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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-06082015-112818


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
FARROKHNIA, JALE
URN
etd-06082015-112818
Titolo
Nuove acquisizioni di epigrammi tardoantichi: Il P. CtYBR inv. 4000, Pallada e altri epigrammisti
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
FILOLOGIA E STORIA DELL'ANTICHITA'
Relatori
relatore Prof. Medda, Enrico
correlatore Prof. Taddei, Andrea
Parole chiave
  • Papiro CtYBR inv.4000 Pallada epigramma tardoantic
Data inizio appello
29/06/2015
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il seguente elaborato intende esaminare un recente ritrovamento, ovvero il P. CtYBR inv. 400, un codice papiraceo frammentario edito nel 2012 dalla Beinecke Library of Yale University. Il codice è curato da Kevin W. Wilkinson, in collaborazione con altri studiosi, in ordine Robert G. Babcock, Ruth Duttenhöfer e Akihiko Watanabe, i quali si sono occupati rispettivamente della ricostruzione codicologica, delle questioni paleografiche e della metrica. Il codice è costituito da 24 pagine che contengono porzioni di circa 60 epigrammi. Di alcuni di questi epigrammi si sono conservate soltanto delle lettere sporadiche, ma possiamo dire qualcosa di almeno 37 di questi componimenti, due dei quali sono già noti poiché conservati nell'Anthologia Graeca, AP IX 127, parte dell'epigramma 28 Wilk. (p.12 rr. 28 - 31) e AP IX 379, epigramma 37 Wilk. (p. 21 rr. 4 - 8), entrambi attribuiti a Pallada di Alessandria. Wilkinson, partendo dalla presenza di questi due epigrammi nel papiro e riscontrando dei paralleli con la produzione palladiana, ha attribuito il papiro a Pallada, retrodatando la cronologia del poeta, prima unanimamente collocato tra 319 – 400 ca., per renderlo contemporaneo al papiro, che su basi paleografiche è stato datato tra il 280 e il 340 d. C.
L'elaborato consta di quattro capitoli, l’ultimo dei quali costituisce un'appendice col testo del papiro così come è stato pubblicato nell'edizione di Wilkinson, utile per farsi un’idea sull’effettivo stato di conservazione del testo. Il primo capitolo si concentra sull'analisi degli studi precedentemente condotti riguardo alla biografia palladiana e alla sua produzione poetica, a partire dai primi contributi di A. Franke, De Pallada Epigrammatographo, del 1899, di L. A. Stella, Cinque Poeti dell'Antologia Palatina, del 1949, di W. Zerwes, Palladas von Alexandrian, del 1956 e di T. Attisani Bonanno, Pallada del 1958 fino agli studi più recenti di Baldwin, Bowra, Cameron e, ovviamente, Wilkinson. Dopo aver stilato un profilo del poeta, si è cercato di dare un quadro completo sui dati di cui siamo a conoscenza per la ricostruzione della sua cronologia e sulla nuova interpretazione di Wilkinson di alcuni degli epigrammi palliadiani che sono tradizionalmente considerati utili per la datazione del poeta stesso.
Il secondo capitolo, dopo una prima parte in cui si fa accenno alla cosiddetta Silloge Palladiana e ai rapporti tra Pallada e Ausonio e i Bobiensia, è incentrato sull'analisi del papiro, del quale si è cercato di ricostruire, in primo luogo, il contesto storico – geografico e letterario. In seguito, sono riportate le caratteristiche formali della raccolta, i criteri di organizzazione riscontrabili in essa e un breve resoconto del contenuto degli epigrammi dei quali ci è giunta una parte di testo. Infine, si danno informazioni riguardo alla metrica dei componimenti conservati.
Il terzo capitolo è la sezione più ampia dell'elaborato ed è dedicato all'analisi e alla traduzione di dodici degli epigrammi della raccolta, i quali ritengo che meglio rappresentino la natura eterogenea di una antologia epigrammatica destinata ad un pubblico locale, visti i diversi riferimenti geografici a località dell'Alto Egitto e a nomi di personaggi che, se realmente vissuti, non ci sono noti proprio a causa della loro limitata rilevanza al di fuori della regione in cui la raccolta fu redatta. Il genere di questi epigrammi, scoptico o epidittico, è molto caro a Pallada, poeta che Wilkinson ha ritenuto autore dell'intera raccolta, ma dovremmo supporre necessariamente un soggiorno di non breve durata di Pallada nell'Alto Egitto, dato il forte legame d'appartenenza di questa poesia a determinate realtà locali. Non abbiamo, purtroppo, fonti che supportino quest'ipotesi. Dall'analisi del contenuto degli epigrammi è emerso che alcuni di essi non presentano alcun legame evidente con la produzione di Pallada, che tra l'altro è così vasta e varia da non poter esser considerata un parametro certo di riconoscimento della paternità degli epigrammi del codice.
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