testo che propongo per la mia tesi magistrale nasce dalla scelta di esaminare, tramite un’analisi critica, i punti oscuri e complessi che gravitano intorno ai movimenti femministi nati nel mondo arabo.
I temi proposti prevedono un’accurata descrizione delle dinamiche sociali, politiche, economiche che hanno caratterizzato non solo la nascita e lo sviluppo dei movimenti ma anche il traballante rapporto tra Oriente e Occidente. Per quel che mi riguarda, il femminismo islamico non è un movimento che nasce sulla falsariga del femminismo occidentale. Uno dei miei obiettivi, tramite la mia indagine, è dimostrare che le donne musulmane non hanno bisogno delle donne occidentali per rivendicare i propri diritti. Esse sono pienamente in grado di battersi per essi articolando un discorso che sia in linea con la spiritualità, la teologia ed il modus operandi della religione islamica. È inoltre, questo, un modo più opportuno per loro per condurre la propria battaglia in quanto donne e musulmane. Il principale assunto da tenere a mente è che il femminismo occidentale non è l’unico femminismo che ha diritto di avere una voce né tantomeno può essere esteso a femminismo universale. È altresì impensabile che una donna musulmana debba rinunciare alla lotta per i propri diritti solo perché musulmana.
Ho messo in luce le tensioni scatenatesi tra Ottocento e Novecento nel mondo arabo con l’avvento del colonialismo. Ne ho ripercorso le tappe attraverso una prospettiva islamica. Con una notevole meticolosità ho affrontato testi proposti dai primi esponenti del femminismo arabo, puntando l’obiettivo sugli embrioni nascenti di quello che più avanti si potrà definire a tutti gli effetti come femminismo islamico. L’aspetto determinante da considerare è l’impatto dell’imperialismo e la cassa di risonanza che ha avuto sui Paesi del mondo arabo sia durante che dopo il colonialismo. Quanto ha potuto estendersi e come, i nuovi volti che ha assunto o, per meglio dire, le nuove maschere, attraverso cui ha nascosto i suoi veri obiettivi, la sua inappagabile sete di sovranità. Strascichi evidenti nelle lotte dei partiti nazionalisti, nelle guerre di potere, nelle discriminazioni. Un tipo di propaganda che avrebbero gettato le basi per l’inizio di un’allarmante islamofobia.
Ho rivolto l’attenzione anche verso la nascita della nuova ermeneutica coranica, l’interpretazione dei testi attraverso una prospettiva di genere. Elemento cruciale, questo, per decapitare il patriarcato che per lunghi anni ha letto i testi sacri ed esercitato la legge islamica secondo regole proprie, pretestuosamente attribuite all’Islam. Anche in questo caso, ho studiato le parole di prestigiose esponenti che hanno esposto con grande fierezza e tenacia i principi del movimento, potendo godere di una grande conoscenza delle scienze giuridiche, sociali, e teologiche del mondo islamico. Una battaglia che tocca temi ampi e dibattuti e che, senza timore, affronta anche le questioni più scottanti e controverse, proponendo ad esempio un’apertura islamica verso il mondo queer, l’omosessualità e la comunità LGBTQ+. Alcune attiviste queer musulmane, infatti, lavorano all'intersezione tra il femminismo islamico e la lotta per i diritti delle persone LGBTQ+ cercando di creare spazi di dialogo e inclusione all'interno delle comunità. Queste attiviste sfidano gli stereotipi e cercano di promuovere una comprensione più inclusiva e rispettosa dell'identità di genere e dell'orientamento sessuale all'interno del contesto religioso. Un campo in evoluzione che contrappone visioni conservatrici derivanti da interpretazioni tradizionali dell’Islam a voci del femminismo islamico che sostengono l'inclusione e l'accettazione delle persone queer all'interno delle comunità musulmane. Ci ho tenuto a sottolineare che il femminismo islamico non è un movimento omogeneo. Così come in qualsiasi movimento sociale, anche in questo caso ci possono essere tensioni e dibattiti sulle strategie e gli obiettivi specifici da perseguire con opinioni e interpretazioni diverse all'interno del movimento stesso.
Alcune sostenitrici cercano di riformare l'Islam dalle sue basi, mentre altre lavorano all'interno del quadro esistente per promuovere i diritti delle donne. È importante riconoscere che ci sono anche alcune pensatrici che sostengono che l'idea di un femminismo all'interno dell'Islam sia contraddittoria, data la natura patriarcale di alcune interpretazioni tradizionali.
