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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-06112013-205044


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
CIABATTINI, CHIARA
URN
etd-06112013-205044
Titolo
Il multiculturalismo americano in Paradise di Toni Morrison e The House on Mango Street di Sandra Cisneros.
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
LINGUE E LETTERATURE MODERNE EUROAMERICANE
Relatori
relatore Biagiotti, Cinzia
Parole chiave
  • schiavitù
  • condizione femminile
  • America
  • società patriarcale
  • canone letterario
Data inizio appello
01/07/2013
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
01/07/2053
Riassunto
Il nomadismo primordiale, le guerre, le colonizzazioni hanno sempre portato alla mescolanza etnica del genere umano. L’Oriente, grazie alle spezie, alla seta e ai territori sconfinati da conquistare, era l’obiettivo più appetibile. Insediatesi nel territorio da millenni, probabilmente raggiunto approfittando del “ponte” temporaneo che si era creato tra Asia e America durante la glaciazione del Pleistocene , i popoli delle Americhe si erano fidate dell’uomo bianco: lo avevano accolto intorno al loro fuoco, nutrito, gli avevano mostrato le loro ricchezze, insegnato nuovi metodi di coltivazione. Così, oltre che esser privati della propria terra, i nativi furono privati anche delle loro tradizioni. Intorno al 1607, dopo la fondazione della colonia della Virginia, le spedizioni più importanti di nuovi coloni trovarono una terra drammaticamente priva degli abitanti originari. I natii americani, per la conformazione fisica non adatta ai lavori pesanti e per la debolezza dovuta alle malattie importate dagli Europei, furono scartati subito. Il viaggio avveniva sulle cosiddette navi “negriere”, dove questi esseri, privati della propria umanità, erano stivati come animali. Le condizioni igieniche sulle suddette imbarcazioni erano inesistenti, tanto che alla fine del viaggio una buona percentuale dei deportati non sopravviveva. Una volta arrivati a destinazione, gli schiavi erano venduti singolarmente ai mercati pubblici e, una volta firmato il contratto, il padrone li portava nella piantagione dove, o sarebbero stati venduti nuovamente al miglior offerente, o avrebbero lavorato fino allo sfinimento per il resto della loro vita . Per l’abolizione della schiavitù bisognerà aspettare la fine della Guerra di Secessione (1861-65) che vide vincere gli Stati del nord (abolizionisti) sugli Stati del sud (schiavisti).
Gli Europei, promotori della conquista del “Nuovo Mondo”, professavano soprattutto la religione cristiana ed erano generalmente di ceppo indoeuropeo.
Come sottolinea Ana Maria Fraile-Marcos:
Much scholarship illustrates the importance that religion and, more specifically, the interpretation of biblical texts by the New England Puritans, had in the creation of what we now perceive as American identity, literature and culture. Anche l’uso del termine Geremiade per rappresentare il carattere della conquista fa riferimento alle indicazioni del profeta Geremia:
who warned of Israel’s fall and the destruction of the Jerusalem temple in Babylonia as punishment for the people’s failure to keep the mosaic covenant. Sin dai primi insediamenti lungo la costa Atlantica, il concetto di whiteness è sempre stato considerato un elemento strutturale della figura del cittadino americano per eccellenza. Il colore della pelle dei coloni era ciò che li distingueva da tutte le altre popolazioni autoctone.
È chiaro dunque, quanto sia necessario per “l’uomo bianco” suddividere in “compartimenti stagni” coloro che appartengono alla propria razza. Prima di allora nessun personaggio politico non appartenente alla “casta” dei bianchi aveva mai raggiunto il vertice della scala sociale. Gli attori e le attrici film hollywoodiani degli anni ’30/’50 erano bianchi, anche quando i personaggi non lo erano, come nel caso dei personaggi nativi. Oltre alla pressante pubblicità che imponeva lo stile americano e invitava i cittadini ad abbandonarsi al consumismo, le serie televisive che raccontavano le vicissitudini delle tipiche famiglie americane furono di grande aiuto per l’esportazione dello standard di benessere creato e voluto dalla maggioranza della popolazione, la quale s’identificava con le vicende dei protagonisti di quelle “riproduzioni” della realtà americana.
Questi stereotipi emergono anche in riferimento all’invenzione della bambola più amata nella storia dei giocattoli, ossia la Barbie della Mattel Toy Company per decenni icona della perfezione e della bellezza tipicamente bianca . L’imposizione della lingua però, diversamente da tutti gli aspetti affrontati, va contro il diritto di espressione collettiva e individuale, costituendo il legame che unisce ogni individuo alle proprie origini, alla propria terra. I facoltosi si arricchivano a dismisura mentre la maggioranza della popolazione s’impoveriva: il divario tra le classi sociali si allargò così tanto che l’idea del Sogno Americano perse molto della sua credibilità.
La migrazione proveniente dall’Asia è stata molto rilevante per la formazione della storia degli Stati Uniti.
La storia chicana, invece, è una storia diversa. Negli Stati Uniti, per parlare di una letteratura che includesse la vastissima varietà culturale presente sul suo territorio, si è dovuto aspettare che il multiculturalismo e i cambiamenti sociali degli anni 60-70 del secolo scorso spianassero la strada che portava al processo di revisione del canone letterario .
Ben poche donne e nessun appartenente alle classi meno abbienti avevano accesso alla cultura: la classe egemone, misogina e classista, manteneva così il controllo della piramide sociale.
Le opere che entravano a far parte del canone letterario erano quelle che venivano considerate rappresentative della cultura del Paese. Proprio per questo possiamo renderci conto di quanto sia stata rilevante, per la letteratura americana, l’impronta della monocultura dominante anglosassone.
Con il cambiamento progressivo di una società che riceveva una nuova spinta multietnica, al vecchio canone, vennero aggiunte opere che, prima di allora, non erano considerate canoniche perché scritte da individui ai margini della società. Rivalutare il canone non significa mettere da parte i capolavori della monocultura tradizionale, ma al contrario significa accettare e riscontrare che, anche nelle opere dei nuovi letterati del meltin pot, esiste una linea comune americana.
Il secondo, The House on Mango Street, racconta la vita della piccola Esperanza Cordero la quale, attraverso i suoi ricordi, ci racconta la vita chicana del barrio di Chicago. L’opera, come Paradise, ci illustra le difficoltà di una minoranza etnica soggiogata dal razzismo dalla povertà, da una società patriarcale che impone limiti soprattutto alle donne. In riferimento a quest’ultime, sia il romanzo di Cisneros che quello di Morrison, affrontano il problema della violenza sessuale e psicologica delle quali sono vittime.
