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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-06072021-184808


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
CHIRICO, CARMELA RITA
URN
etd-06072021-184808
Titolo
Bruttezze e miserie corporee nelle immagini del romanzo ottocentesco. Alcuni esempi: da Shelley a Zola
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
ITALIANISTICA
Relatori
relatore Prof. Brugnolo, Stefano
controrelatore Prof. Zatti, Sergio
Parole chiave
  • bruttezza
  • corporeality
  • corporeità
  • diversità
  • diversity
  • letteratura
  • literature
  • ugliness
Data inizio appello
12/07/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
12/07/2091
Riassunto
È a partire dal romanticismo francese - con la nuova concezione poetica di Victor Hugo - che il brutto ottiene il suo riscatto; entrata in crisi la cosiddetta separazione degli stili, attraverso l’imposizione del romanzo, la bruttezza diviene, per la prima volta, rappresentazione seria. A partire da brevi considerazioni di carattere più generale, tese a illustrare la rappresentazione della bruttezza nella letteratura classica, il percorso che delineo consiste nell’analisi della rappresentazione del brutto nella letteratura dell’Ottocento (Frankenstein di Mary Shelley, Notre-Dame de Paris di Victor Hugo, Fosca di Tarchetti, Germinal di Émile Zola). A predominare è la raffigurazione di una corporeità umana brutta, deforme, in disfacimento; gli scrittori ergendo a protagonisti personaggi brutti, mostruosi, deformi, intendono rappresentare l’alterità e il diverso sociale. Non si tratta più di definire la bruttezza nell’ordine di un male assoluto; la bruttezza corporea diviene il simbolo di tutta quella individualità umana soffocata, di quella diversità sociale alienata e resa deforme dall’ideologia dominante.
It is starting from French Romanticism - with Victor Hugo's new poetic conception - that the ugly gets its redemption; when the so-called separation of styles entered into the crisis, through the imposition of the novel, ugliness became, for the first time, a serious representation. Starting from brief considerations of a more general nature, aimed at illustrating the representation of ugliness in classical literature, the path I outline consists in the analysis of the representation of ugliness in nineteenth-century literature (Frankenstein by Mary Shelley, Notre-Dame de Paris by Victor Hugo, Fosca by Tarchetti, Germinal by Émile Zola). Predominant is the representation of an ugly, deformed, decaying human corporation; the writers by raising ugly, monstrous, deformed characters as protagonists, intend to represent otherness and social diversity. It is no longer a question of defining ugliness in the order of an absolute evil; bodily ugliness becomes the symbol of all that suffocated human individuality, of that social diversity alienated and made deformed by the dominant ideology.
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