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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-06142024-161417


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
CECCONI, ENRICO
URN
etd-06142024-161417
Titolo
Ludovico Ariosto: indagine critica sull'applicabilità dei concetti di Armonia e Disarmonia nell'Orlando furioso
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
ITALIANISTICA
Relatori
relatore Campeggiani, Ida
relatore Fedi, Francesca
Parole chiave
  • armonia
  • Benedetto Croce
  • castello
  • cavaliere
  • destini incrociati
  • disarmonia
  • Francesco De Sanctis
  • Georg Wilhelm Friedrich Hegel
  • Giuseppe Sangirardi
  • inesistente
  • Italo Calvino
  • Ludovico Ariosto
  • Luigi Blasucci
  • Orlando furioso
  • Robert M. Durling
  • Sergio Zatti
Data inizio appello
05/07/2024
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
05/07/2094
Riassunto
<<Le donne, i cavalier, l’arme, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese io canto>>: questi i primi due versi dell’Orlando furioso di Ludovico Ariosto, nei quali vi è già una dichiarazione poetica. Il Furioso è innanzitutto un’opera d’avventura: è opinione dell’autore di questa tesi che chi volesse leggervi sin dal principio significati allegorici filosofici psicologici, e non si approcciasse alla lettura del poema con la stessa ingenuità di un bambino che ascolta una fiaba, chi facesse ciò, ecco, non riuscirebbe ad apprezzarne gli elementi fondamentali, cioè la fantasia e l’ingegno. Il Furioso, e qui non posso che essere d’accordo con ciò che sostiene Calvino, deve innanzitutto meravigliare e divertire. Dietro a questo gioco del racconto si nascondono poi dei significati più profondi, a simboleggiare che la fantasia e l’invenzione possono raccontare molto della realtà e dei sentimenti umani: concetto molto importante se riletto in chiave contemporanea, dato che, sempre più spesso, la razionalità e lo smodato utilizzo delle tecnologie non solo inibiscono la capacità umana di creare, ma obbligano a studiare la realtà soltanto attraverso l’utilizzo di dati e numeri.
Quali sono dunque questi significati più seri e profondi che si nascondo tra le pagine del Furioso? Molti se ne possono trovare, ma la nostra tesi tratterà due concetti fondamentali: armonia e disarmonia. Nella storia della critica ariostesca è stato il concetto di armonia ad anticipare quello di disarmonia: fu Benedetto Croce a coniare il termine in suo famoso saggio Ariosto per riferirsi allo stile e ai temi dell’ Orlando Furioso: in un senso più figurato, ma ancora più pregnante, l’armonia per Croce costituisce l’ <<anima>> stessa del poeta. Secondo questa teoria, il poema non sarebbe altro che lo specchio di una mente conscia della perfezione dell’universo: l’equilibrio che si trova nelle cose e nella vita degli uomini trova la sua rappresentazione nelle vicende dei cavalieri ariosteschi. Le mille peripezie, che sembrano creare disarmonie e contrasti continui, ripropongono in realtà in un contesto fantastico l’armonia presente nel mondo reale, fatta di continui squilibri che tendono inevitabilmente a compensarsi. L’intuizione crociana non ha lasciato indifferente la critica letteraria: molti si sono confrontati con il suo lavoro, che è risultato così divisivo da creare una spaccatura tra gli studiosi: alcuni hanno accettato questa chiave di lettura, portando nuovi argomenti a favore di questa tesi; altri invece vi si sono in varia misura e più o meno scopertamente opposti, rifiutandola e contestandola, fino ad arrivare a parlare per contrasto di disarmonia.
Blasucci ad esempio si ricollega al concetto di armonia crociana per ciò che riguarda l’analisi stilistica: già Croce parla di come l’armonia si manifesti nel Furioso tanto nei temi quanto nello stile, ma Blasucci approfondisce molto questo secondo aspetto. I periodi fluidi e l’utilizzo di specifici elementi ritmici danno già un senso di compiutezza e simmetria a l’ottava ariostesca; c’è insomma un verso che scorre fluido, ma non in maniera libera ed imprevedibile, grazie appunto ad una proporzione ritmica ottenuta con incisi, coppie di versi, enumerazioni, antitesi. Ma c’è di più: l’armonia stilistica di Blasucci si avvicina in maniera consistente al concetto di armonia crociana nell’organizzazione dello schema ritmico-sintattico. Ariosto ad esempio utilizza degli schemi ritmici fissi all’interno dell’ottava (4+4; 4+2+2; 6+2) che però può talvolta modificare; questo provoca delle irregolarità stilistiche soltanto passeggere, perché il poeta tenderà a ritornare dopo pochi versi allo schema ritmico di partenza. Non si può leggere in questo meccanismo il senso d’equilibrio alla base della teoria dell’armonia di Croce? Si, decisamente.