Amante della lingua latina e della letteratura europea, Morrison, si dipolma nel 1949, si iscrive alla Howard University dove si laurea nel 1953 per continuare gli studi alla Cornell University dove, nel 1955, ottiene un master con una tesi su Virginia Woolf e William Faulkner. In seguito è docente alla Texas Southern University e nel 1957 alla Howard. The Bluest Eye, pubblicato nel 1970, narra la storia di una ragazza Afro-americana che crede che se avesse avuto gli occhi azzurri, probabilmente la sua vita sarebbe stata diversa. Il romanzo, che otterrà una serie di riconoscimenti, affronta il viaggio di Milkman Dead nel Sudamerica, alla ricerca delle sue radici. Il romanzo successivo, Beloved (1987) esplora i temi dell'amore e del soprannaturale. Ispirato a una storia vera, il personaggio principale, Sethe, è ossessionata dal fantasma della figlia, Beloved. Nel 1994, pubblica Jazz, che narra dell'amore coniugale e del tradimento, mentre riceve delle critiche contrastanti.
Nel 1999, la scrittrice si dedica alla letteratura per ragazzi e, con l’aiuto del figlio Slade, lavora alla stesura di The Big Box (1999), The Book of Mean People (2002) e The Ant or the Grasshopper? (2003), Little Cloud e Wind Lady (2010). Attraverso i flashback si esplora la sua vita, mentre, la sua morte getta una lunga ombra sul presente della storia. L’autrice in questione scrive anche il libretto per Margaret Garner, un'opera teatrale che esplora il dramma della schiavitù attraverso la vera storia della donna che ha ispirato il suo romanzo, Beloved. L'opera debutta al New York City Opera nel 2007.
Con A Mercy (2009), Morrison viaggia a ritroso verso i primi giorni della schiavitù negli Stati Uniti. La ragazza cresce nella piantagione della famiglia Vaark, dove lavora con schiavi di diversa provenienza.
Ora, nonostante l’età e il dolore per la perdita, nel dicembre 2010, del figlio Slade, Morrison continua a scrivere.
SANDRA CISNEROS
Sandra Cisneros nasce a Chicago il 20 dicembre 1954. Il padre, Alfredo Cisneros Del Moral è di origine messicana e, nonostante abbia alle spalle una famiglia abbiente con la possibilità di mantenerlo al college, decide, con il fratello, di attraversare il confine che lo separa dagli Stati Uniti. Nel viaggio, durante una sosta a Chicago, incontra la futura madre della scrittrice, Elvira Cordero Anguiano, una donna di origini umili, di sangue misto indiano-messicano. Oltre all’amore per la lettura, nel corso degli anni, Cisneros matura anche quello per la scrittura: all’età di dieci anni scrive la sua prima poesia, poi null’altro fino al primo anno del Writers Workshop dell’Università dell’Iowa. Partendo proprio dalla presa di coscienza della sua unicità, decide di scrivere della sua realtà, della sua esperienza di vita e così, nel 1984, pubblica il suo primo libro, The House On Mango Street .
Dopo aver preso un master all’University of Iowa’s Writers Workshop nel 1978, nei tre anni a seguire, la Cinseros insegna nel corso di scrittura alla Chicago’s Latino Youth Alternative High School. Oltre all’attenzione per le loro comunità, queste due scrittrici si concentrano anche sulla condizione della figura femminile nelle società patriarcali di cui fanno parte. Considerato l’ultimo libro di una trilogia iniziata nel 1987 con Beloved e proseguita nel 1992 con Jazz, Paradise è forse il più polemico dei tre romanzi per quanto riguarda i temi che affronta: razza, lotta tra i sessi e storia americana poiché “Beloved reconsiders the periods of Emancipation and Reconstruction, Jazz reconsiders the Harlem Renaissance, and Paradise is principally concerned with the Vietnam and civil rights era of the 1960s and 1970s” .
Nel testo in questione, a differenza degli altri due che si basano sul “process of the individual reconstruction of the self” , Morrison è più interessata in “assessing the role of narrative in the community as a whole”. Il testo è diviso in nove capitoli di cui sei recano i nomi delle donne che vivono nel convento. Gli altri invece, fanno riferimento ad altre figure femminili che vivono nella comunità di Ruby.
3.1. Il contesto storico
Il testo, ambientato negli anni successivi al Civil Rights Movement, più precisamente nel 1976, parla della comunità di Ruby, fondata nel 1952 da una cinquantina di famiglie afro-americane e di quella formata dalle persone residenti in un Convento che sorge a 17 miglia dalla cittadina. L’inizio della storia delle famiglie protagoniste del romanzo si ha in Louisiana, dopo che queste sono rese libere dalla schiavitù nel 1755. Il passato di questo stato è molto complesso in quanto esso era:
a French colony from 1699 to 1763; in 1750, its colonial population was around 10000, made up of Europeans and Africans – both enslaved and free; it was ceded to Spain in 1763; was returned to France by secret treaty in 1800, and then sold by the French to the United States of America in 1803 for $ 15 million (the “Louisiana Purchase”).
È proprio a causa di questa sensazione che nel 1890 gli antenati dei fondatori di Ruby tentano di costituirsi come comunità indipendente in una cittadina il cui nome,“Haven”, in riferimento alla terra di Canaan, il Paradiso Terrestre promesso da Dio all’uomo, esprime il sogno dei suoi fondatori. Decidono allora di proseguire il viaggio e, al termine del loro cammino, i patriarchi fondano Haven, al centro della quale costruiscono un enorme forno comune e nella quale vivono in volontario isolamento dal resto del mondo.
Dalla memoria del rifiuto, “the great disallowing” , la comunità prospera e si ingrandisce. Arriva, però, la chiamata per l’arruolamento alla seconda guerra mondiale, al ritorno dalla quale, gli uomini di Haven ritrovano una città svuotata dalla migrazione alla ricerca di lavoro e di ricrescita postbellica.
