Tesi etd-06112014-102228 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
GHILARDI, ELUISA
URN
etd-06112014-102228
Titolo
Gli affreschi di Amico Aspertini nella Rocca Isolani di Minerbio.
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA
Relatori
relatore Prof. Farinella, Vincenzo
Parole chiave
- Amico Aspertini
- iconografia
- Minerbio
- Rocca Isolani
Data inizio appello
30/06/2014
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
30/06/2084
Riassunto
La tesi si propone di svolgere l’analisi iconografica e stilistica del ciclo di affreschi, a tema mitologico-antico, che decora la Rocca Isolani a Minerbio, contestualizzandolo nel panorama culturale e nel percorso artistico-professionale del suo autore, il pittore bolognese Amico Aspertini (1474-1552). La decorazione si colloca tra il la seconda metà degli anni Trenta del Cinquecento e il 1540 e venne commissionata da Giovan Francesco Isolani, proprietario della Rocca e conte di Minerbio. Amico affrescò quattro sale della Rocca, delle quali, le due al piano terra sono conosciute con i nomi di Sala di Marte e Sala dell’Astronomia, mentre le restanti, situate nella torre settentrionale, sono chiamate Sala di Ercole e Sala della moglie adultera.
Sono stati diversi gli studiosi che, sin dalla fine dell’Ottocento, hanno affrontato, con maggiore o minore cura del dettaglio, gli affreschi Isolani; tuttavia, fino ai giorni nostri, ogni analisi è stata penalizzata da un ostacolo materiale non indifferente: la presenza dello scialbo, risalente al secolo XVII, e dei consistenti danni del tempo, che impedivano una visione completa dell’operato di Aspertini nella Rocca. La svolta si è verificata nel 2008, quando un intervento di restauro ha restituito la decorazione delle stanze al pian terreno quasi nella sua totalità; le pareti della Sala di Ercole presentano invece specchiature prospettiche ancora di scarsa leggibilità, mentre nella Sala della moglie adultera sopravvive soltanto una porzione d’affresco, limitata ad una parete. Dopo l’intervento materiale, le pubblicazioni successive hanno combinato i dati documentari e interpretativi resi noti in precedenza con contributi nuovi e interessanti, ma lontani dal fornire un bagaglio di conoscenze ed interpretazioni che copra l’intero ciclo.
La tesi si compone di due parti. Nella prima è presentato il contesto storico e culturale nel quale si collocano la produzione artistica ed i viaggi di Amico Aspertini. L’attenzione è quindi concentrata su Bologna, patria del pittore, e centro del potere intorno al quale orbita anche il contado di Minerbio. Nella seconda parte, l’analisi si concentra sugli affreschi della Rocca Isolani, previa descrizione e presentazione dei committenti.
-Capitolo 1. La romanità di Bologna: anima della rinascita umanistica delle lettere e dell’arte nella seconda metà del Quattrocento.
La formazione di Amico (1474-1552) comincia nella bottega del padre pittore Giovanni Antonio a Bologna, durante una stagione di fervore culturale che investiva le scienze, la letteratura e le arti. E’ proprio da questo ambiente che Amico Aspertini trasse quell’interesse per l’arte antica e quell’apertura a espressioni forestiere che lo accompagnarono per tutta la vita, come punti fermi delle sue sperimentazioni linguistiche. Ad ogni ritorno presso la città natale, dai propri viaggi di lavoro e di studio, l’artista attinse da una fonte di novità in continuo sviluppo.
In questo primo capitolo viene dato un profilo generale dell’Umanesimo bolognese. L’analisi si concentra sulla rinascita dell’interesse per le lingue, le letterature e la storia antiche e sui fondamenti culturali che ne permisero il verificarsi. Alla base del fenomeno vi è la sopravvivenza di due macrogruppi gnoseologici, risalenti al periodo romano imperiale: il diritto romano e la mitologia classica. Per ciascuno dei gruppi viene ripercorso il passaggio attraverso i secoli del medioevo e l’importanza acquisita nella prima età moderna, con particolare attenzione per la mitologia.
-Capitolo 2. Gli ambienti culturali della Bologna del Quattrocento.
Il rinnovamento umanistico della cultura bolognese si sviluppò in massima parte all’interno dell’Università, e raggiunse la corte bentivolesca, tramite i servigi che non pochi professori e letterati prestarono ai suoi membri. Ciascuno dei due ambienti culturali è trattato in paragrafi distinti:
2.1. Lo Studio pubblico. Descrive i cambiamenti cui fu soggetta l’Università di Bologna, dopo la metà del Quattrocento, al livello di cattedre e di impostazione filosofica. Sono inoltre presentate le principali personalità universitarie, attive per tutto il secolo XV, nelle discipline umanistiche come in quelle scientifiche.
