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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-06092008-195550


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
IOALE', ALESSANDRA
URN
etd-06092008-195550
Titolo
Analisi della pratica videografica barcellonese. Due generazioni a confronto
Dipartimento
INTERFACOLTA'
Corso di studi
STORIA DELL'ARTE
Relatori
Relatore Prof. Tosi, Alessandro
Relatore Prof.ssa Lischi, Alessandra
Parole chiave
  • arte concettuale spagnola
  • arte multimediale
  • Catalan videoart
  • multimedia art
  • Spanish conceptual art
  • Spanish videoart
  • video-installation
  • video-installazione
  • Videoarte catalana
  • videoarte spagnola
Data inizio appello
03/07/2008
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
03/07/2048
Riassunto
Il presente scritto intende illustrare la nascita e lo sviluppo del video sperimentale nell’area catalana di Barcellona. In Spagna la storia del video sperimentale comincia nei primi anni Settanta, con netto ritardo rispetto al resto d’Europa e all’America. Alla base del suo sviluppo si individuano due distinte generazioni di artisti: quella dei pionieri catalani e quella dei nuovi creatori degli anni ‘80. Due generazioni non anagrafiche, in quanto gli artisti sono quasi tutti coetanei, ma videografiche, perchè rappresentanti di due tipi videografici differenti: la prima di un video sperimentale, che nasce dalle esperienze degli artisti con il loro intorno; la seconda creatrice del “nuovo video spagnolo”, che si accosta al mondo della cinematografia e della televisione. Entrambe si caratterizzano per l’atteggiamento rivoluzionario di rottura nei confronti dei linguaggi tradizionali. L’elemento che invece le contraddistingue è da un lato il legame saldo con le arti plastiche, che i pionieri catalani scelgono di mantenere in virtù della loro formazione plastica, prerogativa che invece i giovani creatori spezzano, riconoscendo nella televisione e nel cinema i principali punti di riferimento per recuperare un certo livello di narratività nell’opera, sino ad allora completamente negato. Questi giovani artisti operano in Spagna, in un periodo storico favorevole allo sviluppo dell’arte, a differenza dei loro predecessori, che si erano visti costretti a svolgere all’estero le proprie ricerche, in seno all’arte internazionale americana, ricevendone importanti influenze estetiche.
L’analisi comincia con il primo capitolo dedicato alla descrizione dei presupposti storici che preludono alla nascita del video sperimentale nel contesto internazionale. Si traccia inoltre un’estetica dell’immagine elettronica, rintracciandone i precedenti nelle avanguardie storiche Futuriste e Dada, attraverso la descrizione di diverse tipologie di opere videografiche firmate da artisti statunitensi che si sono distinti nel panorama internazionale. L’analisi descrive le opere pre-videografiche, e non, dei pionieri internazionali Paik e Vostell, passando poi alle opere videografiche di artisti statunitensi che si sono distinti nel panorama internazionale. In particolare si analizzano le inedite sperimentazioni concettuali di relazione tra spazio e tempo nella videoinstallazione a circuito chiuso di Dan Graham, le esplorazioni concettuali del movimento del corpo di Bruce Nauman nel genere del video d’artista o performativo. Il testo si conclude con l’analisi delle due tendenze su cui prende forma il video di creazione, rintracciando nelle opere dei due pionieri gli esempi guida, che influenzeranno gli atteggiamenti degli artisti statunitensi ed europei.
Il secondo capitolo è interamente dedicato alla complessa situazione culturale ed artistica catalana in cui si formano gli artisti della generazione pioniera che danno origine alla pratica videografica spagnola. Si riconsidera storicamente il periodo che va dal 1948 al 1971, in cui germogliano i primi movimenti avanguardisti catalunensi, dove si ravvisa un primo tentativo di ribellione alle imposizioni dittatoriali franchiste. Dalla nascita del gruppo Dau al Set, in cui partecipano il poeta Joan Brossa e l’artista Antoni Tapies, alla nascita nel 1964 del Nuovo Realismo, sancita con la mostra “Machines” al Salon di Maggio di Barcellona, e al lavoro svolto dal gruppo dei Catalani di Parigi sull’onda delle neo-avanguardie parigine. Tutti questi movimenti fortemente politicizzanti, riconsiderano la figura dell’artista come persona socialmente impegnata. L’identificazione pura tra arte e impegno politico prende forma in Catalogna all’interno del movimento concettuale con il Grup de Traball, considerato l’unico caso nel contesto internazionale di arte concettuale politicizzata. A questo gruppo parteciparono più o meno attivamente Antoni Muntadas e Francesc Torres, i primi artisti che, nel 1971-72, si trasferiscono negli Stati Uniti per continuare la loro sperimentazione creativa e comunicativa col video; anche il compagno Antoni Miralda, li segue e si trasferisce oltreoceano dopo la sua esperienza parigina. L’unica che da Barcellona se ne va con molto anticipo rispetto agli altri è Eugénia Balcells, che dal 1968 al 1975 risiede a New York per completare la sua formazione artistica. In seguito nel ‘75 fa ritorno a Barcellona per poi ripartire nel ‘79 alla volta di New York. L’artista catalano che invece svolge interamente la sua ricerca col video a Barcellona sarà Carles Pujol, esponente dell’altra linea concettuale catalana, quella “analitica”.
