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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-06132013-151625


Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
PIAZZA, SELINA BERNARDETTA
URN
etd-06132013-151625
Titolo
Applicazione delle tecniche di imaging avanzato di Risonanza Magnetica nello studio di pazienti con Sclerosi Laterale Amiotrofica
Settore scientifico disciplinare
MED/26
Corso di studi
NEUROSCIENZE E SCIENZE ENDOCRINOMETABOLICHE
Relatori
tutor Prof. Siciliano, Gabriele
tutor Dott. Cosottini, Mirco
Parole chiave
  • danno microstrutturale
  • atrofia corticale
  • SLA
Data inizio appello
27/06/2013
Consultabilità
Completa
Riassunto
La Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) è una malattia neurodegenerativa ad esito infausto che interessa in modo prevalente il sistema motorio, ma può essere caratterizzata anche da alterazioni strutturali a carico di aree corticali più estese.
La necessità di trovare un marcatore precoce nella diagnosi, come anche un target affidabile per il monitoraggio clinico e/o farmacologico di tali pazienti rappresenta uno dei principali obiettivi dei vari gruppi di ricercatori. In quest’ottica, l’imaging di RM riveste un ruolo importante perché non invasivo e capace di fornire informazioni sulle aree motorie corticali, difficilmente indagabili con altre tecniche strumentali, che talora risultano gravate da un certo grado di “disagio” per il paziente.
Riportiamo, di seguito, i risultati di due lavori condotti dal nostro gruppo su pazienti con SLA e su volontari sani, entrambi basati sull’utilizzo dell’imaging avanzato strutturale di RM, in particolare delle tecniche Voxel Based Morphometry (VBM) e Magnetization Transfer Imaging (MTI).
Nel primo lavoro abbiamo dimostrato come in un gruppo di pazienti con SLA non complicata ed in fase iniziale di malattia, il rimaneggiamento ultrastrutturale – riduzione dell’MTr – e i clusters di atrofia – VBM - non siano confinati alla corteccia motoria primaria, ma risultino presenti anche in aree fronto-parietali motor related ed in aree non motorie. In particolare, i più significativi clusters di atrofia alla VBM e/o le aree con più significativa riduzione dell’MTr sono apprezzabili in corrispondenza della corteccia prefrontale e temporale. Tale dato conferma l’ipotesi che nella SLA, anche in fase iniziale di malattia, vi sia un interessamento multisistemico, ossia non limitato alle aree motorie, ma esteso ad aree tipicamente implicate nei processi cognitivo-comportamentali.
Nel secondo lavoro abbiamo esaminato in un gruppo di pazienti con SLA, valutati anche da un punto di vista neuropsicologico mediante apposita batteria di test, la variazione e la distribuzione di clusters di atrofia alla VBM e di significativa riduzione dell’MTr in un periodo di follow-up di 6 mesi.
L’analisi neuropsicologica ha dimostrato che tutti i pazienti inclusi nello studio sono risultati affetti da SLA “pura”, senza alterazioni cognitive e/o comportamentali inquadrabili nell’ampio capitolo delle demenze fronto-temporali. Pertanto, nel nostro lavoro non è stato possibile documentare una progressione dell’atrofia e/o delle alterazioni ultrastrutturali in corrispondenza delle aree prefrontali e temporali. Infatti, l’atrofia in tali regioni è intimamente connessa alla presenza di alterazioni cognitivo-comportamentali nei pazienti e può essere considerata un dato a conferma del progressivo interessamento delle aree extramotorie nel prosieguo delle forme non pure di SLA.
E’ stato possibile, tuttavia, documentare, la presenza di significativa riduzione dell’MTr, anche corretta per atrofia, in corrispondenza dell’area sensitivo-motoria primaria bilateralmente, a conferma che nella SLA, con l’evolvere della malattia, vi sia un progressivo rimaneggiamento ultrastrutturale a tale livello. Di contro, non è stato possibile dimostrare ulteriori clusters di atrofia alla VBM in aree corticali motorie e motor related. Tali dati, da un lato avvalorano l’ipotesi secondo cui nella SLA, con il progredire della malattia non vi sia una analoga progressione dell’atrofia, dall’altro inducono a ritenere che l’MTI rappresenti un marcatore più sensibile e, verosimilmente, più precoce del danno strutturale corticale rispetto alla misurazione dell’atrofia con la VBM.
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