Facendo iniziare la cronologia del romanzo nel 1755 “just before the founding moment” , Morrison mostra che, al di là degli ideali e dei principi ispiratori dei Padri Pellegrini e dei Padri Fondatori, la costruzione della “terra delle libertà” è stata impostata su un principio di esclusione e violenza, e ambientando la narrazione nel luglio del 1976, anno del bicentenario dell’indipendenza, prova anche che nel corso di due secoli poche cose sono cambiate. L’assassinio di Martin Luther King, invece, viene citato quando gli uomini, insinuandosi nel Convento, ritrovano un calendario del 1968 con la data del 4 aprile cerchiata di rosso (7). Nel '700 specialmente, si costituiscono moltissime comunità del genere nell’inesplorato Ovest. In questa ottica, le cerimonie, come per esempio i battesimi, rappresentano vere e proprie iniziazioni alla vita della comunità.
Il terzo ciclo individuato da Fraile-Marcos può essere individuato grazie alla storia del forno il quale, costruito per servire la collettività delle “8-rocks” di Haven, viene smontato e ricostruito a Ruby in quanto emblema della storia del gruppo originario e dunque tratto fondante dell’identità della nuova comunità e sarà oggetto delle discussioni che faranno da preludio alla disgregazione della gente del villaggio. La scritta è ormai illeggibile ma i custodi della memoria storica della comunità sostengono che fosse: “Beware the furrow of his brow” (86) (Siate il suo cipiglio). Per i giovani della comunità, i protagonisti del terzo ciclo del romanzo, il forno è un semplice punto di ritrovo e questi vorrebbero, con l’appoggio del reverendo Misner, anticonformista ed esterno alla comunità, modificare il motto per renderlo più conforme al loro ideale di società. All’incontro chiarificatore organizzato a casa dei Fleetwood, importante famiglia della città, tra K.D., nipote e unico erede dei Morgan, e Arnette Fleetwood, sua fidanzata storica, al reverendo Misner è concesso prendere parte come negoziatore. La memoria del Disallowing è affidata all’oralità dei racconti: non esiste alcuna testimonianza scritta del grande viaggio della speranza. Così facendo, trasformando la difesa in un attacco nei confronti di tutto ciò che era percepito come destabilizzante perché diverso, gli abitanti, o meglio, gli uomini di questa comunità sono diventati individui intolleranti e razzisti, incapaci di capire l’importanza del contributo delle loro donne e di quelle che abitano nel Convento e soprattutto della nuova generazione di Ruby, quella del terzo ciclo, che, al termine del romanzo, potrebbe dare nuova speranza alla comunità.

La storia del Convento spiega la sua funzione di centro di accoglienza. La trasformazione più recente si realizza con l’arrivo delle ultime inquiline:
If the people who built it had worshiped the body, the nuns worshiped the spirit.
3.5 L’importanza della storia all’interno della comunità
La trasmissione delle storie che riguardano il passato della cittadina è di vitale importanza per i suoi abitanti. A differenza degli uomini della loro comunità, le donne di Ruby, come la nuova generazione, hanno un approccio diverso nei confronti della storia. Difatti nessuna di loro è attaccata rigidamente ai racconti che vengono tramandati da anni: ciascuna delle donne della cittadina ha anzi una versione personale dei fatti. La più importante riconsiderazione della storia della comunità è quella data dalla storiografa “non ufficiale” di Ruby, Patricia Best Cato, la maestra della scuola. Nella sezione dal titolo omonimo, ci viene mostrato come questa donna abbia come passatempo quello di ricostruire gli alberi genealogici delle famiglie della città.
Dopo aver rimuginato a lungo sopra gli alberi genealogici, Patricia giunge alla conclusione che la sua emarginazione è dovuta al colore della pelle.
Menus torna dalla guerra del Vietnam con una “pretty sandy-haired girl from Virginia” (195), che dovrà rimandare al suo paese d’origine perché il colore della sua pelle è considerato una minaccia per la comunità. A differenza del padre di Pat, Menus si è piegato alla volontà dei cittadini di Ruby e così facendo perde per sempre la felicità e si abbandona all’alcool.
Le tradizioni della cittadina sono formate da un’eredità fatta di sofferenza e razzismo.
Il separatismo di Ruby, si intensifica dopo la fine del secondo conflitto mondiale e dopo la guerra del Vietnam poiché, al ritorno da queste due grandi guerre, i soldati neri vengono trattati tutti senza il minimo rispetto .
In un momento epifanico, durante il quale viene rivelata la verità dei fatti, Patricia termina il proprio lavoro di ricostruzione bruciando tutte le ricerche genealogiche, un gesto di resa nei confronti della società patriarcale di Ruby: “By burning the revealing genealogy (the result of her patient and incisive analysis), she yelds to the confusion and mystery that has resulted from the simultaneous maintaining and breaching of the unspoken blood rule”. I figli di questa coppia sono nati con dei grandissimi problemi di salute e, come gran parte dei figli dei personaggi del romanzo, essi sono da considerare “’broken’ children” .
Anche le donne sono proprietà dell’uomo in quanto a Ruby le identità delle donne “[…] rested on the man they married” (187), mentre le donne del Convento, in quanto “donne senza padroni” ed esterne alla comunità, rappresentano il pericolo primario. La seconda parte dell’incipit del romanzo, “With the rest they can take their time”(3), fa capire la brutalità del massacro e quanto per gli uomini di Ruby sia “necessario” uccidere tutte le donne del Convento, e in special modo quella bianca, che rappresenta la minaccia più grande . Anticipando l’evento centrale del romanzo, Morrison sembra voler conferire alla storia un andamento circolare. Insieme, queste donne si liberano dalle paure create dalle circostanze delle esistenze precedenti, ma è proprio la consapevolezza di essere interiormente “liberate” che spaventa gli uomini di Ruby e le porterà alla morte. La donna sembra essere più incline all’ascolto, alla condivisione e alla cooperazione per la migliore risoluzione dei problemi altrui, mentre l’uomo, posto al centro della società gerarchica della quale fa parte, stabilisce il rapporto con l’altro attraverso dimostrando la propria forza e virilità. Significativamente Morrison fa coincidere l’inizio del lento sgretolarsi del potere di Ruby con gli anni del Civil Right Movement. Le sue porte sono aperte a chiunque abbia bisogno d’aiuto, sia materiale, sia spirituale. La critica in questo passo è rivolta allo stereotipo della figura femminile idealizzata dalla società patriarcale, ma anche alla forzatura dualistica cristiana in termini di bene e male .
La cosa importante sembra essere mantenere un equilibrio tra spirito e corpo, che, in uno dei momenti più mistici del romanzo, Consolata, una delle donne del Convento, spiega in questi termini:
My bones on his the only true thing.
