Tesi etd-06152018-110536 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
CHIETERA, FRANCESCO
URN
etd-06152018-110536
Titolo
RUOLO DEI MicroRNA IN DIVERSI FENOTIPI DI STENOSI VALVOLARE AORTICA
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Naccarato, Antonio Giuseppe
correlatore Dott. Scatena, Cristian
correlatore Dott. Fabiani, Iacopo
correlatore Dott. Scatena, Cristian
correlatore Dott. Fabiani, Iacopo
Parole chiave
- stenosi valvolare aortica (SVA)
Data inizio appello
17/07/2018
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
17/07/2088
Riassunto
La Stenosi Valvolare Aortica (SVA) calficico-degenerativa rappresenta la patologia valvolare più comune nei paesi occidentali. La sua incidenza è destinata ad aumentare come conseguenza sia del progressivo aumento dell’aspettativa di vita sia a causa del concomitante aumento di prevalenza della malattia aterosclerotica, cui è eziologicamente correlata.
La progressione dalle forme di ostruzione lieve a severa è spesso graduale e si accompagna al lento instaurarsi di alterazioni fisiopatologiche a livello ventricolare sinistro dovute al sovraccarico pressorio, come l’ ipertrofia concentrica e la progressiva fibrosi tissutale. Nella patogenesi della stenosi concorrono sia triggers meccanici che fattori genetici e la fibrosi miocardica sostitutiva contribuisce in maniera determinante all’insorgenza della disfunzione ventricolare diastolica nonché comporta una riduzione dell’inotropismo cardiaco che sfocia in uno stato di scompenso cardiaco cronico.
Al giorno d’oggi, le indicazioni all’ intervento di sostituzione valvolare sono poste in presenza di SVA di entità severa, all’insorgenza di sintomi tipici o al manifestarsi di una riduzione della Frazione di Eiezione al di sotto di un cut-off (FE<50%). Tuttavia, la comparsa di sintomi e la riduzione della FE si associano ad alterazioni della contrattilità e modificazioni del tessuto miocardico che a volte non sono reversibili dopo intervento. Inoltre, i parametri emodinamici in uso per definire la severità della SVA sembrano essere limitati per la flusso-dipendenza e spesso discordanti; la FE non è un indicatore abbastanza sensibile di funzionalità sistolica e nel paziente anziano per la presenza di comorbidità è difficile correlare i sintomi alla malattia.
Per poter ottimizzare la gestione dei pazienti con SVA, un valido contributo potrebbe essere dato dalle nuove metodiche di imaging e dai biomarcatori plasmatici in grado di valutare l’entità della compromissione miocardica e il remodeling cardiaco causato dalla SVA sin dalle fasi precoci.
La biopsia endomiocardica rappresenta il gold-standard per quantificare il contenuto di collagene miocardico,sebbene, ad oggi, le moderne metodiche di imaging ecocardiografico come lo Speckle Tracking Imaging (2D-STI) consentano una valutazione accurata della deformazione miocardica e indirettamente delle alterazioni tissutali che caratterizzano questi pazienti, con buona correlazione con i dati istologici. Tra i più recenti e innovativi biomarcatori valutabili a livello plasmatico rientrano i microRNA (miRNA), piccoli RNA non codificanti messi in circolo tramite microvescicole, che costituiscono il pool circolante di una componente tissutale espressa in vari apparati, fra cui il sistema cardiovascolare. I miRNA agiscono come modulatori negativi dell’espressione genica mediante l’inibizione della traduzione proteica per interferenza con l’RNA messaggero e dato che il loro profilo di espressione risulta alterato in diversi processi fisiopatologici inclusa la fibrogenesi, è stato supposto il loro ruolo come potenziali biomarcatori.
Poichè il decadimento progressivo della funzionalità ventricolare è correlato alla progressiva ipertrofia miocardica e alla fibrosi, l’utilizzo del 2D-STI e dei miRNA quali markers di fibrosi permette in maniera rapida e non invasiva di identificare sin dalle fasi precoci le lesioni tissutali. In questo modo si pone attenzione non solo agli indici valvolari o flusso-dipedenti, ma anche al miocardio e alle sue alterazioni,in funzione dell’ottimizzazione della gestione e del trattamento dei pazienti con SVA severa.
La progressione dalle forme di ostruzione lieve a severa è spesso graduale e si accompagna al lento instaurarsi di alterazioni fisiopatologiche a livello ventricolare sinistro dovute al sovraccarico pressorio, come l’ ipertrofia concentrica e la progressiva fibrosi tissutale. Nella patogenesi della stenosi concorrono sia triggers meccanici che fattori genetici e la fibrosi miocardica sostitutiva contribuisce in maniera determinante all’insorgenza della disfunzione ventricolare diastolica nonché comporta una riduzione dell’inotropismo cardiaco che sfocia in uno stato di scompenso cardiaco cronico.
Al giorno d’oggi, le indicazioni all’ intervento di sostituzione valvolare sono poste in presenza di SVA di entità severa, all’insorgenza di sintomi tipici o al manifestarsi di una riduzione della Frazione di Eiezione al di sotto di un cut-off (FE<50%). Tuttavia, la comparsa di sintomi e la riduzione della FE si associano ad alterazioni della contrattilità e modificazioni del tessuto miocardico che a volte non sono reversibili dopo intervento. Inoltre, i parametri emodinamici in uso per definire la severità della SVA sembrano essere limitati per la flusso-dipendenza e spesso discordanti; la FE non è un indicatore abbastanza sensibile di funzionalità sistolica e nel paziente anziano per la presenza di comorbidità è difficile correlare i sintomi alla malattia.
Per poter ottimizzare la gestione dei pazienti con SVA, un valido contributo potrebbe essere dato dalle nuove metodiche di imaging e dai biomarcatori plasmatici in grado di valutare l’entità della compromissione miocardica e il remodeling cardiaco causato dalla SVA sin dalle fasi precoci.
La biopsia endomiocardica rappresenta il gold-standard per quantificare il contenuto di collagene miocardico,sebbene, ad oggi, le moderne metodiche di imaging ecocardiografico come lo Speckle Tracking Imaging (2D-STI) consentano una valutazione accurata della deformazione miocardica e indirettamente delle alterazioni tissutali che caratterizzano questi pazienti, con buona correlazione con i dati istologici. Tra i più recenti e innovativi biomarcatori valutabili a livello plasmatico rientrano i microRNA (miRNA), piccoli RNA non codificanti messi in circolo tramite microvescicole, che costituiscono il pool circolante di una componente tissutale espressa in vari apparati, fra cui il sistema cardiovascolare. I miRNA agiscono come modulatori negativi dell’espressione genica mediante l’inibizione della traduzione proteica per interferenza con l’RNA messaggero e dato che il loro profilo di espressione risulta alterato in diversi processi fisiopatologici inclusa la fibrogenesi, è stato supposto il loro ruolo come potenziali biomarcatori.
Poichè il decadimento progressivo della funzionalità ventricolare è correlato alla progressiva ipertrofia miocardica e alla fibrosi, l’utilizzo del 2D-STI e dei miRNA quali markers di fibrosi permette in maniera rapida e non invasiva di identificare sin dalle fasi precoci le lesioni tissutali. In questo modo si pone attenzione non solo agli indici valvolari o flusso-dipedenti, ma anche al miocardio e alle sue alterazioni,in funzione dell’ottimizzazione della gestione e del trattamento dei pazienti con SVA severa.
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