Tesi etd-06122018-131200 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
GUAZZINI, CLAUDIA
URN
etd-06122018-131200
Titolo
La crisi afghana tra aumento della produzione d'oppio e instabilità politica. Un Paese destinato al fallimento?
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
STUDI INTERNAZIONALI
Relatori
relatore Prof. Tamburini, Francesco
Parole chiave
- Afghanistan
- instabilità politica
- mancata stabilizzazione
- produzione d'oppio
Data inizio appello
02/07/2018
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
02/07/2088
Riassunto
Da più di due millenni, l'Afghanistan rappresenta il crocevia di moltissime civiltà e un importante contributore della cultura mondiale.
All'inizio del millennio, il paese è stato protagonista della violenza terroristica internazionale diventando allo stesso tempo uno dei maggiori produttori mondiali di oppio, trovandosi così ad affrontare una sfida storica. Anche se il terrorismo è il campo di battaglia chiave, il nemico deve essere affrontato su altri fronti, prima e soprattutto nella lotta contro il traffico illecito di droga.
Compito del mio elaborato sarà quello di capire e analizzare come questa sfida potrà essere affrontata, prendendo come riferimenti in particolare, i rapporti della UNODC (United Nation Office on Drugs and Crime). L'istituzione della democrazia in Afghanistan e le misure del governo contro la coltivazione, il commercio e l'abuso di oppio sono stati passi cruciali per risolvere questo problema. Tuttavia, dopo l'intervento americano in Afghanistan, il raccolto del papavero iniziò ad essere tra i più alti della storia del paese facendolo diventare il maggior produttore mondiale di oppio. Il mio elaborato cercherà di affrontare attraverso un occhio critico, quello che ha rappresentato e che sta rappresentando ancora oggi l'Afghanistan per gli USA, vittime e carnefici di questo paese: vittime per aver contribuito a far nascere l'emergenza sanitaria da abuso di oppiacei, oggi presente negli Stati Uniti e dichiarata dal Presidente Trump, e carnefici per continuare a esacerbare una guerra destinata a non far raggiungere nessuna vittoria. Affronterò anche la posizione strategica dell'Afghanistan per capire le conseguenze a livello geopolitico in in un aerea in cui le relazioni tra gli interessi internazionali, l'economia legale, la criminalità e la violenza politica si scontrano e/o convergono.
L'Afghanistan è il punto di convergenza di tre regioni: l’area del Golfo Persico, l’Asia centrale e l’Asia meridionale, ed è geograficamente prossimo a diverse potenze nucleari o aspiranti tali: Cina, India, Pakistan Russia e Iran. Tale collocazione geografica fa sì che gli equilibri interni del Paese siano frutto di diverse influenze esterne, e al contempo fattore determinante negli equilibri geopolitici delle zone più e meno vicine.
Perché la presenza internazionale in Afghanistan non è in grado di mettere sotto controllo un fenomeno legato al terrorismo internazionale e alla criminalità organizzata? Perché il governo centrale di Kabul non è in grado di attuare un divieto di coltivazione di oppio efficace come fece il regime dei talebani nel 2000-01? Perchè la produzione di oppio è aumentata proprio dal 2001? Non ci sono risposte certe a queste domande. L'economia dell'oppio in Afghanistan è un fenomeno molto complesso che ormai ha raggiunto profondamente la struttura politica, la società civile e l'economia del paese.
I decenni di conflitti civili e militari hanno incatenato una povera popolazione rurale (agricoltori, manodopera, piccoli commercianti, donne e bambini) alla mercé dei signori della guerra e dei gruppi criminali internazionali che continuano a dominare diverse aree del paese. Smantellare l'economia dell'oppio sembra essere un processo lungo e complesso. Sia cercando di risolverlo attraverso mezzi militari, come venne provato in passato senza raggiungere grandi traguardi, sia con strumenti democratici e dello stato di diritto, che sembrano congelare solamente questo problema. Purtroppo la coltivazione, il traffico e l'abuso di droghe dell'Afghanistan, hanno ramificazioni che penetrano profondamente nella storia post-coloniale della regione e, ampiamente, nella geo-politica contemporanea del terrorismo e della violenza.
All'inizio del millennio, il paese è stato protagonista della violenza terroristica internazionale diventando allo stesso tempo uno dei maggiori produttori mondiali di oppio, trovandosi così ad affrontare una sfida storica. Anche se il terrorismo è il campo di battaglia chiave, il nemico deve essere affrontato su altri fronti, prima e soprattutto nella lotta contro il traffico illecito di droga.
Compito del mio elaborato sarà quello di capire e analizzare come questa sfida potrà essere affrontata, prendendo come riferimenti in particolare, i rapporti della UNODC (United Nation Office on Drugs and Crime). L'istituzione della democrazia in Afghanistan e le misure del governo contro la coltivazione, il commercio e l'abuso di oppio sono stati passi cruciali per risolvere questo problema. Tuttavia, dopo l'intervento americano in Afghanistan, il raccolto del papavero iniziò ad essere tra i più alti della storia del paese facendolo diventare il maggior produttore mondiale di oppio. Il mio elaborato cercherà di affrontare attraverso un occhio critico, quello che ha rappresentato e che sta rappresentando ancora oggi l'Afghanistan per gli USA, vittime e carnefici di questo paese: vittime per aver contribuito a far nascere l'emergenza sanitaria da abuso di oppiacei, oggi presente negli Stati Uniti e dichiarata dal Presidente Trump, e carnefici per continuare a esacerbare una guerra destinata a non far raggiungere nessuna vittoria. Affronterò anche la posizione strategica dell'Afghanistan per capire le conseguenze a livello geopolitico in in un aerea in cui le relazioni tra gli interessi internazionali, l'economia legale, la criminalità e la violenza politica si scontrano e/o convergono.
L'Afghanistan è il punto di convergenza di tre regioni: l’area del Golfo Persico, l’Asia centrale e l’Asia meridionale, ed è geograficamente prossimo a diverse potenze nucleari o aspiranti tali: Cina, India, Pakistan Russia e Iran. Tale collocazione geografica fa sì che gli equilibri interni del Paese siano frutto di diverse influenze esterne, e al contempo fattore determinante negli equilibri geopolitici delle zone più e meno vicine.
Perché la presenza internazionale in Afghanistan non è in grado di mettere sotto controllo un fenomeno legato al terrorismo internazionale e alla criminalità organizzata? Perché il governo centrale di Kabul non è in grado di attuare un divieto di coltivazione di oppio efficace come fece il regime dei talebani nel 2000-01? Perchè la produzione di oppio è aumentata proprio dal 2001? Non ci sono risposte certe a queste domande. L'economia dell'oppio in Afghanistan è un fenomeno molto complesso che ormai ha raggiunto profondamente la struttura politica, la società civile e l'economia del paese.
I decenni di conflitti civili e militari hanno incatenato una povera popolazione rurale (agricoltori, manodopera, piccoli commercianti, donne e bambini) alla mercé dei signori della guerra e dei gruppi criminali internazionali che continuano a dominare diverse aree del paese. Smantellare l'economia dell'oppio sembra essere un processo lungo e complesso. Sia cercando di risolverlo attraverso mezzi militari, come venne provato in passato senza raggiungere grandi traguardi, sia con strumenti democratici e dello stato di diritto, che sembrano congelare solamente questo problema. Purtroppo la coltivazione, il traffico e l'abuso di droghe dell'Afghanistan, hanno ramificazioni che penetrano profondamente nella storia post-coloniale della regione e, ampiamente, nella geo-politica contemporanea del terrorismo e della violenza.
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