3.11 Le donne del Convento
Ai fini dello studio sul romanzo, è rilevante l’analisi delle storie delle cinque donne del Convento per il ruolo decisivo all’interno della narrazione e le relazioni con le donne della cittadina di Ruby . La storia di Mavis Albright è segnata dalla morte di due dei suoi cinque figli, i gemelli neonati Merle e Pearl, soffocati nell’auto al sole mentre lei era al supermercato. Il marito torna dal lavoro ubriaco e spesso è violento con lei e con i figli e la quotidianità della donna è alternata dalle faccende domestiche e dal terrore provocato dalle azioni del consorte .
La fuga verso la libertà nella preziosa Cadillac verde del marito è insieme atto di ribellione alla condizione di reclusa nella sua stessa casa e di sopravvivenza psico-fisica: la volontà della donna di riacquistare una forma di controllo sulla propria esistenza . Gigi, scopriremo poi che il suo vero nome è Grace, è una ragazza del Mississippi seducente, vitale ed emancipata che Morrison utilizza per inserire nella narrazione una profonda riflessione sulla sessualità femminile e la questione dei Diritti Civili nel Sud degli Stati Uniti, in particolare nello stato del Mississippi, forse il più violento e reazionario nella feroce opposizione all’abolizione della segregazione razziale.
Il personaggio di Gigi incarna la questione della sessualità e del corpo della donna nell’America degli anni Settanta e non solo, un tema complesso e ancora solo parzialmente risolto. Per le donne del Convento il sesso, le relazioni sessuali, sono legate alle esperienze traumatiche sofferte, attribuite alla concezione patriarcale e maschilista della subordinazione della donna all’uomo. La inequivocabile volgarità che ancora aleggia nell’edificio è il correlativo oggettivo della concezione travisata, stravolta, impropria del rapporto uomo/donna che trasforma l’appartenenza al genere sessuale femminile in una perenne minaccia per la sopravvivenza delle donne.
La vita di Seneca è segnata dall’abbandono e dai soprusi subiti dalle persone alle quali la ragazza è legata, ed è proprio a causa della sua vulnerabilità che essa è uno dei personaggi più empatici e concilianti del romanzo . L’uomo, consapevole della devozione di Seneca nei suoi confronti, la sfrutta chiedendole di andare a chiedere dei soldi in prestito alla madre, la quale però, conoscendo le brutte intenzioni del figlio, le nega il favore. L’infinito ripetersi della routine, è diventato troppo per lei e quindi fugge dalla casa che la tiene prigioniera:
The small thing she wanted was not to have that dawn coffee, the already drawn bath, the folded nightgown and then the watchful sleep in that order, forever, everyday and in particular this here particular day. Si tratta di un ennesimo riferimento alla staticità di Ruby, e in generale alla condizione d’immobilità presente nella società americana . Sweetie, nel suo delirio, crede che la ragazza non sia altro che l’incarnazione del demonio. Seneca, al contrario, è pervasa da uno stato di beatitudine che aumenta mano a mano che si avvicina al Convento. Questo “rumore” insolito incuriosisce la donna abituata al mutismo dei figli ma in seguito: “[…] in the midst of joy, she was angry. È odiando le donne del Convento, specialmente Seneca che essa considera l’incarnazione del peccato, che Sweetie ritrova le forze.
Seneca, inoltre, si taglia la pelle con dei rasoi per dimostrare e allo stesso tempo controllare il suo dolore. Sin dalla sua comparsa questo personaggio si mostra subito come uno dei più rilevanti e complessi del romanzo. La sua figura, che incarna lo spirito guida del Convento, è il legame che unisce tutti gli avvenimenti di Ruby e del Convento stesso. Consolata è la donna che riesce a catalizzare su di lei, e sull’edificio nel quale abita da anni, l’attenzione di tutti gli altri personaggi della storia.
Della sua vita precedente si sa soltanto che l’incontro fortuito con Mary Magna, la Madre del Convento, avviene in un orfanotrofio del sud America, probabilmente in Brasile: “Sister Mary Magna cannot bear to put Connie in an orphanage because the two have formed a close connection so Connie accompanies the Order to Oklhaoma, where there is a convent school for Indian girls” . Nel frattempo, la visita della moglie di Deek, Soane, è ciò che riporta Connie alla normalità. Nonostante l’insistenza della donna, Connie si rifiuta di prescriverle qualsiasi medicinale per abortire ma, sfortunatamente, Soane abortisce spontaneamente (239-40).
Dopo questo incontro, e dopo essersi resa conto di aver perso per sempre Deek, Connie ritorna sulla strada dell’amore spirituale e chiede perdono a Dio e alle suore del Convento per aver “[…] g[ive] total surrender and then swallowed the idea of His flesh, to a living man. Seguendo le istruzioni di Lone, Connie entra nel corpo del ragazzo e lo riporta in vita. Questo personaggio immaginario rappresenta dunque il gemello, l’alter-ego maschile di Consolata, che dopo la sua morte subentra alla figura della Madre e le infonde nuovamente forza e consapevolezza.
3.12. Le donne e gli uomini di Ruby
Dopo aver approfondito le vite delle donne del Convento, nelle sezioni seguenti esamineremo le storie dei personaggi di Ruby. L’analisi intrapresa mira a sottolineare quanto il razzismo, l’esclusione e l’isolamento – problematiche esistenti nella società Americana – siano presenti anche nella comunità di Ruby, che di tale società è il riflesso.
Steward è un uomo che sopravvaluta la città e la gente che lo circonda e, ogni volta, rimane deluso dalla realtà: proprio come il suo senso del gusto, che con il passare degli anni si è ridotto e lo ha costretto a dipendere dal sapore fortissimo dei peperoncini che solo le donne del Convento sono capaci di coltivare, anche la sua abilità nel rilevare i bisogni della comunità è diminuita . Dovey e il suo amico immaginario, danno prova della volontà di Morrison di far percepire al lettore il suo “twin-centered approach to art and life”, in quanto “She almost never limits her audience to a single perception of a character or attitude” .
Nel testo, quando si parla dei problemi della comunità riguardo alle insurrezioni della nuova generazione, nessuno spazio viene lasciato alla questione dei sessi. La misoginia degli uomini di Ruby si evince in particolar modo nel passaggio in cui Deacon Morgan ricorda l’incontro, assieme al fratello, con “[…] Nineteen Negro ladies arrange themselves on the steps of the town hall. La donna pensò che i propri figli, forse, sarebbero stati più al sicuro in guerra che a casa poiché negli Stati Uniti di quegli anni, l’intolleranza nei confronti delle persone di colore era diventata insostenibile .