2.2. I Bentivoglio: breve storia della signoria a Bologna. La ricca attività documentata di artisti, umanisti e figure dell’Università per la signoria dovette senz’altro fare i conti con le vicende turbolente che la famiglia visse nei suoi cento anni di autorità su Bologna; pertanto, viene qui dato un breve resoconto degli anni del governo bentivolesco, dalle origini alla caduta per mano di papa Giulio II, nel 1506.
2.3. L’arte a Bologna durante il periodo bentivolesco. Vengono qui ricordate le commissioni artistiche di Sante e Giovanni Bentivoglio, così come l’attività di alcuni dei pittori e degli scultori, emiliani e non, che hanno lasciato a Bologna opere di qualità, durante il governo signorile.
-Capitolo 3. L’indagine antiquaria e il collezionismo. Si tratta di attività che ebbero uno sviluppo intenso a Bologna, durante il governo di Giovanni II, e proseguì per tutto il XVI secolo, con risultati importanti per la cultura e le arti. Vengono pertanto esposti i principali collezionisti e studiosi di antichità legati allo Studio pubblico, alla corte bentivolesca, alle arti figurative o comunque meritevoli di aver lasciato la propria impronta nel contesto bolognese. Particolare attenzione è riservata ai taccuini contenenti disegni di Amico Aspertini, tratti da opere dell’antichità.
-Capitolo 4. Il Cinquecento a Bologna tra rivolgimenti politici e fioritura culturale.
Con l’inizio del ‘500, la città felsinea visse la caduta dei Bentivoglio e l’assorbimento all’interno dello Stato pontificio di Giulio II, che entrò in trionfo nella città l’11 novembre 1506. Il tentativo di restaurazione della signoria bentivolesca, nel 1511-1512, ebbe vita breve, perché il potere pontificio si stava lentamente radicando, attraverso la politica di graduale accentramento degli strumenti del governo cittadino nelle mani del legato papale. Bologna divenne, per lo Stato pontificio, la seconda città più importante dopo Roma e il centro di controllo del confine settentrionale, cosicché le sue mura ospitarono eventi politici decisivi nell’andamento di quella serie di conflitti che coinvolse cinque papi consecutivamente, ovvero le Guerre d’Italia. Oltre che luogo di diplomazia, Bologna assunse il ruolo di baluardo difensivo dell’autorità della Chiesa, contro la minaccia della Riforma protestante quando, tra il 1547 e il 1548, ospitò alcune fasi del Concilio di Trento.
Il capitolo analizza, in paragrafi separati: la dimensione spettacolare degli incontri tra il pontefice e i capi delle potenze coinvolte nei conflitti, a Bologna, e la produzione artistica che si accompagnò a quelle occasioni; l’attività dello Studio pubblico; i percorsi dell’arte bolognese con l’ingresso di opere e artisti provenienti da altri poli culturali di rilievo.
4.1. Felsina, teatro dei principi. Sono qui descritte le cerimonie che accompagnarono gli incontri tra Carlo V e Clemente VII a Bologna, tra il 1529-33, e l’incoronazione dell’Asburgo nel febbraio 1530. L’attenzione si rivolge in seguito ai rapporti tra i potenti, i loro seguiti e gli artisti italiani e alla produzione artistica che ne scaturì.
4.2. Lo Studio. Ricorda le principali personalità attive nell’Università nel corso del ‘500 e i rapporti che si crearono tra alcune e artisti.
4.3. L’arte a Bologna nella prima metà del Cinquecento. Espone i percorsi e gli scambi artistici che interessarono la città felsinea fino alla morte di Amico Aspertini, la cui carriera viene qui ripercorsa in parallelo con quella degli artisti più attivi del suo tempo.
-Capitolo 5. Gli affreschi nella Rocca Isolani di Minerbio. Comincia la seconda parte della tesi, dedicata al ciclo di affreschi della Rocca Isolani.
5.1. Breve storia della Rocca ed un primo sguardo agli affreschi. Viene qui dato un breve resoconto di come Minerbio, -attuale comune della provincia di Bologna, distante circa 18 km dal capoluogo- entrò sotto il controllo della famiglia Isolani e di come nacque la Rocca Isolani.