Analizzando alcune realtà nello specifico, ho evidenziato le degenerazioni dell’autoritarismo, dei poteri accentratori, degli sconvolgimenti politici e sociali che ne sono derivati. Ho anche analizzato l’impatto che tutto ciò ha avuto sulle donne e sulla loro condizione. Ho voluto soffermarmi anche sui Paesi che hanno ospitato e ospitano i musulmani della diaspora. Gli stessi che si dichiarano da sempre grandi difensori dei diritti umani e della libertà mostrano, sotto un occhio più attento, quante contraddizioni siano presenti all’interno di quelle realtà.
Allo scetticismo che viene sovente mostrato nei riguardi di un movimento nato in seno alla religione e che parla in suo nome ho contrapposto una linea di pensiero che, poggiando le sue basi nella teologia, dimostra che è possibile combattere il patriarcato ma è altresì necessario lavorare secondo il principio di intersezionalità che tenga conto di tutti gli elementi che, irrobustendo le disuguaglianze di genere e l’abuso spirituale, contribuiscono a rendere la battaglia delle donne sempre più ardua. Al fine di erodere l’immagine occidentale delle donne musulmane oppresse e sottomesse, ho mostrato il lavoro di donne invece capaci di essere vere e proprie leader che cercano ardentemente nuove soluzioni per combattere il patriarcato, incidendo in modo significativo nella giurisprudenza islamica. Ho analizzato il ruolo svolto dall’Europa, constatando che i rapporti tra quest’ultima e il femminismo islamico sono influenzati da una serie di fattori complessi, tra cui la politica, la cultura, la religione e la storia di ciascun paese. In alcuni casi, il femminismo islamico è stato strumentalizzato per promuovere l'islamofobia, utilizzando la lotta per i diritti delle donne come pretesto per discriminare o stigmatizzare le comunità musulmane. Questo crea sfide per le attiviste musulmane che cercano di bilanciare la lotta per l'uguaglianza di genere con la necessità di contrastare la discriminazione e l'islamofobia. Ho analizzato il lavoro che quotidianamente svolgono in Europa attiviste e organizzazioni che promuovono l'empowerment delle donne musulmane e lavorano per garantire che le loro voci siano ascoltate. Questi sforzi spaziano dall'istruzione all'occupazione, dall'accesso ai servizi sanitari all'inclusione politica.
Per quel che mi riguarda, è fondamentale riconoscere che l'Islam è una religione variegata e complessa, con diverse tradizioni e interpretazioni. Le interpretazioni patriarcali e discriminatorie dell'Islam non rappresentano l'essenza della religione, ma riflettono piuttosto gli atteggiamenti culturali e sociali che si sono sovrapposti nel corso del tempo. Per me, il femminismo islamico rappresenta una forma di empowerment per le donne musulmane, che cercano di coniugare la loro fede religiosa con la lotta per l'uguaglianza di genere. È un movimento che sfida gli stereotipi e gli atteggiamenti discriminatori, e che cerca di creare spazi per le donne all'interno delle comunità musulmane (e non solo), in cui possano esercitare i loro diritti e partecipare attivamente alla vita sociale, politica ed economica.
The text I am proposing for my master thesis arises from the choice to examine, through a critical analysis, the obscure and complex points that gravitate around the feminist movements born in the Arab world.
The proposed themes include an accurate description of the social, political and economic dynamics that have characterized not only the birth and development of the movements but also the shaky relationship between East and West. As far as I'm concerned, Islamic feminism is not a movement that arose along the lines of Western feminism. One of my goals, through my survey, is to demonstrate that Muslim women don't need Western women to claim their rights. They are fully capable of fighting for them by articulating a discourse that is in line with the spirituality, theology and the modus operandi of the Islamic religion. It is also a more appropriate way for them to wage their battle as women and Muslims. The main assumption to keep in mind is that Western feminism is not the only feminism that has the right to have a voice nor can it be extended to universal feminism. It is also unthinkable that a Muslim woman should give up the fight for her rights just because she is a Muslim.
I highlighted the tensions unleashed between the nineteenth and twentieth centuries in the Arab world with the advent of colonialism. I retraced its stages through an Islamic perspective. With considerable meticulousness I have dealt with texts proposed by the first exponents of Arab feminism, focusing the lens on the nascent embryos of what can later be defined in all respects as Islamic feminism. The decisive aspect to consider is the impact of imperialism and the sounding board it has had on the countries of the Arab world both during and after colonialism. How far it has been able to extend and how, the new faces it has assumed or, better to say, the new masks through which it has hidden its true objectives, its unquenchable thirst for sovereignty. Evident aftermaths in the struggles of nationalist parties, in wars of power, in discrimination. A type of propaganda that would lay the groundwork for the onset of an alarming Islamophobia.
