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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-06102024-154631


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
DE SIENA, PIETRO
URN
etd-06102024-154631
Titolo
La galassia collaterale di Eugenio Montale: un percorso tra prose narrative e saggi critici
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
ITALIANISTICA
Relatori
relatore Prof.ssa Campeggiani, Ida
controrelatore Prof.ssa Savettieri, Cristina
Parole chiave
  • essays
  • Eugenio Montale
  • prose
  • saggi
  • stories
Data inizio appello
05/07/2024
Consultabilità
Completa
Riassunto
La tesi affronta alcuni aspetti della produzione in prosa di Eugenio Montale, e si propone di mettere in luce alcuni momenti significativi contenuti in quella che è stata definita la sua “galassia collaterale”, galassia formata da lavori saggistici, giornalistici, recensivi e narrativi che complessivamente rappresentano un corpus prosastico considerato tra i più importanti nella letteratura italiana del Novecento. I tre capitoli della tesi si soffermano su quella produzione nata nelle diverse stagioni creative dello scrittore, che furono selezionate e riorganizzate dentro raccolte unitarie e risollevate dalla loro origine occasionale. L'analisi delle pagine proposte ha cercato di mettere in evidenza la sensibilità e l’aderenza della scrittura montaliana alla contemporaneità, sensibilità diretta a rappresentare le contraddizioni della società dei consumi, le derive dell'arte d’avanguardia e la sua apocalittica visione sulla morte dell’arte; le sue critiche più radicali non ricalcano mai le opinioni dominanti o gli schemi interpretativi alla moda, ma si scagliano contro le insidie dei cosiddetti “surrogati dell’arte” e della industria culturale. I lavori scelti sono stati desunti dai racconti di Farfalla di Dinard, dai reportages di viaggio di Fuori di casa (I capitolo), dalle critiche musicali contenute nelle Prime alla scala (II capitolo), dai saggi di Auto da fé e dai lavori di critica letteraria di Sulla poesia (III capitolo). Un filo rosso attraversa tutti questi scritti, e la presenza di “temi conduttori” collega e rinsalda una scrittura scaturita da provvisorie contingenze. Montale non teme di ripetersi e di ribadire concetti espressi in lavori precedenti o di rievocare situazioni già affrontate, riportandone letteralmente alcune parti. Come ha ben espresso Niccolò Scaffai nel suo studio sul Montale prosatore: Nella produzione non lirica, infatti, Montale è un autore che si è ripetuto moltissimo, recuperando a distanza figure già descritte ed episodi già narrati o trasferendo da una prosa all'altra immagini, locuzioni, interi brani. Ciò sia detto non tanto per confermare la giustificata preminenza di un genere sull'altro entro l'opera montaliana, quanto per stabilire la differenza tra due sistemi, quello lirico e quello narrativo (o saggistico-narrativo). [Marini, Scaffai (2019), p. 142.]
Differenze e risonanze si alternano tra i due piani dell’opera di Montale. Se nell’attività giornalistica egli acquisisce un mestiere autonomo rispetto al suo mondo poetico, e pur vero che nelle prose narrative o nei reportages di viaggio le confluenze con la scrittura in versi sono numerose, e la tesi ha cercato, seppure parzialmente, di rilevarne alcune concordanze. I “leitmotiv” o le tematiche trasversali, all’interno delle prose scelte nella tesi, conducono sovente alla critica che Montale rivolge alla società di massa, alla cultura dello spettacolo e dell’evasione, alla condizione di alienazione dell’uomo contemporaneo, e al suo progressivo allontanarsi dalla concentrazione e dal raccoglimento, sempre più attratto da un bisogno di azzerare il pensiero ed annullarsi spiritualmente. Si sono scelti quegli scritti sull’arte, sulla letteratura o sulla musica, dove Montale prende una posizione netta contro le diverse forme dell’alienazione, come le derive tecniche delle avanguardie artistiche (critica al linguaggio dodecafonico) o le derive tecnologiche dell’uomo-macchina (le composizioni elettroniche di Nono o “La macchina della gloria” di Villiers de l'Isle-Adam, come simboli di una condizione di disumanizzazione dell’arte), e dove egli cerca, con una scrittura che modula ironia, scetticismo e radicalità, di mettere in primo piano il ruolo civile e morale dell’artista. La predominanza di argomenti di carattere musicale nella trattazione della tesi è legata essenzialmente ad alcune caratteristiche biografiche di Montale. Egli sin dalle prime prove poetiche pose il suono della parola al centro della propria ispirazione come affermò nel suo più importate autocommento Intenzioni (intervista immaginaria); scelse l’argomento musicale per gli ultimi racconti della prima parte della Farfalla di Dinard, e come conclusione delle prose di viaggio di Fuori di casa; infine quella di critico musicale è stata per circa tredici anni, dal 1954 al 1967, la sua attività lavorativa principale in maniera stabile per «Corriere d’informazione». Lo sguardo della tesi su alcuni aspetti del corpus prosastico montaliano ha evitato posizione nette e categoriche rispetto ad argomenti in cui lo stesso Montale usò toni provvisori ed una raffinata vena ironica. Infine si è cercato, nei brevi capitoli, di comunicare come tra le righe della scrittura giornalistica si possa udire, sommessa, la voce del grande poeta, e nei versi delle sue ultime poesie si possa sentire la mano sicura e il talento del prosatore.