Deacon non viene mai a sapere del suo aborto e anche Soane, come Dovey, vede nell’orgoglio del marito il suo errore: ad esempio, l’uomo trae un’immensa gioia nel guidare tutti i giorni la sua costosissima auto nera per arrivare alla banca, che dista poco meno di un miglio dalla sua abitazione. Se infatti il cestino vuoto rappresenta la perdita dei suoi due figli maschi, la donna anziana può essere interpretata come il simbolo del rimorso e della solitudine che Soane subirà nel corso della vita e che la vedrà perdere, oltre alla prole, anche l’unica vera amica che abbia mai avuto.
Le preoccupazioni della donna nei confronti del marito sono, come per la sorella, direttamente proporzionali alla sua preoccupazione per la sorte della comunità in cui vive. Nonostante la sua reazione dinanzi al desiderio di cambiamento della nuova generazione di Ruby non sia così rigida come quella del marito, come molte altre donne della cittadina, Soane continua tuttavia ad approvare la chiusura della comunità verso il mondo esterno: anche per lei è d’altronde difficile adeguarsi al cambiamento e affrontare una realtà diversa dalla sua. Dopotutto, il conflitto nato dalla questione del forno è un conflitto generazionale e non un lotta tra i sessi, e Soane, insieme al marito, rappresenta comunque la vecchia generazione ma, sebbene quest’ultima provi con tutte le sue forze, e con ogni espediente, a rimanere immune al cambiamento, a Ruby, metafora della società americana, la staticità non assicura protezione .
Le due ragazze sono un esempio dei molteplici personaggi speculari del romanzo.
Le donne del Convento rendendosi conto della gravità della situazione, la fanno partorire ma il neonato non sopravvive più di qualche giorno.
Il giorno della cerimonia il reverendo Misner, si è detto, mostra silenziosamente a tutta la comunità il simbolo della croce. Arnette fa infatti parte di una delle più importanti e pure famiglie della comunità, mentre Billie Delia è una “mezzosangue”. A questo personaggio femminile, come per le donne del Convento, è dedicata un’intera sessione del romanzo, la penultima.
Fairy DuPres ha cresciuto Lone e gli ha insegnato il mestiere dell’ostetrica, arte praticata esclusivamente dalle donne e non accettata dagli uomini del villaggio perché “[…] The midwife is the one giving orders during the birthing process and who possesses a secret skill upon which the men must depend and which thus threatens their patriarchal power” . Lone e Connie sono dunque due personaggi speculari e rimandano, ancora una volta, al dualismo tipico della visone di vita di Morrison .
Lone, che è molto propensa a cogliere i segnali del cambiamento, è l’unico personaggio che avverte il pericolo che aleggia su Ruby. Una sera, passando vicino al forno, si rende conto che intorno ad esso si sono riuniti tutti gli uomini di Ruby e stanno discutendo dei problemi causati dalle donne del Convento. 3.13. Il processo di guarigione e l’attacco al Convento
Dopo aver brevemente spiegato le vite dei personaggi femminili più rilevanti e aver verificato le connessioni tra di loro e le relazione da essi intrattenuta con gli altri personaggi del romanzo, in questa sezione, affronteremo il tema dell’empatia femminile, che è legata al processo di guarigione delle donne del Convento. Discuteremo in seguito del massacro avvenuto nell’edificio, e delle conseguenze che questo ha causato nella cittadina.
Come precedentemente specificato, Connie, dopo l’apparizione del suo alter-ego maschile inizia a ricostruire la propria vita ritrovando la sua vera identità. Prendersi cura degli altri, diventa così una risposta attiva e attivista alle diverse iniquità sociali che queste donne hanno subìto e, come per le altre figure femminili del romanzo, proprio nel Convento, la pace viene loro restituita .
Dopo tale dichiarazione, Connie ordina alle donne di pulire il pavimento della cantina e di sdraiarvisi.
Questo dialogo, descritto come un “loud dreaming, no different from a shriek”(264), permette alle donne di condividere le proprie esperienze dolorose per arrivare alla guarigione finale dove esse “[a]re no longer haunted” (266).
Dopo aver partecipato al rituale, tutte le donne escono dal Convento e iniziano a danzare nel giardino sotto la pioggia. Prima di coricarsi, Consolata parlando alle donne del Convento, introduce una figura importante che ritroveremo alla fine del romanzo: Piedade, una donna il cui respiro “[…] smelled of pineapple and cashews…” (285) e che è legata ai ricordi dell’infanzia di Connie.
Consolata, la quale avverte gli spari sin dalla sua camera, sale immediatamente al piano di sopra dove si trova davanti alla scena del delitto: la donna, distesa sul pavimento e immersa in un mare di sangue, è ancora in vita e Connie, forte del suo potere misterioso, tenta in tutti i modi di salvarla, ma invano.

3.14. Le diverse versioni sul massacro
Uccidere le donne del Convento significa redimersi.
Una volta avvenuto l’assalto, molti degli abitanti della cittadina si pongono le domande sul perché dell’accaduto. Le versioni al riguardo sono due: una è quella che racconta che nove uomini si sono diretti al Convento per persuadere le donne ad andarsene e, inevitabilmente, vi è stato uno scontro in seguito al quale le donne sono scomparse; la seconda versione, invece, parla di cinque uomini che hanno raggiunto l’edificio per obbligare le donne ad andarsene.
Il reverendo Misner, fuori Ruby al momento dell’accaduto, non crede a nessuno dei due resoconti. Nei minuti successivi al massacro, mentre Lone è in attesa di Roger Best, il becchino di Ruby, i corpi delle vittime scompaiono nel nulla. Il reverendo Misner e Anna Flood decidono così di andare sul luogo del delitto per cercare di ricostruire l’andamento dei fatti, ma, una volta arrivati a destinazione, non trovano traccia dei corpi delle donne.
3.15. La redenzione finale
Il tema della salvezza e della redenzione è presente nel penultimo capitolo del romanzo, che, intitolato Save-Marie, comincia proprio con il funerale della piccola Fleetwood al quale partecipa l’intera cittadina di Ruby. L’evento della scomparsa dei corpi delle donne è ciò che, prima della morte della bambina, illude Ruby di essere stata temporaneamente risparmiata. 199), è uno dei momenti più importanti del romanzo perché costringe tutti gli abitanti della comunità a rendersi conto che la morte non risparmia nessuno, nemmeno le terra promessa da Dio.
