Tesi etd-06082017-094646 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
CECCONI, FRANCESCA
URN
etd-06082017-094646
Titolo
Sulla scacchiera di Samuel Beckett: Finale di partita per Cecchi, Cauteruccio, Castri.
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA
Relatori
relatore Prof. Titomanlio, Carlo
relatore Prof.ssa Barsotti, Anna
relatore Prof.ssa Barsotti, Anna
Parole chiave
- Carlo Cecchi
- Finale di Partita
- Giancarlo Cauteruccio
- Massimo Castri
- Samuel Beckett
Data inizio appello
30/06/2017
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
30/06/2026
Riassunto
L'elaborato finale si prefigge lo scopo di analizzare Finale di Partita di Samuel Beckett attraverso tre delle più importanti regie realizzate in Italia.
Il lavoro da me svolto vede un primo capitolo introduttivo sulla travagliata gestazione del testo drammaturgico da parte di Samuel Beckett, rinomato per la sua continua rielaborazione dei propri componimenti. Per Finale di Partita si sono avuti continui rimaneggiamenti e influenze da altri suoi racconti e piccole pubblicazioni (Murphy, Mime du rèveur, Ernest e Alice, Eleutheria) sino a giungere alle modifiche realizzate direttamente per le prime messinscene.
Si presenta inoltre una analisi delle tematiche fondanti dell'opera che attingono a piene mani alla storia dell'arte (Dürer, Michelangelo, Duchamp), alle tabelle Pitagoriche e alle teorie degli scacchi (influenzate dalla forte amicizia di Beckett con Marcel Duchamp).
Nel secondo capitolo viene ricostruito un percorso storico della fortuna scenica dell’opera sui palchi italiani. Si principia con la prima messinscena a opera di Andrea Camilleri (1958), passando per la Compagnia La borsa di Arlecchino di Genova per la regia di Aldo Trionfo (1959), gli allestimenti di Carlo Quartucci e Rino Sudano, la nodale incursione della Compagnia San Quentin Drama (1984) e la conseguente influenza nel teatro carcere in Italia, sino a raggiungere le regie di Alfonso Santagata (1990) e Federico Tiezzi (1992).
Nella terza parte, che è il cuore della ricerca, si affronta lo studio di tre allestimenti, che per caratteristiche tecniche e peculiarità si sono distinte: Carlo Cecchi (1995), Giancarlo Cauteruccio (1997 - 2013) e Massimo Castri (2010).
Di questi spettacoli verranno presi in esame prevalentemente tre componenti di ogni regia: il setting (apparato scenografico in tutte le sue peculiarità), la lingua di scena (ogni regista porta la propria lingua all’interno della performance, arrivando a vere e proprie modifiche del testo drammaturgico con incursioni dialettali) e l’interpretazione (specificità nella caratterizzazione dei personaggi).
Il lavoro da me svolto vede un primo capitolo introduttivo sulla travagliata gestazione del testo drammaturgico da parte di Samuel Beckett, rinomato per la sua continua rielaborazione dei propri componimenti. Per Finale di Partita si sono avuti continui rimaneggiamenti e influenze da altri suoi racconti e piccole pubblicazioni (Murphy, Mime du rèveur, Ernest e Alice, Eleutheria) sino a giungere alle modifiche realizzate direttamente per le prime messinscene.
Si presenta inoltre una analisi delle tematiche fondanti dell'opera che attingono a piene mani alla storia dell'arte (Dürer, Michelangelo, Duchamp), alle tabelle Pitagoriche e alle teorie degli scacchi (influenzate dalla forte amicizia di Beckett con Marcel Duchamp).
Nel secondo capitolo viene ricostruito un percorso storico della fortuna scenica dell’opera sui palchi italiani. Si principia con la prima messinscena a opera di Andrea Camilleri (1958), passando per la Compagnia La borsa di Arlecchino di Genova per la regia di Aldo Trionfo (1959), gli allestimenti di Carlo Quartucci e Rino Sudano, la nodale incursione della Compagnia San Quentin Drama (1984) e la conseguente influenza nel teatro carcere in Italia, sino a raggiungere le regie di Alfonso Santagata (1990) e Federico Tiezzi (1992).
Nella terza parte, che è il cuore della ricerca, si affronta lo studio di tre allestimenti, che per caratteristiche tecniche e peculiarità si sono distinte: Carlo Cecchi (1995), Giancarlo Cauteruccio (1997 - 2013) e Massimo Castri (2010).
Di questi spettacoli verranno presi in esame prevalentemente tre componenti di ogni regia: il setting (apparato scenografico in tutte le sue peculiarità), la lingua di scena (ogni regista porta la propria lingua all’interno della performance, arrivando a vere e proprie modifiche del testo drammaturgico con incursioni dialettali) e l’interpretazione (specificità nella caratterizzazione dei personaggi).
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