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La tesi ripercorre le tappe della ricostruzione del Partito comunista spezzino, dalla Liberazione nell’aprile del 1945 fino alle elezioni amministrative del dicembre 1946 nelle quali il Pci risulta la prima forza politica della provincia ad elegge un suo esponente sindaco del comune capoluogo mentre conquista la maggioranza nella parte più numerosa dei municipi. Uscito della clandestinità il Pci vede affermarsi nuovi e giovani dirigenti e militanti formatisi nella lotta di Liberazione che contribuiscono a un rinnovamento profondo dell’organizzazione sulla scia della impostazione del segretario nazionale Palmiro Togliatti. Sulla scorta delle scelte varate con il Quinto congresso nazionale e il Primo congresso provinciale l’organizzazione dei comunisti italiani cambia connotati: da partito di quadri diventa partito di massa. Il processo di ricostruzione che conduce alla primazia tra le forze politiche del territorio è però tormentato. Gruppi di ex partigiani decidono nell’immediato dopoguerra contro la linea ufficiale del partito di tornare amati sui monti denunciando “il tradimento della Resistenza”, pronti a combattere contro quelli che considerano tentativi di restaurazione reazionaria. Tra loro molti comunisti e per questo la federazione provinciale spezzina del Pci si impegna a fondo per sconfiggere le loro posizioni estremiste e le critiche che da una parte degli iscritti piovono sull’amnistia Togliatti. Allo stesso tempo altri ex partigiani, in buona parte comunisti, sbandati dopo la fine del conflitto, creano delle bande che si dedicano alle rapine sui passi del Bracco e della Cisa. Spesso sostenendo che il bottino sarebbe servito a finanziare la rivoluzione. Anche contro questo fenomeno i dirigenti comunisti che sono nelle istituzioni e i maggiorenti della federazione si impegneranno a fondo, La tesi, attraverso documentazioni e soprattutto la consultazione della raccolta delle cronache spezzine dell’edizione genonese dell’Unità, ricostruisce i caratteri della organizzazione, della cultura e degli stili di vita dei comunisti spezzini che formano una vera e propria comunità raccolta intorno a cellule e sezioni e alimentata da riti come le feste dell’Unità. Buona parte dell’elaborato è dedicata ai principali avvenimenti politici del territorio in quella stagione che coinvolgono il Pci, ai rapporti tra i partiti, a quelli ancor più complessi tra comunisti autorità alleate, Marina militare e clero, al referendum istituzionale, alla difficile ricostruzione, alle vertenze sindacali, alla crisi economica e occupazionale legata alla riconversione industriale postbellica, alle precarie condizioni sociali della popolazione. Tra gli episodi salienti che caratterizzano il periodo e che vengono rievocati nella tesi, l’apporto dato dai comunisti per garantire le partenze degli ebrei verso la Palestina dal porto della Spezia e le tensioni interne al Pci come strascico della condanna e della esecuzione del comandante partigiano Dante Castellucci “Facio” da parte di un tribunale composto in prevalenza da partigiani comunisti. Altrettanto rilievo ha la “resa dei conti” nei confronti dei fascisti che ha il suo acme in termini di partecipazione emotiva e di mobilitazione del popolo e del partito comunista nel clamoroso processo alla famigerata banda di torturatori fascisti capeggiata da Aurelio Gallo che sarà condannato a morte – si tratta dell’ultima condanna a morte eseguita in Italia - insieme a ad altri due componenti.