Questo capitolo è dedicato alla descrizione particolareggiata delle opere videografiche, dalle prime esperienze pre-concettuali, 1964- 1970, alle esperienze del periodo concettuale catalano, 1971- 1975, nel campo della videografia monocanale e dell’installazione audiovisiva, attraverso cui è possibile scoprire l’origine delle prime esperienze videografiche e capire la funzione che ha il video in questo momento.
Successivamente nel terzo capitolo si illustra il naturale dispiegarsi di ogni singolo sviluppo artistico dopo la morte del dittatore Franco, attraverso la descrizione cronologica delle opere realizzate dal 1975 al 1980, individuando analogie e differenze con le ricerche videografiche internazionali.
Nell’ultima parte di questo capitolo si intende illustrare la tesi sostenuta da gran parte dei critici spagnoli, secondo la quale questi artisti hanno mantenuto alla base della propria opera un carattere dualistico perché hanno compiuto la loro ricerca all’estero in stretto contatto con le correnti artistiche internazionali in auge in quel momento. Si tratta della peculiarità che li distingue dalla giovane generazione successiva, che sviluppa il proprio lavoro in patria. L’analisi esamina in che modo e a quale grado di profondità le influenze dell’arte internazionale hanno agito sull’opera degli artisti catalani.
Nel quarto capitolo si passa ad analizzare il contesto artistico in cui si fa strada il “nuovo video spagnolo” dei primi anni ‘80. Definito il periodo d’oro del video spagnolo, dal 1982 al 1987, si caratterizza per l’organizzazione dei due più importanti festival di video di San Sebastiàn e Madrid, grazie ai quali fanno la prima apparizione in Spagna i rappresentanti di questa nuova tipologia videografica, e fanno conoscere l’opera del gruppo pioniero catalano, fino ad allora sconosciuta nel proprio paese. Nel caso specifico di Barcellona è messa in evidenza l’importante iniziativa della Mostra de video de creaciò de Catalunya, un’idea dell’artista Julian Alvàrez, e la programmazione di cicli di video, come quello organizzato nel Palazzo della Verreina, Ells Diluns de Video, due eventi fondamentali per la conoscenza e l’emergere delle nuove proposte video barcellonesi, come quella di Lluìs Nicolau e Joan Pueyo.
Seguendo il filo cronologico della partecipazione barcellonese a questi eventi, il capitolo intende dare una visione di quelli che sono i nuovi generi videografici che nascono in Spagna in questo momento, e porli in diretto confronto con l’opera dei pionieri. Non a caso da questo punto di vista questi festival e mostre appaiono come ottimi terreni di confronto tra la prima generazione e quella dei nuovi creatori. La fine di questo periodo d’oro è segnata dalla data della prima mostra antologica sul videocreazione spagnola, La imagen sublime, realizzata nel 1987 al Centro d’Arte Reina Sofia di Madrid. Una data importante in quanto segna l’inizio di una nuova crisi nell’ambito della produzione e promozione video in Spagna.
Concludendo si passa al quinto ed ultimo capitolo che ha il compito di mettere in evidenza questa nuova situazione artistica spagnola all’indomani del 1987. Vediamo artisti come Torres e Muntadas nuovamente all’estero a realizzare le proprie opere, dove trovano una situazione migliore dal punto di vista di produzione e visibilità; ed artisti come Alvarez, Pueyo e Pujol che continuano a portare avanti la propria ricerca a Barcellona partecipando a eventi locali e nazionali, come il Festival Bideoaldia di Tolosa. Vediamo inoltre la realizzazione del programma televisivo El Arte del Vìdeo firmato TVE, importante per la conoscenza in Spagna della videoarte internazionale. Questo periodo di crisi viene interrotto e animato dal “movimento indipendente”, che vede la nascita a Barcellona di un’associazione di artisti, il Collettivo La 12 visual, trasformatosi successivamente in OVNI, di cui fanno parte Toni Serra, Xavier Hurtado e Joan Leandre, autore di nuove e concrete proposte, che tutt’oggi continua ad essere operativo.
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