Senza corpi, e quindi senza alcuna prova che possa testimoniare il vero andamento dei fatti , “[…] no one fells the need to call the (white) police into the town” .
Anche il reverendo Misner, durante il sermone del funerale della piccola Fleetwood, riflette sul destino della comunità e decide di non abbandonarla. Di pari passo con quello della città, avviene anche il cambiamento di uno dei personaggi più importanti del romanzo: Deacon Morgan. Mentre il fratello gemello, Steward, rimane “insolent and unapologetic” (299), Deacon cammina a piedi scalzi verso la casa di Misner al quale confessa indirettamente la sua relazione adultera con Consolata, una delle donne rimaste uccise nel Convento. Dopo l’incidente, Coffee non rivolge mai più parola al fratello. Secondo Marni Gauthier i due gemelli si dividono anche a causa del colore della loro pelle: il nome “Coffee” rimanda a una polvere più scura rispetto al tè, cui ovviamente fa riferimento il nome “Tea”. La sfumatura chiara di quest’ultimo che, sicuramente, era dovuta alle violenze subìte dalle loro antenate da parte dei padroni bianchi “[…] reminds Coffee of the white ancestry in his blood” , ed è ciò che, insieme all’arrendevolezza del gemello, lo fa vergognare di lui. In questa parte della storia Morrison pone nuovamente l’accento sul dualismo che caratterizza i suoi personaggi. Il cambiamento di Deacon va di pari passo con quello della comunità. La ricomparsa dei loro corpi funziona da rifiuto nei confronti di un inquadramento definitivo, che in questo caso sarebbe stato rappresentato dalla loro sepoltura nel territorio di Ruby: la presenza delle donne rappresenta in sostanza il rifiuto metaforico della società patriarcale e razzista che la cittadina stessa rappresenta . Le parole di chiusura del romanzo riguardano questo spazio e fanno eco al lavoro svolto da Consolata all’interno del Convento, lavoro che, nonostante il massacro, può continuare al di là della realtà, della vita o della morte: “In between” .

3.17. Paradise come unica Home possibile
Giunti al termine dell’analisi del romanzo, possiamo trarre la conclusione che ogni singolo personaggio del racconto è alla ricerca di un luogo sicuro dove potersi rifugiare. Attraverso questo romanzo, Morrison vuole far intuire al lettore quanto utopica sia l’idea che un paradiso libero dal razzismo e dal sessismo sia possibile. Inizialmente il titolo del romanzo è War, ma solo successivamente, e su consiglio del curatore, Morrison lo cambia in Paradise.
La stessa struttura del romanzo rispecchia la frammentazione della comunità di Ruby, e, con essa, della società americana. I capitoli, ognuno dei quali intitolato ai nomi delle donne, accentuano le qualità polifoniche della narrazione. La frammentazione del testo, allo stesso tempo, ripete la frammentazione delle due comunità del romanzo. PARTE 4.

The House on Mango Street di Sandra Cisneros

4.0 Introduzione

Pubblicato nel 1984, The House on Mango Street è un testo talmente particolare da essere definito “[…] a Dubliners-like latina cycle of childohood, family, religion and love affairs told through the two overlapping vernaculars of English and Spanish”. Le immagini che emergono dai suoi racconti parlano della realtà del barrio dove questa è cresciuta, delle usanze della popolazione chicana che lo abita, della percezione della loro cultura da parte degli abitanti della città, del rapporto uomo-donna all’interno della sua società e del suo sogno d’indipendenza.
Come già accennato, seppur in maniera particolare, quest’opera fa comunque parte della categoria dei bildungsroman e quindi, tra le sue pagine, è raccontata la crescita della protagonista. Esperanza, da piccola ragazzina che passa il tempo giocherellando in Mango Street, tra le pagine del libro si trasforma in una ragazza consapevole delle sue origini, delle sue capacità letterarie e anche della sua sessualità. House on Mango Street corrisponde al suo percorso di crescita e quindi parallelamente anche al percorso di crescita della Cisneros, la quale, proprio con questo libro, ha voluto parlare della sua realtà, una realtà totalmente diversa e assolutamente unica rispetto alle esperienze della popolazione appartenente alla monocultura bianca dominate.
Un’attenzione particolare, come avviene in Paradise, è riservata alle figure femminili descritte nei capitoli del testo. Attraverso gli occhi di Esperanza vengono sottolineate la fragilità e le condizioni delle donne del barrio. Vivere in una nazione guidata quasi esclusivamente dalla maggioranza appartenente al ceppo bianco anglosassone, porta come conseguenza la marginalizzazione delle comunità diverse da quella egemonica.
Diversamente dagli afro-americani, la popolazione chicana presente negli Stati Uniti rappresenta la più grande minoranza etnica del territorio nazionale. Nelle vignette della Cisneros però, come nella realtà, questa “reinvenzione” chicana risulta ancora circoscritta dai limiti imposti dal predominio anglo-americano il quale, oltre a quelli reali, crea delle barriere invisibili che portano questa gente a essere associata alla paura e alla vergogna.
Sandra Cisneros, grazie al biculturalismo e al bilinguismo che la caratterizzano, riesce invece a unire entrambe le parti e i suoi scritti sono: “[…] the expression of her immediate family, of the Chicano-Riqueño community she grew up in, and the voices from her life both between and as a part of the two cultures in which she now dwells”. Nella “terra di mezzo” che è il barrio dove è cresciuta, Cisneros riesce a trovare la propria identità diventando una partecipante attiva della sua comunità alla quale dà nuova luce attraverso le sue parole e i suoi ricordi.
Negli ultimi anni infatti, sembra che una revisione del canone sia iniziata. La non appartenenza di numerose persone alla tradizione culturale anglo-americana è sicuramente uno dei motivi per cui una ridefinizione dei parametri è diventata necessaria. Abbracciare ogni sfumatura della realtà può essere un antidoto eccezionale alla standardizzazione e all’omogeneizzazione sulle quali la società statunitense si è basata per secoli.
“Chicano fiction forms part of a literature of resistance that involves a first revolution against the Anglo-American heritage to the margins of American political, social and literary history”. L’assimilazione di questo concetto porta anche alla seconda rivoluzione, una sovversione il cui scopo è quello di mostrare l’importanza collettiva della letteratura, “[...]
