Tesi etd-06142020-105059 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
VELLA, GRETA
URN
etd-06142020-105059
Titolo
Il processo di democratizzazione della Polonia tra consolidamento e battute di arresto.
Un’analisi alla luce dell’evoluzione politico-istituzionale
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
STUDI INTERNAZIONALI
Relatori
relatore Prof. Casella, Rino
Parole chiave
- involuzione democratica
- organizzazione costituzionale
- Polonia
- stato di diritto
- Unione Europea
Data inizio appello
29/06/2020
Consultabilità
Completa
Riassunto
Questo studio si prefigge di ripercorrere le tappe costituzionali della Stato polacco,partendo alla sua nascita 1054 anni fa, passando per le fasi del processo di transizione democratica sotto la sovranità socialista, sino ai più recenti sviluppi, che hanno visto una chiara involuzione autoritaria della Polonia ad opera del partito di maggioranza “Diritto e Giustizia”,salito al potere nel 2015.
Il medioevo si caratterizzò in una prima fase nella formazione di un sistema inedito di
“democrazia nobiliare”, finché nel maggio 1791 venne adottata la prima Costituzione scritta in
Europa (e la seconda al mondo dopo quella degli Stati Uniti), con il tentativo di creare una forma
statale moderna.
In seguito la Polonia, conquistata e spartita, scomparve dalla carta geografica dell’Europa per 123 anni, ma la tradizione parlamentare non venne mai abbandonata, come confermato dalla Costituzione della Repubblica di Polonia del 1921 post Prima guerra mondiale. Il periodo della dominazione sovietica fu espressa con chiarezza dalla Costituzione della Repubblica popolare polacca del 1952, con la quale nasceva uno Stato di stampo socialista a tutti gli effetti sotto il controllo del partito socialista Poup.
Nell’analisi della transizione democratica polacca si potrebbe parlare di «doppia transizione»: un processo di transizione democratica dal sistema socialista, attraverso gli accordi della Tavola rotonda ed alcune conseguenti revisioni costituzionali, e una fase successiva di consolidamento della trasformazione costituzionale indirizzato dai processi di integrazione europea.
Nel 1992 venne approvata la Piccola Costituzione, un documento costituzionale provvisorio, in attesa di una nuova Costituzione, poi approvata nel 1997 e grazie alla quale la Polonia ottenne la “legittimazione democratica” da parte della Comunità internazionale, che portò al suo ingresso alla Nato nel 1999 e nell’Unione Europea nel 2004. Infatti a Costituzione della Repubblica di Polonia, approvata il 2 aprile 1997, identifica finalmente e nuovamente alla nazione la sovranità dello Stato.
L’organizzazione della Repubblica polacca si fonda sulla separazione e l’equilibrio tra il potere legislativo, esercitato dal Sejm e dal Senato, il potere esecutivo, esercitato dal presidente della Repubblica e dal Consiglio dei ministri, e il potere giudiziario, esercitato dalle corti e dai tribunali (art. 10, Cost., P). Si è costituito un sistema aperto, in cui identità nazionale e apertura sovranazionale si tengono insieme, con la previsione costituzionale degli accordi internazionali ratificati tra le fonti universalmente vincolanti. Collegato a tale tema vi è quello della tutela dei diritti, che ha rappresentato un indice essenziale del rinnovamento degli ordinamenti costituzionale dei Paesi dell’Europa centro-orientale. Dell’opera di consolidamento del sistema democratico e consensuale di Wałęsa, primo presidente della Repubblica eletto a suffragio
universale e leader del movimento sindacale “Solidarność” protagonista della transizione democratica, oggi resta solo un ricordo.
La Polonia sta infatti vivendo un’involuzione in senso autoritario ad opera del partito PiS che con le sue controverse riforme ha portato, attraverso mezzi anticostituzionali, ad un’indebita ingerenza dell’esecutivo nella sfera del potere giudiziario. È stata inevitabile la reazione dell’Unione europea in protezione dei principi dello stato di diritto, fortemente lesi dal governo
polacco, ma i margini per evitare un ulteriore aggravamento della crisi, dagli esiti imprevedibili,
risultano essere sempre più ridotti.
