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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-06112017-134302


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
ANDREUCCETTI, PATRIZIO
URN
etd-06112017-134302
Titolo
Ritorno a Pontida. Il mito della Lega lombarda nel Risorgimento
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E CIVILTA'
Relatori
relatore Prof. Banti, Alberto Mario
correlatore Prof. Fiorino, Vinzia
Parole chiave
  • Alberto da Giussano
  • Carroccio
  • Lega lombarda
  • Risorgimento
  • Pontida
  • Legnano
Data inizio appello
30/06/2017
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
30/06/2087
Riassunto
La visione di un Medioevo idealizzato, talvolta inventato, fu alla base del percorso di costruzione dell’identità italiana durante il Risorgimento. Una identità comune era fondamentale per dar vita ad un nuovo soggetto politico: la nazione. Fu in questo contesto che trovò centralità la storia della Lega lombarda che aveva sconfitto Federico Barbarossa a Legnano nel 1176 e che, a quanto si tramandava, aveva giurato di unirsi in Pontida nel 1167. Quella che per secoli era stata una storia per eruditi, sia pur idealizzata, per gli uomini che fecero l’Italia divenne un vero e proprio mito con cui pensare la nazione come una comunità di discendenza, dove agli antenati gloriosi si guardava come esempi per spronare all’azione i contemporanei. Quello del Medioevo lombardo non fu uno dei miti, bensì “il mito per eccellenza del nostro primo Ottocento”, come scriveva Mario Fubini. Il presente lavoro inizia narrando le origini di tale mito nei secoli, poi dalla Milano del Muratori e del Verri si passa per la Svizzera del Sismondi; ci si sposta nelle agitate acque dell’Italia romantica e ribelle con l’ardore di Giovanni Berchet. Si incontrano tele d’artista come quelle di Massimo D’Azeglio e di Amos Cassioli; si giunge nelle piazze di Bergamo e Pontida per ascoltare il carisma di Giuseppe Garibaldi. Ci si insedia nei meandri del mondo cattolico con Padre Luigi Tosti, Vincenzo Gioberti, Terenzio Mamiani, Cesare Balbo e con tanti altri che sulla Lega lasciarono anche solo un pensiero fugace. Non mancano poi Giuseppe Verdi, Giuseppe Mazzini e nemmeno Goffredo Mameli, tutti cantori, a modo loro, di una Lega combattiva e ricca di trasporto emotivo. Il cerchio del racconto si chiude idealmente con Della canzone di Legnano di Giosuè Carducci, che il vate dell’Italia unita scriveva dedicandola a Giovanni Berchet e Terenzio Mamiani, come a voler lasciare ai posteri la sintesi alta di una mitologia che aveva coinvolto i cuori di tutti i patrioti che lo avevano preceduto.
Note
La tesi in oggetto non è stata inserita correttamente nel data base dall’autore. L’autore stesso ed i relatori sono stati avvertiti di tale omissione.
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