La svalutazione americana della storia chicana è vista come un correlato tangibile del razzismo, il quale, subordinando i valori umani, ha trascurato il legame necessario tra vita e letteratura: “By relegating Chicano writings to the margins of the official canon, the Anglo-American monologism was also trying, in a sense, to ‘assassinate’ the vital function of literature” , funzione oggigiorno minata anche dall’incalzante egemonia tecnologica che sembra voler anch’essa, sopprimere l’importanza del discorso letterario. La protagonista del testo di Cisneros, Esperanza, fa sua la concezione letteraria chicana e abbandonandosi totalmente alla letteratura, l’unico mezzo per fuggire il confinamento razziale nel quale è circoscritta, riesce a trovare la sua identità e quella della sua gente.
“Caught between los intersticios, the spaces between the different worlds she inhabits” , la protagonista del testo in questione, il quale va ben oltre la tradizionale forma occidentale del bildungsroman , esprime l’idea della lotta di confine e di genere attraverso l’uso di una nuova forma letteraria, quella delle vignette. Per questi motivi che rendono tale opera unica nel suo genere, Cisneros trasgredisce il canone letterario sia ideologicamente, sia linguisticamente.

Nelle dediche di due delle sue opere, Cisneros pone immediatamente il lettore nella sua ottica bilingue. Il nome stesso della protagonista ha due significati diversi a seconda della lingua in cui viene tradotto: “In English my name means hope. La speranza per il futuro del personaggio principale risiede nella possibilità di scegliere quale sia realmente il significato del suo nome. L’opera è l’elaborazione della sua soggettività e il linguaggio che utilizza è irrimediabilmente legato alla sua doppia identità: “The simbolic space she creates should not be astracted from the writing, because the writing itself is the creation of her how space”. Narrando gli eventi secondo la prospettiva dell’adolescente Esperanza, Cisneros permette al lettore di immedesimarsi nelle vicende della ragazza facendolo precipitare nei suoi ricordi più inconsci.
Nel capitolo intitolato “The Monkey Garden” (94-8) i ragazzi del quartiere sono soliti ritrovarsi a giocare in un giardino in cui vivono un uomo proveniente dal Kentucky e la sua scimmia. Gli alberi in questione sono la personificazione della voce narrante: “Four skinny trees with skinny necks and pointy elbows like mine” (71) ma nel capitolo si fa riferimento anche alla specifica ambientazione urbana del testo giacché questi sono “Four who grew despite concrete”(71).
Un’altra differenza che separa le due scrittrici è il diverso approccio nei confronti della società. I suoi “skinny trees” (74) non lottano isolatamente ma insieme contro le avversioni della vita .

4.5 House of my own. Il sogno della protagonista è quello di vivere in una “[…] house on a hill like the ones with the gardens where Papa works. La casa di Esperanza invece, quella che si vergogna di indicare alla suora/insegnante della sua scuola, non corrisponde agli “American –or Disney– standards […], is no ‘real’ home, just a ‘realistic’ house suitable for a ghetto”. La casa di Mango Street è il limite materiale che non permette alla protagonista di costruire la sua identità. Sebbene il piccolo appartamento di Mango Street sia esemplificativo della povertà della famiglia di Esperanza, allo stesso tempo, esso rappresenta la ricchezza della sua condizione: che le piaccia o no, il barrio fa parte di lei e nel suo percorso di crescita ed emancipazione, non si deve mai scordare delle sue origini perché “One day [she]’ll come back […] [she] must remember to come back” (105).
La funzione di quest’opera è quella di denunciare la condizione delle donne nella società dei primi del ‘900, le quali, nonostante i progressi scientifici e intellettuali dell’epoca, erano sempre considerate inferiori rispetto all’uomo. La madre della chicana permette alla figlia di avere una stanza tutta sua dove può leggere, sognare e creare “[…] perhaps because she d[on]’t want [her] to inherit her sadness and her rolling pin”. House on Mango Street, infatti, sembra avverare alcune delle profezie della Woolf, specialmente per ciò che riguarda la brevità della narrazione e il difficile inquadramento in un determinato genere letterario.
Uno dei punti di House on Mango Street dove ritorna chiara l’influenza di Woolf è quando si parla del rapporto di Esperanza con l’amica del cuore: Sally. Il mancato aiuto da parte di Sally è ciò che incrina per sempre il rapporto tra le due e rende consapevole Esperanza della fragilità e debolezza della donna nei confronti di un uomo deciso a volerla possedere.
Secondo Woolf, le donne scrittrici del XX secolo sarebbero potute essere libere di esplorare le possibili relazioni tra di loro. Il rapporto tra Esperanza e Sally rimanda al legame che un’altra Sally, quella di Mrs. Dalloway , ha con Clarissa, uno dei personaggi del romanzo sperimentale di Woolf. Nella maggior parte dei casi però, la figura del principe viene associata a quella dell’uomo che un giorno le prenderà in moglie e che le confinerà nella sua casa costringendole alla vita casalinga. But the weekends come and go and Ruthie stays” (69).
Indifferente al principe azzurro, Esperanza è alla ricerca della sua identità in un ambiente dove c’è “[…] to much sadness and not enough sky” (88). Le caratteristiche della casa dei sogni si ritrovano negli affetti della protagonista e soprattutto nella figura della madre la quale, come descrive Esperanza, è la prima a creare un posto per lei: “[…] when she makes a little room for you on her side of her bed still warm with her skin, and you sleep near her”, “[…]when she is holding you and you fell safe” (6). For the ones who cannot out” (102).
Citando A Room of One’s Own in The House on Mango Street, Cisneros vuole sottolineare l’importanza dell’influenza di Woolf nella creazione della sua identità di donna e scrittrice. La “House of My Own” (108) è il simbolo della libertà per tutte le donne e per tutti gli oppressi del mondo e Cisneros, con il suo esempio, è la prova che un cambiamento all’interno delle società patriarcali è possibile.
4.6 La condizione delle donne chicane
La figura femminile nelle società patriarcali è sempre stata vittima del confinamento da parte dell’uomo. Le reazioni alla loro condizione si polarizzano nella sottomissione o nella ribellione a questi dettami patriarcali.