I also turned my attention to the birth of the new Koranic hermeneutics, the interpretation of texts through a gender perspective. This is a crucial element to behead the patriarchate which for many years has read the sacred texts and exercised Islamic law according to its own rules, speciously attributed to Islam. Also in this case, I studied the words of prestigious exponents who expounded the principles of the movement with great pride and tenacity, being able to enjoy a great knowledge of the juridical, social and theological sciences of the Islamic world. A battle that touches on broad and debated topics and which, without fear, also tackles the most burning and controversial issues, proposing, for example, an Islamic openness towards the queer world, homosexuality and the LGBTQ+ community. In fact, some Muslim queer activists work at the intersection between Islamic feminism and the fight for the rights of LGBTQ+ people, trying to create spaces for dialogue and inclusion within communities. These activists challenge stereotypes and seek to promote a more inclusive and respectful understanding of gender identity and sexual orientation within the religious context. An evolving field that pits conservative views stemming from traditional interpretations of Islam against Islamic feminist voices advocating for the inclusion and acceptance of queer people within Muslim communities. I was keen to underline that Islamic feminism is not a homogeneous movement. As in any social movement, there can also be tensions and debates about specific strategies and objectives to be pursued with differing opinions and interpretations within the movement itself.
Some advocates seek to reform Islam from its foundations, while others work within the existing framework to advance women's rights. It is important to recognize that there are also some women thinkers who argue that the idea of a feminism within Islam is contradictory, given the patriarchal nature of some traditional understandings.
Analyzing some realities specifically, I highlighted the degeneration of authoritarianism, of centralizing powers, of the political and social upheavals that resulted from it. I also analyzed the impact this has had on women and their condition. I also wanted to dwell on the countries that have hosted and are hosting the Muslims of the diaspora. The same people who have always declared themselves great defenders of human rights and freedom show, under a more careful eye, how many contradictions are present within of those realities.
To the skepticism that is often shown in regards to a movement born within religion and which speaks in its name, I contrasted a line of thought which, resting its foundations in theology, demonstrates that it is possible to fight patriarchy but it is also necessary to work according to the principle of intersectionality which takes into account all the elements which, by strengthening gender inequalities and spiritual abuse, contribute to making women's battle increasingly difficult. In order to erode the Western image of oppressed and submissive Muslim women, I have shown the work of women capable of being real leaders who eagerly seek new solutions to combat patriarchy, significantly influencing Islamic jurisprudence. I analyzed the role played by Europe, noting that the relationship between the latter and Islamic feminism is influenced by a number of of those realities.
To the skepticism that is often shown in regards to a movement born within religion and which speaks in its name, I contrasted a line of thought which, resting its foundations in theology, demonstrates that it is possible to fight patriarchy but it is also necessary to work according to the principle of intersectionality which takes into account all the elements which, by strengthening gender inequalities and spiritual abuse, contribute to making women's battle increasingly difficult. In order to erode the Western image of oppressed and submissive Muslim women, I have shown the work of women capable of being real leaders who eagerly seek new solutions to combat patriarchy, significantly influencing Islamic jurisprudence. I analyzed the role played by Europe, noting that the relationship between the latter and Islamic feminism is influenced by a number of complex factors, including the politics, culture, religion and history of each country. In some cases, Islamic feminism has been used to promote Islamophobia, using the struggle for women's rights as a pretext to discriminate against or stigmatize Muslim communities. This creates challenges for Muslim activists as they try to balance the fight for gender equality with the need to tackle discrimination and Islamophobia. I looked at the daily work of activists and organizations in Europe who promote the empowerment of Muslim women and work to ensure that their voices are heard. These efforts range from education to employment, from access to health services to political inclusion.
For me, it is essential to recognize that Islam is a variegated and complex religion, with different traditions and interpretations. Patriarchal and discriminatory interpretations of Islam do not represent the essence of the religion, but rather reflect the cultural and social attitudes that have overlapped over time. For me, Islamic feminism represents a form of empowerment for Muslim women, who seek to combine their religious faith with the fight for gender equality. It is a movement that challenges stereotypes and discriminatory attitudes, and seeks to create spaces for women within Muslim communities (and beyond) where they can exercise their rights and actively participate in social, political and economic life .
