• cfc
• esterovestizione
• paradisi fiscali
• residenza fiscale

In un sistema economico mondiale caratterizzato dall’intensificarsi della competizione a livello internazionale, la capacità delle imprese di contenere i costi di gestione incide notevolmente sul successo delle stesse; il contenimento dei costi dipende in parte dalla riduzione del carico fiscale complessivamente sopportato dalle imprese; le strategie di pianificazione fiscale sono sempre più incentrate sulla delocalizzazione dei capitali e degli investimenti in Stati con un sistema tributario più favorevole. In quest’ottica, l’interesse delle imprese al contenimento, anche attraverso pratiche ai limiti della legalità, dell’onere fiscale entra in conflitto con l’interesse dei singoli Stati a evitare riduzioni di gettito derivante da comportamenti elusivi. In questo contesto, la presente tesi ha lo scopo di studiare le norme sull’esterovestizione societaria e sulle controlled foreign companies introdotte per contrastare comportamenti di natura elusiva compiuti dalle imprese nell’intento di sottrarsi all’onerosità della disciplina nazionale sui redditi; in particolare verrà considerato innanzitutto il concetto di residenza fiscale come criterio di collegamento di tipo personale utilizzato nel nostro sistema, come in molti altri ordinamenti tributari, per consentire di discriminare tra tassazione territoriale e mondiale dei redditi. La residenza fiscale e le vicende modificative della stessa rappresentano il filo conduttore delle norme sull’esterovestizione e sulle Cfc.
La tesi considererà inoltre la prassi amministrativa e giurisprudenziale formatasi su tali temi, nonché visti i profili d’internazionalità di tali norme, la compatibilità con le disposizione comunitarie in tema di libertà di stabilimento e con le convenzioni internazionali contro le doppie imposizioni.