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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-06162020-103055


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
MICHELUCCI, SARA
URN
etd-06162020-103055
Titolo
Aspetti produttivi ed economici dell'apicoltura: uno sguardo all'approccio della permapicoltura
Dipartimento
SCIENZE AGRARIE, ALIMENTARI E AGRO-AMBIENTALI
Corso di studi
AGRICOLTURA BIOLOGICA E MULTIFUNZIONALE
Relatori
relatore Brunori, Gianluca
correlatore Prof. Canale, Angelo
Parole chiave
  • permapicoltura
  • produttività apicoltura
  • situazione commercio mondiale di miele
Data inizio appello
13/07/2020
Consultabilità
Completa
Riassunto
Nella prima parte della tesi si è voluta evidenziare la rilevanza del servizio ecosistemico di Apis mellifera: essa infatti per le sue caratteristiche morfologiche e comportamentali si rivela il miglior insetto pronubo nel meccanismo di impollinazione e, di conseguenza, nel mantenimento della biodiversità. Da anni, inoltre, è utilizzata come bioindicatore per monitorare la qualità dell’ambiente: se le api stanno bene, l’ambiente è sano e, di conseguenza, anche l’uomo sta bene.
Da decenni le ricerche hanno messo in luce un declino diffuso di quest’insetto così prezioso per l’uomo e l’ambiente: le cause, come esposto nel secondo capitolo, sono attribuibili ad una pressione di origine antropica, tra le quali assume particolare rilievo l’utilizzo degli agrofarmaci, impiegati in modo massiccio nelle pratiche agricole. Oltre all’ormai rinomato acaro varroa, che ha cambiato il volto dell’apicoltura, all’interno dell’apicoltura naturale, sono in molti a sostenere che l’indebolimento di apis mellifera sia legato alle tecniche d’intervento e produzione del sistema di allevamento attuale. L’apicoltura moderna o razionale, ha dato spazio ad un allevamento intensivo, col fine di accrescere la produzione dei prodotti dell’alveare, impiegando tecniche standardizzate che non hanno tenuto conto del rapporto delle api con l’ambiente, della complessità del super-organismo e che, quindi, ha portato ad uno stato di salute precario dell’ape, mostrando quindi i suoi limiti, che ho enucleato nel capitolo tre del mio lavoro, basandomi su diversi studi, tra cui il libro di Fontana (2017).
A partire dagli anni ’20 del secolo scorso, sono nati altri approcci più sostenibili e “bee-friendly”, atti a promuovere un allevamento più rispettoso dell’insetto: l’apicoltura biologica, descritta a sommi capi nel quarto capitolo, l’apicoltura biodinamica, l’apicoltura naturale, illustrata nel quinto capitolo, della quale fa parte anche la permapicoltura. Alla permapicoltura è dedicato il sesto capitolo, nel quale si mettono in luce gli aspetti più salienti del metodo di Perone, che si basano sul tentativo di creare un habitat il più possibile prossimo a quello naturale, inclusi gli aspetti tecnici inerenti alle modalità di allevamento, e alternative ai metodi tradizionali, fatta salva, come illustrato, la divisione dell’arnia. La permapicoltura offre un modello alternativo di allevamento incentrato sul riconoscere all’organismo alveare la capacità di sviluppare strategie di difesa, di esprimere al meglio il proprio potenziale, rispettando la loro biologia e garantendo alle api spazio, scorte e pace, le tre parole chiave della permapicoltura. In sintesi, il metodo si propone di cooperare con la Natura laddove l’apicoltura convenzionale mira ad assoggettarla.
Il metodo Perone è incentrato su una filosofia dai risvolti etici e idealistici e nondimeno pratici: si tratta di una tecnica che assicura una buona produzione e fornisce soluzioni concrete per abbattere i costi, applicando tecniche estensive. Inoltre, l’invito rivolto all’apicoltore è quello di farsi promotore lui stesso del proprio prodotto, cercando di valorizzarlo il più possibile e diversificando la produzione.
In tal senso, premesso che gli studi economici sull’analisi costi-ricavi delle aziende apistiche sono scarsi, nel capitolo otto, si è cercato di avviare un confronto tra la situazione dell’apicoltura razionale italiana e messicana, e quella della permapicoltura, basandosi sugli studi di Cavicchioli, Tesser (2015), M.A Magaña e Lleyva Morales (2010) e su quelli messimi a disposizione dallo stesso Perone.
Un capitolo a parte, il nono, in parte anticipato dal settimo, è dedicato alla situazione italiana, mediante una panoramica della produttività e della posizione della penisola nel commercio mondiale di miele, tenendo conto dei limiti e delle problematiche che il settore ha e che sta attraversando, e delle sue indiscusse potenzialità. L’Italia, infatti, è terra vocata all’apicoltura, poiché offre una grande varietà di ambienti e, quindi, un’incredibile varietà di mieli, che non aspettano altro che essere valorizzati sul mercato interno e all’estero. Si è, pertanto, analizzato il consumo di miele nel Paese, riponendo attenzione sui fattori che influenzano la scelta del miele da parte del consumatore italiano, in modo tale da riflettere sulle strategie a sostegno dei produttori, in un momento di particolare crisi del settore.


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