I temi proposti prevedono un’accurata descrizione delle dinamiche sociali, politiche, economiche che hanno caratterizzato non solo la nascita e lo sviluppo dei movimenti ma anche il traballante rapporto tra Oriente e Occidente. Per quel che mi riguarda, il femminismo islamico non è un movimento che nasce sulla falsariga del femminismo occidentale. Uno dei miei obiettivi, tramite la mia indagine, è dimostrare che le donne musulmane non hanno bisogno delle donne occidentali per rivendicare i propri diritti. Esse sono pienamente in grado di battersi per essi articolando un discorso che sia in linea con la spiritualità, la teologia ed il modus operandi della religione islamica. È inoltre, questo, un modo più opportuno per loro per condurre la propria battaglia in quanto donne e musulmane. Il principale assunto da tenere a mente è che il femminismo occidentale non è l’unico femminismo che ha diritto di avere una voce né tantomeno può essere esteso a femminismo universale. È altresì impensabile che una donna musulmana debba rinunciare alla lotta per i propri diritti solo perché musulmana.
Ho messo in luce le tensioni scatenatesi tra Ottocento e Novecento nel mondo arabo con l’avvento del colonialismo. Ne ho ripercorso le tappe attraverso una prospettiva islamica. Con una notevole meticolosità ho affrontato testi proposti dai primi esponenti del femminismo arabo, puntando l’obiettivo sugli embrioni nascenti di quello che più avanti si potrà definire a tutti gli effetti come femminismo islamico. L’aspetto determinante da considerare è l’impatto dell’imperialismo e la cassa di risonanza che ha avuto sui Paesi del mondo arabo sia durante che dopo il colonialismo. Quanto ha potuto estendersi e come, i nuovi volti che ha assunto o, per meglio dire, le nuove maschere, attraverso cui ha nascosto i suoi veri obiettivi, la sua inappagabile sete di sovranità. Strascichi evidenti nelle lotte dei partiti nazionalisti, nelle guerre di potere, nelle discriminazioni. Un tipo di propaganda che avrebbero gettato le basi per l’inizio di un’allarmante islamofobia.
Ho rivolto l’attenzione anche verso la nascita della nuova ermeneutica coranica, l’interpretazione dei testi attraverso una prospettiva di genere. Elemento cruciale, questo, per decapitare il patriarcato che per lunghi anni ha letto i testi sacri ed esercitato la legge islamica secondo regole proprie, pretestuosamente attribuite all’Islam. Anche in questo caso, ho studiato le parole di prestigiose esponenti che hanno esposto con grande fierezza e tenacia i principi del movimento, potendo godere di una grande conoscenza delle scienze giuridiche, sociali, e teologiche del mondo islamico. Una battaglia che tocca temi ampi e dibattuti e che, senza timore, affronta anche le questioni più scottanti e controverse, proponendo ad esempio un’apertura islamica verso il mondo queer, l’omosessualità e la comunità LGBTQ+. Alcune attiviste queer musulmane, infatti, lavorano all'intersezione tra il femminismo islamico e la lotta per i diritti delle persone LGBTQ+ cercando di creare spazi di dialogo e inclusione all'interno delle comunità. Queste attiviste sfidano gli stereotipi e cercano di promuovere una comprensione più inclusiva e rispettosa dell'identità di genere e dell'orientamento sessuale all'interno del contesto religioso. Un campo in evoluzione che contrappone visioni conservatrici derivanti da interpretazioni tradizionali dell’Islam a voci del femminismo islamico che sostengono l'inclusione e l'accettazione delle persone queer all'interno delle comunità musulmane. Ci ho tenuto a sottolineare che il femminismo islamico non è un movimento omogeneo. Così come in qualsiasi movimento sociale, anche in questo caso ci possono essere tensioni e dibattiti sulle strategie e gli obiettivi specifici da perseguire con opinioni e interpretazioni diverse all'interno del movimento stesso.
Alcune sostenitrici cercano di riformare l'Islam dalle sue basi, mentre altre lavorano all'interno del quadro esistente per promuovere i diritti delle donne. È importante riconoscere che ci sono anche alcune pensatrici che sostengono che l'idea di un femminismo all'interno dell'Islam sia contraddittoria, data la natura patriarcale di alcune interpretazioni tradizionali.
