Tesi etd-06122023-163817 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
SCARIONI, TOMMASO
URN
etd-06122023-163817
Titolo
Die unheimliche Gewalt: violenza, tecnica e Gelassenheit nel pensiero di Martin Heidegger
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
FILOSOFIA E FORME DEL SAPERE
Relatori
relatore Prof. Fabris, Adriano
Parole chiave
- abbandono
- essere
- gelassenheit
- Heidegger
- tecnica
- violenza
Data inizio appello
06/07/2023
Consultabilità
Completa
Riassunto
Gli eventi inquietanti cui assistiamo quotidianamente impongono che venga messa in atto una riflessione importante sul fenomeno della violenza. L’aumento vertiginoso delle sparatorie nelle scuole americane, gli stupri, i femminicidi, l’impennarsi delle morti violente, non permettono che si volti lo sguardo altrove o che ci si rintani nell’indifferenza. È altrettanto vero che dedicarsi a uno studio che prenda in esame ogni singola manifestazione della violenza risulterebbe irrimediabilmente lungo e parziale. Per questo è opportuno rivolgerci a chi ha offerto una riflessione radicale e ontologica sulla violenza e sul suo carattere inquietante: Martin Heidegger. Egli non è canonicamente considerato un pensatore della violenza, anche a ragione, ma la sua traiettoria speculativa offre numerosi spunti utili e fecondi per la comprensione di questo fenomeno, così poco preso sul serio dalla filosofia. L’obiettivo è quello andare fino alle radici della violenza stessa, che Heidegger fa combaciare con la natura dell’essere umano, prodotto della violenza originaria dell’Essere. In virtù di quanto appena detto, il titolo della tesi è Die unheimliche Gewalt: violenza, tecnica e Gelassenheit nel pensiero di Martin Heidegger.
Questo elaborato segue dapprima una traiettoria cronologica. Il primo capitolo è dedicato agli scritti di Heidegger che risalgono agli anni Trenta e ai primi anni Quaranta: il corso universitario del 1935 Einführung in die Metaphysik, dove vengono offerte le riflessioni più esplicite sulla violenza; i Beiträge zur Philosophie (vom Ereignis), pubblicati nel 1989 ma risalenti alla fine degli anni Trenta, dove Heidegger descrive la figura epocale della Machenschaft. Questo capitolo affronterà il problema della violenza nella filosofia, la posizione di Heidegger sulla violenza, i rapporti stretti che legano quest’ultima alla metafisica e la Machenschaft come il risultato di questa tradizione, cui consegue il dominio della tecnica moderna. Sono stati presi qui in esame altri testi heideggeriani, quali gli Holzwege, i due volumi del Nietzsche, l’Heraklit.
Il secondo capitolo è dedicato interamente alla questione della tecnica. Per poter comprendere pienamente le posizioni di Heidegger sulla violenza è necessario affrontare le riflessioni sulla tecnica, tema centrale della speculazione heideggeriana dagli anni Trenta fino agli anni Cinquanta. A partire dai Beiträge zur Philosophie, verrà esaminato prima il fare della scienza, in seguito la riflessione sulla tecnica, offerta da Heidegger in testi quali i Vorträge und Aufsätze e nei cicli di conferenze tenute nel corso di quel periodo, contenute nel volume 79 della Gesamtausgabe, l’opera omnia di Heidegger, i Bremer und Freiburger Vorträge. Lo studio della tecnica permetterà di comprendere non solo la violenza insita nel fare tipico della modernità, ma evidenzierà anche tutti i pericoli cui l’essere umano incorre nel suo rapporto con la tecnica. Quest’ultima risulta essere, in ultima analisi, un veicolo per comprendere la violenza. Il secondo capitolo si conclude con l’esame del concetto di annientamento, trattato da Heidegger nel testo Feldweg-Gespräche.
