Tesi etd-06092011-071822 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea vecchio ordinamento
Autore
MOBILIA, LAURA
URN
etd-06092011-071822
Titolo
Vinicio Berti: opere, scritti, fortuna critica. 1947-1963
Dipartimento
LETTERE E FILOSOFIA
Corso di studi
CONSERVAZIONE DEI BENI CULTURALI
Relatori
relatore Prof. Tosi, Alessandro
Parole chiave
- Arte del Novecento
- astrattismo
- Firenze
- informale
Data inizio appello
04/07/2011
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
04/07/2051
Riassunto
L'intenzione che ha guidato la stesura di questa ricerca è stata quella di approfondire e contestualizzare l'opera e il pensiero di Vinicio Berti negli anni tra il 1947 e il 1963. In questa elaborazione viene data attenzione soprattutto alle fasi successive la fine del fiorentino Astrattismo classico, di cui Berti fu uno dei principali animatori.
Sedici anni circa che hanno lasciato un segno nell'evoluzione del linguaggio artistico del pittore fiorentino. Con decisione si può affermare l'appartenenza di Berti a quella schiera di artisti che nel secondo dopoguerra recupera la lezione di Picasso e del cubismo. La scomposizione dell'oggetto attuata dal cubismo mette in evidenza i limiti della rappresentazione mimetica della realtà. Per Berti l'approccio cubista diventa il grado zero dell'arte, che può essere superato solo dal processo costruttivo dell'arte astratta.
Ad ogni modo l'arte di Berti va oltre il realismo e oltre l'astrattismo. A partire dal 1952, prende il nome di “Espansione dell'Astrattismo classico”. La sua è una terza via che non accetta l'accostamento all'informale. Infatti, secondo Berti, l'artista informale rifiuta l'impegno nel mondo e si chiude su posizioni nichiliste o intimiste venate dal ricordo del romanticismo e idealismo ottocentesco.
Parallelamente prende le distanze dalla comparsa di quelle poetiche legate all'oggetto che caratterizzano i movimenti artistici agli inizi degli anni Sessanta. Quelle proposte sono considerate dal fiorentino un retaggio delle ideologie borghesi e vanificano i risultati ottenuti da un'arte impegnata nella costruzione di una nuova realtà.
Per ricostruire il rapporto di Vinicio Berti con la pittura degli anni Cinquanta è stato necessario ripercorrere, per somme linee, la situazione dell'arte in Toscana e in Italia nell'immediato dopoguerra.
Questa parte ha l'intenzione di contestualizzare in ambito toscano e nazionale le vicende di Arte d'Oggi e Astrattismo classico, che coincidono con la fase iniziale della formazione astrattista di Vinicio Berti.
Nel secondo capitolo si è ricostruita la vicenda critico-espositiva di Berti. In questo caso le notizie sono state ricavate principalmente dallo spoglio di riviste e quotidiani dell'epoca.
Molto spazio è dato al periodo compreso tra il 1950 e il 1960, senza, però, tralasciare gli anni Quaranta, per i quali l'attenzione si è concentrata sul materiale ancora poco studiato riguardante le fasi antecedenti ad Arte d'Oggi e Astrattismo classico. Inoltre si è accennato alle vicende successive al 1963 (anno segnato dalla vittoria del Premio del Fiorino), che evidenziano un sempre costante isolamento dell'artista.
La trattazione continua affrontando il pensiero artistico di Berti. Di fondamentale aiuto è stata la lettura di quella parte di diari già pubblicati, integrati da articoli e interventi su quotidiani e periodici e dalle presentazioni delle mostre.
Infine un nucleo di lettere e scritti conservato presso l'Archivio Centrale dello Stato di Roma costituisce l'asse portante dell'ultima parte della trattazione. I documenti sono una testimonianza del periodo compreso tra il 1947 e il 1963 e introducono alcune tematiche che caratterizzano la poetica di Berti.
Due sono principalmente i temi che tornano con frequenza. Da un lato emergono le ragioni dell'isolamento toscano in un panorama nazionale. È interessante notare che, nonostante il difficile ambiente cittadino, Berti mostri la volontà di uscire dai confini regionali e di trovare strade alternative che permettano una maggiore valorizzazione delle proposte artistiche più significative.