La sua costruzione e decorazione ad affresco si deve Giovan Francesco Isolani che, nel 1524 aveva ricevuto il titolo di conte di Minerbio, da parte del pontefice Clemente VII e fece ricostruire l’abitato dopo il distruttivo passaggio dei lanzichenecchi di Carlo V, diretti a Roma per il noto Sacco del 1527. La Rocca appartiene ancora oggi ai discendenti degli antichi proprietari, che portano il nome di Cavazza Isolani. Dopo aver descritto la struttura dell’edificio, fornisco una descrizione letterale degli affreschi presenti nella Sala di Marte, nella Sala dell’Astronomia, nella Sala di Ercole e in quella della Moglie adultera: descrivo l’organizzazione della decorazione e le forme che la compongono, senza avanzare interpretazioni, sala per sala. L’obiettivo di questa prima fase di analisi è quello di rilevare quanti più elementi possibile degli affreschi, in modo da poter fornire le basi, a me stessa e a chi legge, per riconoscere e interpretare l’entità effettiva delle pitture.
5.2. La riscoperta: le indagini e i restauri Riporta le valutazioni della critica sul ciclo Isolani, dagli ultimi anni dell’Ottocento fino ad oggi e descrive i restauri svolti nel recente intervento del 2008. Ogni studio ricordato è accompagnato da citazioni, che hanno lo scopo di garantire l’attendibilità del percorso critico qui tracciato.
-Capitolo 6. Le immagini, i significati, la storia: un tentativo di lettura del ciclo Isolani:
Per ciascuna delle sale affrescate da Aspertini nella Rocca Isolani viene svolta l’analisi della struttura della decorazione pittorica, dell’iconografia delle singole figure che la compongono, come del programma nel suo insieme, dello stile, delle forme e dei loro possibili modelli e paralleli. In questa fase propongo spesso confronti con altre opere, antecedenti, contemporanee o successive agli affreschi, per supportare le mie ipotesi e le mie convinzioni, così come per offrire spunti di riflessione. Ad ogni sala è dedicato un paragrafo separato, ad esclusione della Sala della Moglie Adultera poiché, degli affreschi che la decoravano, come ho già spiegato, non rimane oggi che un frammento.
6.1. La Sala di Marte.
6.2. La Sala dell’Astronomia.
6.3. La Sala di Ercole.
-Conclusioni. Riassumo quanto ho rilevato dei programmi iconografici e dei riferimenti formale presenti in ciascuna sala, argomento a proposito della datazione degli affreschi e delle funzioni delle stanze affrescate, propongo nuove analisi e restauri.
-Appendici. Si riportano qui i documenti che possono essere attinenti alla commissione del ciclo Isolani e la descrizione delle operazioni di restauro del 2008, riportata su un pannello esplicativo all’interno della Rocca.
-Bibliografia.
Sono stati diversi gli studiosi che, sin dalla fine dell’Ottocento, hanno affrontato, con maggiore o minore cura del dettaglio, gli affreschi Isolani; tuttavia, fino ai giorni nostri, ogni analisi è stata penalizzata da un ostacolo materiale non indifferente: la presenza dello scialbo, risalente al secolo XVII, e dei consistenti danni del tempo, che impedivano una visione completa dell’operato di Aspertini nella Rocca. La svolta si è verificata nel 2008, quando un intervento di restauro ha restituito la decorazione delle stanze al pian terreno quasi nella sua totalità; le pareti della Sala di Ercole presentano invece specchiature prospettiche ancora di scarsa leggibilità, mentre nella Sala della moglie adultera sopravvive soltanto una porzione d’affresco, limitata ad una parete. Dopo l’intervento materiale, le pubblicazioni successive hanno combinato i dati documentari e interpretativi resi noti in precedenza con contributi nuovi e interessanti, ma lontani dal fornire un bagaglio di conoscenze ed interpretazioni che copra l’intero ciclo.
La tesi si compone di due parti. Nella prima è presentato il contesto storico e culturale nel quale si collocano la produzione artistica ed i viaggi di Amico Aspertini. L’attenzione è quindi concentrata su Bologna, patria del pittore, e centro del potere intorno al quale orbita anche il contado di Minerbio. Nella seconda parte, l’analisi si concentra sugli affreschi della Rocca Isolani, previa descrizione e presentazione dei committenti.
-Capitolo 1. La romanità di Bologna: anima della rinascita umanistica delle lettere e dell’arte nella seconda metà del Quattrocento.