The thesis deals with some aspects of Eugenio Montale's prose production, and aims to highlight some significant moments contained in what has been called his “collateral galaxy,” a galaxy formed by essayistic, journalistic, reviewing and narrative works that altogether represent a prosytic corpus considered among the most important in twentieth-century Italian literature. The three chapters of the thesis dwell on that production born in the different creative seasons of the writer, which were selected and reorganized within unitary collections and lifted from their occasional origin. The analysis of the proposed pages sought to highlight the sensitivity and adherence of Montalian writing to contemporaneity, a sensitivity directed at representing the contradictions of consumer society, the drifts of avant-garde art, and his apocalyptic vision on the death of art; his most radical criticisms never follow the dominant opinions or fashionable interpretative schemes, but lash out against the pitfalls of the so-called “surrogates of art” and the cultural industry. The selected works are drawn from the short stories in Butterfly of Dinard, the travel reportages in Out of Home (Chapter I), the music criticism contained in Firsts on the Scale (Chapter II), the essays in Auto da fé, and the works of literary criticism in On Poetry (Chapter III). A common thread runs through all these writings, and the presence of “leading themes” connects and reinforces a writing that has sprung from provisional contingencies. Montale is not afraid to repeat himself and to reiterate concepts expressed in earlier works or to evoke situations already dealt with by literally bringing back parts of them. As Niccolò Scaffai has well expressed in his study on Montale the essayst: In his non-lyric production, in fact, Montale is an author who has repeated himself a great deal, recovering at a distance figures already described and episodes already narrated or transferring from one prose to another images, locutions, entire passages. Let this be said not so much to confirm the justified pre-eminence of one genre over the other within Montali's oeuvre, but to establish the difference between two systems, the lyrical and the narrative (or essayistic-narrative). [Marini, Scaffai (2019), p. 142.]
Differences and resonances alternate between the two planes of Montale's work. If in journalistic activity he acquires an autonomous craft with respect to his poetic world, it is also true that in narrative prose or travel reportage confluences with verse writing are numerous, and the thesis has tried, albeit partially, to detect some concordances. The “leitmotifs” or cross-cutting themes, within the prose chosen in the thesis, often lead to Montale's critique of mass society, of the culture of spectacle and escapism, of the condition of alienation of contemporary man, and of his progressive drifting away from concentration and recollection, increasingly attracted by a need to reset thought and spiritually annihilate himself. Selected were those writings on art, literature or music, where Montale takes a clear stand against the various forms of alienation, such as the technical drifts of the artistic avant-garde (criticism of the dodecaphonic language) or the technological drifts of the man-machine (Nono's electronic compositions or Villiers de l'Isle-Adam's “The Glory Machine.” as symbols of a condition of dehumanization of art), and where he seeks, with writing that modulates irony, skepticism and radicality, to foreground the civil and moral role of the artist. The predominance of musical topics in the discussion of the thesis is essentially related to certain biographical characteristics of Montale. He from his earliest poetic trials placed the sound of the word at the center of his inspiration as he stated in his most important self-commentary Intentions (imaginary interview); he chose musical subject matter for the last tales of the first part of Farfalla di Dinard, and as the conclusion of the travel prose of Fuori di casa; finally, that of music critic was for about thirteen years, from 1954 to 1967, his main work activity in a stable manner for “Corriere d'informazione.” The thesis' look at certain aspects of Montale's prosastic corpus avoided sharp and categorical positions with respect to topics in which Montale himself used tentative tones and a refined ironic vein. Finally, an attempt has been made in the short chapters to convey how between the lines of journalistic writing one can hear, subdued, the voice of the great poet, and in the lines of his last poems one can feel the confident hand and talent of the prose writer.
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