Analizzando alcune realtà nello specifico, ho evidenziato le degenerazioni dell’autoritarismo, dei poteri accentratori, degli sconvolgimenti politici e sociali che ne sono derivati. Ho anche analizzato l’impatto che tutto ciò ha avuto sulle donne e sulla loro condizione. Ho voluto soffermarmi anche sui Paesi che hanno ospitato e ospitano i musulmani della diaspora. Gli stessi che si dichiarano da sempre grandi difensori dei diritti umani e della libertà mostrano, sotto un occhio più attento, quante contraddizioni siano presenti all’interno di quelle realtà.
Allo scetticismo che viene sovente mostrato nei riguardi di un movimento nato in seno alla religione e che parla in suo nome ho contrapposto una linea di pensiero che, poggiando le sue basi nella teologia, dimostra che è possibile combattere il patriarcato ma è altresì necessario lavorare secondo il principio di intersezionalità che tenga conto di tutti gli elementi che, irrobustendo le disuguaglianze di genere e l’abuso spirituale, contribuiscono a rendere la battaglia delle donne sempre più ardua. Al fine di erodere l’immagine occidentale delle donne musulmane oppresse e sottomesse, ho mostrato il lavoro di donne invece capaci di essere vere e proprie leader che cercano ardentemente nuove soluzioni per combattere il patriarcato, incidendo in modo significativo nella giurisprudenza islamica. Ho analizzato il ruolo svolto dall’Europa, constatando che i rapporti tra quest’ultima e il femminismo islamico sono influenzati da una serie di fattori complessi, tra cui la politica, la cultura, la religione e la storia di ciascun paese. In alcuni casi, il femminismo islamico è stato strumentalizzato per promuovere l'islamofobia, utilizzando la lotta per i diritti delle donne come pretesto per discriminare o stigmatizzare le comunità musulmane. Questo crea sfide per le attiviste musulmane che cercano di bilanciare la lotta per l'uguaglianza di genere con la necessità di contrastare la discriminazione e l'islamofobia. Ho analizzato il lavoro che quotidianamente svolgono in Europa attiviste e organizzazioni che promuovono l'empowerment delle donne musulmane e lavorano per garantire che le loro voci siano ascoltate. Questi sforzi spaziano dall'istruzione all'occupazione, dall'accesso ai servizi sanitari all'inclusione politica.
Per quel che mi riguarda, è fondamentale riconoscere che l'Islam è una religione variegata e complessa, con diverse tradizioni e interpretazioni. Le interpretazioni patriarcali e discriminatorie dell'Islam non rappresentano l'essenza della religione, ma riflettono piuttosto gli atteggiamenti culturali e sociali che si sono sovrapposti nel corso del tempo. Per me, il femminismo islamico rappresenta una forma di empowerment per le donne musulmane, che cercano di coniugare la loro fede religiosa con la lotta per l'uguaglianza di genere. È un movimento che sfida gli stereotipi e gli atteggiamenti discriminatori, e che cerca di creare spazi per le donne all'interno delle comunità musulmane (e non solo), in cui possano esercitare i loro diritti e partecipare attivamente alla vita sociale, politica ed economica.
The text I am proposing for my master thesis arises from the choice to examine, through a critical analysis, the obscure and complex points that gravitate around the feminist movements born in the Arab world.
The proposed themes include an accurate description of the social, political and economic dynamics that have characterized not only the birth and development of the movements but also the shaky relationship between East and West. As far as I'm concerned, Islamic feminism is not a movement that arose along the lines of Western feminism. One of my goals, through my survey, is to demonstrate that Muslim women don't need Western women to claim their rights. They are fully capable of fighting for them by articulating a discourse that is in line with the spirituality, theology and the modus operandi of the Islamic religion. It is also a more appropriate way for them to wage their battle as women and Muslims. The main assumption to keep in mind is that Western feminism is not the only feminism that has the right to have a voice nor can it be extended to universal feminism. It is also unthinkable that a Muslim woman should give up the fight for her rights just because she is a Muslim.
I highlighted the tensions unleashed between the nineteenth and twentieth centuries in the Arab world with the advent of colonialism. I retraced its stages through an Islamic perspective. With considerable meticulousness I have dealt with texts proposed by the first exponents of Arab feminism, focusing the lens on the nascent embryos of what can later be defined in all respects as Islamic feminism. The decisive aspect to consider is the impact of imperialism and the sounding board it has had on the countries of the Arab world both during and after colonialism. How far it has been able to extend and how, the new faces it has assumed or, better to say, the new masks through which it has hidden its true objectives, its unquenchable thirst for sovereignty. Evident aftermaths in the struggles of nationalist parties, in wars of power, in discrimination. A type of propaganda that would lay the groundwork for the onset of an alarming Islamophobia.