Dall'altro lato le lettere mettono in luce le riflessioni di Berti su quell'arte contemporanea che trova affermazione nelle esposizioni ufficiali. Secondo Berti, però, queste manifestazioni risentono soprattutto delle imposizioni del mercato. Anzi il fiorentino apre un parallelismo tra la produzione industriale degli oggetti destinati al consumo e le opere realizzate da quegli artisti ormai divenuti tecnici di laboratorio.
Sedici anni circa che hanno lasciato un segno nell'evoluzione del linguaggio artistico del pittore fiorentino. Con decisione si può affermare l'appartenenza di Berti a quella schiera di artisti che nel secondo dopoguerra recupera la lezione di Picasso e del cubismo. La scomposizione dell'oggetto attuata dal cubismo mette in evidenza i limiti della rappresentazione mimetica della realtà. Per Berti l'approccio cubista diventa il grado zero dell'arte, che può essere superato solo dal processo costruttivo dell'arte astratta.
Ad ogni modo l'arte di Berti va oltre il realismo e oltre l'astrattismo. A partire dal 1952, prende il nome di “Espansione dell'Astrattismo classico”. La sua è una terza via che non accetta l'accostamento all'informale. Infatti, secondo Berti, l'artista informale rifiuta l'impegno nel mondo e si chiude su posizioni nichiliste o intimiste venate dal ricordo del romanticismo e idealismo ottocentesco.
Parallelamente prende le distanze dalla comparsa di quelle poetiche legate all'oggetto che caratterizzano i movimenti artistici agli inizi degli anni Sessanta. Quelle proposte sono considerate dal fiorentino un retaggio delle ideologie borghesi e vanificano i risultati ottenuti da un'arte impegnata nella costruzione di una nuova realtà.
Per ricostruire il rapporto di Vinicio Berti con la pittura degli anni Cinquanta è stato necessario ripercorrere, per somme linee, la situazione dell'arte in Toscana e in Italia nell'immediato dopoguerra.
Questa parte ha l'intenzione di contestualizzare in ambito toscano e nazionale le vicende di Arte d'Oggi e Astrattismo classico, che coincidono con la fase iniziale della formazione astrattista di Vinicio Berti.
Nel secondo capitolo si è ricostruita la vicenda critico-espositiva di Berti. In questo caso le notizie sono state ricavate principalmente dallo spoglio di riviste e quotidiani dell'epoca.
Molto spazio è dato al periodo compreso tra il 1950 e il 1960, senza, però, tralasciare gli anni Quaranta, per i quali l'attenzione si è concentrata sul materiale ancora poco studiato riguardante le fasi antecedenti ad Arte d'Oggi e Astrattismo classico. Inoltre si è accennato alle vicende successive al 1963 (anno segnato dalla vittoria del Premio del Fiorino), che evidenziano un sempre costante isolamento dell'artista.
La trattazione continua affrontando il pensiero artistico di Berti. Di fondamentale aiuto è stata la lettura di quella parte di diari già pubblicati, integrati da articoli e interventi su quotidiani e periodici e dalle presentazioni delle mostre.
Infine un nucleo di lettere e scritti conservato presso l'Archivio Centrale dello Stato di Roma costituisce l'asse portante dell'ultima parte della trattazione. I documenti sono una testimonianza del periodo compreso tra il 1947 e il 1963 e introducono alcune tematiche che caratterizzano la poetica di Berti.
Due sono principalmente i temi che tornano con frequenza. Da un lato emergono le ragioni dell'isolamento toscano in un panorama nazionale. È interessante notare che, nonostante il difficile ambiente cittadino, Berti mostri la volontà di uscire dai confini regionali e di trovare strade alternative che permettano una maggiore valorizzazione delle proposte artistiche più significative.
Dall'altro lato le lettere mettono in luce le riflessioni di Berti su quell'arte contemporanea che trova affermazione nelle esposizioni ufficiali. Secondo Berti, però, queste manifestazioni risentono soprattutto delle imposizioni del mercato. Anzi il fiorentino apre un parallelismo tra la produzione industriale degli oggetti destinati al consumo e le opere realizzate da quegli artisti ormai divenuti tecnici di laboratorio.
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