Al riguardo, decisive risultano essere le prossime elezioni presidenziali: nel caso, infatti, vengano a determinare la fine al primato del PiS, si aprirebbe per il Paese una fase politico-istituzionale del tutto nuova.
Il medioevo si caratterizzò in una prima fase nella formazione di un sistema inedito di
“democrazia nobiliare”, finché nel maggio 1791 venne adottata la prima Costituzione scritta in
Europa (e la seconda al mondo dopo quella degli Stati Uniti), con il tentativo di creare una forma
statale moderna.
In seguito la Polonia, conquistata e spartita, scomparve dalla carta geografica dell’Europa per 123 anni, ma la tradizione parlamentare non venne mai abbandonata, come confermato dalla Costituzione della Repubblica di Polonia del 1921 post Prima guerra mondiale. Il periodo della dominazione sovietica fu espressa con chiarezza dalla Costituzione della Repubblica popolare polacca del 1952, con la quale nasceva uno Stato di stampo socialista a tutti gli effetti sotto il controllo del partito socialista Poup.
Nell’analisi della transizione democratica polacca si potrebbe parlare di «doppia transizione»: un processo di transizione democratica dal sistema socialista, attraverso gli accordi della Tavola rotonda ed alcune conseguenti revisioni costituzionali, e una fase successiva di consolidamento della trasformazione costituzionale indirizzato dai processi di integrazione europea.
Nel 1992 venne approvata la Piccola Costituzione, un documento costituzionale provvisorio, in attesa di una nuova Costituzione, poi approvata nel 1997 e grazie alla quale la Polonia ottenne la “legittimazione democratica” da parte della Comunità internazionale, che portò al suo ingresso alla Nato nel 1999 e nell’Unione Europea nel 2004. Infatti a Costituzione della Repubblica di Polonia, approvata il 2 aprile 1997, identifica finalmente e nuovamente alla nazione la sovranità dello Stato.
L’organizzazione della Repubblica polacca si fonda sulla separazione e l’equilibrio tra il potere legislativo, esercitato dal Sejm e dal Senato, il potere esecutivo, esercitato dal presidente della Repubblica e dal Consiglio dei ministri, e il potere giudiziario, esercitato dalle corti e dai tribunali (art. 10, Cost., P). Si è costituito un sistema aperto, in cui identità nazionale e apertura sovranazionale si tengono insieme, con la previsione costituzionale degli accordi internazionali ratificati tra le fonti universalmente vincolanti. Collegato a tale tema vi è quello della tutela dei diritti, che ha rappresentato un indice essenziale del rinnovamento degli ordinamenti costituzionale dei Paesi dell’Europa centro-orientale. Dell’opera di consolidamento del sistema democratico e consensuale di Wałęsa, primo presidente della Repubblica eletto a suffragio
universale e leader del movimento sindacale “Solidarność” protagonista della transizione democratica, oggi resta solo un ricordo.
La Polonia sta infatti vivendo un’involuzione in senso autoritario ad opera del partito PiS che con le sue controverse riforme ha portato, attraverso mezzi anticostituzionali, ad un’indebita ingerenza dell’esecutivo nella sfera del potere giudiziario. È stata inevitabile la reazione dell’Unione europea in protezione dei principi dello stato di diritto, fortemente lesi dal governo
polacco, ma i margini per evitare un ulteriore aggravamento della crisi, dagli esiti imprevedibili,
risultano essere sempre più ridotti.
Al riguardo, decisive risultano essere le prossime elezioni presidenziali: nel caso, infatti, vengano a determinare la fine al primato del PiS, si aprirebbe per il Paese una fase politico-istituzionale del tutto nuova.
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