La formazione di Amico (1474-1552) comincia nella bottega del padre pittore Giovanni Antonio a Bologna, durante una stagione di fervore culturale che investiva le scienze, la letteratura e le arti. E’ proprio da questo ambiente che Amico Aspertini trasse quell’interesse per l’arte antica e quell’apertura a espressioni forestiere che lo accompagnarono per tutta la vita, come punti fermi delle sue sperimentazioni linguistiche. Ad ogni ritorno presso la città natale, dai propri viaggi di lavoro e di studio, l’artista attinse da una fonte di novità in continuo sviluppo.
In questo primo capitolo viene dato un profilo generale dell’Umanesimo bolognese. L’analisi si concentra sulla rinascita dell’interesse per le lingue, le letterature e la storia antiche e sui fondamenti culturali che ne permisero il verificarsi. Alla base del fenomeno vi è la sopravvivenza di due macrogruppi gnoseologici, risalenti al periodo romano imperiale: il diritto romano e la mitologia classica. Per ciascuno dei gruppi viene ripercorso il passaggio attraverso i secoli del medioevo e l’importanza acquisita nella prima età moderna, con particolare attenzione per la mitologia.
-Capitolo 2. Gli ambienti culturali della Bologna del Quattrocento.
Il rinnovamento umanistico della cultura bolognese si sviluppò in massima parte all’interno dell’Università, e raggiunse la corte bentivolesca, tramite i servigi che non pochi professori e letterati prestarono ai suoi membri. Ciascuno dei due ambienti culturali è trattato in paragrafi distinti:
2.1. Lo Studio pubblico. Descrive i cambiamenti cui fu soggetta l’Università di Bologna, dopo la metà del Quattrocento, al livello di cattedre e di impostazione filosofica. Sono inoltre presentate le principali personalità universitarie, attive per tutto il secolo XV, nelle discipline umanistiche come in quelle scientifiche.
2.2. I Bentivoglio: breve storia della signoria a Bologna. La ricca attività documentata di artisti, umanisti e figure dell’Università per la signoria dovette senz’altro fare i conti con le vicende turbolente che la famiglia visse nei suoi cento anni di autorità su Bologna; pertanto, viene qui dato un breve resoconto degli anni del governo bentivolesco, dalle origini alla caduta per mano di papa Giulio II, nel 1506.
2.3. L’arte a Bologna durante il periodo bentivolesco. Vengono qui ricordate le commissioni artistiche di Sante e Giovanni Bentivoglio, così come l’attività di alcuni dei pittori e degli scultori, emiliani e non, che hanno lasciato a Bologna opere di qualità, durante il governo signorile.
-Capitolo 3. L’indagine antiquaria e il collezionismo. Si tratta di attività che ebbero uno sviluppo intenso a Bologna, durante il governo di Giovanni II, e proseguì per tutto il XVI secolo, con risultati importanti per la cultura e le arti. Vengono pertanto esposti i principali collezionisti e studiosi di antichità legati allo Studio pubblico, alla corte bentivolesca, alle arti figurative o comunque meritevoli di aver lasciato la propria impronta nel contesto bolognese. Particolare attenzione è riservata ai taccuini contenenti disegni di Amico Aspertini, tratti da opere dell’antichità.
-Capitolo 4. Il Cinquecento a Bologna tra rivolgimenti politici e fioritura culturale.
Con l’inizio del ‘500, la città felsinea visse la caduta dei Bentivoglio e l’assorbimento all’interno dello Stato pontificio di Giulio II, che entrò in trionfo nella città l’11 novembre 1506. Il tentativo di restaurazione della signoria bentivolesca, nel 1511-1512, ebbe vita breve, perché il potere pontificio si stava lentamente radicando, attraverso la politica di graduale accentramento degli strumenti del governo cittadino nelle mani del legato papale. Bologna divenne, per lo Stato pontificio, la seconda città più importante dopo Roma e il centro di controllo del confine settentrionale, cosicché le sue mura ospitarono eventi politici decisivi nell’andamento di quella serie di conflitti che coinvolse cinque papi consecutivamente, ovvero le Guerre d’Italia. Oltre che luogo di diplomazia, Bologna assunse il ruolo di baluardo difensivo dell’autorità della Chiesa, contro la minaccia della Riforma protestante quando, tra il 1547 e il 1548, ospitò alcune fasi del Concilio di Trento.
