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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-06132017-141828


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
GIACALONE, MARIATERESA
URN
etd-06132017-141828
Titolo
Dipinti in movimento: pratiche di citazione e manipolazione delle opere pittoriche del passato attraverso le nuove tecnologie della visione.
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA
Relatori
relatore Prof.ssa Lischi, Alessandra
Parole chiave
  • arte
  • citazione
  • manipolazione
  • pittura
  • video
  • videoinstallazioni
Data inizio appello
30/06/2017
Consultabilità
Completa
Riassunto
L’elaborato di tesi di laurea vuole esaminare alcuni rapporti che intercorrono tra video e pittura mediante lo studio dei lavori di artisti che, operando con il mezzo, hanno un occhio sempre rivolto al passato, nello specifico alla tradizione pittorica occidentale. Queste operazioni videoartistiche infatti, rimandano, in maniera più o meno esplicita, a dipinti appartenenti a quello che consideriamo il nostro patrimonio culturale. Nel ‘900 vi furono diverse pratiche di ripresa dei capolavori della storia dell’arte, in alcuni casi l’intento degli artisti era quello di omaggiare l’arte, in altri volevano dissacrarla. Il caso degli artisti che impiegano le nuove tecnologie per reinterpretare, con il loro linguaggio e i loro strumenti, le opere dei maestri del passato è diverso, in quanto vedono le immagini pittoriche come oggetti creativi da rielaborare al fine di dare loro una nuova vita. Il video infatti permette non di suggerire artificialmente il movimento come accade in pittura ma di riprodurlo direttamente e inoltre, questa caratteristica conduce l’osservatore a porsi nuove domande in merito all’opera originale, dimostrando così la molteplicità di senso che questa contiene. Non si tratta quindi di semplice imitazione di capolavori della storia dell’arte in quanto gli artisti mostrano un forte interesse a rivivere quelle esperienze e quelle ricerche che appartengono al passato. Alcuni di questi sono considerati pionieri della sperimentazione video e hanno sempre dichiarato un forte legame con la tradizione artistica occidentale. Impiegando in alcuni casi la computer grafica per rielaborare i dipinti del passato e in altri l’installazione video, hanno dato vita a dei veri e propri quadri in movimento.
Il primo capitolo parte con l’accennare ad alcuni reciproci scambi che sono intercorsi tra il cinema e la pittura sin dalla seconda metà del ‘900, facendo in particolare riferimento ad alcuni noti film quali ad esempio Senso di Luchino Visconti e La Ricotta di Pier Paolo Pasolini. Proseguendo poi con l’analizzare dei casi di relazione tra i due mezzi di rappresentazione, come il genere del documentario sull’arte (ponendo attenzione all’esperienza dei Critofilm Carlo Ludovico Ragghianti) e il cinema degli artisti. Nello specifico si parla di sperimentazioni iniziate negli anni ’60 che videro gli avanguardisti come Marcel Duchamp, Luis Buñuel, Fernand Léger produrre film di notevole importanza storica e all’esperienza del cinema underground di Andy Warhol e Michael Snow.
È inevitabile prendendo come oggetto di studio la rielaborazione di alcuni capolavori del passato per mezzo delle nuove tecnologie fare riferimento al concetto di memoria culturale. A tal proposito si esamina il pensiero di alcuni studiosi dell’argomento, come Kirsten Dickhault, Mieke Bal, Hans Belting. Il video che cita le opere d’arte, non funge solo da dispositivo che ospita l’immagine, ma assume un ruolo da mediatore di memoria della tradizione culturale. Inoltre, quando si parla di relazione fra il sistema tecnologico e il sistema dell’arte si deve affrontare anche il discorso sulla riproducibilità tecnica (punto centrale del pensiero di Walter Benjamin) la quale mette in discussione la stessa definizione stessa di arte. Per tale motivo si affronta anche come cambia la definizione di citazione nel nuovo sistema dell’arte in quanto, mentre prima si dava un’eccezione negativa alla pratica, poi si cominciò a parlare di ripresa di motivi iconografici.
Il secondo capitolo si concentra sulle opere di registi come Peter Greenaway e Zbigniew Rybczynski e di artisti grafici digitali come Eve Ramboz, Christian Boustani, Alain Escalle e Giacomo Verde che, prima servendosi del paint-box e poi della computer grafica e dell’animazione digitale, hanno generato dei lavori carichi di suggestioni derivate dalla storia dell’arte. Queste opere possono essere indicate con il termine di “video-pitture” in quanto, partendo da un’opera pittorica creano un mondo attorno ad essa, immaginario e surreale. In alcuni casi infatti, si tratta di vere e proprie narrazioni create attorno ad uno o più dipinti, in altri un singolo dipinto viene animato grazie all’impego di effetti speciali. Si cita, per concludere, le visionarie opere di un giovane ed emergente artista italiano, Rino Stefano Tagliafierro che nei suoi video animati rende omaggio alla storia dell’arte.
Infine, il terzo capitolo prende in analisi i lavori di due maestri della videoarte le cui opere sono attualmente esposte in due mostre italiane: Bill Viola a Palazzo Strozzi di Firenze e Robert Wilson a Villa Panza di Varese. Entrambi gli artisti lavorano con le videoinstallazioni ma con estetiche e linguaggi completamente diversi e personalissimi. Bill Viola attinge alle fonti dell’arte del passato, sia per la forma, appropriandosi delle strutture tipiche dell’arte sacra, come il trittico e la predella, sia per il richiamo a iconografie dell’arte Rinascimentale legate soprattutto ai temi religiosi. Robert Wilson invece si ispira ai modelli della ritrattistica classica e citando apertamente alcuni dipinti della tradizione figurativa mette in scena personalità del nostro tempo attraverso l’impego delle tecnologie odierne, proprio come usavano fare i pittori di corte seicenteschi.
La ricerca intende dimostrare quanto siano vicine due pratiche artistiche apparentemente lontane come la pittura e la videoarte, attraverso alcuni esempi che vedono coinvolti entrambi in media. Con la precisione si vuole porre in primo piano il continuo bisogno manifestato degli artisti che si esprimono per mezzo delle nuove tecnologie di guardare all’arte del passato e di cercare con essa un confronto.
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