Calvino trova spazio in questa tesi come esponente della teoria dell’armonia, non tanto perché si richiami direttamente a principi crociani, ma per ciò che è stato detto all’inizio di questa introduzione: l’avventura, il gioco ed il divertimento sono chiavi di lettura che Calvino utilizza quando descrive l’Orlando furioso. Questo sguardo volto a cogliere gli aspetti più leggeri del poema si rifà in un certo senso all’equilibrio dei sentimenti di Croce, il quale non focalizza mai la sua attenzione sulle passioni angosciose o drammatiche. Tra le interpretazioni dei due studiosi vi sono delle grosse differenze, ma ciò che li accomuna è questo senso di levità e dolcezza che esprimono nel raccontare le vicende e i personaggi del Furioso; tutto ciò nonostante Calvino noti che questo senso di serenità, che innegabilmente proviene dalla pagine del poema, possa in realtà proteggere e nascondere incertezze e dubbi del poeta.
Proprio su quest’ultimo aspetto si sono concentrati alcuni studiosi, che si sono distaccati, chi più e chi meno, dall’interpretazione di Croce: a questi studiosi è dedicata la seconda parte della tesi sulla teoria della disarmonia ariostesca. Non solo questi autori hanno parlato della vita dell’Ariosto, mostrando le sue contraddizioni e difficoltà emotive, ma hanno ritrovato queste stesse ansie e paure all’interno del Furioso: bisogna saper leggere tra le righe del poema per accorgersi che in esso c’è spazio per tristezza e dolore, non soltanto per armonia e divertimento. Il mondo di fantasia nel quale i cavalieri cristiani e saraceni muovono i loro passi diventa specchio del mondo in cui Ariosto vive, e questo non è sempre un posto meraviglioso in cui stare: le donne, la corte e la famiglia sono anche fonti di disagio per Ariosto, e questo malessere è possibile ritrovarlo all’interno del poema.
Durling ad esempio arriva a trarre conclusioni di questo tipo analizzando il ruolo del narratore nel Furioso. Innanzitutto nell’amore di Orlando per Angelica o di Rodomonte prima per Doralice e Isabella nota un senso di frustrazione profonda. Ma questa frustrazione non riguarda soltanto i personaggi, ma anche Ariosto, cioè colui che racconta le vicende. Durling, attenendosi ad un’analisi prettamente testuale, esplicita i passaggi in cui il narratore sembra condividere sfortune e dolori dei personaggi di cui parla. Il narratore di Croce è imperturbabile, superiore e lontano rispetto al mondo del Furioso, quello di Durling invece vive ed è immerso in quelle stesse passioni. L’armonia di Croce risulta quindi notevolmente ridimensionata, poiché non ritroviamo più un Ariosto pacato e distaccato, ma vittima di quegli stessi turbamenti.
Il desiderio all’interno del poema è certamente un elemento fondamentale: tutti i personaggi inseguono un oggetto od una persona, spesso senza riuscire ad ottenere ciò che vogliono. Zatti approfondisce questo tema all’interno del Furioso servendosi della definizione di desiderio triangolare di Renè Girard: gli individui, ed i personaggi del poema non fanno eccezione, desiderano sempre non un oggetto, ma essere la persona che detiene quel determinato oggetto. I personaggi del Furioso sono sempre in conflitto tra loro perché mossi da sentimenti d’invidia e gelosia: non c’è armonia in questi contrasti, ma insoddisfazione e risentimento.
Durling e Zatti aprono un spiraglio per poter parlare di disarmonia all’interno dell’Orlando Furioso, ma al tempo stesso per quanto riguarda la struttura narrativa rimangono legati al principio crociano di unità e coesione. Sangirardi invece si focalizza solamente sui temi ed i contenuti del Furioso, parlando più chiaramente e apertamente di disarmonia. La sua analisi ha natura psicologica: approfondendo la biografia dell’Ariosto, Sangirardi ricollega in maniera precisa traumi e dissapori della sua vita alle vicende dei personaggi. Il quadro finale è dominato da sentimenti antitetici a quelli descritti da Croce: l’armonia e la serenità lasciano il posto ad ansie e paure ancor più profonde e spaventose rispetto a quelle descritte da Durling e Zatti, perché frutto appunto di disagi psichici.
Dunque armonia e disarmonia formano un binomio attraverso il quale è possibile leggere il Furioso: la mia tesi verterà sull’approfondimento di entrambe le posizioni presenti in questo acceso dibattito letterario, per arrivare infine a dimostrare che, forse, queste opinioni non sono così inconciliabili tra loro, ma che in parte possono essere integrate. Lo stesso Croce a metà del proprio saggio, dopo aver vagliato alcune interpretazioni critiche precedenti al suo lavoro – con le quali si trova in larga parte in disaccordo – ammette questa possibilità.
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