Il capitolo analizza, in paragrafi separati: la dimensione spettacolare degli incontri tra il pontefice e i capi delle potenze coinvolte nei conflitti, a Bologna, e la produzione artistica che si accompagnò a quelle occasioni; l’attività dello Studio pubblico; i percorsi dell’arte bolognese con l’ingresso di opere e artisti provenienti da altri poli culturali di rilievo.
4.1. Felsina, teatro dei principi. Sono qui descritte le cerimonie che accompagnarono gli incontri tra Carlo V e Clemente VII a Bologna, tra il 1529-33, e l’incoronazione dell’Asburgo nel febbraio 1530. L’attenzione si rivolge in seguito ai rapporti tra i potenti, i loro seguiti e gli artisti italiani e alla produzione artistica che ne scaturì.
4.2. Lo Studio. Ricorda le principali personalità attive nell’Università nel corso del ‘500 e i rapporti che si crearono tra alcune e artisti.
4.3. L’arte a Bologna nella prima metà del Cinquecento. Espone i percorsi e gli scambi artistici che interessarono la città felsinea fino alla morte di Amico Aspertini, la cui carriera viene qui ripercorsa in parallelo con quella degli artisti più attivi del suo tempo.
-Capitolo 5. Gli affreschi nella Rocca Isolani di Minerbio. Comincia la seconda parte della tesi, dedicata al ciclo di affreschi della Rocca Isolani.
5.1. Breve storia della Rocca ed un primo sguardo agli affreschi. Viene qui dato un breve resoconto di come Minerbio, -attuale comune della provincia di Bologna, distante circa 18 km dal capoluogo- entrò sotto il controllo della famiglia Isolani e di come nacque la Rocca Isolani.
La sua costruzione e decorazione ad affresco si deve Giovan Francesco Isolani che, nel 1524 aveva ricevuto il titolo di conte di Minerbio, da parte del pontefice Clemente VII e fece ricostruire l’abitato dopo il distruttivo passaggio dei lanzichenecchi di Carlo V, diretti a Roma per il noto Sacco del 1527. La Rocca appartiene ancora oggi ai discendenti degli antichi proprietari, che portano il nome di Cavazza Isolani. Dopo aver descritto la struttura dell’edificio, fornisco una descrizione letterale degli affreschi presenti nella Sala di Marte, nella Sala dell’Astronomia, nella Sala di Ercole e in quella della Moglie adultera: descrivo l’organizzazione della decorazione e le forme che la compongono, senza avanzare interpretazioni, sala per sala. L’obiettivo di questa prima fase di analisi è quello di rilevare quanti più elementi possibile degli affreschi, in modo da poter fornire le basi, a me stessa e a chi legge, per riconoscere e interpretare l’entità effettiva delle pitture.
5.2. La riscoperta: le indagini e i restauri Riporta le valutazioni della critica sul ciclo Isolani, dagli ultimi anni dell’Ottocento fino ad oggi e descrive i restauri svolti nel recente intervento del 2008. Ogni studio ricordato è accompagnato da citazioni, che hanno lo scopo di garantire l’attendibilità del percorso critico qui tracciato.
-Capitolo 6. Le immagini, i significati, la storia: un tentativo di lettura del ciclo Isolani:
Per ciascuna delle sale affrescate da Aspertini nella Rocca Isolani viene svolta l’analisi della struttura della decorazione pittorica, dell’iconografia delle singole figure che la compongono, come del programma nel suo insieme, dello stile, delle forme e dei loro possibili modelli e paralleli. In questa fase propongo spesso confronti con altre opere, antecedenti, contemporanee o successive agli affreschi, per supportare le mie ipotesi e le mie convinzioni, così come per offrire spunti di riflessione. Ad ogni sala è dedicato un paragrafo separato, ad esclusione della Sala della Moglie Adultera poiché, degli affreschi che la decoravano, come ho già spiegato, non rimane oggi che un frammento.
6.1. La Sala di Marte.
6.2. La Sala dell’Astronomia.
6.3. La Sala di Ercole.
-Conclusioni. Riassumo quanto ho rilevato dei programmi iconografici e dei riferimenti formale presenti in ciascuna sala, argomento a proposito della datazione degli affreschi e delle funzioni delle stanze affrescate, propongo nuove analisi e restauri.
-Appendici. Si riportano qui i documenti che possono essere attinenti alla commissione del ciclo Isolani e la descrizione delle operazioni di restauro del 2008, riportata su un pannello esplicativo all’interno della Rocca.
-Bibliografia.
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