I ruoli prefissati dalla società patriarcale nella quale le donne chicane vivono sono ovviamente limitati a quelli di madre e moglie. Per gli uomini della loro etnia, le donne che rinunciano a questo tipo di inquadramento sono da considerarsi donne perse, donne di dubbia moralità. Sulle sue origini esistono innumerevoli versioni ma la più autorevole rimane quella del vicario di Guadalupe, un prete chiamato Luis Laso de la Vega, il quale nel 1649 scrive un manoscritto sulla storia della prima apparizione della Vergine. Deciso a portare a termine la sua missione, Diego giunge finalmente al cospetto del vescovo al quale può finalmente mostrare la benevolenza della Vergine la quale, inoltre, ha lasciato la sua impronta sul mantello dell’uomo. Dopo questo avvenimento, il vescovo inizia a credere alla storia del fedele, chiede perdono per la sua incredulità ed erige un santuario a nome della Vergine nel luogo esatto dell’apparizione . Oltre al significato cattolico, questa figura femminile è associabile anche alla dea pagana Atzeca di nome Tonantzin, la quale era adorata proprio dalle popolazioni che vivevano sulla collina di Tepeyac. Tutti coloro che appartengono alla cultura messicana le sono devoti in quanto essa rappresenta per loro l’unico e vero modello della femminilità.
All’interno dell’immaginario religioso messicano, l’antitesti dell’immagine pura e sacra della Vergine è quella del La Malinche, l’interprete e amante di Cortès durante la conquista del Messico. All’arrivo dei conquistadores, essendo essa una giovane donna, è donata a Cortès, insieme a altre diciannove schiave, come dono da parte dei capi tribù della zona. La Malinche dunque è l’emblema della sessualità femminile che è denigrata e allo stesso tempo controllata dalla società patriarcale messicana. La cultura chicana richiede alle proprie donne di assomigliare il più possibile alla figura della Vergine senza che esse ricevano in cambio la stessa cura e adorazione riservate a questa figura sacra.
Nel testo di Cisneros però, la figura che più di tutte incarna il suo rifiuto nei confronti dell’archetipo virginale è quella della zia Guadalupe. Essa è casta come la Vergine, ma la mancanza di una vita sessuale non è il segno della sua superiorità morale, ma è semplicemente la conseguenza della sua malattia e della frustrazione conseguita dalla separazione da un marito che, viste le sue condizioni, desiderava avere una nuova moglie.
Il rapporto della protagonista con la zia è uno dei più importanti per la sua crescita.
Per contro ai personaggi associati alla figura della Vergine ne esistono altrettanti opposti che riconducono a La Malinche. Queste figure femminili, a differenza delle donne adulte le quali rispecchiano Guadalupe, sono quasi tutte delle adolescenti e diventano dei modelli molto più vicini al mondo di Esperanza. Le immagini della donna violata, abbandonata o resa schiava, sono molto più diffuse rispetto a quelle della Vergine poiché esse rispecchiano la dura realtà del barrio. La protagonista di House on Mango Street intuisce sin da piccola il pericolo che minaccia il suo sesso e, proprio grazie alle donne a lei più care e alla sua passione per la scrittura, essa resiste alla conformazione nei ruoli prefissati per lei dalla sua società: “virgin, wife/mother or whore”. La risposta di Rafaela alla sua condizione consiste nel sognare che un uomo più dolce di suo marito la porti via da lui, inconsapevole del fatto che cambiando l’uomo la sua realtà non sarebbe cambiata affatto. La storia di questa ragazza ricorda molto quella della sua omonima ed è molto utile per comprendere quanto questo stereotipo sia insito nella cultura chicana.
Il personaggio che meglio incarna la crudele condizione delle donne del barrio è sicuramente quello di Sally giacché essa rappresenta sia la Vergine, sia La Malinche. Nel capitolo a lei dedicato (81-3) la sua descrizione fisica rimanda direttamente alla desiderabilità e alle attitudini sessuali. La bellezza della ragazza è avvertita dall’uomo come una minaccia per la sua integrità e per il suo onore e sfocia spesso in episodi di violenza nei confronti della figlia, la quale non deve assolutamente commettere gli errori della sorella, che, anni prima, andandosene di casa ha minato la rispettabilità della famiglia.
La casa del marito dunque è limitativa quanto quella del padre. Questa realtà non è solamente percepita da Sally o dalle altre figure associate alla Vergine, ma è una realtà che ha a che fare con tutte le donne del barrio, anche quelle che rispecchiano la figura de La Malinche. La protagonista del testo fonde nella sua persona le caratteristiche di queste due figure femminili dimostrando che è possibile fuggire all’inquadramento imposto dalla società chicana. Esperanza, proprio come la Vergine di Guadalupe, desidera una “house on a hill like the ones with the gardens” (86). La collina di Esperanza è collegata alla collina di Tepeyac, luogo dove è sorto il santuario dedicato alla Vergine, e il riferimento al giardino è facilmente associabile ai fiori della collina che la santa fece nascere come prova della sua divinità.
Nel capitolo intitolato “Beautiful & Cruel” (88), invece, riscontriamo delle caratteristiche che rimandano alla figura de La Malinche. Proprio come le donne dei film, Esperanza sogna di diventare una donna avvenente e cattiva il cui potere “is her own” (89). In questa storia la protagonista rifiuta la passività che la assocerebbe a tutte le donne della sua cultura cercando una sorta di indipendenza in questa sua posizione mediatrice.
4.7 Esperanza e la sua casa “clean as paper before the poem” (108)
Raccontando le storie delle donne del barrio, e mettendole in contrasto con la sua, Esperanza è la dimostrazione in carne e ossa che un cambiamento all’interno della società chicana, patriarcale, e per certi versi ancora arcaica, è possibile.
Il sogno dell’eroina di House on Mango Street è irrimediabilmente legato alla poesia che le permette di sopravvivere alle imposizioni dettate dalla sua cultura. Come afferma Bambara: “writing is a potential site of agency for the subject, in particular the marginalized subject” e quindi, proprio grazie alla sua passione e all’istruzione ricevuta con sacrifici, Esperanza trova la sua casa, lo spazio per sé tanto agognato. La sua vita è quindi lo specchio della sua casa dei sogni “clean as paper before the poem” (108), uno spazio creativo, autonomo e, cosa più importante, tutto per sé.

Anche Sandra Cisneros con le sue vignette permette al lettore di sperare nel futuro grazie alla protagonista la quale, crescendo, e diventando una donna emancipata e capace di vivere secondo i proventi della sua arte, incarna la speranza di un possibile miglioramento per la sua gente perché essa “[…] ha[d] gone away to come back.
Opere su Sandra Cisneros

Aceituno, Yolanda Caballero, “Double Revolutions: Chicana Fiction and the Revitalization of the Social function of Literary Discourse.

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