I also turned my attention to the birth of the new Koranic hermeneutics, the interpretation of texts through a gender perspective. This is a crucial element to behead the patriarchate which for many years has read the sacred texts and exercised Islamic law according to its own rules, speciously attributed to Islam. Also in this case, I studied the words of prestigious exponents who expounded the principles of the movement with great pride and tenacity, being able to enjoy a great knowledge of the juridical, social and theological sciences of the Islamic world. A battle that touches on broad and debated topics and which, without fear, also tackles the most burning and controversial issues, proposing, for example, an Islamic openness towards the queer world, homosexuality and the LGBTQ+ community. In fact, some Muslim queer activists work at the intersection between Islamic feminism and the fight for the rights of LGBTQ+ people, trying to create spaces for dialogue and inclusion within communities. These activists challenge stereotypes and seek to promote a more inclusive and respectful understanding of gender identity and sexual orientation within the religious context. An evolving field that pits conservative views stemming from traditional interpretations of Islam against Islamic feminist voices advocating for the inclusion and acceptance of queer people within Muslim communities. I was keen to underline that Islamic feminism is not a homogeneous movement. As in any social movement, there can also be tensions and debates about specific strategies and objectives to be pursued with differing opinions and interpretations within the movement itself.
Some advocates seek to reform Islam from its foundations, while others work within the existing framework to advance women's rights. It is important to recognize that there are also some women thinkers who argue that the idea of a feminism within Islam is contradictory, given the patriarchal nature of some traditional understandings.
Analyzing some realities specifically, I highlighted the degeneration of authoritarianism, of centralizing powers, of the political and social upheavals that resulted from it. I also analyzed the impact this has had on women and their condition. I also wanted to dwell on the countries that have hosted and are hosting the Muslims of the diaspora. The same people who have always declared themselves great defenders of human rights and freedom show, under a more careful eye, how many contradictions are present within of those realities.
To the skepticism that is often shown in regards to a movement born within religion and which speaks in its name, I contrasted a line of thought which, resting its foundations in theology, demonstrates that it is possible to fight patriarchy but it is also necessary to work according to the principle of intersectionality which takes into account all the elements which, by strengthening gender inequalities and spiritual abuse, contribute to making women's battle increasingly difficult. In order to erode the Western image of oppressed and submissive Muslim women, I have shown the work of women capable of being real leaders who eagerly seek new solutions to combat patriarchy, significantly influencing Islamic jurisprudence. I analyzed the role played by Europe, noting that the relationship between the latter and Islamic feminism is influenced by a number of of those realities.
To the skepticism that is often shown in regards to a movement born within religion and which speaks in its name, I contrasted a line of thought which, resting its foundations in theology, demonstrates that it is possible to fight patriarchy but it is also necessary to work according to the principle of intersectionality which takes into account all the elements which, by strengthening gender inequalities and spiritual abuse, contribute to making women's battle increasingly difficult. In order to erode the Western image of oppressed and submissive Muslim women, I have shown the work of women capable of being real leaders who eagerly seek new solutions to combat patriarchy, significantly influencing Islamic jurisprudence. I analyzed the role played by Europe, noting that the relationship between the latter and Islamic feminism is influenced by a number of complex factors, including the politics, culture, religion and history of each country. In some cases, Islamic feminism has been used to promote Islamophobia, using the struggle for women's rights as a pretext to discriminate against or stigmatize Muslim communities. This creates challenges for Muslim activists as they try to balance the fight for gender equality with the need to tackle discrimination and Islamophobia. I looked at the daily work of activists and organizations in Europe who promote the empowerment of Muslim women and work to ensure that their voices are heard. These efforts range from education to employment, from access to health services to political inclusion.
For me, it is essential to recognize that Islam is a variegated and complex religion, with different traditions and interpretations. Patriarchal and discriminatory interpretations of Islam do not represent the essence of the religion, but rather reflect the cultural and social attitudes that have overlapped over time. For me, Islamic feminism represents a form of empowerment for Muslim women, who seek to combine their religious faith with the fight for gender equality. It is a movement that challenges stereotypes and discriminatory attitudes, and seeks to create spaces for women within Muslim communities (and beyond) where they can exercise their rights and actively participate in social, political and economic life .
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