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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-06122020-012940


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
VELTRONI, EDOARDO
URN
etd-06122020-012940
Titolo
Analisi di differenti metodi di gestione del suolo in vigneto: su la comunità di erbe spontanee e lo stato idrico del sistema suolo-pianta
Dipartimento
SCIENZE AGRARIE, ALIMENTARI E AGRO-AMBIENTALI
Corso di studi
PRODUZIONI AGROALIMENTARI E GESTIONE DEGLI AGROECOSISTEMI
Relatori
relatore Prof. Antichi, Daniele
relatore Prof. Rallo, Giovanni
correlatore Prof. Remorini, Damiano
Parole chiave
  • stress idrico
  • flora spontanea
  • colture di copertura
Data inizio appello
13/07/2020
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
13/07/2026
Riassunto
La viticoltura convenzionale caratterizzata da continue lavorazioni del suolo ha portato negli anni ad una costante perdita di fertilità e biodiversità del territorio vitivinicolo. La copertura del suolo con inerbimenti spontanei o attraverso la semina di colture di copertura è spesso identificata come una gestione virtuosa del suolo in virtù dei possibili effetti positivi sulla fertilità chimica, fisica e biologica. Tuttavia, mancano studi su possibili sviluppi di inerbimenti poco competitivi nei confronti del vigneto che siano in grado di salvaguardare un buon contenuto di umidità nel terreno nei periodi di prolungata siccità e al tempo stesso fornire servizi agroecologici legati all’incremento di biodiversità funzionale.
Il presente lavoro di tesi ha avuto l’obiettivo di comprendere come diverse gestioni del suolo e la biodiversità della flora ad esse collegata influenzino la crescita della vite e le relazioni suolo-pianta in materia di utilizzo della risorsa idrica, sia di quella immagazzinata in autunno-inverno, sia di quella eventualmente in ingresso come precipitazione nel periodo primaverile-estivo. L’obiettivo specifico è stato quello di studiare gli effetti di diverse gestioni del suolo sullo stress idrico della vite e la produzione quali-quantitativa della biomassa interfila.
Lo studio è stato condotto in due vigneti nel territorio del Chianti classico in Toscana (Italia) tra il 2018 e il 2019 confrontando diverse tecniche di lavorazione e copertura dell’interfila del vigneto: lavorazione del terreno a filari alterni (CT), cover crop di Vicia faba L. minor (F) o mix di Hordeum vulgare L. e Trifolium squarrosum L. (CCI) interrate a filari alterni, miscuglio di cover crop di H. vulgare e T. squarrosum gestito come pacciamatura devitalizzata a filari alterni (CCM), inerbimento spontaneo (S).
L’analisi multivariata (NMDS e Permanova) della biomassa totale delle specie vegetali (colture di copertura e piante spontanee) raccolta in due momenti del ciclo colturale, prima della gestione della cover crop (F, CCI, CCM) o della lavorazione del suolo (CT) e in post-vendemmia, e il calcolo degli indici di Shannon (H), Simpson(D) e Pielou (J) hanno permesso di studiare l’effetto dei trattamenti sulle comunità di erbe spontanee e non.
La valutazione del contenuto idrico del suolo è stata condotta tramite misurazione dell’umidità con sonde TDR, costruire e calibrate in campo nell’ambito di questa tesi sperimentale all’interno del laboratorio di sensoristica e modellistica agroidrologica (AgrHySMo Lab.).
Infine, un’indagine da drone dotato di termocamera ha permesso di monitorare le temperature superficiali della vite all’interno delle due aziende sperimentali, con lo scopo di studiare le differenze in risposta termica sia all’interno del trattamento sia tra i trattamenti stessi. Misure di potenziale idrico dell’asse nell’ora più calda (MSWP) hanno permesso di consolidare l’analisi termica e di considerarla come indicatore di stato idrico, vista la buona correlazione osservata con alcuni descrittori della distribuzione di frequenza dei pixels termici.
Le analisi NMDS e indici hanno permesso di evidenziare come le pratiche di gestione del suolo influenzano la biomassa e la composizione specifica della flora spontanea (nr. specie ed abbondanza/dominanza). In primavera, il trattamento S presentava in entrambe le aziende una biomassa totale inferiore rispetto alle tesi con cover crop ma una maggiore diversità ed equitabilità tra le specie, rivelando l’assenza di dominanza da parte di poche specie. In post-vendemmia, le differenze tra i trattamenti in termini di biomassa e di biodiversità risultavano più attenuate, eccetto per la tendenza ad una maggiore biodiversità nelle tesi alternative alla lavorazione.
La calibrazione di campo ha permesso di confermare la buona performance delle sonde TDR Handmade e dell’equazione universale del contenuto idrico proposta da Topp, con un errore (RMSE=0.02 m3 m-3) accettabile quando si opera in pieno campo. Non si sono tuttavia osservate differenze tra i trattamenti in termini di contenuto idrico del suolo nell’interfila.
L’analisi termica ha dimostrato come i livelli di temperatura della canopy della vite sono stati più bassi per i trattamenti S e F. Una condizione termica minima evidenzia uno stato idrico ottimale per il processo traspirativo della pianta e assenza di stress, più in generale. Da un punto di vista agroecologico, si può quindi ipotizzare che il trattamento S, a fronte di un minor apporto di biomassa, abbia dimostrato una minore competizione sulle risorse edafiche del suolo, mostrando in questo modo una capacità conservativa dello stato idrico e nutrizionale del suolo costante da primavera a post-vendemmia. Per le tesi con colture di copertura e in particolare del favino, capace di apportare una quantità di biomassa ben più alta rispetto agli altri trattamenti in una delle due aziende, è possibile ipotizzare che l’effetto positivo sullo stato termico della vite possa essere stato dovuto ad un miglioramento delle condizioni nutrizionali del suolo, nello specifico in termini di azoto proveniente da azoto-fissazione simbiontica.
Viste le condizioni particolari dell’annata sperimentale, caratterizzata da piovosità elevata nel periodo estivo, si ritiene di notevole interesse una replicazione temporale della sperimentazione.
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