Il terzo capitolo presenta un’articolazione diversa: esso segue inizialmente la traiettoria che il concetto di decisione ha avuto nella speculazione heideggeriana, partendo da Sein und Zeit, attraverso la Die Selbstehauptung der deutschen Universität, il tristemente noto Discorso di Rettorato, per approdare alla de-cisione nei Beiträge zur Philosophie. Lo studio della decisione è propedeutico alla comprensione della via di fuga che Heidegger prescrive all’essere umano per raggiungere la salvezza e liberarsi dalla tecnica: la Gelassenheit, l’abbandono, termine mutuato dalla mistica tedesca e in particolare da Meister Eckhart. I due testi di riferimento saranno i Feldweg-Gespräche e Gelassenheit. L’abbandono permetterà una riflessione che sconfina nel terreno dell’etica: verranno evidenziati l’eticità intrinseca alla Gelassenheit e i suoi limiti, in che misura dunque la proposta di salvezza di Heidegger attraverso un’etica dell’abbandono giustifichi e legittimi la violenza. Ciò che risulterà da questa riflessione è la paradossalità della soluzione etica offerta da Heidegger.
Questo elaborato segue dapprima una traiettoria cronologica. Il primo capitolo è dedicato agli scritti di Heidegger che risalgono agli anni Trenta e ai primi anni Quaranta: il corso universitario del 1935 Einführung in die Metaphysik, dove vengono offerte le riflessioni più esplicite sulla violenza; i Beiträge zur Philosophie (vom Ereignis), pubblicati nel 1989 ma risalenti alla fine degli anni Trenta, dove Heidegger descrive la figura epocale della Machenschaft. Questo capitolo affronterà il problema della violenza nella filosofia, la posizione di Heidegger sulla violenza, i rapporti stretti che legano quest’ultima alla metafisica e la Machenschaft come il risultato di questa tradizione, cui consegue il dominio della tecnica moderna. Sono stati presi qui in esame altri testi heideggeriani, quali gli Holzwege, i due volumi del Nietzsche, l’Heraklit.
Il secondo capitolo è dedicato interamente alla questione della tecnica. Per poter comprendere pienamente le posizioni di Heidegger sulla violenza è necessario affrontare le riflessioni sulla tecnica, tema centrale della speculazione heideggeriana dagli anni Trenta fino agli anni Cinquanta. A partire dai Beiträge zur Philosophie, verrà esaminato prima il fare della scienza, in seguito la riflessione sulla tecnica, offerta da Heidegger in testi quali i Vorträge und Aufsätze e nei cicli di conferenze tenute nel corso di quel periodo, contenute nel volume 79 della Gesamtausgabe, l’opera omnia di Heidegger, i Bremer und Freiburger Vorträge. Lo studio della tecnica permetterà di comprendere non solo la violenza insita nel fare tipico della modernità, ma evidenzierà anche tutti i pericoli cui l’essere umano incorre nel suo rapporto con la tecnica. Quest’ultima risulta essere, in ultima analisi, un veicolo per comprendere la violenza. Il secondo capitolo si conclude con l’esame del concetto di annientamento, trattato da Heidegger nel testo Feldweg-Gespräche.
Il terzo capitolo presenta un’articolazione diversa: esso segue inizialmente la traiettoria che il concetto di decisione ha avuto nella speculazione heideggeriana, partendo da Sein und Zeit, attraverso la Die Selbstehauptung der deutschen Universität, il tristemente noto Discorso di Rettorato, per approdare alla de-cisione nei Beiträge zur Philosophie. Lo studio della decisione è propedeutico alla comprensione della via di fuga che Heidegger prescrive all’essere umano per raggiungere la salvezza e liberarsi dalla tecnica: la Gelassenheit, l’abbandono, termine mutuato dalla mistica tedesca e in particolare da Meister Eckhart. I due testi di riferimento saranno i Feldweg-Gespräche e Gelassenheit. L’abbandono permetterà una riflessione che sconfina nel terreno dell’etica: verranno evidenziati l’eticità intrinseca alla Gelassenheit e i suoi limiti, in che misura dunque la proposta di salvezza di Heidegger attraverso un’etica dell’abbandono giustifichi e legittimi la violenza. Ciò che risulterà da questa riflessione è la paradossalità della soluzione etica offerta da Heidegger.
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