logo SBA

ETD

Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-06152020-172940


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
BELARDINELLI, ESTER
URN
etd-06152020-172940
Titolo
Intolleranza al lattosio: gestione nutrizionale e importanza del latte delattosato
Dipartimento
FARMACIA
Corso di studi
SCIENZE DELLA NUTRIZIONE UMANA
Relatori
relatore Prof.ssa La Motta, Concettina
Parole chiave
  • alimentazione
  • intolleranza
  • latte
  • lattasi
  • lattosio
Data inizio appello
08/07/2020
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
08/07/2090
Riassunto
L’intolleranza al lattosio è una condizione molto comune, che affligge il 70% della popolazione mondiale. Essa deriva da una carenza della lattasi, l’enzima responsabile della digestione del lattosio nell’intestino tenue. La carenza di lattasi deriva nella maggior parte dei casi da poliformismi genetici che inducono la perdita dell’enzima dopo lo svezzamento, rendendo i soggetti lattasi non persistenti. La maldigestione di lattosio provoca una serie di sintomi a livello gastrointestinale come diarrea osmotica, gonfiore, flatulenza e dolore addominale. La gestione della condizione di intolleranza al lattosio è principalmente di tipo nutrizionale e consiste nella limitazione dell’assunzione di alimenti contenenti lattosio, principalmente di latte e derivati. In alcuni casi di concomitanza di sindrome dell’intestino irritabile è spesso raccomandata anche la riduzione di FODMAPs (Oligosaccaridi, Disaccaridi, Monosaccaridi Fermentabili e Polioli). Come adiuvante nella riduzione dei sintomi si può utilizzare la lattasi esogena, da assumere circa 30 min prima del pasto oppure si possono assumere per un determinato periodo prebiotici o probiotici. In più, come alternativa al latte esiste tutta una gamma di bevande vegetali, come latte di soia, latte di riso, avena, cocco e mandorla.
Tuttavia la limitazione di latte e derivati , soprattutto se non gestita da un professionista, può comportare carenze nutrizionali nei soggetti intolleranti al lattosio, che molto spesso si sottopongono a restrizioni più severe del necessario perché sviluppano ansia relativa alla comparsa di sintomi quali diarrea e flatulenza.
L’industria lattiero-casearia si è adoperata già negli anni 70 per sviluppare un latte che potesse essere bevuto e “digerito” anche da soggetti intolleranti, tramite l’utilizzo della β-galattosidasi di origine microbica. I primi latti delattosati prodotti, seppur con quantitativo ridotto di lattosio, avevano difetti di tipo organolettico come colore bruno, sapore troppo dolce e di “cotto”. Già da diversi anni sono stati messi a punto processi per la produzione di latte delattosato che permettono di avere un prodotto con un contenuto di lattosio <0.1% e caratteristiche organolettiche pressoché uguali a quelle del latte comune.
Lo sviluppo del latte delattosato e di tutta la gamma di prodotti caseari da esso derivati ha permesso quindi di ridurre al minimo il rischio di carenze nutrizionali. Inoltre, da non sottovalutare, ha comportato l’aumento della qualità di vita per i soggetti intolleranti, liberi di avere una alimentazione normale senza restrizioni.
File