Tesi etd-06132017-115458 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
ANGHINOLFI, MARIO
URN
etd-06132017-115458
Titolo
Programma integrato multistep di Self-management del dolore cronico. Dati preliminari.
Dipartimento
PATOLOGIA CHIRURGICA, MEDICA, MOLECOLARE E DELL'AREA CRITICA
Corso di studi
PSICOLOGIA CLINICA E DELLA SALUTE
Relatori
relatore Prof.ssa Ciaramella, Antonella
controrelatore Prof. Gemignani, Angelo
controrelatore Prof. Gemignani, Angelo
Parole chiave
- ansia
- autoefficacia
- depressione
- dolore cronico
- Self-management
- Stanford
Data inizio appello
24/07/2017
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il seguente lavoro di tesi di tipo sperimentale è stato svolto prendendo in esame la letteratura nazionale ed internazionale sul tema del Self-management in campo clinico.
Il concetto di Self-management (termine generalmente utilizzato in lingua anglossassone che in italiano corrisponde letteralemente al termine di autogestione) è stato introdotto da Barlow(2001) intendendo: “il Self-management è collegato alle capacità dell’individuo nel gestire i sintomi, il trattamento, le conseguenze fisiche, sociali e lo stile di vita nella convivenza con la patologia cronica”. Egli, sostiene inoltre che, “l’efficienza del Self-management impatta le capacità di automonitoraggio e influenza le risposte di tipo cognitive, comportamentali ed emozionali, necessarie allo scopo di mantenere una qualità di vita soddisfacente”.
Il significato di Self-management racchiude, quindi, un concetto più ampio rispetto al termine di autogestione, per questo, in questa trattazione, preferiremo mantenere il termine in lingua anglosassone.
Le ricerche condotte da Van Hecke et al. (2013) permettono di evidenziare come il dolore cronico colpisca circa il 20% della popolazione europea, in particolar modo, donne e anziani.
Sebbene negli ultimi anni sia stato osservato un notevole miglioramento nel trattamento di questo disturbo, molti pazienti ancora non ottengono un adeguato sollievo (Peleg et al.,2011).
Nel lavoro avanzato da Patterson (2001), vengono evidenziate le molteplici prospettive
possibili che i pazienti adottano nei confronti della propria patologia cronica, osservando che chi soffre di una malattia cronica spesso presenta problematiche anche in campo psicologico, come ansia e depressione, con alterazioni nel proprio benessere generale. Bair et al., (2003) affermano che, laddove troviamo presenza di dolore nel paziente, sia importante rimarcare quanto dolore e depressione coesistano nel 30-50% dei casi e quanto questi agiscano, in modo reciproco e avverso, nei risvolti terapeutici e sulla risposta individuale al trattamento.
Tra gli obiettivi del Self-management oltre che la riduzione del dolore si annoverano il miglioramento dello stato psicologico, qualità di vita, disabilità, e, come evidenziato da Freund et al., (2016), questo tipo di approccio mostra un’efficacia nella gestione delle cure rivelandosi uno strumento di successo, in quanto capace di migliorare l’abilità di autoefficacia nei pazienti.
Il Chronic Disease Self-management Program (CDSMP) della Stanford University è
diventato il riferimento metodologico per gli operatori che vogliono approfondire o formarsi4 su tali metodiche. In diversi contributi riportati da Von Korff et al., (1998); Lorig et. al.,(1999); Von Korff e Moore (2001); Damush et al., (2003b); Dixon et al., (2007), viene sottolineato come il potenziamento delle abilità di Self-management possano permettere un miglioramento generale della sintomatologia dolorosa.
Con questo studio, ancora in corso, si evidenzia come un percorso integrato, in cui, quando al trattamento farmacologico standard del dolore cronico si associa la psicoeducazione secondo i principi del Self-management, sia possibile avere un beneficio anche sulla componente affettiva del dolore che il solo trattamento standard non è in grado di migliorare.
Il miglioramento della dimensione affettiva sottesa in ambito neurobiologico dal sistema di controllo amigdala-corteccia prefrontale mediale (Ren & Neugehauer, 2010), sottolinea l’efficacia del Self-management nel dolore cronico. Infatti, fra gli obiettivi di tale approccio vi è il miglioramento del problem solving, della decision making e dell’autoefficacia dei pazienti. Il percorso integrato di self-management si rivela maggiormente efficace rispetto alla sola terapia farmacologica proprio perché in grado di agire sul “pain-related decisionmaking deficit” (Ji et al., 2010) associato al dolore cronico. Alla base del “pain-related decision-making deficit” vi è un’alterazione del sistema di controllo amigdala-corteccia prefrontale come per la dimensione affettiva del dolore (Neugebauer, 2015).
In quest’ottica, il programma di Self-management si rivela efficace, non solo nella prospettiva di una maggiore gestione del dolore cronico e nel migliorare la qualità di vita percepita, ma potrebbe rappresentare un intervento terapeutico alla stregua delle terapie convenzionali.
Il concetto di Self-management (termine generalmente utilizzato in lingua anglossassone che in italiano corrisponde letteralemente al termine di autogestione) è stato introdotto da Barlow(2001) intendendo: “il Self-management è collegato alle capacità dell’individuo nel gestire i sintomi, il trattamento, le conseguenze fisiche, sociali e lo stile di vita nella convivenza con la patologia cronica”. Egli, sostiene inoltre che, “l’efficienza del Self-management impatta le capacità di automonitoraggio e influenza le risposte di tipo cognitive, comportamentali ed emozionali, necessarie allo scopo di mantenere una qualità di vita soddisfacente”.
Il significato di Self-management racchiude, quindi, un concetto più ampio rispetto al termine di autogestione, per questo, in questa trattazione, preferiremo mantenere il termine in lingua anglosassone.
Le ricerche condotte da Van Hecke et al. (2013) permettono di evidenziare come il dolore cronico colpisca circa il 20% della popolazione europea, in particolar modo, donne e anziani.
Sebbene negli ultimi anni sia stato osservato un notevole miglioramento nel trattamento di questo disturbo, molti pazienti ancora non ottengono un adeguato sollievo (Peleg et al.,2011).
Nel lavoro avanzato da Patterson (2001), vengono evidenziate le molteplici prospettive
possibili che i pazienti adottano nei confronti della propria patologia cronica, osservando che chi soffre di una malattia cronica spesso presenta problematiche anche in campo psicologico, come ansia e depressione, con alterazioni nel proprio benessere generale. Bair et al., (2003) affermano che, laddove troviamo presenza di dolore nel paziente, sia importante rimarcare quanto dolore e depressione coesistano nel 30-50% dei casi e quanto questi agiscano, in modo reciproco e avverso, nei risvolti terapeutici e sulla risposta individuale al trattamento.
Tra gli obiettivi del Self-management oltre che la riduzione del dolore si annoverano il miglioramento dello stato psicologico, qualità di vita, disabilità, e, come evidenziato da Freund et al., (2016), questo tipo di approccio mostra un’efficacia nella gestione delle cure rivelandosi uno strumento di successo, in quanto capace di migliorare l’abilità di autoefficacia nei pazienti.
Il Chronic Disease Self-management Program (CDSMP) della Stanford University è
diventato il riferimento metodologico per gli operatori che vogliono approfondire o formarsi4 su tali metodiche. In diversi contributi riportati da Von Korff et al., (1998); Lorig et. al.,(1999); Von Korff e Moore (2001); Damush et al., (2003b); Dixon et al., (2007), viene sottolineato come il potenziamento delle abilità di Self-management possano permettere un miglioramento generale della sintomatologia dolorosa.
Con questo studio, ancora in corso, si evidenzia come un percorso integrato, in cui, quando al trattamento farmacologico standard del dolore cronico si associa la psicoeducazione secondo i principi del Self-management, sia possibile avere un beneficio anche sulla componente affettiva del dolore che il solo trattamento standard non è in grado di migliorare.
Il miglioramento della dimensione affettiva sottesa in ambito neurobiologico dal sistema di controllo amigdala-corteccia prefrontale mediale (Ren & Neugehauer, 2010), sottolinea l’efficacia del Self-management nel dolore cronico. Infatti, fra gli obiettivi di tale approccio vi è il miglioramento del problem solving, della decision making e dell’autoefficacia dei pazienti. Il percorso integrato di self-management si rivela maggiormente efficace rispetto alla sola terapia farmacologica proprio perché in grado di agire sul “pain-related decisionmaking deficit” (Ji et al., 2010) associato al dolore cronico. Alla base del “pain-related decision-making deficit” vi è un’alterazione del sistema di controllo amigdala-corteccia prefrontale come per la dimensione affettiva del dolore (Neugebauer, 2015).
In quest’ottica, il programma di Self-management si rivela efficace, non solo nella prospettiva di una maggiore gestione del dolore cronico e nel migliorare la qualità di vita percepita, ma potrebbe rappresentare un intervento terapeutico alla stregua delle terapie convenzionali.
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